MALESTRO
numero unico su Marcello Lonzi

 

 

Marcello Lonzi assassinato dallo stato

-ARTICOLI

- Cronologia di un assassinio carcerario -
- Breve storia di un lager qualunque... -

 

Senza gendarmi e galere, ci dicono, la violenza dilagherebbe.
E se così fosse?

NOI NON ABBIAMO CERTEZZE DA VENDERE

Se la storia non si fa con i se, così la libertà non si costruisce per sillogismi: essa non è una garanzia, a fornirle ci pensano già gli sbirri e i riformatori. La sicurezza è l'oppio dei vigliacchi. Marcello Lonzi morto ammazzato in galera, non era e non è uno dei pochi incidenti di percorso di questa bella società democratica che, tra le mille illusioni che dispensa ai suoi storditi consumatori di sciocchezze, spaccia addirittura l' illusione che la coercizione poliziesca e carceraria possa esistere senza sangue e senza violenza, asettica ed inodore come un protocollo in carta bollata. Marcello Lonzi era uno dei tanti marchiati come NEMICI DELLA SOCIETA' rinchiusi nel nome di una legge imposta a tutti quanti nel nome di tutti quanti senza che nessuno venga interpellato in merito. Chi sostiene il carcere, chi vi lavora, chi ne assicura l'esistenza o ne postula la necessità, rifletta. I cadaveri dei tanti Marcello Lonzi pesano sulla sua coscienza di vigliacco .

 

 

Cronologia di un assassinio carcerario

11 luglio 2003
Marcello Lonzi , giovane detenuto delle sughere, viene ritrovato morto nella sua cella. Assente il medico del carcere, il Dott. Bassi Luciani dell'assistenza pubblica, dichiara la morte per arresto cardiaco dovuto a cause naturali, nonostante le profonde e numerose ecchimosi e ferite sul corpo del giovane, che verranno ridicolmente attribuite alla caduta seguita all'infarto e ai successivi tentativi di rianimazione. I detenuti delle Sughere, ben coscienti della morte infame inflitta a Marcello, protestano facendo rumore per tutta la notte. Alcuni detenuti testimoniano che Marcello, già colpito dai secondini durante l'ora d'aria, aveva trascorso la giornata in isolamento, tra le pareti lisce. I familiari, che pure abitano a poca distanza dal carcere, vengono avvertiti 12 ore dopo il decesso, e messi di fronte ad un'autopsia già iniziata e a una causa di morte già decisa, senza la presenza di un perito di parte, come previsto dalla legge. Inoltre, sul certificato di morte , l'ora del decesso risulterà corretta a penna e ritardata. La madre, Maria Ciuffi, inizia da subito la sua battaglia per fare chiarezza sulla vicenda :sporge denuncia per omicidio, allerta la stampa, si rivolge a partiti e associazioni, sbattendo spesso contro un muro di gomma di indifferenza . Solo fuori dai palazzi della politica, troverà persone disposte a sostenerla, primi gli anarchici pisani del circolo di Via del Cuore. Maria Ciuffi riceverà inoltre numerose pressioni :verrà a lungo pedinata, e una macchina cercherà di investirla.

7 ottobre 2003
Emilio Giusti, comandante delle guardie del carcere di Livorno, scrive al procuratore Roberto Pennisi per chiedergli di aprire un'inchiesta per diffamazione contro Maria Ciuffi. In particolare il buon Emilio dice di temere per l'incolumità sua e dei suoi sottoposti, preoccupato che una tal fuga di notizie sul loro mestiere di boia possa ficcare qualche brutto grillo in testa ai livornesi, che, scrive, sono notoriamente un popolo di facinorosi.

Ottobre 2003
Per il compleanno di Marcello, Maria va a deporre una corona di fiori di fronte alle Sughere, rimossa dopo poco dai secondini poiché il gesto non era stato autorizzato.

21 maggio 2004
L'udienza a Livorno che deve decidere in merito all'archiviazione del caso Lonzi, vede un presidio partecipato da una cinquantina di persone.

2 luglio 2004
Il P.M Roberto Pennisi, da tempo indeciso tra la tesi della morte accidentale e quella del suicidio, chiede l'archiviazione del caso. Pennisi sembra particolarmente propenso ad insabbiare gli omicidi in carcere :un anno prima aveva infatti richiesto, ottenendola, l'assoluzione per un vizio di forma per la morte del ventottenne Francesco Romeo , ucciso dalle guardie carcerarie di Reggio Calabria il 7 ottobre 1997.

10 luglio 2004
Ad un anno dalla morte di Marcello si tiene un presidio anarchico davanti alle Sughere. Presenti una cinquantina di persone. I secondini ricevono gli insulti che meritano.

23 luglio 2004
Vittorio Trupiano, l'avvocato di Maria Ciuffi, annuncia che è entrato in possesso di una ventina di nuove fotografie del corpo di Marcello Lonzi . Le foto sono agghiaccianti e mostrano, oltre alle profonde ferite sul volto, una serie di ferite e contusioni che vanno dalla base del collo, alla schiena, alle gambe. Come se le sarebbe procurate Marcello se, stando alla versione ufficiale, egli, colto da malore, sarebbe caduto a terra a faccia in giù ? Sulla base di queste foto l'avvocato Trupiano, il 29 luglio, scrive al G.I :P Rinaldo Merani una ferma opposizione all'archiviazione del caso, chiede la riesumazione del cadavere di Marcello e una nuova autopsia.

