5. Attività culturali, sociali, politiche e utilizzo degli spazi del Centro Sociale Autogestito Il Molino nell'area concordata dell'ex Macello pubblico di Lugano



5.1 Dalla strada all'ex Macello: il movimento non si arresta!

Alla faccia dei "nemici dell'autogestione" la reazione di rabbia distruttiva e isolamento è stata chiaramente disattesa. Lo sgombero ha al contrario rafforzato la linfa vitale dell'autogestione che si è riversata con forza sulle strade, nelle piazze, nelle scuole,... ovunque . Come esempi basti citare i numerosi liceali (più di 100) che la mattina dello sgombero si sono precipitati in piazza Riforma nonostante le lezioni e le due imponenti manifestazioni che hanno visto scendere nelle strade di Lugano, per ben due sabati consecutivi, 1.500 e più di 2.000 persone rispettivamente a protestare contro lo sgombero ingiustificato rivendicando spazi liberi, dove esercitare il diritto di decidere e fare insieme. Inoltre c'è stata una presenza costante nelle piazze della città, dove l'organizzazione continua di concerti, cene popolari, teatri, sound system, animazioni per bimbi/e, corsi di danza, cinema, dibattiti, bancarelle, assemblee ad alta affluenza,... è culminata in un inedito dialogo con la Città allertata e sollecitata, alla quale è stata fatta, per l'ennesima volta, una proposta concreta: lo stabile ex ACT in zona Cornaredo come nuova e definitiva sede per il Centro Sociale Autogestito. Proposta subito disattesa a causa del contratto tra la città di Lugano (proprietaria) e l'Azienda dei Trasporti del Luganese (ATL), che renderebbe questa sede indisponibile, almeno per scelta delle autorità, fino al 2005.
Le autorità cittadine puntano su uno stabile situato a nord di Cornaredo sulla strada che porta al Maglio di Canobbio. Un centro di recupero dalle tossicodipendenze e ora in procinto di diventare centro di detenzione per richiedenti l'asilo recalcitranti. I/le militanti del Molino lo rifiutano categoricamente, innanzitutto perché decisamente troppo piccolo. Inoltre ha tutta l'aria di essere una beffa, dato che é da quasi un anno che contestiamo con fermezza (appoggiando il Movimento dei Senza Voce) l'apertura del "Lager" in questione, che diventerebbe uno dei principali strumenti di attuazione delle politiche repressive nei confronti degli emigranti, in cui verrebbero illegalmente sospesi i diritti fondamentali della persona, prima fra tutti la libertà di movimento. La nostra rivendicazione era infatti quella di trasformare questo stabile in centro di prima accoglienza per tutti/e i/le senzatetto, migranti e non, (fra cui bambini/e piccoli/e) che vagano in città, simile a quelli già esistenti in altre città svizzere.

Un'ulteriore struttura già rivendicata nei primi anni '90 dal Gruppo per l'Autogestione Socioculturale come sede per un Centro Sociale è l'ex Macello pubblico situato in viale Cassarate. In seguito poi riproposta alla commissione "Trova" (vedi allegato no ?) verso la fine del '97 assieme ad altre cinque ipotesi (le altre erano l'ex-Centrale Termica a Cornaredo ora Cinestar, gli ex-Mulini Bernasconi a Viganello ora distrutti per costruirvi l'ennesimo grande centro commerciale, lo Studio Foce a Cassarate e l'ex-Deposito ACT sempre a Cornaredo).
L'ex Macello è uno stabile in disuso da diversi anni, che viene usato come deposito e cantiere dal comune di Lugano per la costruzione di scenografie di eventi pubblici e/o storici, come ad esempio: la costruzione dei carri per il corteo della vendemmia o delle barche cumbal per la rappresentazione dell'anniversario della difesa di Lugano da parte dei volontari luganesi contro le truppe napoleoniche. Pochi anni fa l'ex Macello ha tenuto a battesimo "Poestate", momento di incontro di lettura pubblica di poesie, nel frattempo divenuto annuale, in altra sede.
L'Assemblea del Molino ritiene questo stabile un possibile spazio almeno transitorio del CSA. Da notare infatti che il municipio di Lugano dalla fine del 2001 ha già delegato un progetto per ristrutturare l'intera area e trasformarla in cittadella culturale (vedi capitolo 7). Ciò nonostante la grande pressione popolare dovuta alle incessanti attività di strada dalle/i militanti e dai simpatizzanti del Centro Sociale Autogestito spinge le autorità a un accordo sull'uso di una parte dei locali dell'ex Macello. Il Consiglio di Stato del Canton Ticino (rappresentato da Patrizia Pesenti-PS- e dal Cancelliere Giampiero Gianella), il comune di Lugano (rappresentato dal sindaco Giorgio Giudici e dal segretario Armando Zoppi) e due rappresentanti dell` Assemblea del CSOA Il Molino sottoscrivono una convenzione - citiamo - "nella quale l'autogestione, sempre nell' ambito della legalità, sia sinonimo di autonomia decisionale nel rispetto della libertà di pensiero, di autodeterminazione, di struttura organizzativa e nella quale ogni tentativo di ingerenza esterna su questa esperienza snaturerà il concetto stesso di autogestione". Tale convenzione ha come impegno trovare una sede definitiva del Centro Sociale entro il 30 giugno 2003.

Il 18 dicembre i/le militanti del Molino mettono quindi piede nell' ex Macello. La struttura è abbandonata a se stessa se non per una scuola di ballo di flamenco in un locale dell' area nord, un magazzino del Basket Club Lugano e l'Associazione pensionati della Città di Lugano. Iniziano immediatamente i lavori per rendere gli spazi consoni a un centro sociale autogestito.
L'impresa è ardua e sono necessari oltre 2 mesi di duro lavoro di molte persone per renderlo "operativo".
Dopo un primo periodo dedicato alla ristrutturazione degli spazi con dei lavori di base in completa autogestione e autofinanziamento (definizione degli spazi, pulizia, allacciamenti acqua, luce ed elettricità, messa in funzione di stufe ad energia rinnovabile, costruzione del palco, della cucina, porte,...) si sono potute finalmente svolgere le prime attività.
Parallelamente si insedia in un locale della struttura all'esterno di quella concordata con il Molino il gruppo degli Eternauti, di ispirazione artistico-spirituale convive e collabora con il Centro Sociale, condividendone le rivendicazioni.
La cucina ha così cominciato a sfornare i primi pranzi popolari con una media di una ventina di pasti a mezzogiorno per la gioia soprattutto di studenti del vicino liceo. Sono cominciate anche le proiezioni di cinemolino al giovedì, vari dibattiti e conferenze (dalla lotta delle donne indigene del Chiapas, alle esperienze di autogestione in Argentina, dalla presentazione di libri, alle esperienze di autoproduzione rurale, ecc.), vari teatri (es: "La storia della tigre" scritto da Dario Fo) e alcuni concerti jazz, blues, di musica etnica, di cantautori italiani e ticinesi.
Degne di nota sono sicuramente le quattro rassegne organizzate in questi mesi:
La quattro giorni sulla Palestina: la prima svizzera del film "500 Dunam on the moon della regista Rachel Meah Jones, l'incontro con il giornalista del "il manifesto" Stefano Chiarini e con i protagonisti della compagnia teatrale di Pippo Delbono di recente ritornati da un'esperienza in Palestina, le due cene egiziane e quella curda ( quasi cento i pasti serviti ogni sera...), il concerto del gruppo maghrebino Ain Amir, la mostra di disegni e quella fotografica... con varie centinaia di persone presenti a ogni giornata.
La due giorni sul controllo sociale con la presentazione del libro "Sosia" dell'autore svizzero Daniel de Roulet, il dibattito sulla nuova legge svizzera sulle schedature tramite DNA con la presenza della giornalista italiana autrice del documentario per la televisione della Svizzera italiana andato in onda per Falò, l'intervento del collettivo Telefono Viola di Milano attivo nell'antipsichiatria, il concerto del conosciutissimo gruppo rap-hiphop romano Colle der Fomento,...
La settimana di attività durante il primo di maggio con dibattiti sulle lotte sindacali ticinesi e italiane, la presentazione del disastro (marea nera) in Galicia, del libro "Aux marges de l'Europe", il teatro e la presentazione dell'esperienza del Club '74 di Mendrisio "Amori in prima linea", il dibattito su un'altra scuola è possibile con un'animatrice dell'asilo libertario situato nella Casa Laboratorio Inti di Molino Nuovo e di un operatore italiano,...
La quattro giorni sull'autogestione spirituale con filmati, cene indiane, workshop, atelier di pittura e il cerchio del solstizio , antico rito celtico per festeggiare il sole.

