SONO TORNATO DA UN PAIO DI GIORNI DA KABUL
RIFLESSIONI A CALDO DA UNO DEI PIU' GIOVANI MEMBRI DELLA DELEGAZIONE DI MARZO


aprile 2003, di Tito del PAG di Trieste

Sono tornato da un paio di giorni da Kabul.
Non so ancora farvi un discorso decente di ciò che ho visto.
Temo di aver visto il futuro di Baghdad, sicuramente ho visto l'altra faccia del capitalismo neoliberista (Osama è nella stessa faccia della stessa medaglia di Bush, entrambi si arricchiscono sulla miseria di milioni di persone). I primi due giorni mi pareva di assistere ad un film di cui ero spettatore e non attore, probabilmente una forma di autodifesa; poi, parlando con alcuni locali, ho aperto gli occhi, un po.
La cosa che per ora ho più impressa è cosa vuol dire che un Paese ha il 90 % di analfabeti, cosa vuol dire il problema del grandissimo numero di oppiomani. Vuol dire che chi ti controlla il passaporto all'aeroporto non sa leggere, vuol dire che l'omone che è dietro di te in coda non capisce dov'è e si fa spostare dal personale come fosse un pacco (similmente potrebbe scatenarsi contro un,intera famiglia solo perché glielo dicono, o perché è l,unico modo che ha per svegliarsi da uno stato vegetativo permanente).
Altra cosa che mi ha sconvolto è stato pensare che l'Afghanistan solo 30 anni fa era al pari con l'Europa, il 50% dei medici erano donne, il 60% del corpo docente era composto da donne, vi erano dei bellissimi giardini fioriti e ora è un cimitero di rovine, che difficilmente trova una via d'uscita.
NON DIAMO NULLA PER SCONTATO, continuiamo ad usare la nostra testa e la nostra pancia/o cuore, manteniamo la mente allenata ad apprendere, elaborare, criticare, collegare, ricordare. Non stanchiamoci di combattere, non possiamo fidarci dei nostri governanti, non possiamo permetterci di abbassare la guardia, - pensate al diritto all'aborto,lotte lunghissime per ottenerlo, e ora come niente fosse vogliono dare la possibilità ad un legale di farsi tutore del feto: e la madre torna ad essere null'altro che un'incubatrice; non abbiamo il diritto di sapere cosa mangiamo (gli ogm non vanno dichiarati se in percentuale minore del 1%), il diritto a manifestare abbiamo dovuto lottare per conquistarlo e dopo Genova abbiamo dovuto ribadirlo con Firenze, altrimenti rischiavamo di perderlo.
Non facciamoci fregare dall'informazione di massa.
Mentre ero a Kabul rai news 24 ha dato la notizia che gli Stati Uniti avevano sganciato 6 Scud e 40 Criuse; 1 morto e 60 feriti.
Vi rendete conto dell,assurdità? Contro chi li hanno tirati questi missili?
1) tirati nel deserto, intanto lo scopo del gioco è usare le armi, far si che il popolo con le proprie tasse acquisti armi così da poter arricchire sempre di più le industrie che le producono.
2) hanno colpito le forze di resistenza Irakene, indebolendole moltissimo. Il che vuol dire che hanno causato un casino di morti ma non ce lo vogliono dire perché sanno che siamo un popolo sensibile e che a noile bombe piace vederle partire ma mi raccomando che nessuno ci faccia vedere cosa succede quando cadono o addirittura cosa resta in terra dopo che le fiamme si sono spente o magari quando l'uranio impoverito ha iniziato a produrre bimbi nati senza scatola cranica.
3) oppure li hanno tirati sui palazzi ministeriali vuoti, su edifici disabitati. Ma a che scopo? O torniamo all,ipotesi che l,importante sia consumare armi, oppure ipotizzo che lo scopo sia distruggere ogni simbolo del potere di Saddam (al che non lo vedo molto diverso dalla distruzione dei Buddha millenari ad opera dei Talebani).
Non so sinceramente cosa pensare ma di sicuro sento una serie di notizie quanto meno parzialmente vere se non palesemente tendenziose o false.
A proposito di notizie vere e false: l'unica parte di Kabul relativamente sicura ( solo un paio di quartieri della capitale di uno Stato che è stato "liberato" a suon di bombe possono dirsi parzialmente sicuri) è quella dove alloggiano le varie ONG e ambasciate. Sorvegliata continuamente dalle forze dell,ISAF (Internazional Security Assistance Force, composta da militari internazionali) che pattugliano continuamente le strade.
