numero zero


RIVOLTA DI CLASSE
per la fine della scuola borghese

Vi diamo il benvenuto in questa pagina gestita dal Collettivo Autonomo Studentesco, punto di incontro fra gli/le studenti/esse autorganizzati di Roma. In questo primo articolo vorremmo parlare di quel mondo che ci troviamo ad affrontare quotidianamente: la scuola. Questa può sembrare un'ovvietà, in realtà non lo è. Su tal argomento infatti ne sono state dette di cotte e di crude: riforme di sinistra e di destra spacciate come strumenti utili a soddisfare i nostri bi/sogni, professori che si battono contro un aumento della selezione nei loro confronti e per qualche denaro in più ma dimentichi della loro funzione selettiva, finte opposizioni movimentiste di partitini e sindacati finalizzate a smussare gli angoli più duri dell'istituzione scolastica e a produrre qualche apprendista politicante....ma la realtà è diversa.

Pensiamo che per parlare della scuola bisogna analizzare la società nella quale è inserita e di cui è strumento. Qualche tempo fa un compagno (barba lunga e sguardo serio) definì questo mondo come capitalista, fondato sulla divisione in classi e sullo sfruttamento della forza-lavoro. Nonostante sia passato più di un secolo e si siano succedute numerose variazioni nel sistema produttivo, la realtà nella sostanza continua a rimanere immutata.

La scuola si inserisce perfettamente in questo contesto poiché suo compito fondamentale è quello di forgiare la classe lavoratrice e quella dominante. Per far ciò si dota di alcuni strumenti: il classismo, la selezione, la repressione. Classismo in quanto vi è una distinzione fra istituti (tecnici, commerciali, professionali, industriali) improntati ad una formazione lavorativa e scuole (licei) che forniscono una preparazione più culturale. Inoltre persistono delle barriere economiche (tasse d'iscrizione, alto costo dei libri di testo, spese per i trasporti) che sono un ulteriore elemento di divisione. In questo quadro si inserisce la selezione che ha il compito di promuovere coloro che hanno dimostrato la loro obbedienza sociale e politica alle regole del gioco e di bocciare chi invece le ha trasgredite attraverso l'assenteismo, l'improduttività o il rifiuto cosciente delle logiche imposte. Proprio questa meritocrazia è il primo strumento della repressione che colpisce gli elementi che mettono in discussione questo sistema attraverso sanzioni disciplinari e didattiche (note, intensificazione di interrogazioni e compiti in classe, discriminazione nel trattamento quotidiano). A questa repressione ''interna'' se ne aggiunge quella più ''diretta'' costituita da interventi polizieschi (sgomberi, denuncie, segnalazioni, intimidazioni e processi) richiesti e promossi da presidi e professori in occasioni di occupazioni e mobilitazioni radicali.

In questo senso parliamo di scuola dei padroni, di luogo di costrizione creato dalla borghesia per garantirsi il proprio futuro. Oggi in particolare l'istruzione si adatta alle esigenze europee dei nostri padroni diffondendo precarietà e flessibilità ed intensificando i meccanismi sopra descritti. Ora che lo spettro che qualche tempo fa si aggirava per l'Europa sembra latitare nelle scuole a maggior ragione deve vigere un clima di pacificazione sociale. Ogni elemento critico deve essere isolato, criminalizzato e poi bandito, ogni lotta deve essere stroncata sul nascere, ogni contraddizione nascosta e mascherata. Ma questa strategia storicamente è perdente: questo sistema mentre produce scuole azienda gonfie di profitti crea anche milioni di soggetti sfruttati e svenduti fin da giovani che per riappropriarsi della loro vita hanno come unica alternativa la lotta verso chi li opprime. E' in questa prospettiva che lavoriamo quotidianamente nei nostri istituti...

PRIMA O POI IL CONTO SARA' PRESENTATO E DI QUESTA SCUOLA NON RIMARRA' CHE UN RICORDO