Grande interesse di pubblico ha suscitato anche la serata con il filmato, seguito da alcune testimonianze, sulla drammatica situazione di guerra non dichiarata tra bande e polizia nelle favelas di Rio de Janeiro.
In questi sei mesi di permanenza i vari gruppi di lavoro hanno provveduto ad allestire un programma culturale, sociale e politico che ha permesso di ricreare con successo quel circuito legato alla cultura militante e anche di svago che enorme entusiasmo aveva suscitato nei sei precedenti anni di attività e di gestione negli stabili di Viganello e del Maglio di Canobbio, diventando un punto di riferimento fondamentale nell'oscuro panorama di proposte luganesi e cantonali. È infatti interessante notare che, in seguito allo sgombero del Maglio, le innumerevoli proposte, soprattutto musicali, per anni completamente assenti dalla scena ufficiale cantonticinese, hanno trovato sempre maggiore spazio nei vari cartelloni di locali e feste ticinesi (Metrò, Palco ai Giovani, concerti di Chiasso, Garage music,...). Ulteriore testimonianza dell'enorme stimolo culturale e della validità del lavoro svolto dal Centro Sociale il Molino.

Molino inoltre sempre presente come spazio fondamentale di informazione non manipolata e di critica politica sia locale che internazionale, particolarmente apprezzato da chi vuole capire meglio la realtà perché si rifiuta di vivere con la testa sotto la sabbia.

Considerando infine le disastrose condizioni in cui giacevano i locali dell'ex Macello, il conseguente lavoro no-profit svolto dai/lle vari/e militanti e le non buone finanze del dopo sgombero, possiamo sicuramente dichiararci soddisfatti/e del buon successo avuto, della partecipazione attiva di parecchie persone che si sono PRejlnprtr> Man mano che rendiamo funzionali gli spazi e visto che l' intera area riveste anche per il Municipio di Lugano una finalità socioculturale si fa strada la convinzione di aver trovato la sede idonea e definitiva per il Centro Sociale Autogestito.

5.2 Nuova proposta di Contratto tra Municipio di Lugano, CSA Il Molino e Consiglio di Stato per l'utilizzo della struttura.

Proprio per le ragioni espresse sopra, che verranno ancora ampliamente illustrate nei prossimi capitoli, intendiamo con questo progetto rivendicare con decisione una sede definitiva per il centro sociale che l'assemblea del Molino ha individuato nell'area dell'ex Macello (le altre proposte ipotizzabili come precedentemente detto sarebbero l'autorimessa Morel e l'Act).
Vogliamo quindi proporre di definire un'ultima convenzione, per un periodo minimo di 5 anni, per l'utilizzo degli spazi dell'ex Macello tra CdL, Consiglio di Stato e CSA Il Molino. Riteniamo infatti che per poter disporre di un minimo di progettualità, per potere definire programmi, lavori, investimenti futuri e venire incontro alle continue richieste dell'autorità in merito alla "legalizzazione" di alcuni punti (vedi mescita, alloggio, forme assicurative per la protezione rispetto a danni e/o infortuni alle persone), abbiamo una reale necessità di poter lavorare e programmare il nostro futuro con una certa tranquillità, tralasciando la ripetitiva e sfiancante questione della ricerca della seda definitiva per il Centro Sociale.

Siamo altresì convinti/e che, nel deprimente panorama delle attuali proposte indicate dalla città di Lugano (costruzione capannone piano stampa, gattile, capannone a ridosso della casa unifamiliare zona resega, ritorno al maglio) e data l'impossibilità di autogestire gli spazi da noi precedentemente indicati (vedi progetto-allegato- consegnato alla CdL e al CdS il 14 gennaio 2003, che includeva l'ACT, gli ex Molini Bernasconi, la Campari e la Felschlschen), l'area che meglio si presta ai concetti e agli scopi da noi indicati in questo progetto é proprio quella dell'ex Macello. Qui si potrebbe realisticamente pensare di dar vita all'utopia, realizzando una sorta di cittadella autogestita, (dal panettiere al meccanico, dal parrucchiere all'info-shop, da una lavanderia pubblica a delle sale prove, da un centro di prima accoglienza a un centro di salute pluridisciplinare popolare,...) offrendo, a cotè di eventi culturali dei generi più svariati, una vasta gamma di servizi che stanno diventando sempre più un lusso alla portata di poche tasche o che (vedi gli ultimi quattro casi citati) a Lugano nemmeno esistono.

Base per stipulare la nuova convenzione potrebbe essere l'accordo già raggiunto alla fine di dicembre (cfr allegato 3) dove rappresentanti del CSA il Molino, Municipio di Lugano e i co-firmatari del CdS P.Pesenti e G.Gianella (che comunque scarsissimo peso hanno rivestito nell'accordo finale e che quasi mai si sono dimostrati interessati alla risoluzione del problema da loro stessi causato..) avevano definito vari articoli e varie scadenze (peraltro e occorre ricordarlo, mai rispettate da parte della città e dal cantone...) per poter dare una soluzione per lo meno transitoria del CSA.

Vogliamo comunque riconoscere che con la suddetta convenzione il Municipio di Lugano sembrava aver finalmente capito l'importanza dell'autonomia decisionale e di gestione, che rappresentano un punto cardine, impossibile da contrattare, per l'esistenza di un'esperienza e di una struttura del genere. Infatti nella convenzione stipulata a dicembre non rientravano articoli riferiti alla forma di gestione e/o ai suoi contenuti..

Proponiamo quindi una nuova convenzione tra le tre parti in causa della durata minima di 5 anni, sulla base degli accordi già precedentemente assunti, dove forma e contenuti specifici crediamo siano prematuri discutere in questo progetto, ritenendo comunque doveroso dichiarare la nostra disponibilità nell'entrata in materia di alcune concessioni che potrebbero finalmente risolvere un problema che da ormai troppi, troppi anni logora i vari attori protagonisti!

5.3 Molino: un cantiere aperto di necessità variegate

I "gruppi di lavoro" del Molino nascono da esigenze e da interessi comuni delle/i compagne/i che lo frequentano. Se all'inizio dell'esperienza del CSOA le attività sia culturali che sociali e politiche venivano pensate, organizzate e gestite in maniera collettiva e spontanea e piuttosto improvvisata, si è deciso dopo poche settimane di dar vita a questi gruppi funzionali per una migliore organizzazione tramite una suddivisione più precisa dei compiti e delle responsabilità. Se da un lato ci sono gruppi (Barabba, cucina, gruppo politico, attività, Infoshop) che sono ben radicati e vivono ininterrottamente da anni, ce ne sono altri che nascono a seconda delle necessità del momento (vedi volantinaggio, preparazione di manifestazioni o conferenze stampa, lavori di ristrutturazione e ampliamento, pulizie,...).
Va detto che in 7 anni si sono susseguite tantissime iniziative, come ad esempio il gruppo erboristeria, la camera oscura, la creazione di marionette, il gruppo panini, il gruppo per il dormitorio e il campeggio, il Ponte Ologrammi (tisaneria-chillout) e molti altri. Col tempo alcune hanno subito un calo d'interesse e di partecipazione e si sono dileguate nel nulla. Sta di fatto che tutte le realtà che si sono viste e vissute nelle varie sedi del Molino hanno indubbiamente arricchito politicamente, culturalmente e spiritualmente il movimento.
Qui di seguito si presentano i gruppi di lavoro attivi nell'area concordata dell'ex Macello pubblico, premettendo che l'Assemblea si era proposta di seguire un discorso di nuovo coinvolgimento di persone, considerato il fondamentale inserimento nel tessuto urbano. Proposta che rimane prioritaria tutt'ora e questa presentazione vuole essere uno dei tanti mezzi per stimolare la partecipazione ai gruppi già esistenti e la creazione di nuove proposte.

