L’intervento sociale per i bambini della strada si fa scienza.
“Lavoro per necessità, vado a scuola per crescere.”

Dal sud dell’Ecuador un nuovo fronte nella cultura dell’intervento sociale cerca lo sviluppo integrale della vita dei bambini della strada, costretti a lavorare per il proprio sostentamento, e una loro reale partecipazione alle iniziative di sviluppo. Se il lavoro infantile non si può abolire subito, s’intervenga comunque per ottenere loro una vita più dignitosa. Solo così, forse per la prossima generazione, si potrà sconfiggere questa grave piaga sociale.


Sviluppo il discorso in chiave sociopolitica

Di questi tempi è difficile ricordare che solo negli anni ’90 prendeva forma un vasto movimento di promozione dell’espressione dei giovani e dei bambini di strada per l’individuazione dei reali problemi che affliggono il loro quotidiano. Il caso più clamoroso fu forse un gruppo di bambini e adolescenti brasiliani che rilevò un’industria mineraria. Per la prima volta si sottraevano allo sfruttamento sistematico di poli economici forti e aggressivi, per introdurre nel loro lavoro un equilibrio con lo studio e lo svago.

Questo movimento fu però più ampio ed articolato, e influenzò i programmi e le linee d’azione di molte ONG, ma anche delle istanze ufficiali nazionali dei vari paesi confrontati con grossi problemi infantili e giovanili, e delle massime istituzioni internazionali.

La Svizzera, pur se non direttamente toccata dal fenomeno dello sfruttamento dell’infanzia, fu teatro di manifestazioni e cassa di risonanza per le rivendicazioni espresse dai bambini in prima persona. Nel ’93, a Ginevra, il Comitato delle Nazioni Unite per i Diritti del Bambino pubblicò un documento dove sottolineava il disimpegno dei governi e delle istanze d’ordine pubblico dal fronte della protezione del bambino, e si esortavano i massimi organismi internazionali quali UNICEF, UNESCO, WHO, ILO ed altri a rinforzare gli interventi presso i governi.

Venivano pure richiamati all’ordine i massimi organismi economici quali l’FMI e la Banca Mondiale perché nei loro programmi di sviluppo prendessero in considerazione le esigenze di questa fetta di popolazione. Nel nostro paese, in particolare, sia a livello cantonale, sia a quello federale, furono costituiti i parlamenti dei giovani, che sebbene siano ormai arrivati ad una certa maturità e a proposte ben costruite, restano puntualmente inascoltati.

Negli ultimi due anni, sotto la spinta della posizione assunta dagli Stati Uniti sullo scacchiere internazionale, il contesto sociopolitico si è sempre più allontanato dal riconoscimento dei paradigmi raggiunti in ambito di sviluppo economico e sociale. I paesi del terzo mondo subiscono gli effetti di questi mutamenti in modo più marcato e violento. Cadono così nel ruolo di terreno di colonizzazione economica, e vedono allontanarsi la possibilità di un reale sviluppo autonomo ed indipendente. Questo, oltre che per il medioriente, è particolarmente vero per i paesi del Sudamerica, considerati dal potere USA un semplice ‘Patio tracero’, ossia il giardinetto dietro casa.

Le istituzioni come il CISOL, congiuntamente ad una miriade di movimenti e d’iniziative impegnate per un vero sviluppo sostenibile e durevole degli strati popolari di questi paesi, sono preludio e sostegno per le nuove e coraggiose politiche che alcuni stati, come il Brasile, il Venezuela e, appunto l’Ecuador, stanno con fatica proponendo.


Coinvolgimento dei volontari

Il CISOL, Centro de Investigaciónes Sociales de Loja, è presente in tre città 'difficili' del sud dell’Ecuador: Loja, dov’è nato, Catamayo e Zamora. Nei suoi 25 anni d’esistenza ha accolto molti studenti e volontari provenienti dalla Svizzera e da altri paesi, che vi si recano per apprendere i metodi d’analisi e di gestione dell’azione sociale. Questi giovani approfittano della loro permanenza per dare una mano in prima persona, a diretto contatto con la realtà della strada. Un’esperienza profonda per aprire gli occhi sulle gravi contraddizioni della nostra epoca.

