L'anonimato su internet
di marco ivaldi
raptor@dislessici.org
Da sempre, l'anonimato ha rappresentato una condizione fondamentale per
la liberta' di parola e di espressione degli individui, diritto
importantissimo e riconosciuto da tutti i governi democratici. Voci
controverse e spesso irriverenti verso il potere della maggioranza si
sono frequentemente fatte sentire grazie alla copertura dell'anonimato:
molti autori che potevano aver paura di essere perseguiti a causa del
loro pensiero hanno cosi' avuto modo di esprimere liberamente le proprie
opinioni, senza temere ritorsioni. Gli pseudonimi hanno sempre giocato
un ruolo fondamentale per la politica e la letteratura satirica in
genere, permettendo anche a persone "marchiate" dalle opinioni espresse
in precedenza o dall'appartenenza a qualche associazione di esprimere le
proprie idee senza il pericolo che queste venissero travisate o
rifiutate a priori: molti scrittori censurati hanno continuato a
lavorare proprio grazie alla possibilita' di utilizzare un nome fittizio.
Insomma, un autore puo' avere una quantita' di motivi validi per
decidere di non rivelare la propria identita', come la paura di
rappresaglie economiche o legali, di ostracismo sociale o semplicemente
il desiderio di preservare il piu' possibile la propria privacy.
"L'identita' di chi scrive non e' differente da ogni altro componente
del contenuto di un documento che l'autore e' libero di includere o
escludere", recita una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti
del 1995, che continua osservando che l'anonimato "offre a uno scrittore
che puo' essere impopolare un modo per assicurarsi che i lettori non
accolgano il suo messaggio con pregiudizio, semplicemente per il fatto
che essi non amano colui che lo propone". Il pubblicare scritti anonimi,
quindi, non e' generalmente considerata una pratica deleteria e
fraudolenta, ma fa parte al contrario di una onorevole tradizione di
dissenso e di espressione libera delle proprie opinioni: "l'anonimato e'
uno scudo dalla tirannia della maggioranza".
Nonostante tutte queste convinzioni piu' o meno diffuse, la situazione
di Internet e' vista in modo piuttosto diverso: la rete delle reti viene
troppo spesso trattata come "sui generis", non collegata ai mezzi di
comunicazione esistenti in precedenza. L'analogia tra la carta stampata
e Internet viene purtroppo spesso ignorata, e molti governi cercano di
limitare o eliminare completamente l'anonimato e quindi la liberta' di
espressione in Rete, non rendendosi conto che c'e' in realta' ben poca
differenza tra un libro e un sito internet. Molte autorita' statunitensi
e straniere, infatti, continuano a considerare l'"anonimato elettronico"
come un pericolo per la sicurezza nazionale, e propongono diversi
cambiamenti all'architettura delle Rete che possano permettere un
maggiore controllo, eliminando cosi' un mezzo per l'espressione anonima
di opinioni.
Molti ritengono infatti che per regolamentare Internet, e ottenere di
conseguenza una forma "civilizzata" di cyberspazio, si debba limitare
l'uso della comunicazione anonima ad esempio ricorrendo a statuti che
impongano agli amministratori dei remailer anonimi il mantenimento delle
registrazioni degli utenti, in modo che sia possibile risalire
all'autore di un qualche messaggio in caso di bisogno. Coloro che
propongono queste legislazioni per la Rete, pero', raramente si curano
di spiegare il motivo per il quale le comunicazioni elettroniche debbano
essere trattate in modo differente rispetto a quelle su carta stampata:
i fautori della censura del cyberspazio si basano per la gran parte
sull'argomento che la rete e' "pervasiva", e cioe' si introduce
all'interno delle case e puo' presentare linguaggi o immagini inadatti a
minori. Basta poco, comunque, per rendirsi conto che Internet non e'
neanche lontanamente "invasivo" come la radio o la televisione: un
navigatore del cyberspazio e' molto piu' libero di scegliere gli
argomenti e le immagini a cui si trovera' di fronte, rispetto a un
semplice spettatore televisivo. Un altro argomento molto amato dai
censori di Internet e' che esso e' piu' pericoloso rispetto alla stampa
poiche' anche i messaggi piu' marginali raggiungono un audience
decisamente piu' vasto in pochissimo tempo.
Ma l'affermazione che la
comunicazione controversa e' accettabile solamente fino a quando
raggiunge uno scarso numero di ascoltatori e' decisamente antidemocratica.
Infine, un argomento strettamente legato e' rappresentato dal fatto
che l'anonimato su Internet e' piu' pericoloso a causa della carenza di
"intermediari" (editori, produttori, agenti letterari), che possono
conoscere la vera identita' dell'autore anonimo. Anche questa tesi,
comunque, e' decisamente antidemocratica, poiche' presuppone che
l'anonimato e' accettabile solamente a patto che sia controllato da
un'elite di informati: questa attitudine elitaristica non dovrebbe fare
parte della moderna filosofia della liberta' di parola.
Ciononostante, le autorita' continuano a fare pressione per limitare
l'anonimato su Internet, proponendo l'adozione di nuove tecnologie che
permettano di individuare usi e abusi della Rete. Nel mondo "reale", ad
esempio, le compagnie telefoniche sono obbligate a mantenere le
informazioni sulle chiamate per un determinato periodo di tempo, in modo
da poterle fornire alle autorita' in caso di bisogno. Ma il cyberspazio,
per la sua conformazione di natura caotica, permette a chiunque di
accedervi senza che il proprio nome e dati personali siano conservati da
qualche parte: l'anonimato e gli pseudonimi sono insiti
nell'architettura della Rete.
Cosi', se da un lato i rappresentanti della legge e del governo
premono per limitare le liberta', in modo da avere un maggiore controllo
sul fenomeno Internet, dall'altra numerose persone si battono per la
conservazione dei diritti fondamentali anche nel cyberspazio: basti
pensare a Freedom, il nuovo prodotto che garantisce privacy assoluta
distribuito da ZeroKnowledge, a PGP, che offre la possibilita' di
comunicazioni sicure via Internet, o ai numerosi remailers e servizi di
anonimizzazione a disposizione (cito ad esempio il famoso Anonymizer.Com).
In conclusione, i problemi legati all'anonimato, come la difficolta'
nel risalire ai responsabili di crimini informatici o perpetratori di
truffe online, devono a mio avviso trovare un'altra soluzione. E'
impensabile permettere che i governi rifiutino di garantire ai propri
cittadini i diritti e le liberta' di base, come purtroppo sta accadendo
in Cina e in Australia. Le voci anonime e coperte da pseudonimi in
Internet sono parte di una ricchissima tradizione dei mezzi di
comunicazione precedenti, tradizione che ha tutelato la liberta' di
espressione per secoli: esse non devono quindi essere fatte tacere
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