5.3.a Gruppo politico

Il gruppo politico del Molino nasce con l'arrivo al Maglio dopo il II Incontro Intergalattico Zapatista, tenutosi in Spagna nell'estate del '97.
Come detto la richiesta di uno spazio da autogestire oltre che da esigenze sociali e culturali scaturisce anche da una conflittualità politica e da una forte critica dell'attuale società capitalista. Già l'esperienza maturata da alcune/i compagne/i in Chiapas (Messico) in appoggio alla lotta di autodeterminazione zapatista nel periodo precedente l'occupazione e la conseguente creazione del Collettivo Zapatista di Lugano, accrescono la voglia di confrontarsi anche e soprattutto a livello politico. Con l'occupazione si iniziano a proporre i primi dibattiti, alcune serate informative, azioni di denuncia contro i massacri in Chiapas.
Nel corso degli anni sono parecchie le iniziative intraprese dal gruppo politico: partecipazione agli scioperi sindacali del sindacato SEI, collaborazione per il referendum contro l'introduzione della nuova legge sul lavoro e per il referendum contro il limite di 18% degli stranieri, raccolta di fondi e invio di osservatori internazionali in Chiapas, solidarietà internazionale con i popoli palestinese, kurdo, tibetano, argentino; serate informative e azioni contro il precariato, per la regolarizzazione dei clandestini e per l'integrazione di cittadini stranieri, organizzazione delle manifestazioni per il primo di maggio, contro il Forum Economico di Davos (WEF), partecipazione alle grandi mobilitazioni internazionali contro il processo di globalizzazione neoliberista, pratiche, mobilitazioni e informazioni antifasciste, antisessiste e antipatriarcali, creazione di un gruppo d'appoggio per i clandestini ecuadoriani,...
Il gruppo politico inizia a profilarsi soprattutto contro l'attuale sistema neoliberista, in quanto portatore di ulteriori disuguaglianze, di povertà e miseria, nel quale non sono i bisogni di tutti a prevalere, ma gli interessi (economici...) di pochi.
Anche l'esperienza diretta fatta da parecchi militanti in America Latina o nei processi europei di costruzione dell'attuale movimento antiglobalizzazione risultano fondamentali per la crescita delle lotte del CSOA il Molino.

Così ad esempio il Molino diventa luogo di convergenza durante la manifestazione di Davos 2001 e 2003 e di Genova-G8 2001, diventando un punto d'appoggio e di riferimento internazionale. Fondamentale fu la presenza sul territorio durante le giornate genovesi con la partecipazione dei sit-in in piazza Dante, la protesta al Consolato italiano, l'organizzazione dei pullman,...

Anche sul territorio ticinese vengono intraprese varie lotte accanto alla storica rivendicazione di una sede definitiva per il centro sociale, come ad esempio la critica alla città di Lugano per la costruzione del San Carlino (per la sua realizzazione, progettata dall'onnipotente Mario Botta, la città ha impiegato manodopera di un programma occupazionale, con tutti i riscontri sociali negativi e nel frattempo ha lucrato nel versamento dei salari, molto inferiori a quelli che sarebbero stati versati in una situazione di assunzione diretta; un' opera, che oltretutto è andata a finire in niente, con nemmeno un riscontro d'apprezzamento dal turismo), la contestazione dell'università della Svizzera Italiana elitaria ed escludente, le azioni contro un consumo nocivo e complice (giornate del non-consumo, contro i mc'donalds,...), la rivendicazione di un collegamento di bus tra Cornaredo, il Maglio, la Croce Rossa e il carcere e soprattutto la difesa degli emigranti ecuadoriani tutt'oggi vittime di una persecuzione inaccettabile da parte del governo ticinese.
Il gruppo politico e il CSOA. il Molino in generale, partecipano attivamente alla costruzione di un mondo differente che dal Chiapas all'Argentina, da Praga a Genova ha visto milioni di donne, di uomini e di bambini/e scendere nelle strade e ribellarsi al sistema imposto.
Praticando l'autogestione come progetto politico ma soprattutto come progetto di vita, i/le militanti abbinano alla critica sociale della realtà alienante del "produci, consuma e crepa", una pratica quotidiana di costruzione reale di un progetto di vita alternativo capace di generare, tramite processi decisionali orizzontali, un'economia solidale in una società che possa considerarsi finalmente degna, giusta e libera e nella quale la "guerra" contro gli oppressori porterà la pace per tutti i popoli (ovunque e in vari modi) oppressi.

Vista la repressione subita da chi sogna e lotta per quest'altro mondo (fermi, multe, processi, arresti, pestaggi, quando non torture e uccisioni), uno degli obbiettivi futuri è quello di organizzare un gruppo antirepressione che collabori con un gruppo di avvocati-compagni per una efficace difesa dei diritti di chi si mette in gioco in prima persona.



Di seguito il comunicato del primo maggio 2003 che può essere interessante per capire la posizione del Molino nel contesto attuale:

Autogestione: costruendo un mondo migliore Pratiche quotidiane di resistenza alla società del capitale

1 maggio 2003, l'Argentina è al collasso economico, l'acqua è proprietà privata, la guerra é strumento di tutti i giorni, il petrolio si riversa negli oceani, popoli interi vivono nell'oppressione, altri sono costretti a migrare.
Produci consuma crepa è l'unica prospettiva per miliardi di persone che vivono nell'incertezza, con un lavoro precario, sottopagato, senza diritti, costretti ad affrontare un destino imbrigliato nei tentacoli della globalizzazione.
Decenni di capitalismo e neoliberismo hanno trascinato l'umanità in questa situazione, eppure continuano ad essere proposti come giusta ed unica via.
Ma mentre pochi detengono le redini del mondo-mercato, miliardi di persone sognano un mondo diverso e molti hanno scelto di mettersi in gioco in prima persona. Il movimento contro la globalizzazione è in crescita continua e l'abisso economico-politico che separa classe dirigente e popolo si sta irrimediabilmente allargando.
Il neoliberismo non è la strada e il movimento accosta abilmente critica, lotta e costruzione di una reale alternativa.
Per questo durante la settimana del 1 maggio costruiremo collettivamente un villaggio di esperienze, scambi, dibattiti, culture e resistenze, dove le varie realtà internazionali che interverranno ci condurranno alla scoperta di un mondo parallelo che, attraverso pratiche autonome e solidali di autogestione, autorganizzazione, autofinanziamento, autoproduzione alla ricerca dell'autodeterminazione per i popoli, potrà creare la reale alternativa alla società liberalcapitalista.
Basta prendere coscienza che abbiamo il diritto di essere attori/attrici della nostra esistenza, di decidere autonomamente senza subire le logiche dei potenti, senza diventare schiavi/e del consumismo e senza delegare le decisioni che ci concernono.
L'alternativa esiste e il mondo può essere quello che noi stessi vogliamo costruire. Un mondo dove al lavoro salariato, allo sfruttamento padronale, al precariato si oppongono forme di lavoro autorganizzato, passando dalla cooperativa di lavoro alla fabbrica autogestita, dall'autorganizzazione sindacale all'autoproduzione artigianale, così da creare una parallela rete economica internazionale che possa mettere in crisi, diventando valida alternativa, l'attuale sistema economico.
Un mondo dove sulle nostre tavole arrivino pietanze nate dall'autoproduzione alimentare rurale, non gli OGM, non i cibi assassini delle grandi multinazionali, frutto dello sfruttamento di persone e della natura.
Un mondo dove la vita non venga brevettata, dove le grandi case farmaceutiche siano confrontate con una nuova coscienza collettiva, che riscopra il valore delle erbe medicinali e i segreti dei nostri avi, dove l'industria della cultura si trovi in difficoltà davanti al sorgere di case editrici indipendenti, di centri socioculturali autogestiti, dove l'aspetto più importante è la diffusione della cultura non il guadagno.
Un'informazione autonoma e un percorso scolastico libertario saranno strumenti utili per abbandonare il pensiero unico e crescere come esseri pensanti e autonomi. Il sistema educativo borghese, generatore di disuguaglianze, può essere superato e il legame tra scuola, leggi economiche e politiche neoliberiste, rotto.

