La
forza di queste pagine risiede nel voler dare progettualità a
un’idea che si costruisce e definisce tramite l’esperienza pratica,
un’idea che per realizzarsi necessita forzatamente di uno spazio fisico e di
continuità temporale.
Nasce
quindi l’esigenza di avere il tempo necessario per permettere al progetto di
concretizzarsi ed evolversi e proprio per questo urgono finalmente delle
garanzie di potere usufruire di una struttura adeguata e definitiva.
La
nostra idea è descritta dettagliatamente nei suoi principi e nelle sue
applicazioni, ma anche aperta ai cambiamenti che l’esperienza collettiva
dell’autogestione implica. Libero da schemi che lo imbavagliano, il progetto
si vuole flessibile, per usare una parola di moda, alle necessità che la sua
pratica quotidiana suggerisce.
E’
quindi fondamentale che sia uno spazio libero e indipendente da ogni ingerenza
esterna, sia essa politica o economica.
In
una società che si proclama pluralista, benchè in realtà soffocata dalle
leggi del profitto economico e dall’individualismo, questo progetto vuole
avere una funzione sia sociale, che si esprime nell’elaborazione di un
pensiero critico aperto, interculturale basato sui valori di libertà e
giustizia sociale, sia culturale, dando spazio a proposte artistiche che
altrimenti non avrebbero possibilità di attuarsi.
In
definitiva, chiunque abbia a cuore una società che si sviluppi sul confronto di
idee diverse, anche se non per forza condivise, non può che ritenere
necessaria, in quanto arricchiente, l’esistenza dell’esperienza contenuta in
questo progetto, riconoscendole il diritto di cittadinanza all’interno di una
società e rispettivamente di un territorio. Ed è proprio per questi motivi che
la rivendicazione dell’area dell’ex macello la vorremmo condividere con
tutte quelle associazioni, organizzazioni culturali e sociali e individualità
che si riconoscono nei contenuti di questo progetto. Nostra intenzione è
infatti raccogliere il maggior numero di adesioni possibili in modo da dare
ancora più forza e credibilità a un progetto fondamentale per la crescità di
qualsiasi città.
Per
concludere e restare pratici, il nostro progetto Molino descrive la sua
applicabilità all’interno della struttura pubblica dell’ex Macello di
Lugano, perché risponde bene ai requisiti fisici indispensabili, sia per quanto
riguarda gli spazi utilizzabili per le attività, sia per la sua posizione
centrale nel tessuto urbano, del quale il progetto vuole essere parte attiva.
Dopo
troppe vergognose interruzioni forzate, dopo tanto investimento di energie per
la sua ricostruzione, costretti, da chi vuole azzerare la nostra voce, a
ricominciare da zero (impossibile morire…), il laboratorio Molino intende ora
continuare a vivere dentro la città, non più relegato in periferia, non più
confinato ai margini, non più esclusi come tutti quelli la cui presenza
infastidisce per il mero fatto di esistere diversamente o come tutti quelli che
con le loro strane idee, spesso d’amore, spezzano le catene dell’ipocrisia e
disturbano la pace dei perbenisti e i sonni tranquilli degli intoccabili.
Altre
strutture risponderebbero ai criteri indispensabili per l’ubicazione di un
Centro Socioculturale Autogestito, ma sono inserite in contesti residenziali che
renderebbero più difficile la convivenza tra le esigenze abitative e alcune
attività da noi proposte .
A
parer nostro, solo la sede del deposito ACT a Cornaredo (già rivendicata in una
manifestazione di 2000 persone dopo lo sgombero e la semi-distruzione del
Maglio…) e l’ex autorimessa Morel a Paradiso potrebbero essere altri luoghi
idonei allo sviluppo delle nostre attività.
Ma
preferendo continuare ad essere realisti, in questo momento l’unico spazio nel
quale ora ci sono le condizioni per continuare a dare vita all’idea, al
progetto di autogestione di un centro socio-culturale, è questo: l’ex
Macello.