ULTIMA RESISTENZA

Spazio di liberazione animale

Benvenuti nel consueto spazio antispecista. Questo mese ai malcapitati lettori offriremo un’infernale excursus in quello che è il mondo degli allevamenti intensivi. Rifletteteci la prossima volta che correte a comprarvi la bistecchina (e non tiratemi fuori la solita scusa che però era carne bio, perché tanto l’animale questa differenza non l’ha notata : è morto in entrambi i casi...).Pollo_co.GIF (7854 byte)

Nella pubblicità di prodotti ottenuti con l’uccisione di animali, questi ultimi vengono rappresentati come esseri felici che trascorrono la loro spensierata esistenza nella natura o in allegre fattorie. Ma la realtà è ben diversa.

Concedere ad ogni animale che viene allevato attualmente nel mondo lo spazio adeguato a soddisfare anche solo i suoi bisogni primari sarebbe assolutamente antieconomico e praticamente utopico.

La maggior parte degli animali trascorrono tutta la loro vita in prigionia, l’esasperata densità provoca grandi problemi di relazione tra gli animali, provocando aggressività, patologie del comportamento, cannibalismo, alterazione della sessualità, ecc.

In alcuni tipi di allevamento viene impedito il movimento, come per le bovine da latte tenute alla catena, le scrofe gravide o i vitelli da carne bianca. Questi ultimi sono separati dalla madre immediatamente dopo la nascita. In una gabbia di 65 centimetri con un pavimento sudicio, i vitelli sono ingrassati nell’oscurità ed uccisi prima di raggiungere i sei mesi di vita. Per ottenere una carne pallida, il latte con cui sono nutriti è deliberatamente molto povero di ferro. Negli allevamenti intensivi vi è una sovrassaturazione di vapori tossici per le mucose (ammoniacale, sulfidrico e anidride carbonica) che favoriscono l’attacco di microbi.

Gli animali sono tenuti su superfici inadatte che provocano gravi lesioni alle zampe : un’altissima percentuale degli animali portati al macello soffre di zoppia. L’alimentazione degli animali è assolutamente inadeguata:basta pensare, ad esempio, che alcuni mangimi dati ad animali erbivori contengono carni di altri animali. A volte turbe fisiologiche vengono provocate appositamente per ottenere un particolare prodotto : è il caso del vitello " a carne bianca ", al quale viene deliberatamente provocata l’anemia, nonostante questa non influenzi il gusto o la tenerezza, ma solo il colore della carne. I ritmi accelerati di crescita predispongono fisiologicamente gli animali alla malattia, abbattendo la reattività del sistema immunitario. In tali condizioni un animale può sopravvivere solo grazie ad un supporto farmacologico costante. Oltre agli antibiotici e ad altri medicinali vengono somministrati molto spesso agenti ingrassanti (come ormoni ed estrogeni). In questo quadro si aggiunge poi la manipolazione genetica che permette agli allevatori di modificare gli animali a loro piacimento, o quasi, nella continua ricerca di abbassare i costi di produzione e aumentare i profitti. I bisogni etologici e comportamentali degli animali allevati non vengono tenuti in considerazione, le peculiarità e predisposizioni delle specie non contano quando non hanno a che fare con la produttività dell’azienda. La segregazione in gabbie, la fecondazione artificiale o la sottrazione dei neonati alla madre con l’inibizione dell’istinto materno e l’insoddisfatto bisogno di contatto materno da parte dei cuccioli sono solo gli aspetti più evidenti della situazione.

Per l’industria zootecnica gli animali non sono esseri senzienti, in grado, cioè, di provare dolore fisico e psicologico. Sono solo un prodotto, uno come i tanti che è possibile ritrovare, nella sua lucentezza, in un supermercato qualsiasi con il suo cartellino dei prezzi.

Ma la vita ha un prezzo ?

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