Queste forme di vita alternative sono una realtà in tutto il pianeta, nascono da una lotta più grande, la lotta per il diritto all'autodeterminazione dei popoli e delle singole persone. Vivere degnamente e liberamente sulla propria terra e per tutto il pianeta è un diritto. Basta con il controllo delle persone, la sottomissione dei popoli e lo sfruttamento delle loro terre; non possiamo accettare le attuali politiche migratorie, non possiamo concepire gli stati bunker e la sistematica violazione del diritto alla privacy. Per questo lottiamo contro ogni forma di sfruttamento e contro ogni sistema imposto.
E mentre il governo ticinese si appresta vergognosamente ad espellere la comunità ecuadoriana, preferendo metodi fascisti e repressivi (espulsioni, intimidazioni, costruzioni di carceri speciali,...) all'individuazione concreta di soluzioni solidali, la giornata del 1 maggio sarà l'occasione per rivendicare il diritto alla libera circolazione, alla casa, a un centro degno di prima accoglienza e al riconoscimento di pari diritti a tutti gli abitanti della terra.
Per costruire questo nuovo mondo, per non lasciare nelle mani di pochi il futuro di tutti noi, nei quartieri, nelle fabbriche, nelle scuole, scegliamo nuove forme di democrazia di base e di autorganizzazione popolare, quali spazi per costruire assieme una reale alternativa.
Il mondo ci appartiene! Resistenza!

CSA. Il Molino


5.3.b Indymedia

((i)) Indymedia Svizzera di lingua italiana ((i))
http://www.indymedia.ch
switzerland-it@indymedia.org

Il progetto di indymedia nasce nel 1999 a Seattle, dove si tenne un incontro del WTO e dove iniziarono le contestazioni di quello che è stato definito "il popolo di Seattle".
Indymedia nacque in quei giorni con l'intento di narrare le proteste, di gente comune recatasi sul luogo a far sentire il proprio disappunto e per documentare la repressione da parte della polizia.

Indymedia, tramite la sua piattaforma WEB da voce al movimento, dal basso, portando alla luce fatti e misfatti ignorati da altri media, è punto di riferimento per i lavoratori organizzati, le frange autonome, i sans-papiers, i popoli oppressi, il movimento anarchico e quant'altro.
Vuole narrare la verità, e non le faziosità di comodo e di parte che si trovano quotidianamente nei media ufficiali.

Dal 1999 ad oggi, indymedia è cresciuta, si contano 108 paesi (in costante aumento), i progetti sono molteplici e le occasioni di scoprire e condividere esperienze e saperi, all'ordine del giorno.

Il WEF a Davos del 2000, ha fatto nascere indymedia.ch: eravamo sul posto, nelle strade e nelle piazze, alle frontiere, nei luoghi "caldi", sui pullman, sui treni, diffondendo tramite testi, fotografie, audio e video quello che stava accadendo.

Il primo contatto svizzero è arrivato a Zurigo. Si è subito presentata la questione linguistica, da qui l'esigenza di creare collettivi di cantoni e lingua differenti. E così è stato.

Ad oggi siamo organizzati/e in una mailing list editoriale aperta a tutti/e gli/le interessati/e, che si occupa della redazione della parte centrale del sito e della "supervisione" sulla pubblicazione aperta: spostiamo i messaggi contrari all'etica di indymedia (razzisti, sessisti o xenofobi) in una sezione riservata.

All'interno delle realtà autogestite ed alternative del Ticino e della Svizzera siamo ben integrati e visti di buon occhio; vuoi perché copriamo gli eventi e facciamo circolare informazioni che altrimenti passerebbero in sordina o sarebbero camuffati e distorti, vuoi perché viviamo e lottiamo per/nel il movimento.

L'esperienza indymedia penetra quindi alla perfezione nel progetto Macello: indy sarà presente con un suo nodo, uno dei tantissimi nodi al mondo, (praticamente ovunque via sia un coputer collegato alla rete) dove chiunque arrivi possa trovarvi un angolo informativo cartaceo, in cui organizzeremo diverse serate informative su temi specifici con video, ospiti, discussioni e un luogo dove svolgere i formidabili workshop. Condividendo i nostri saperi, non abbiamo che da guadagnarci.

((i)) è roba tua

5.3.c Gruppo web

Come ormai tutte/i sanno, il Centro Sociale Autogestito il Molino, possiede una pagina internet:
http://www.ecn.org/molino
Il nostro sito web, come si può chiaramente capire dall'indirizzo, si "appoggia", viene ospitato da Isole nella rete, counter europeo di network che ospita molti centri sociali italiani, molteplici mailing list del movimento, chat antagoniste e moltissime altre informazioni interessantissime.
La home page é venuta alla luce qualche mese dopo l'occupazione (1996), insieme al giornale del centro ed ai manifesti delle attività, dando voce al Csa Il Molino.
La pagina, commentata ultimamente da un quotidiano locale (la regione 22.4.03) "fatta in casa ma nel contempo ben aggiornata e molto interessante", si prefigge una veste grafica diretta, per dar spazio ai contenuti. Vi possiamo trovare tutto ciò che ha che fare con la nostra esperienza passata, presente e futura!!!! Si spazia dai comunicati agli arretrati del giornale, dalle fotografie ai molteplici links di realtà simili alla nostra, dalle attività musicali, dibattiti, cinema alle conferenze, dalle autoproduzioni letterarie e non, ai gruppi o realtà legate al Centro.
Il gruppo web si tiene informato sulle attività, le prese di posizioni del Centro e si rifà sempre all'Assemblea prima di aggiornare!
Internet ci permette di lavorare ovunque, una buona dimostrazione l'abbiamo avuta dopo lo sgombero di ottobre 2002, fisicamente eravamo in mezzo ad una strada, ma in rete (come in strada) la lotta é continuata, il sito non si è arrestato.
Se la pagina web potesse parlare, appoggerebbe senza ombra di dubbio il progetto Macello: la nostra sede definitiva al Macello? lo vogliamo tutto però, troveremo una bella stanza dove sistemare computer e connessione per far conoscere a tutti/e (sbirri e politici compresi, ci seguono attentamente) il nostro pensiero, la nostra voglia di cambiare, di togliere le/i luganesi e non solo dal loro letargo cronico......

http://www.ecn.org/molino

5.3.d InfoShopTisaneria l'Edo

"Un infoshop
è solo un altro nodo dell'immensa rete
che si va costruendo,
una rete in cui i nodi intessono fili di comunicazione,
non ragnatele per catturare prede.
Entrare in un Infoshop di un Centro Sociale
significa entrare in relazione con tantissime e molteplici realtà,
un infoshop rimane solo il raccordo di una ricchezza
che non conosce confini e che ci urla che
questo non è l'unico mondo possibile.

Quando incontrate un Infoshop
non lo evitate;
in esso troverete
spunti,
divertimenti,
incitazioni,
informazioni
su cellulosa
o in musica,
immagini che parlano
e magliette per pensare.
La sovversione vive in questi luoghi
nella molteplicità di forme che
soggetti collettivi
o singoli
hanno saputo inventare
e proprio in questa molteplicità
sta la forza della critica e della proposta.
Critica e rifiuto
della deformazione
delle attività umane
in merci da vendere,
rifiuto di sottostare
corpo, mente e tempo
alle esigenze di marketing.
Pensiamo di dare già molto ad una società
che neppure ci piace
ogni volta che acquistiamo i suoi prodotti
come ogni volta che lavoriamo per sopravvivere.
Allora bisogna che quello che di più autentico caratterizza ogni uomo e ogni donna,
il pensiero, il desiderio, la passione
si sottragga a questa economia
e alla sua capacità di produrre
senso e consenso nello sfruttamento."

Libera scelta, pensiero critico.
Non ci può essere consapevolezza senza conoscenza.

Quello che distribuiamo fa bene,
fa crescere forti e sanamente critici,
sviluppa la capacità muscolare e affina le visioni"

Info perché questo spazio mette a disposizione gratuitamente, con possibilità di fotocopiare, una quantità enorme di materiale cartaceo autoprodotto da varie realtà antagoniste, locali e internazionali. Puoi fermarti a leggere i giornali, le riviste, il materiale informativo, che non subiscono l'influenza o la censura di chi detiene il potere e ci vuole condizionare con informazioni false o distorte.