Il 97% delle donne indossa il burqa. E, vero che legalmente non è più obbligatorio ma bisogna capire cosa significhi "legale" a Kabul. Nella strada dove avevamo la nostra guest house c'erano due portoni perennemente picchettati da guardie armate. Non abbiamo neppure domandato chi abitasse in quelle case ma pare gente dell'Alleanza del Nord (signori della guerra). Chiunque ne abbia i soldi puo, permettersi un po, di guardie del corpo, così, qualche centinaio di uomini armati di scorta. Le stesse forze dell'ISAF non entrano in alcuni quartieri della capitale.
Kharzai (primo ministro, marionetta USA) è uscito in pubblico una sola volta e ha subito un attentato. La maggior parte dei ministri non sanno leggere ma hanno un lunghissima esperienza in sparatorie, stupri e vari crimini di guerra (referenziali che evidentemente gli Stati Uniti reputano più importanti del saper leggere e scrivere).
L'esportazione di oppio è ri-aumentata da dopo i bombardamenti dell,occidente civile.
A Mazar-el-Sharif, visto che siamo in tempo di pace cadono non più di un paio di razzi al giorno.
Ora sono state aperte delle scuole per bambine, peccato che troppo spesso le maestre vengano
acidificate: acido in volto, così che non si dimentichino chi comanda.
Fatte queste premesse alla domanda se ora il burqa è o non è obbligatorio non me la sento di rispondere.
La domanda è che fare? Cosa possiamo fare noi da qui per poter aiutare questo popolo?
Un sacco di cose.
1) ricordiamoci che la politica non la si fa nelle urne (Tony è andato al governo con dei voti che poi ha tradito) ;ormai anche in Europa vince le elezioni che ha più solda da poter investire nella campagna elettorale. Non si fa nelle piazze, 110.000.000 di persone in piazza lo stesso giorno a dire la stessa cosa sono servite a poco o niente (e ricordiamoci che a contarle è stata la cnn che in queste cose è quasi migliore della questura di Roma). Noi non siamo più cittadini, siamo consumatori e solo come tali abbiamo diritti, abbiamo potere. La politica la si fa al supermercato, in borsa, al distributore di benzina, in banca, ricordiamocelo sempre. E, inutile votare Dalema e poi acquistare "FERRERO" che fa pubblicità sulle reti Mediaset. Equivale a pagare Emilio Fede e la prossima campagna elettorale di Berlusconi. Esporre la bandiera della pace e poi fare benzina alla Esso, vuol dire togliere potere alla bandiera, visto che si va a finanziare chi vuole questa guerra, chi sostiene che il petrolio valga più del sangue. Secondo voi cosa succede se tutti coloro che hanno esposto la bandiera della pace smettessero di comprare Nestlè, Esso, Coca cola, Wisky, arance Israeliane.
2) non mollare la guardia qui in Italia, continuare a combattere per i nostri diritti e doveri, combattere per essere tutti uguali di fronte alla legge, per avere una legge giusta in cui la salute umana sia più importante del profitto economico.
3) sostenere quelle associazioni civili che da anni combattono contro l,oppressione fondamentalista, neoliberista e comunista. Sostenere Rawa (www.rawa.org, www.wforw.it, sostegnorawa@yahoo.it ), associazione rivoluzionaria delle donne dell'Afghanistan che dal 1976 lotta clandestinamente contro gli oppressori. Ma lotta in modo furbo, nell'unico modo che esiste per debellare per sempre lo spettro della tirannia: organizza scuole clandestine per bambini e bambine, corsi di alfabetizzazione per donne vedove o scappate dalle violenze domestiche, gestisce orfanotrofi in cui insegna ai bambini l'importanza della democrazia, dello studio, organizza corsi di taglio e cucito per donne in modo da poterle rendere economicamente autosufficienti.
E vi assicuro che qualunque minima offerta queste donne ricevono la sanno far fruttare al massimo. Ho visto una scuola per 230 bambini che vive con 10.000 $ / anno, e considerate che inclusi vi sono qualche pasto e dei vestiti: indispensabili per convincere i genitori a mandare i propri figli/ figlie a scuola.

HASTA LA VICTORIA