Ottobre 2004
Maria Ciuffi , in attesa dell'udienza di dicembre che deciderà in merito all'archiviazione del caso Lonzi, propone al Comune e alle forze politiche di sinistra una fiaccolata sotto le Sughere, che finirà in un mare di distinguo e di chiacchiere. Particolarmente contraria l 'Arci, il cui presidente locale, dal sinistro nome di Marco Solimano, dichiara in sostanza che l'iniziativa rischia di interrompere il percorso di pacificazione sociale perseguito dai burocrati della sua risma. Maria Ciuffi risponde appendendo uno striscione alle finestre di casa : PAURA ALLE SUGHERE, L 'ARCI DICE NO...FIACCOLATA.

Dicembre 2004
A Milano (il primo del mese) e Livorno (il tre) si tengono presidi di controinformazione sul caso Lonzi e in solidarietà a Paolo Dorigo, prigioniero comunista in sciopero della fame, anch'esso pestato nelle celle lisce delle Sughere.

10 dicembre 2004
A Livorno il GIP Rinaldo Merani archivia definitivamente il caso Lonzi. Fuori dal tribunale, i compagni ricordano ai magistrati la loro vergognosa complicità.

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Breve storia di un lager qualunque
Ovvero come si vive e si muore alle Sughere di Livorno

-----Il carcere delle Sughere nasce nel 1984 come casa circondariale. Nel giro di pochi anni , acquista una sezione ad alta sicurezza per detenuti imputati di reati associativi (270,270 bis....), un'altra sezione ad alto indice di vigilanza (EIV) e un'altra per "osservandi " e "periziandi" (sezione psichiatrica). Quindi viene aggiunta una sezione femminile. -----Queste trasformazioni rendono ben presto le sughere una delle galere più disumane d'Italia. Le ambizioni di carriera di qualche direttore troppo zelante, desideroso di rendere le sughere uno dei carceri più sicuri d'Italia, fa sì che le mura, in un carcere in cui si risparmia anche sulle lampadine, vengano dotate di un costoso apparato di video-sorveglianza. -----La compresenza di numerose sezioni (veri e propri sottocarceri) determina inoltre una grave situazione di sovraffollamento. Nelle sughere stanno attualmente circa 370 detenuti, a fronte di una capienza prevista per 240 persone e una soglia di tollerabilità prevista per 315, col risultato che in celle di 3 metri per 3 arrivano a stare fino a 6-7 persone. A ciò si aggiunge la carenza della struttura in cui, a sentire i detenuti, la pioggia provoca l'allagamento delle celle. -----In questo contesto , il rapporto con la burocrazia, già di per sè angosciante in ogni carcere, diviene allucinante. Il regolamento carcerario prevede "domandine" praticamente per tutto, dai colloqui coi familiari agli incontri con gli assistenti sociali e le autorità carcerarie, alla spesa. -----Sistematicamente, numerose domandine vengono respinte o ignorate, costringendo i detenuti a ricominciare da capo con le pratiche -----Il rumore provocato dal caso Lonzi a partire dal luglio 2003, strappa la cortina attorno all'orrore delle Sughere. Emergono così, nell'estate 2004, i casi di tre suicidi, tutti praticamente annunciati e verificatesi nel giro di 2 mesi. Si parla anche del presunto suicidio di un cittadino turco, Mohammer Daff, 35 anni, trovato impiccato nell'aprile 2003 con i lacci delle scarpe, assolutamente vietati dietro le sbarre. Nel settembre 2004, un ex-detenuto delle Sughere racconta in un'intervista a Radio Radicale del pestaggio subito all'interno della "cella liscia" , ovvero in una delle celle di punizione la cui esistenza le autorità carcerarie si affannano a negare. L'uomo racconta di esservi stato condotto, denudato e pestato per la semplice richiesta di una spesa supplementare anticipata ; quindi di esservi stato lasciato per quattro giorni , senza nemmeno una coperta . L'uomo aggiunge anche di aver visto altri detenuti pestati alla stessa maniera. A seguito della denuncia delle celle lisce, la direzione del carcere rende noto un comunicato degno del teatro dell'assurdo : non di celle lisce si tratterebbe, ma di un luogo privo di suppellettili ! ! !, nel quale viene tolto tutto quello che è di proprietà del detenuto, che resta nella disponibilità del recluso, ma fuori dalla cella ! !...Magia della parola ! ! Il medico del carcere invece, Dott. Tiso, ammette candidamente di spedire i detenuti nelle celle lisce , ma solo per evitare atti di autolesionismo.(Tanto, a procurare lesioni, ci pensano i secondini). Più franco e brutale, Romeo Chierchia, sindacalista autonomo delle guardie, ricorda che le celle lisce esistono eccome, sono pure previste dal regolamento, e che in esse il detenuto non può fare male ne' a sè, ne' agli altri. -----Nello stesso periodo arriva a Maria Ciuffi la lettera di un altro detenuto che racconta di essere stato trasferito da Livorno ad un altro carcere su una lettiga, incatenato alle mani, ai piedi e al collo, col le piante dei piedi rotte e bruciature di sigarette tra le dita. -----Tanti problemi, dicono gli esperti. Concorde con essi, la direttrice delle Sughere Anna Carnimeo, che salutiamo in attesa di un incontro un po' più "diretto" , promette che si darà da fare : presto verrà infatti costruita l'area verde , dove le detenute potranno incontrare i figli piccoli...

 

 

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