Shop come punto di vendita/baratto di libri, cd, cassette vhs di autori vari che analizzano il mondo con un occhio critico; vestiti, posters, prodotti artigianali autoprodotti, il tutto a prezzi popolari. Questo perché ci forniamo direttamente dai produttori (senza intermediari ).
Qui puoi trovare il caffè zapatista proveniente direttamente dalle comunità del Chiapas, le tinture terapeutiche autoprodotte alle erbe, lo sciroppo, il miele e la marmellata nostrana,...

Tisaneria, visto che come accompagnamento ad una lettura o a una chiacchierata un'ottima tisana salutare non guasta mai. I te biologici offerti vengono autoprodotti o acquistati nella rete del commercio equo.

lEdo in ricordo del compagno genovese Edo Parodi morto dopo aver partecipato col CSOA il Molino a una manifestazione contro il WEF a Zurigo nel 2002 per cause tuttora sconosciute. Si presume comunque che l'uso sproporzionato di gas lacrimogeni vietati dalla legge stessa, abbia provocato il decesso di Edo.
Scopi
L'infoshoptisaneria l'Edo nasce dall'esigenza del Molino di creare al suo interno uno spazio d'informazione critica in contrasto al sistema, accessibile a tutti/e.
Lo scopo principale è la diffusione di informazioni solitamente irreperibili nei circuiti convenzionali, per andare oltre quelle che solitamente ci propinano le case editrici e i media servi del sistema, costruite su misura per tenerci buoni, addormentati e pieni di pregiudizi.
Quindi caratteristiche dell'Infoshoptisaneria sono la qualità delle proposte, il libero accesso ai saperi non vincolato a questioni di lucro né da copy right e all'informazione non manipolata da poteri economici e politici. Di fatto il prezzo del materiale in vendita rimane sempre molto inferiore al prezzo di copertina, questo grazie alla rete di contatti e di solidarietà tra case editrici e punti vendita alternativi. È inoltre possibile consultare e fotocopiare il materiale che vi si trova. Un altro obiettivo è quello di dare spazio a singole persone o gruppi per depositare il loro materiale autoprodotto in contovendita e stimolare altre forme di scambio come il baratto.
Le entrate delle vendite e delle offerte vengono riutilizzate nell'acquisto di nuovo materiale e per migliorare l'architettura dello spazio.

Spazio

Al Macello l'infoshoptisaneria (I.S.T) si situa nell'ala ovest, più precisamente al primo piano nei due grandi saloni. Viste le condizioni precarie al momento della consegna degli stabili, i lavori di ristrutturazione sono stati notevoli.
- pulizia generale
- pittura delle pareti
- impianto elettrico
- impianto per il riscaldamento
- costruzione di finestre provvisorie
- pulizia e levigazione del vecchio pavimento in legno
- abbattimento di 2 arcate mattonellate

Per questi lavori sono stati spesi all'incirca 1000 franchi

I lavori ancora da svolgere sono:

- sostituzione delle finestre provvisore con altre più adatte (questione termo-fonica)
- stuccare il pavimento in legno e cerarlo
- migliorare l'impianto d'illuminazione
- aumentare le fonti di calore per il periodo invernale e l'areazione per quello estivo.
- sostituzione delle 2 porte d'accesso

il preventivo per questi lavori si aggira attorno ai 1000 franchi.

La suddivisione degli spazi è funzionale alle attività dell'Infoshoptisaneria.
Una parte viene utilizzata per l'esposizione permanente di materiale informativo inerente a varie tematiche (libri, riviste, fascicoli, dossiers, cd, vhs,...) mentre il resto dello spazio viene adibito a dipendenza della situazione , come sala cinema, sala conferenze, sala riunioni o spazio per mostre occasionali.

Organizzazione
Attualmente rimane aperto regolarmente nelle serate del finesettimana e altre serate particolari quando vi sono attività quali presentazioni di libri, conferenze, cinema, dibattiti politici,...
Il lavoro, che riguarda l'apertura, l'allestimento, le comande del materiale, la contabilità, l'organizzazione di eventi e le pubbliche relazioni è affidato ai militanti del gruppo di lavoro, ma comunque aperto a chi è interessat@.

Progetti futuri

Oltre ai lavori di ristrutturazione, i progetti a lungo termine riguardano soprattutto l'ampliamento dell'offerta di materiale e un'apertura più costante dello spazio, ciò che implica un allargamento numerico del gruppo di lavoro.
Un altro proposito è quello di inserire dei collegamenti internet per il pubblico a costi popolari.

5.3.e Gruppo attività

Le attività culturali all'interno di un Centro Sociale determinano, aldilà delle attività politiche e sociali, il funzionamento stesso della struttura. Soprattutto con esse infatti si crea la frequentazione del Centro Sociale. E' evidente che anche attività politiche e sociali impegnino e coinvolgano numerosissime persone, ma dal punto di vista dello svago è innegabile che le attività culturali riescano ad aggregare centinaia se non migliaia di persone.

Sin dal giorno dell'occupazione è stato chiaro per tutti/e che per l'organizzazione di eventi culturali era necessario creare un gruppo di lavoro specifico.

Inutile in questa sede ricordare le centinaia d'iniziative proposte negli ultimi sette anni (concerti, danze, teatro, letture, presentazioni di libri, dj-set, dibattiti, conferenze,...) che hanno condotto presso la nostra struttura centinaia di migliaia di persone.
Già questo basterebbe per legittimare la presenza e il riconoscimento sul territorio ticinese del Centro Sociale Il Molino.
In questo capitolo del progetto Macello si vuole invece spiegare le ragioni delle nostre scelte culturali oltre che di gestione.
Dal punto di vista analitico si definisce il perché della creazione di una struttura autogestita, il rapporto tra cittadino e cultura, cittadino e svago. Il tentativo è quello di modificare da una parte l'assenza di una reale politica culturale cittadina e/o cantonale, che si traduce inequivocabilmente in desertificazione delle nostre città, e d'altra parte di responsabilizzare maggiormente lo spettatore, non più visto solo come un cliente, ma anche come attore nella riuscita dell'evento culturale.
Consapevoli della manipolazione dal punto di vista musicale delle grandi etichette e/o d'agenzie booking, ree di concentrarsi sulle grandi stars americane o europee a scapito d'artisti locali, sul mondo giovanile e non, consapevoli che anche la città di Lugano si allinea a questo tipo di gestione, il Centro Sociale Il Molino decide di lavorare e collaborare con etichette ed agenzie indipendenti ed alternative a quelle commerciali.
Inizialmente ci si è concentrati sulla penisola italiana, dove già esiste una rete di collegamenti e di contatti molto meglio organizzata di quella elvetica. Il mondo culturale italiano è ricchissimo di offerte dignitose da poter proporre al Molino e il riscontro del pubblico, come detto anticipatamente, è stato ed è enorme.
Le offerte culturali al Molino non sono solo musicali, ampio spazio è dato al teatro, alle performance, a situazioni più o meno sperimentali, alla presentazione di libri (un grandissimo successo di cui andiamo ancora fieri è quello di essere riusciti a portare al Molino Paco Ignacio Taibo II, rinomato autore messicano con all'attivo più 20 libri ), alla danza, poesia, ...
Culturalmente il Molino si è fatto conoscere nella vicina penisola, sia per l'ottimo livello organizzativo, sia per l'ottima accoglienza riservata agli artisti in scena al Centro Sociale.
Successivamente abbiamo lavorato sulle proposte che arrivano direttamente dal Ticino scoprendo un mondo culturale importantissimo dal punto di vista della qualità, purtroppo boicottato nella propria terra.
Ci siamo resi subito conto che gli artisti locali (siano essi musicisti, attori o altro) sono generalmente snobbati da agenzie, organizzatori culturali e anche dalla Radio della Svizzera Italiana che dovrebbe fare da amplificatore culturale della nostra regione.
Gli artisti locali non trovano spazio nel mondo culturale ticinese e spesso vengono messi nella condizione di dover lasciare la propria terra d'origine per presentarsi all'estero. Ci sarebbero moltissimi esempi da fare ma evitiamo di citarli per il rischio di dimenticarci di qualcuno.
E' chiaro che il Ticino offre artisti di grande richiamo e di gran valore culturale come i Ghottard o Marco Zappa, Toto Cavadini, gli insubrici Desfroos, o addirittura la famosissima Nella Martinetti, essi però sono famosi non solo per la loro "bravura" ma anche per la fortuna di aver incontrato persone "giuste"al momento giusto. Ci sono decine di artisti o gruppi che meriterebbero altrettanto.
La questione degli spazi culturali in Ticino è di fondamentale importanza per capire cosa succede in questo Cantone dal punto di vista culturale.
Diciamo che mai è stata data importanza alla cultura in modo da poterle conferire una sorta di cittadella. Le poche sale a disposizione, oltre che essere poco dinamiche nell'accogliere spettacoli differenziati, sono a pagamento e ciò limita enormemente il terreno artistico ticinese.
Inoltre se dal punto di vista musicale ci si rende conto della mancanza di strutture adeguate per proporre eventi musicali, a livello teatrale la situazione può essere tranquillamente definita tragica.
Con l'abbattimento del Kursaal di Lugano (per costruirci cinicamente un Casinò), unica vera struttura atta a spettacoli teatrali, viene a mancare in Ticino l'elemento portante per le numerose compagnie di teatro ticinesi: la struttura, intesa come luogo di presentazione dei propri spettacoli ma anche spazio per la loro costruzione oltre che per le prove.
Lo Studio Foce, oltre che essere stato ristrutturato in maniera inadeguata (v. intervista a Dargo Raimondi) non è nemmeno gestito dagli addetti ai lavori, bensì dall'Ufficio Attività Giovanili della città di Lugano. Oltre il danno anche la beffa!
Una grossa sfida quindi del Molino sarà di poter organizzare e proporre una sala polivalente atta all'utilizzo più svariato, un obiettivo che in parte avevamo già raggiunto nel grande capannone dell'ex grotto al Maglio di Canobbio, sgomberato dai robocop della cantonale il 18 ottobre '02.