Sono diverse le scuole e le associazioni svizzere che collaborano con il CISOL. Possiamo citare il Dipartimento d’Intervento Sociale e di Politiche Sociali dell’Università di Friborgo, che nel tempo ha inviato un consistente numero di studenti provenienti da tutta la Svizzera, oppure un folto gruppo di professionisti ticinesi, impegnato sul fronte della scolarizzazione dei bambini di strada con il progetto "Educare".

Il lavoro degli educatori e dei volontari si svolge tra la strada, luogo di vita dei bambini, il quartiere con le sue famiglie, il centro di ricerca e le diverse strutture create nelle città. L'educatore, in ogni sua azione, deve essere una presenza attiva nella vita del quartiere, un promotore e un catalizzatore di valori e di cultura popolare.

Tutti gli educatori ed i responsabili dei microprogetti partecipano a momenti di coordinamento settimanale e trimestrale. Inoltre viene svolta una pianificazione annuale per dare una coerenza ed una continuità al congiunto di interventi. Queste operazioni sono condotte da professionisti con una larga esperienza nel settore, ma dipendono fortemente dalla partecipazione attiva di tutti i collaboratori. Le valutazioni si avvalgono del sostegno di esperti esterni e della partecipazione diretta delle popolazioni beneficiarie, perché una valutazione non obbiettiva non riesce ad essere una valida guida per l'aggiustamento delle azioni in vista dei loro sviluppi futuri.

Queste sono solo alcune delle esperienze che formano i volontari. Ma l'esperienza più significativa resta quella di partecipare alle azioni condotte dal CISOL come protagonista dei progetti seguiti. Infatti il concetto di partecipazione attiva, caposaldo dell'azione del CISOL sul terreno, si applica anche ai nostri giovani che, più che di una conduzione in senso stretto, direi quasi 'scolastica', beneficiano di un appoggio e di un accompagnamento certamente valido, ma che lascia loro un ampio margine d'autonomia e d'autodeterminazione perché l'esperienza si adatti meglio alla persona, alla personalità e agli obiettivi particolari di ogni volontario.

Il processo di coinvolgimento dei giovani che arrivano al CISOL inizia da un periodo di pura osservazione della situazione reale, della durata di una settimana. Continua con un avvicinamento alle strutture ed alle proposte del programma. Il volontario deve poi produrre una relazione su quanto ha visto e scoperto. Questa viene valutata insieme ai responsabili di formazione. Solo allora il volontario sarà pronto per essere inglobato nelle azioni già in corso, dopo aver messo a fuoco le sue capacità, le sue possibilità ed aver espresso le proprie preferenze.

Per iniziativa dei giovani e meno giovani, passati nell'arco degli anni dal CISOL, è stata fondata l'associazione di sostegno 'CISOL svizzera', che si occupa di tenere i contatti con l'Ecuador, di divulgare l'esperienza e di raccogliere fondi. Un'interessante progetto che, nei suoi tre anni d'esistenza, ha già contribuito significativamente al lavoro sul terreno per lo sviluppo del tessuto sociale ed economico in quella zona del sud di un paese che non cessa d'essere flagellato da problemi ecologici ('El Niño' lo ha colpito diverse volte negli ultimi anni), economici (si ricorderà il blocco dei conti bancari di un paio d'anni fa, che mise in ginocchio i ceti medio-bassi) e politici.


Descrittivo dell’associazione

Il CISOL, nato nel 1973 inizialmente come istituto di ricerca in campo sociale, ha voluto provare sul terreno i risultati delle sue ricerche. Riducendo lo studio dei fenomeni sociali alla sola teoria, non riusciva a provocare cambiamenti nella realtà quotidiana dei ceti sfavoriti della popolazione. L'aver fondato un centro di studi sociali perdeva così di senso. Inoltre la teoria, per essere valida, si deve sempre e comunque confrontare alla pratica. Così è nato il Programma Niño Trabajador (PNT) che, dal 1977, opera per il sostegno dei bambini di strada e di quelli che lavorano in situazioni a rischio.

