CHI DIFENDE I DISOCCUPATI?

polizia0.GIF (113070 byte)Pesantissimi tagli al diritto di indennità. Ancora una volta, con i sindacati alla finestra, l’attacco della classe padronale penalizza disoccupati, prepensionati, donne incinte.

Circa ogni sei mesi, da diversi anni a questa parte, sulla stampa appaiono notizie di provvedimenti urgenti che mirano a "risanare" le casse federali della disoccupazione : tradotto in altre parole significa nuovi tagli e peggioramenti delle prestazioni in generale. L’ultima "trovata" annovera fra le sue "misure di risparmio" una risoluzione piuttosto grave : il programma occupazionale non verrà più pagato con un salario, i cui minimi vengono fissati in base al grado di formazione o all’età, ma verranno retribuiti con le indennità giornaliere che percepiscono come disoccupati, generalmente inferiori al salario previsto attualmente. Oltre ai programmi occupazionali, vengono toccate le persone che sebbene non abbiano versato i contributi disoccupazione, hanno comunque diritto a beneficiare delle prestazioni della cassa disoccupazione. In generale sono studenti, persone in malattia, in maternità,ecc. Passano da 520 indennità giornaliere a 260, con effetto immediato dal 1 settembre. Chi è arrivato al 1 settembre avendo già consumato le 260 indennità, potrà passare all’assistenza pubblica, così da finalmente sparire dalle statistiche sulla disoccupazione, ma soprattutto, passare alle casse cantonali e non federali, dimostrando che risanare le casse della disoccupazione è possibile con una politica globale ben impostata (vedi art. molino febbraio 999, " disoccupato e incazzato " pg 6).

Altra categoria toccata, i prepensionati che si vedono ridurre le indennità del 10% o del 20%, a seconda che abbiano figli a carico o meno. Anche i lavoratori che hanno perso il lavoro grazie all’ottima gestione padronale che ha portato al fallimento della ditta, si vedranno ridurre il diritto alle indennità d’insolvenza da 6 a 4 mesi.

Fin qui la cronaca delle nuove misure. Veniamo ora alla domanda principale : chi difende i disoccupati ?. Una prima constatazione. Queste ultime misure sono il risultato della "tavola rotonda" nazionale a cui hanno partecipato padroni e sindacati, governo e partiti.

Questo nel nome della tradizione elvetica della concertazione. Che padroni e partiti borghesi propongano misure di questo genere è semplicemente normale. Loro hanno ben capito quale posto occupano nella società, a quale classe appartengono. Sanno quali interessi portare avanti. Hanno un progetto ben definito, quello neoliberale, riassunto nel libro di de Pury ("il coraggio di cambiare", 1991). Decisamente più confusi appaiono i sindacati e partiti che si professano di sinistra. In questi ultimi anni di continui tagli alla disoccupazione, solo una volta si può registrare un opposizione nazionale. Nella votazione del 28 settembre 1997 il popolo aveva approvato il referendum contro la proposta di ridurre le indennità. Ma ricordate chi aveva lanciato il referendum ? Una piccola associazione locale, quella dei disoccupati giurassiani, notoriamente di tradizione più combattiva. I sindacati e l’USS erano rimasti a guardare, aspettando il momento giusto per saltare sul carro quando poteva sembrare possibile una vittoria. Comunque, di fronte alla negativa risposta popolare, il governo federale continua la sua politica, semplicemente proponendola a piccole dosi, sicuro di non trovare opposizioni, grazie alla garanzia offerta da sindacati e "socialisti". Ma perché i sindacati non si preoccupano dei disoccupati ? La prima ragione è che i disoccupati "rendono" ai sindacati. Le casse disoccupazioni sono gestite dai sindacati, i quali ricevono una finanziamento dalla Confederazione per ogni disoccupato affiliato alla propria cassa. Paradossalmente, più disoccupati vi sono, più un sindacato ha la possibilità di far soldi. Di conseguenza, per il sindacato non diventa prioritario impegnare le proprie forze per difendere i disoccupati, in quanto essi rappresentano un’importante entrata economica. Meglio partecipare alle tavole rotonde, legittimando così le politiche neoliberiste, sacrificando senza troppi patemi i disoccupati. I sindacati dimostrano comunque una miopia non indifferente. Grazie ai vari giochetti utilizzati, come queste ultime misure di risparmio, per far sparire dalle statistiche ufficiali i disoccupati e alleggerire le casse della disoccupazione, i disoccupati delle casse sindacali diminuiranno, così come diminuiranno le entrate dei sindacati ed il problema si ripresenterà. Forse allora i sindacati faranno la voce grossa per i disoccupati, fino a quando non saranno nuovamente corrotti da padronato e governo.