Anche la gestione delle piazze come momenti d'incontro e di divertimento lascia a desiderare. Valorizzate in estate nell'organizzazione di grandi eventi musicali con artisti pagati un occhio della testa (artisti ovviamente internazionali), ce ne si dimentica poi nel resto dell'anno dove le nostre città diventano tristemente vuote. L'animazione culturale non può essere limitata esclusivamente al periodo estivo ma soprattutto non si può ritenerla unicamente come fonte di sfogo del fine settimana poiché verrebbe a cadere l'effetto partecipativo e di immedesimazione nell'evento.
Al contrario pensiamo che i nostri paesi e i nostri quartieri siano territori di piena vitalità purtroppo inespressa, poiché allo svago, al nostro svago, subentrano personaggi del mondo politico che in realtà non comprendono le reali esigenze della popolazione o di una parte di essa.
Pensando al ricchissimo bagaglio culturale che ci portiamo appresso, rafforzato da una fortissima presenza di immigrati di paesi extra europei, quindi di altre culture, il Ticino non coglie questa stupenda possibilità (un caso a parte è l'organizzazione di Festate a Chiasso, che comunque rimane un unico momento sull'arco di un intero anno).

Un altro esempio di non accettazione culturale può arrivare dal fenomeno dei musicisti di strada: accettati e osannati all'estero, ripudiati e cacciati a casa nostra sebbene essi costituiscano un elemento importantissimo nell'animazione cittadina.
Ci troviamo quindi in una situazione di desertificazione della cultura di strada (la quale, intendiamoci, rappresenta la vera espressione culturale di un popolo, di una regione).
Difficile trovare una risposta al perché di una gestione culturale così stretta e rigida che può d'altronde essere intepretata parallelamente alla gestione del turismo nel nostro cantone.
Possiamo capire che la città e il Cantone puntino su un turismo congressuale e borghese e che sul territorio si organizzino manifestazioni culturali d'accoglienza e d'intrattenimento adatte al turista tipo e quindi anche al periodo tipo (in questo caso quello estivo).
Non è comunque strategicamente azzeccato evitare il confronto con un turismo differente, più alla buona, proletario, famigliare, giovanile e non, che richiede un intrattenimento diverso da quello borghese ed illuminato. E quale migliore occasione se non quella di presentare offerte culturali nostrane, semplici o impegnate che siano, ma pur sempre divertenti ed accoglienti.Questo ci porta ad un confronto di popoli, di valori, di conoscenze, di lingua (dialetto compreso) che permette un interscambio determinante per l'immagine della nostra regione.
Costruire una piccola Montecarlo sul Ceresio fatta di Casinò, bordelli e grandi mostre non ha nulla a che vedere con il valorizzare la cultura nostrana. Queste cose non fanno parte della nostra cultura, bensì di un sistema corrotto e tipicamente capitalista.
E non basta nemmeno creare un ufficio attività giovanili (gestito direttamente dalla città e indirettamente da Comunione e Liberazione) per contrastare il successo culturale del Molino (vuol dire che non si è riusciti ad inquadrare il problema).
Il grosso errore della città di Lugano è quello di aver limitato il fenomeno dell'autogestione ad una problematica giovanile, di occupazione del tempo libero dei giovani, a cui è stata data risposta con un animatore (alias Claudio Chiapparino) che seppur bravo non trova risposte ad un problema più ampio.
E' in contrapposizione a questo che si crea il gruppo attività al Centro Sociale Il Molino. Nell'ambito culturale si interviene laddove la città manca.
In questo contesto il Molino agisce in maniera diversificata: analisi critica del territorio e soprattutto della sua gestione, alternative di vita, di svago, autodeterminazione, ma soprattutto un rapporto con la cultura che viene dal basso, dalla cittadinanza, dalla popolazione, che valorizza l'appartenenza culturale proiettato poi nel confronto con altre realtà.

La gestione degli spazi culturali nell'ambito del progetto Macello del centro Sociale Il Molino può quindi essere pensata in maniera aperta, coinvolgente nei confronti di chi già oggi lavora nel contesto.
Ovviamente la precedenza andrebbe a coloro che non trovano spazio nel panorama luganese e cantonticinese.

5.3.f Sala prove e registrazione

Già dall'okkupazione degli ex Molini Bernasconi, si è creata una sala prove. Al Maglio di Canobbio il locale è stato lentamente trasformato in una sala di registrazione. Tutto ciò grazie all'autofinanziamento. Il materiale e la strumentazione sono stati forniti dagli allora Arma X e subordinatamente dai Fleischkase.
Intendiamo ora proseguire questa fruttuosa esperienza nei locali dell' ex Macello.
Dal mese di aprile stiamo approntando il locale situato di fronte alla sala delle attività che ci è stato messo a disposizione dall'assemblea.
Dopo i lavori di sgombero e di pulizia stiamo procedendo con i lavori di isolazione fonica e l'installazione, a tappe successive, dell'apparecchiatura necessaria.
In un primo momento il materiale fornito appartiene agli Arma X e ai Fleischkase.
Quando la sala sarà ultimata e funzionale verrà data la possibilità ai gruppi che lo desiderassero di venire a registrare le proprie produzioni. Verrà richiesto un contributo ancora da definire per l'acquisto di materiale e apparecchiature (che rimarranno di proprietà del Molino e quindi di tutte/i) in sostituzione di quelle private.
Al momento la gestione del locale è affidata ad Arma X e Fleischkase, i due gruppi musicali formatisi al Molino.