Il PNT, mettendo il bambino al centro dell’azione, affronta i suoi diversi problemi cercando uno sviluppo integrale della sua situazione. Sono infatti molte le iniziative che, in funzione dei loro mezzi o delle loro competenze, intervengono in settori molto specifici e di solito con un approccio assistenziale. "Il bambino non può essere fatto a pezzetti", tuona Rigoberto Chauvin, presidente e co-fondatore del CISOL, ma trovare un coordinamento tra diverse iniziative di provenienza diversa, non è sempre facile. La sua azione affronta perciò le diverse sfere della vita del bambino, come quelle familiare, scolastica, di formazione, di protezione legale e di salute. Un grosso lavoro viene anche fatto per la socializzazione dei bambini e per la coltivazione di un’identità positiva, senza le quali non si può sperare in risultati durevoli nel tempo.

È inutile, per esempio, concentrarsi sul bambino che vive nella strada, senza cercare di fermare l'emorragia di bambini che escono dalle famiglie a causa delle condizioni di vita difficili, o della precaria situazione culturale. È perciò importante integrare l'intervento nel quartiere, con le famiglie, le scuole e le istanze sociali, con quello di strada.


I metodi e le risorse del CISOL

La strada viene spesso vista, dalle varie associazioni che si occupano di aiuto allo sviluppo, come luogo inadatto e di perdizione. Questo fa si che sono relativamente poche ONG sviluppano iniziative sociali in questo ambiente che, volenti o nolenti, accoglie i bambini per la maggior parte del loro tempo. Le potenzialità si vedono così ridotte, poiché gli interventi raggiungono solo i pochi bambini che si riescono a spostare dalla strada agli ostelli. Il CISOL, per decidere come, dove e quando intervenire, vuole osservare la realtà così come si presenta. La strada diventa ai suoi occhi, oltre che fonte di rischio, un luogo di vita ricco d'iniziative e di risorse che, di solito, sono sottovalutate e poco valorizzate.

Nel contesto rurale il CISOL, migliorando le condizioni di vita e la capacità produttiva dei campi, cerca di frenare il movimento di urbanizzazione selvaggia. Per ottenere un cambiamento di mentalità della gente verso i concimi chimici, ha lanciato già da anni il progetto "Ecoagro", dove alcuni appezzamenti di terreno sono coltivati con metodi biologici. Serve a dimostrare che tale produzione è possibile e pregiata, e ad eliminare la piaga delle intossicazioni dei bambini che lavorano nei campi, molto frequente in quella regione.

Le strade delle città sono divise in zone d'intervento, e un educatore è assegnato ad ognuna di esse per reperire le iniziative e promuoverle, mettendo a disposizione le sue risorse umane e le risorse dell'associazione. Portando nella strada le proposte del team, l’educatore fa da ponte tra le strutture e i luoghi di vita dei bambini. È anche a disposizione come mediatore in caso di problemi o di situazioni di crisi, come spesso nelle famiglie accade. Deve in pratica legare i problemi con le soluzioni.

Ogni struttura possiede un educatore di riferimento. Tra queste si contano due biblioteche, dove i bambini trovano il sostegno di un maestro e i libri di testo utili per fare i compiti. Anche se la scuola è pubblica ed obbligatoria, chi non può permettersi l’uniforme e i libri di testo, non ci può andare. Tutti i volontari restano stupiti del fatto che, al contrario dei nostri, in quel paese i bambini vorrebbero poter andare a scuola, fino ad essere disposti a lavorare per farlo. Purtroppo le energie e il tempo sono quelle che sono, e non sempre le famiglie danno valore alla scuola e apprezzano gli sforzi dei bambini. È in questo contesto che interviene il progetto "Educare" sostenuto dal gruppo di professionisti e di privati ticinesi.

