la P28?

Il già poco equilibrato potere politico è messo ancora alle strette da un nuovo scandalo da guerra fredda. Più precisamente si ipotizza la presenza di servizi segreti deviati all’interno del Gruppo Servizio informazione (GSI) dell’esercito (i "nostri" servizi segreti).

Il tutto ha inizio con l’arresto a metà agosto di Dino Bellasi, contabile del GSI, per la sottrazione di 8,63 milioni di franchi dalle casse dello Stato. Quel che sembrava una normale appropriazione indebita, o anche chiamata più comunemente furto, si è invece rivelata una vera bomba, che ci ha riportati immediatamente a dieci anni orsono con la scoperta di un altro esercito segreto: denominato P26 e un servizio di schedature "rosse" inimmaginabile (quasi un cittadino su sei): denominato P27.

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In pratica con l’arresto di Bellasi viene alla luce un vero e proprio deposito di armi alla periferia di Berna con oltre 200 armi e rispettivi proiettili. Tali armi, si verrà poi a sapere, vengono utilizzate ad un corso di ripetizione ad Andermatt (poco più in là di Airolo) di soldati scelti.

Si ipotizza la presenza di un esercito segreto e questo corso di ripetizione sembra confermarlo. La domanda è: a difesa di chi questo esercito? Dal nemico rosso, dallo straniero! Si fanno delle indiscrezioni sul coinvolgimento del crimine organizzato in merito alla vicenda di Dino Bellasi, il quale afferma di aver ricevuto ordine direttamente da Peter Regli capo dei servizi segreti militari. Regli immediatamente smentisce conqui-standosi la fiducia del signor Adolf Ogi (un nome una garanzia), attuale consigliere federale della poco rassicurante UDC (vedi Blocher). Per questione d’immagine decide comunque di sospenderlo fino ad inchiesta conclusa.

Regli quindi, dicevamo, smentisce, definendo le affermazioni di Bellasi frutto di un "caso psichiatrico" e di "un’agente della domenica", ritenendo inutile la presenza di un’esercito segreto dopo la caduta del Muro di Berlino e ancora "se lo Stato di diritto democratico funziona tra due settimane sarò di nuovo in servizio" ossia se la copertura funziona nulla verrà a galla ah ah ah!!!

Peter Regli, e qui facciamo un cenno non poi tanto storico, diventa capo dei servizi segreti nel 1991 quindi dopo lo scandalo delle schedature (al posto di Hans Schlup trasferito altrove).

In questi nove anni però riesce ad accumulare un po’ di chiacchiere sul proprio conto ma soprattutto sui suoi loschi affari.

In particolare Regli è indagato per aver avuto contatti formali e professionali con i servizi segreti di Pretoria ma in particolare con il Dottor (oltre che generale di brigata) Wouter Basson a capo, durante il regime dell’apartheid in Sudafrica, di un programma di sterminio di oppositori neri con armi chimico-batteriologiche.

Insomma un collaborazionista dell’apartheid.

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Chi porta avanti l’affaire Bellasi è il Ministero pubblico della Confederazione nella persona di Carla del Ponte che prima di raggiungere il suo nuovo posto di lavoro (al Tribunale penale Internazionale dell’Aia), ha voluto concludere quello che aveva già in mano. A sorpresa però martedì 31 agosto in un’affollata conferenza stampa annuncia di avere "elementi oggettivi" sull’innocenza di Peter Regli e di due altri funzionari del GSI. Insomma si fa quadrato intorno a Bellasi per incastrarlo da solo.L’inchiesta evidentemente non è finita ma il rischio di insabbiarla è alto. Tanto più che per evitare che ciò accada la sinistra parlamentare ha chiesto una commissione d’inchiesta per fare piena luce sui fatti.

Peter Regli nel frattempo prende posizione attaccando direttamente Adolf Ogi. Dopo la "ritrattazione" di Bellasi chiede di esser riabilitato a tutti gli effetti ma secondo lui "manca il coraggio politico per un simile gesto". Conferma inoltre di essere totalmente estraneo a quanto successo.

I risvolti politici di questa vicenda sono molteplici anche perché in ottobre ci saranno le legislative federali.

La difesa dello Stato dopo la caduta del Muro di Berlino si è evidentemente ridimensionata. Il nemico non viene più ricercato al di fuori dei confini nazionali (poiché inesistente) piuttosto proprio al suo interno. Bisogna quindi giustificare la presenza dell’esercito e di un sistema di difesa. Ecco che quindi il nemico numero uno per la Svizzera diventa lo straniero e i movimenti d’opposizione antagonista. L’utilizzo dell’esercito in determinati campi (ambasciate, manifestazioni-vedi Ginevra-, frontiere-contro i profughi-,....) ne è una prova.

In questo contesto bisogna capire il ruolo di questo esercito segreto. Chi deve difendere, chi deve attaccare.

Saremmo degli ingenui se pensassimo che è a difesa della popolazione, più accorti nel pensare che è a difesa dell’oligarchia politica ed economica della "ricca" Svizzera.

Non possiamo quindi che pensare ad una montatura. L’esperienza ci insegna che lo Stato usa giochetti ben più sporchi del caso Bellasi. Pensiamo quindi che si stia insabbiando l’inchiesta a favore di chi o cosa risulta difficile definirlo.

Come movimento d’opposizione antagonista ci risulta molto chiara la trasformazione dell’esercito come strumento di repressione interna (allenamenti corporali per fronteggiare pericolosi manifestanti, utilizzo di nuovi manganelli, di proiettili di gomma e di plastica, creazione di nuovi campi d’addestramento militare e poliziesco (a Isone per esempio); tutto questo senz’altro non per il nemico russo ma per la popolazione.

Tutto questo Si inserisce in un contesto di crisi economica e rispettivamente politica che può portare ad inevitabili conflitti sociali. Si stanno semplicemente preparando. Anche noi.

Aztlan