5.3.g Il bar Barabba

Il Barabba nasce il 12 ottobre '96, giorno dell'occupazione dei Molini di Viganello. Caratteristica fondamentale del Barabba, è quella di non avere un gruppo di lavoro prestabilito; la gestione del bar è quindi sempre aperta a tutti/e gli/le interessati/e il cui alternarsi nei vari compiti avviene in modo spontaneo. Infatti, fin dai primi giorni, si sono intercalate innumerevoli persone: chi prestando il proprio servizio quotidianamente, chi periodicamente e chi solo nei ritagli di tempo.
I prezzi politici delle bibite (poco superiori al prezzo di costo) e la scelta dei prodotti, escludendo quelli legati alle multinazionali, fanno del Barabba uno spazio in controtendenza rispetto agli altri bar.
Particolare attenzione viene data alla problematica dell'alcool, infatti la scelta viene limitata a vino e birra.
La loro vendita avviene evitando di favorire l'abuso individuale che conduce all'isolamento ed alla mancanza di dialogo e di prospettive.
Il nostro intento politico e sociale appare confermato dal notevole volume di bevande analcoliche richieste, grazie anche alla nostra politica dei prezzi, che le propone ad un prezzo nettamente inferiore rispetto al vino e alla birra.
Particolarmente interessante sembra essere il progetto di creare autoreddito tramite l'autoproduzione di bevande analcoliche, con il duplice obiettivo di offrire sempre più bibite sane e naturali.
Il Barabba, oltre ad essere un luogo d'aggregazione, è da sempre anche un punto d'informazione per i frequentatori del CSA, sia per ciò che accade quotidianamente all'interno del Molino, sia riguardo l'organizzazione e gli sviluppi delle varie campagne politiche e sociali che vengono portate avanti.
Ma il Barabba è anche un importate luogo d'aiuto sociale, uno spazio dove è difficile sentirsi soli, dove non è raro passare dalla semplice conversazione all'intima confidenza dei propri problemi, dispiaceri, paure o veri e propri drammi; in questo modo il fardello individuale è per un momento condiviso con chi già ha affrontato situazioni simili o, magari, non immaginava nemmeno l'esistenza di simili problematiche. Proprio tale condivisione può essere considerata come forma d'analisi e di sfogo naturale, che talvolta può servire a superare un periodo critico.
In conclusione riteniamo che il Barabba non sia solo un bar alternativo per modalità di gestione, organizzazione e finanziamento, ma soprattutto, punto di partenza per l'approfondimento d'ideali e di valori appartenenti a questa cultura antagonista ad un sistema sempre più alla deriva, nella ricerca di un mondo migliore.

5.3.h Gruppo cucina

Cocina popular La Panza
Come interessante ed utile riproporre uno spazio legato alla ristorazione. Di seguito descriveremo nel dettaglio le caratteristiche di questo spazio. Comunque ci sembra giusto precisare che una proposta di questo genere non può non figurare all'interno di questo grande progetto, in quanto realizzata secondo criteri d'autogestione e sociali e non legati alla ricerca del profitto economico.

Nostro intento è quello di offrire un servizio popolare destinato agli abitanti del quartiere, agli studenti e più in generale alla città, supplendo a quella che consideriamo una grave mancanza sul territorio dovuta soprattutto a negligenza politica.

A. Planimetria, descrizione dello spazio e lavori effettuati
B. Principi, scopi e filosofia di base
C. Organizzazione e gestione
D. Margini futuri di cambiamento

Descrizione dello spazio

Spazio a sud del blocco ovest: grande sala di ca. 70 m2 . (Vedi planimetria allegata) Sala munita di elettricità, allacciamento acqua, dispensa, lavandini, cucinone a gas (4 fuochi e 2 forni), banchi di acciaio per lavorare, armadi, frigorifero e otto tavoloni di legno con panche, per una capienza totale di ca. 80 persone.

Lavori di ristrutturazione effettuati

-scrostatura pareti e soffitto e imbiancatura
-posatura di piastrelle
-allacciamento acqua, acquisto e installazione boiler e ripristino scarico lavandini
-allacciamento elettricità, installazione luci e prese elettriche
-migliorie spazi non utilizzabili direttamente (es. copertura mangiatoie)
-adattamento dispensa più pulizia generale
-installazione frigo, cucinone, strutture da lavoro e stufa a legna
-posa dei tavoli
-pittura muri esterni e finestre
Con circa 1000.-, materiale di recupero e tantissimo lavoro, non contabilizzato, abbiamo trasformato una stalla disabitata in una splendida mensa popolare.

Lavori di ristrutturazione da svolgere

-pavimentazione
-impianto areazione e installazione cappa
-riscaldamento
-eventuale verifica condizioni tetto
-eventuale uscita secondaria di sicurezza
Per questo tipo di lavori bisogna prevedere costi non indifferenti, che verranno effettuati nell'eventualità di una definitiva installazione nella struttura.


Organizzazione funzionale del locale

Il locale è suddiviso in uno spazio adibito alla cucina (cucinone, armadi, frigo, dispensa, banchi di lavoro, lavandino,...) dove per la preparazione dei pasti è a disposizione dei cuochi materiale professionale. L'altra parte è a disposizione degli avventori per mangiare (zona non fumatori con accesso ai disabili). In questa zona si trova anche l'angolo Conprobio, azienda fornitrice di prodotti biologici, di cui la Panza è coordinatrice di un gruppo d'acquisto, che permette a chiunque di comperare questo tipo di prodotti tramite una consegna settimanale.

Principi, scopi e filosofia di base

Il Centro Sociale nasce dall'idea di costruire uno spazio di aggregazione dove si concentrino una grande varietà di proposte e attività in relazione tra di loro, gestite autonomamente. L'idea di riproporre una cucina di tipo popolare, come zona conviviale e punto di ritrovo, è stata portata avanti sin dal primo giorno di insediamento al Macello. La Panza, come ogni cucina, è fulcro vitale della quotidianità, per questo vogliamo offrire al più grande numero di persone (studenti, abitanti del quartiere, lavoratori della zona, passanti e famiglie) la possibilità di mangiare in un ambiente nuovo, a prezzi popolari (5.- il pasto a mezzogiorno e la sera, salvo occasioni particolari sui 15.-) e secondo dei principi di lotta al sistema. Cosa che a Lugano risulta molto difficile...
Constatata la cronica mancanza di spazi esistenti al di fuori della logica del sistema neoliberista, commerciale e dedita unicamente al profitto, al contrario la Panza vuole essere luogo di azione diretta contro il sistema. La sensibilizzazione su quello che ci troviamo sulla tavola, sul boicottaggio di prodotti provenienti da Stati o da sistemi basati sullo sfruttamento, sulla logica del profitto, sull'inquinamento e sull'impoverimento generalizzato del pianeta, è quello che viene servito quotidianamente all'interno di questo spazio. Anche una visione corretta dell'alimentazione, delle basi nutrizionali, dell'agricoltura sostenibile, del rispetto per la natura e per l'uomo, sono principi portati in tavola ogni giorno.
Non si può pensare che l'uomo e la donna siano solo dei numeri pronti a produrre e consumare, come degli automi, che non si fanno mai domande, che non si chiedono mai spiegazioni, che se ne fregano degli effetti nefasti generati dal business in questo settore. In questo spazio si cerca di portare avanti attivamente il boicottaggio di prodotti fast-food, di OGM, di prodotti fabbricati da multinazionali come Nestlè o Monsanto, di prodotti a lunga conservazione artificiale,... e la promozione di prodotti, a prezzi accessibilissimi (dove si mangia oggi un piatto caldo per 5 franchi?), che seguono il ritmo delle stagioni, biologici o coltivati rispettando madre natura. Crediamo che questo pianeta non è assolutamente terra e appannaggio delle classi troppo abbienti, che purtroppo molto spesso sono le uniche a rappresentarci a livelli istituzionali, ma che ognuno di noi debba cominciare a rimettersi al centro della propria esistenza, magari partendo proprio da un atto quotidiano, come quello di mettersi a tavola.
Il gruppo si propone principalmente di autofinanziarsi e di autogestirsi, cioè di decidere al suo interno, con il rispetto dell'idea di ogni partecipante, la definizione di turni, l'organizzazione dei lavori, le proposte culinarie o di ristrutturazione. Anche la scelta di acquistare la merce al di fuori del solito circuito di mercato è una decisione che abbiamo preso insieme. La cocina popular la Panza ha infatti deciso di favorire la vendita di prodotti biologici e locali, decidendo di gestire il gruppo d'acquisto della Conprobio cui si rivolgono diverse famiglie, di comprare generi alimentari autoprodotti da singole persone e di dare spazio anche alla controinformazione sul campo dell'alimentazione e degli OGM (sono già state organizzate giornate di dibattito sull'autoproduzione alimentare con alcuni gruppi italiani). Uno spazio quindi di liberazione popolare, per chi sente la necessità di vivere direttamente un'alternativa al sistema dominante.

