La storia dell’autogestione è la storia dell’assunzione di responsabilità da parte degli esseri umani, del loro farsi soggetti all’interno e contro una data realtà di alienazione. In questo senso, l’autogestione è sempre esistita e taluni ricercatori come Kropoktin e Bookchin ne hanno seguito le tracce fin nell’antichità. Nell’era moderna, all’autogestione si sono reclamate intere nazioni, come la Jugoslavia, rivoluzioni sociali (come in Spagna) e talune componenti del movimento operaio. Queste esperienze, represse dal nazifascismo o implose per l’impossibile convivenza con uno stato autoritario, sono rifiorite in mille altre forme negli anni sessanta e settanta, dando vita a fabbriche, aziende agricole, comunità, centri sociali o interi quartieri autogestiti. L’autogestione è oggi una solida realtà, a livello internazionale ma anche nel nostro Paese. In Svizzera, sono attualmente attive approssimativamente 700 aziende autogestite che si distinguono per i seguenti criteri: proprietà collettiva dell’impresa, assenza di gerarchia, orientamento al valore d’uso anziché al valore di scambio, eliminazione della divisione sessuale dei ruoli, lavoro basato sull’autoresponsabilità. Da questa realtà sommersa affiorano, come punte di un iceberg, i centri sociali, nettamente più visibili per dimensione, impegno politico, attività pubbliche e soprattutto per il travaglio che ne ha contraddistinto la nascita. Anche il CSA il Molino di Lugano è parte di quest’arcipelago. È uno spazio liberato dai condizionamenti economici e sociali, in cui si sperimentano nuove forme di convivenza basate sull’autoresponsabilità. È uno spazio che valorizza la persona umana in quanto tale, e non in quanto cittadino di un dato paese, appartenente a una certa famiglia o membro di un dato partito. In questo spazio si vive, si produce, si crea e si prefigura una delle molteplici forme che potrà assumere una società dell’avvenire. Interrompere questa sperimentazione è come falciare il bocciolo di un bucaneve che fa capolino tra la coltre bianca in primavera. Solo l’arroganza di un’utopia estrema, quella di ritenere la forma sociale attuale, qualche ritocco a parte, perfetta, può non vedere la ricchezza sociale e culturale che il Molino ha apportato e apporta alla realtà cantonale. Si potrebbero elencare le centinaia di eventi culturali proposti dal Molino in questi anni, ma non è questo il punto. Il punto è che il Molino fa ormai parte del Ticino, è una porta che la coscienza dei ticinesi spalanca sul mondo dei dannati della terra, è la terra di sperimentazione di forme nuove di aggregazione e cultura, è una ventata d’ossigeno nel conformismo soffocante di vecchi schemi politici. Il Molino è una ricchezza che il Cantone Ticino non può permettersi di perdere se non vuole perdere parte del suo cuore, della sua coscienza e della sua intelligenza.
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Le Edizioni
La Baronata iniziano la loro attività nel 1978, con lo scopo di
pubblicare saggi e studi teorici o storici che si collocano nell'ambito del
pensiero libertario, anti-autoritario e anarchico.
La denominazione La Baronata richiama un luogo storico per il movimento
anarchico in quanto così era chiamata la residenza a Minusio, nei pressi di
Locarno (Canton Ticino), del teorico e rivoluzionario anarchico Michele
Bakunin, il quale visse in esilio numerosi anni in Svizzera.
Con questo abbiamo inteso esplicitare il programma editoriale che si rifà
innanzi tutto al pensiero libertario e anarchico, con particolare
riferimento alla situazione elvetica.
Sono stati pubblicati una ventina di testi (originali o prime traduzioni in
italiano) sia teorici sia storici che spaziano dal pamphlet propagandistico,
alla pedagogia libertaria e razionalista, all'antimilitarismo, alla teoria
anarchica, all'antiautoritarismo, all'ateismo, alla ricerca etnografica
locale.