In tre mense infantili vengono distribuiti pasti equilibrati e sufficienti per permettere al bambino di affrontare il suo carico di lavoro. Il bambino paga un prezzo simbolico, fissato in funzione di quanto si guadagna lustrando un paio di scarpe. Sono gli stessi bambini che, per motivi di dignità, vogliono pagare il cibo evitando il sentimento di dipendenza e il ruolo di 'assistito'. Essi, inoltre, partecipano in prima persona a tutte le decisioni, ottenendo un vero coinvolgimento capace di valorizzarli e di rinforzare la loro identità.

Le mense, fuori degli orari dei pasti, diventano atéliers di lavoro e mettono a disposizione dei bambini gli attrezzi per costruire gli strumenti necessari al loro lavoro. Questo è fondamentale per permettere a molti di loro o alle loro famiglie d'iniziare una piccola attività economica, oppure di assorbire un furto subito, o per far fronte alla malattia di un familiare. Quest'ultima è molto spesso il motivo per cui un bambino viene inviato in strada a lavorare per la prima volta. Anche i bambini che vivono ormai da tempo nella strada possono abbandonare l'accattonaggio e iniziare un piccolo commercio di ambulante o altre iniziative microeconomiche.

Vi sono poi un dispensario medico che facilita l'accesso alle cure sanitarie altrimenti irraggiungibili, e spazi messi a disposizione per iniziative economiche, sociali, culturali o ricreative.

Il CISOL, tramite queste strutture, cerca di stimolare la presa di coscienza della popolazione per raggiungere obiettivi di cambiamento sociale permanente. Perché le iniziative di sviluppo producano effetti positivi e duraturi, e perché l’investimento in campo sociale produca una reale trasformazione del tessuto sociale e delle condizioni economiche, è necessaria una concreta partecipazione della gente in qualità d’attori sociali e di protagonisti.

Scopo ultimo di ogni azione del CISOL è il raggiungimento della maturità del gruppo beneficiario, che sarà piena solo quando il gruppo saprà autogestirsi. In questo quadro, chi conduce l’azione motiva il gruppo nell’espressione dei suoi bisogni, e ne promuove le iniziative. Sua è anche l’incombenza di raccogliere e sistematizzare l’esperienza, per un’attenta valutazione dei risultati e del raggiungimento degli obiettivi, e di fornire questi dati a tutti gli attori sociali coinvolti nel processo.

La migliorre dimostrazione di maturità del gruppo è la morte dell’intervento pianificato. Una morte necessaria affinché l’efficienza e l’efficacia (due concetti scientificamente diversi) di un programma d’azione siano verificate. Questo vuol dire che se un programma di sviluppo non produce un gruppo sociale indipendente e capace di camminare da solo, non è un programma socialmente valido, non è un investimento interessante.

Perché l’estinzione dell’azione sociale sia possibile senza il rischio di lasciare vuoti, come spesso succede se per esempio si esauriscono i finanziamenti, gli individui devono partecipare alla sua creazione e al suo continuo riorientamento. L’azione diventa così la cristallizzazione delle volontà del gruppo beneficiario. I vantaggi che ne trae sono su diversi fronti: da una parte i suoi prodotti sono più adatti alle reali necessità; dall’altra le persone sono più motivate a sostenerla, a partecipare al suo processo di gestione e a continuare autonomamente una volta che l’aiuto esterno si sia estinto.

Altro fattore decisivo, secondo Rigoberto Chauvin, è l’approccio scientifico sistematico e rigoroso che deve accompagnare tutte le fasi dell’intervento, dalla sua nascita alla sua morte. In quest’ambito, per la pianificazione dell’azione, sono necessari un diagnostico approfondito di ogni situazione particolare, che si distingue da quelle simili perché radicata nella sua realtà specifica, unica e irripetibile. È poi necessaria una selezione delle priorità, basata sulle richieste esplicite o implicite del gruppo beneficiario, meglio sulla partecipazione attiva dei beneficiari nella definizione degli obiettivi, e che eviti l’influenza di altri fattori, pressioni o scopi esterni. Solo allora sarà possibile stabilire un progetto d’intervento e pianificare l’organizzazione d’azioni puntuali e misurabili.