Organizzazione e gestione

Questo spazio è tuttora gestito da un collettivo formato da sei persone, che si divide, vista la volontà di offrire sia il pranzo che la cena, dei turni settimanali di cucina (5 pranzi e 4 cene), che possono variare a seconda delle stagioni, dell'apertura/chiusura delle scuole e delle più o meno importanti date di mobilitazione in cui è coinvolto il Molino. La cucina apre dalle 11.45 alle 13.00 e la sera dalle 19.00 alle 20.30. Oltre ai cuochi del gruppo cucina, è data la possibilità di proporsi dietro ai fornelli a chiunque voglia deliziare il popolo con ricette originali o a tema. Questa esperienza è già stata sperimentata con successo per esempio durante le giornate sulla Palestina, proposte dal Molino, dove un amico egiziano ha preparato delle specialità arabe per più di settanta persone ogni sera.
Organizzati come gruppo autonomo, le entrate finanziarie della cucina vengono convertite in acquisto di altri generi alimentari per il periodo successivo o per le spese di gestione dello spazio. Alla cucina popolare non viene comunque negato a nessuno il diritto di mangiare; se una persona non riesce a coprire il costo del pasto, gli si chiede un'offerta e si cerca in seguito di coinvolgerlo in alcuni lavori di pulizia della cucina o invitarlo a partecipare ai bisogni del Molino stesso.

Margini futuri di cambiamento

Esiste una visione collettiva, indotta dal sistema scolastico, dal perbenismo, dalla morale e non da ultimo dal sistema istituzionale, che influenza ognuno nella visione e nell'immaginazione di uno spazio da vivere collettivamente. Quello che intendiamo apportare noi, come collettivo della cucina popolare, è quello di uscire da qualsiasi di questi schemi preordinati e prefabbricati affinché ognuno riesca veramente a fare e realizzare qualcosa di proprio, umile forse, ma sincero e autentico. Per questo in un certo senso i margini di miglioramento del nostro spazio potrebbero essere infiniti, a seconda di quello che chiunque prospetta per realizzare uno spazio di questo genere. Noi abbiamo cominciato seguendo quello che sentivamo e quello che ognuno era in grado di apportare, e fino ad ora siamo soddisfatti. Ci troviamo regolarmente in quella che chiamiamo una riunione della Cocina Popular, dove vengono discusse una marea di questioni, inerenti il funzionamento, l'offerta, gli acquisti, i turni di questo spazio, che è aperto ad una più grande partecipazione. Ciò che si vorrebbe realizzare al più presto è una forma di cooperativa che potrebbe permettere a chi investe dell'energia nel funzionamento della cucina, di poter contare su di un modesto autoreddito. Quest'idea è forse la più ricorrente, anche perché ci si rende conto che per mantenere gli obiettivi prefissati e per una gestione ottimale dello spazio, una svolta di questo tipo è imminente. Si potrebbe garantire l'apertura serale (fino alle 23.00 circa) durante i periodi di massima affluenza e una migliore visione della gestione dei turni, delle comande e della coerenza verso tutti i principi che ci siamo prefissate/i. Attualmente viene tenuta una contabilità propria, secondo la quale stiamo valutando la fattibilità di una nuova esperienza che vada in questo senso. Troviamo sia fondamentale che all'interno di questa città, sempre più costruita e pianificata a misura di chi soldi ne ha (banche, centri commerciali, hotel di lusso, negozi di marca,...), si riesca ad aprire spazi basati su filosofie e logiche diverse, antagoniste e controcorrenti rispetto al pensiero dominante.
Per questo riteniamo vitali gli sforzi che stiamo facendo ed invitiamo tutti/e a sostenere questo progetto tanto rivoluzionario!


5.3.i Second hand shop

L'idea di creare uno spazio dove poter scambiare o acquistare abiti ed accessori di seconda mano è nata già al Maglio, dove si era concretizzata con l'allestimento di un piccolo negozio, grazie all'apporto di diverse persone. L'intenzione è quella di riproporre un ambito di questo genere anche nell'area dell'ex Macello, che permetta di riutilizzare abiti, stoffe, borse, scarpe,...tramite il baratto o l'acquisto a prezzi modici di merce già utilizzata. Il principio alla base di questa attività è combattere il consumismo sfrenato per "addobbare" la propria immagine, facendo ricorso agli oggetti smessi di altre persone e nel contempo svuotando il proprio armadio o quello di amici e conoscenti. Sarebbe un tentativo per creare un circuito non sottostante a leggi puramente commerciali, che escluderebbe dunque lo sfruttamento, l'inquinamento, la ricerca spasmodica del profitto, che contraddistinguono purtroppo anche questo settore economico.
L'idea è quella di uno spazio mediamente ampio (50-80 m2), dotato di acqua ed elettricità, dove creare contemporaneamente allo spazio espositivo anche un laboratorio artigianale di abiti, borse, cappelli, gioielli,...tramite il riutilizzo di stoffe e materiali usati. Si installerebbe una macchina lavatrice ed una macchina da cucire per poter dare sfogo alla propria creatività.
In un ottica di integrazione e scambio con persone disabili, questo spazio potrebbe anche prendere una connotazione da "impresa" (che brutta parola!) sociale, coinvolgendo professionalmente persone che abitano e/o lavorano in ambienti protetti. Il lavoro è interessante e variato, passa dalla raccolta di abiti e materiale, all'allestimento e l'esposizione vera e propria, dalla visita a mercati delle pulci e non, alla possibilità di elaborare i propri desideri e le proprie idee sotto forma di abiti ed accessori.
L'interesse per questo tipo di attività e di spazio è grande, lo dimostra il fatto che un'esperienza di questo genere è stata avviata anche all'esterno del centro sociale con un riscontro positivo, ma che per diversi motivi è stata abbandonata ed ora vorrebbe rinascere. Il nostro tessuto urbano offre poche possibilità in questo senso (Caritas e Croce rossa) che però sono ampiamente utilizzate.
L'alternativa al sistema neoliberista si avvale anche di queste esperienze, che rispondono ad uno dei bisogni dell'essere umano in maniera diversa, riciclando ciò che già esiste a scapito di nuovi prodotti generatori di profonde ingiustizie.
Tutto questo non costa quasi niente, solo tanta voglia di fare e qualche vestito che dall'armadio grida:"fammi fare un giro!"


5.3.l Gruppo Contabilità

Il gruppo Contabilità si occupa prevalentemente di coordinare e gestire gli impegni finanziari all'interno e verso l'esterno del Centro Sociale.
Il gruppo è idealmente formato da quattro persone, due "contabili" che alternati si occupano della gestione quotidiana, un "cassiere" che si occupa della verifica della liquidità e dei pagamenti dei fornitori ed un "revisore" che si occupa dell'allestimento della contabilità analitica e funge da "prima revisione". I conti vengono sottoposti all'approvazione all'Assemblea.
Nello specifico il lavoro del gruppo si svolge come segue: quotidianamente vengono annotate le entrate o le spese su un comune foglio di carta. Settimanalmente vengono trascritte le diverse transazioni su un libro contabile e viene verificata la liquidità con il saldo contabile. Nel contempo viene verificata la situazione relativa all'impegno esterno con i creditori (fatture da pagare) al fine di aver costantemente la visione dello stato delle finanze. Regolarmente vengono effettuati i pagamenti dei fornitori.
Parallelamente alla contabilità di puro carattere finanziario (entrate/uscite), viene redatta una contabilità analitica suddividendo le diverse voci in conti corrispondenti ai diversi gruppi/aree di lavoro o nei principali costi di struttura comune. Quest'attività permette di avere una visione d'insieme e nel contempo un'idea di dettaglio sui diversi gruppi, di come questi partecipano alla gestione d'insieme e di quali sono i costi di struttura.
Regolarmente o su richiesta dell'Assemblea, viene redatto un rapporto finanziario contenente i principali indicatori di gestione, quali la liquidità, gli impegni verso l'esterno, i ricavi totali o dei diversi gruppi, le spese comuni o riguardanti un evento speciale quali festival, iniziative o progetti.