Yuguslavia tre mesi dopo
A tre mesi dalla fine del conflitto che opponeva le truppe NATO a quelle yugoslave possiamo affermare che non esiste pace in Kosovo. Perchè ?
Sono ormai passati tre mesi dalla conclusione dei bombardamenti della Nato che in ottanta giorni hanno distrutto un intera nazione, la Repubblica Federale Jugoslava (Serbia e Montenegro), ancora oggi saldamente in mano a Slobodan Milosevic.
I media occidentali dedicano ora solo esigui trafiletti sulla situazione tuttaltro che normalizzata. Soprattutto in Kosovo la situazione diviene ogni giorno più tesa, quotidianamente si registrano episodi di violenza pianificati dall UCK (Esercito di Liberazione del Kosovo) a danno dei cittadini kosovari di etnia serba.
Molti di questultimi hanno abbandonato la provincia poco dopo loccupazione del Kosovo da parte delle truppe dellAlleanza Atlantica. Ma anche in Serbia, dove le opposizioni non riescono a dare una dimensione unitaria alla sfida che dovrebbe sbaragliare lattuale regime di Belgrado, il peso degli enormi danni inferti soprattutto alle infrastrutture civili dalla grande guerra aerea, causa privazioni e sofferenze alla popolazione.
Dal canto loro i leader occidentali, unitamente agli alti ufficiali della Nato, riescono a malapena a spiegare cosa stia veramente accadendo in questa martoriata nazione.
In realtà la situazione è in una pericolosa fase di ebollizione per differenti motivi.
Innazitutto le vendette dei miliziani dellUCK che appena rientrati nella regione hanno scatenato una contro-pulizia etnica, costringendo decine di migliaia di serbi a fuggire. In secondo luogo lUck, creatura dei governi dellAlleanza Atlantica, ha già insediato propri ufficiali nelle istituzioni locali, cosa questultima che non favorirà certo un futuro di pacifica e democratica convivenza tra le diverse etinie (rom, serbi e albanesi). Terzo elemento causa di tensioni è il comportamento a dir poco ambiguo dei leader dellAlleanza Atlantica che se da una parte non si stancano di ripetere che la provincia del Kosovo è e rimarrà parte integrante della federazione jugoslava come previsto dagli accordi raggiunti il 6 giugno scorso, dallaltra puntano alla creazione di una mini-nazione kosovara.
Lo testimonia lindulgenza con cui la Nato procede nelle operazioni di disarmo dellUCK fatto questultimo che ha permesso ai miliziani agli ordini di Ashim Tachi di assassinare chi non ha voluto abbandonare la propria terra, in gran parte persone anziane .
Ma la violazione piu grave e pericolosa degli accordi del 6 giugno è stata lintroduzione alcuni giorni orsono di una nuova moneta ufficiale in Kosovo: il marco tedesco. A chi ancora credesse nella natura "umanitaria" dellintervento occidentale nella regione, questa deci-sione, dal carattere molto presumibilmente irreversibile, dovrebbe chiarire una volta per tutte le vere motivazioni per le quali una nazione è stata bombardata per 80 giorni consecutivi.
Per il futuro si possono prefigurare tre scenari differenti: il primo scenario è quello di un Kosovo indipendente sotto la protezione delle truppe Nato per un periodo indefinito, ma sicuramente di lunga durata, allinterno del quale le esigue minoranze serba e rom godranno di diritti formali, ma che in realtà saranno continuo bersaglio degli uomini dellUCK. In questa prima ipotesi il governo di Belgrado non andrebbe oltre le proteste formali impugnando gli accordi.
Secondo scenario: prevede ununica variante rispetto alla prima ipotesi; il governo jugoslavo decide di riprendersi con la foza il Kosovo inviando nella provincia quellesercito che, secondo i generali della Nato, sarebbe stato distrutto nella misura del 50% ma che in realtà sembra aver superato con poche scalfiture i raid aerei. Questa seconda ipotesi è legata al comportamento della Russia soprattutto nel caso in cui i riformatori perdessero il potere in occasione delle prossime elezioni presidenziali.
Terzo scenario: un Kosovo diviso in due parti. La parte di etnia albanese sarebbe poi inglobata nel progetto di una grande Albania mentre la parte serba e rom rimarrebbe inserita nella repubblica federale jugoslava.
Città simbolo di questa ipotesi è oggi Mitrovica dove un fiume divide le due etnie.
Ma Mitrovica non si puo certo definire una città tranquilla dato che si registrano quotidianamente violenti incidenti tra albanesi, serbi e militari della Kfor.
Ma una cosa è certa: lintervento "umanitario" della Nato ha prodotto solo distruzione ed una pace fittizia funzionale solo a chi ha voluto restituire all Alleanza Atlantica una nuova ragione dessere dopo la scomparsa del Patto di Varsavia.
Lunica speranza che la regione balcanica guarisca dalla follia nazionalista risiede nella società civile delle differenti etnie. Una società civile che potrebbe scivere una nuova ed entusiasmante pagina della storia quella della tolleranza e del rispetto delle differenti culture, tradizioni e aspirazioni.