L’esecuzione delle azioni dovrà essere flessibile pur riferendosi costantemente agli assi portanti di quanto pianificato. L’azione andrà poi valutata secondo un processo metodologico coerente, fondamento di una costante revisione di essa. Questa valutazione deve fornire continuamente gli elementi necessari all’aggiustamento dell’azione, che altro non è se non una sorta di nuova pianificazione. L’azione si sviluppa così in una sorta di ciclo continuo di proposte, verifiche ed aggiustamenti, un po’ come un sistema ABS per i freni dell’auto. È una premessa indispensabile per evitare i fracassi dell’intervento sociale che tutti conoscono.

Infine la divulgazione dell’esperienza e dei risultati dell’analisi scientifica riveste un’importanza fondamentale perché un’azione sociale non sia unicamente fine a se stessa. Il CISOL ha pubblicato, con il sostegno di ONG internazionali e di UNICEF, alcuni volumetti che vogliono rendere conto del lavoro svolto e delle piste seguite per ottenere questi risultati. Ci limitiamo a citare tre dei suoi lavori: “Esto de la educación en la calle” è un manuale d’intervento all’indirizzo degli educatori di strada (o, comunque, en milieu ouvert), frutto della sistematizzazione di anni d’esperienze degli educatori del CISOL; “La estructura familiar en el sector urbano marginal de Loja” è un’analisi della struttura familiare marginale urbana, per indirizzare ed aggiustare le azioni d’intervento nei baraccati che circondano la città di Loja; “La acción del Cisol con los niños trabajadores en la ciudad de Loja” è una concettualizzazione del lavoro svolto dal Cisol dal 1977 al 1989, sulla base di una valutazione globale del Programa Niño Trabajador. Questi sono ottenibili in spagnolo su richiesta a CISOL Svizzera, e verranno presto tradotti nella nostra lingua.


Indirizzi

CISOL Svizzera
Att. H. Hansruedi Bachman
Steinwiesstr. 43
8330 Pfäffikon

CISOL Ecuador
Calle Cuba no. 2071
Casilla Postal 11-01-307
Loja – Ecuador

Département de Politiques Sociales et de Travail Social
Université de Fribourg
Rte. des Bonnesfontaines 11
1700 Fribourg


Referenze bibliografiche

Il CISOL, in qualità di centro di ricerca, ha pubblicato alcuni studi. Ci limitiamo a citare:

- “Esto de la educación en la calle”, Rigoberto Chauvin Hidalgo, edito da CISOL, Quenca 1993, con il sostegno di UNICEF-Ecuador, ISBN 92806 3072 5.

Questo è un manuale d’intervento all’indirizzo degli educatori di strada (o, comunque, en milieu ouvert) e delle organizzazioni che lavorano in questa direzione, frutto della sistematizzazione di anni d’esperienze degli educatori del CISOL.

- “La estructura familiar en el sector urbano marginal de Loja (El caso del barrio Reina del Cisne)”, CISOL, edito da CISOL, Loja 1993, con il sostegno di UNICEF-Ecuador, ISBN 92806 3040 7.

È un’analisi della struttura familiare marginale urbana, per indirizzare ed aggiustare le azioni d’intervento nei quartieri che circondano la città di Loja.

- “La acción del Cisol con los niños trabajadores en la ciudad de Loja”, nella serie divulgativa “Programa Regional para América Latina y el Caribe”, CISOL, edito da UNICEF – Oficina Regional para América Latina y el Caribe, Bogotà 1990, ISBN 958-9180-14-0.

È una concettualizzazione del lavoro svolto dal Cisol dal 1977 al 1989, sulla base di una valutazione globale del Programa Niño Trabajador.

Questi testi, in spagnolo, sono a disposizione presso Pierluigi Pingitore, Via Roncaccio 13, 6942 Savosa, e presso le Cattedre Francofona e Germanofona del Département de Politiques Sociales et de Travail Social, Università de Fribourg.

http://home.tiscalinet.ch/pingi