2. Premessa

La forza di queste pagine risiede nel voler dare progettualità a un’idea che si costruisce e definisce tramite l’esperienza pratica, un’idea che per realizzarsi necessita forzatamente di uno spazio fisico e di continuità temporale.

Nasce quindi l’esigenza di avere il tempo necessario per permettere al progetto di concretizzarsi ed evolversi e proprio per questo urgono finalmente delle garanzie di potere usufruire di una struttura adeguata e definitiva.

La nostra idea è descritta dettagliatamente nei suoi principi e nelle sue applicazioni, ma anche aperta ai cambiamenti che l’esperienza collettiva dell’autogestione implica. Libero da schemi che lo imbavagliano, il progetto si vuole flessibile, per usare una parola di moda, alle necessità che la sua pratica quotidiana suggerisce.

E’ quindi fondamentale che sia uno spazio libero e indipendente da ogni ingerenza esterna, sia essa politica o economica.

In una società che si proclama pluralista, benchè in realtà soffocata dalle leggi del profitto economico e dall’individualismo, questo progetto vuole avere una funzione sia sociale, che si esprime nell’elaborazione di un pensiero critico aperto, interculturale basato sui valori di libertà e giustizia sociale, sia culturale, dando spazio a proposte artistiche che altrimenti non avrebbero possibilità di attuarsi.

In definitiva, chiunque abbia a cuore una società che si sviluppi sul confronto di idee diverse, anche se non per forza condivise, non può che ritenere necessaria, in quanto arricchiente, l’esistenza dell’esperienza contenuta in questo progetto, riconoscendole il diritto di cittadinanza all’interno di una società e rispettivamente di un territorio. Ed è proprio per questi motivi che la rivendicazione dell’area dell’ex macello la vorremmo condividere con tutte quelle associazioni, organizzazioni culturali e sociali e individualità che si riconoscono nei contenuti di questo progetto. Nostra intenzione è infatti raccogliere il maggior numero di adesioni possibili in modo da dare ancora più forza e credibilità a un progetto fondamentale per la crescità di qualsiasi città.

 

Per concludere e restare pratici, il nostro progetto Molino descrive la sua applicabilità all’interno della struttura pubblica dell’ex Macello di Lugano, perché risponde bene ai requisiti fisici indispensabili, sia per quanto riguarda gli spazi utilizzabili per le attività, sia per la sua posizione centrale nel tessuto urbano, del quale il progetto vuole essere parte attiva.

 

Dopo troppe vergognose interruzioni forzate, dopo tanto investimento di energie per la sua ricostruzione, costretti, da chi vuole azzerare la nostra voce, a ricominciare da zero (impossibile morire…), il laboratorio Molino intende ora continuare a vivere dentro la città, non più relegato in periferia, non più confinato ai margini, non più esclusi come tutti quelli la cui presenza infastidisce per il mero fatto di esistere diversamente o come tutti quelli che con le loro strane idee, spesso d’amore, spezzano le catene dell’ipocrisia e disturbano la pace dei perbenisti e i sonni tranquilli degli intoccabili.

Altre strutture risponderebbero ai criteri indispensabili per l’ubicazione di un Centro Socioculturale Autogestito, ma sono inserite in contesti residenziali che renderebbero più difficile la convivenza tra le esigenze abitative e alcune attività da noi proposte .

A parer nostro, solo la sede del deposito ACT a Cornaredo (già rivendicata in una manifestazione di 2000 persone dopo lo sgombero e la semi-distruzione del Maglio…) e l’ex autorimessa Morel a Paradiso potrebbero essere altri luoghi idonei allo sviluppo delle nostre attività.

Ma preferendo continuare ad essere realisti, in questo momento l’unico spazio nel quale ora ci sono le condizioni per continuare a dare vita all’idea, al progetto di autogestione di un centro socio-culturale, è questo: l’ex Macello.