Per i "socialisti" il discorso è ormai già conosciuto da tempo.

Da anni non si pongono più come una alternativa reale. La loro aspirazione massima è la civilizzazione del capitalismo. Da qui la subordinazione alla logica delle ristrettezze economiche, volta a non offendere il padronato e a preservare le sedie in governo. Al massimo i disoccupati possono essere un buon argomento da campagna elettorale, per cercare di arraffare più voti possibili.

Ma una volta seduti a tavola con i padroni, si scorderanno nuovamente di chi non ha lavoro, che figuri o meno nelle liste ufficiali.

Quando si dovrà discutere seriamente su delle misure che combattano la disoccupazione, i "socialisti" saranno i primi complici dei padroni nel giustificare le scelte neoliberiste. Lo hanno gia fatto e non se ne vergognano affatto. Ne è stato un esempio l’ostilità del partito socialista dimostrata in occasione della votazione sulla legge del lavoro nel dicembre ’98. Nonostante fosse un peggioramento generale delle condizioni di lavoro, i socialisti l’hanno sostenuta perché "era il massimo che si poteva ottenere".

In conclusione, non vi è nessuna organizzazione che si preoccupi seriamente di difendere i senza lavoro e di proporre una politica efficace per combattere il problema della disoccupazione. Non stupisce quindi che vi sia un ricorso pendente da due anni presso il Tribunale Federale, senza che nessuno s’impegni per sollecitarne una decisione. Eppure si tratta di una situazione che concerne migliaia di cittadini. Tutti coloro che hanno lavorato con programmi occupazionali, si sono visti dedurre dalla propria busta paga i contributi disoccupazione senza che essi vengano conteggiati. Paghi, ma non hai diritto.

La situazione dunque non è delle più rosee. Rimane la speranza che le persone appartenenti o simpatizzanti di sindacati o dei partiti di sinistra, siano alla ricerca di una reale giustizia sociale e non siano "corrotte" dal potere economico come gli attuali dirigenti di queste organizzazioni. Ci sono segnali di speranza dati dagli attivisti all’interno dei sindacati, che seppur ancora in numero minoritario e con tutte le difficoltà che incontrano, s’impegnano e lottano quotidianamente affinché il sindacato faccia il proprio ruolo : difendere gli interessi dei lavoratori e non quelli dei padroni come succede attualmente.

Si avverte la necessità di un sindacato forte e combattivo o in un senso più ampio, di un movimento antagonista in grado di difendere gli strati più colpiti dalle politiche neoliberiste e di recuperare quell’utopia sociale, abbandonata per comodità dai socialdemocratici.

E’ urgente agire in questo senso, altrimenti non ci sarà da stupirsi se le persone perderanno la fiducia in organizzazioni che si dicono di sinistra, complici delle politiche neoliberiste.

Il rischio è che coloro che pagano sulla propria pelle le conseguenze disastrose della politica neoliberista, cerchino altrove una risposta al disagio sociale.

E’ inutile demonizzare Blocher e UDC a parole, occorrono i fatti.

Un autonomo incazzato-(el loco)