LA VERA GUERRA AFGHANA
IL PIU' GROSSO PROBLEMA
DELL'AFGHANISTAN NON SONO SOLO I TALEBANI E òE INSURREZINI. IL PAESE E'
GOVERNATO DA UNA NUOVA "MAFIA" COSTITUITA DA UFFICIALI E POLIZIA CORROTTI,
CHE STANNO DEFORMANDO OGNI SPERANZA IN UN FUTURO DEMOCRATICO
27 novembre 2006di Katel Clark dal New Statesman
“Se ci fosse un movimento di resistenza di cui fare parte, “ ha detto un cooperante afgano del nord, “ ci sarebbero rivolte anche li”.
L’Afganistan è reclamizzata come una storia di successi. In realtà, molti dei problemi che infiammano l’ insurrezione sono su scala nazionale. La corruzione, gli ufficiali delle province abusivi e una crescente ostilità verso l’ occidente e il governo del presidente Karzay sono presenti sia al nord che al sud del paese.
Persino coloro che hanno beneficiato maggiormente dell’ intervento degli stati Uniti nel 2001, vale a dire gli appartenenti all’ Alleanza del Nord, mostrano poca lealtà verdo i loro spalleggiatori. L’abilità delle potenze straniere di influenzare gli eventi in Afganistan è in calo. “Qualunque cosa accada adesso, per quante conseguenze negative possa portare”, dice un diplomatico senior, “ dipenderà dagli afgani. Abbiamo avuto la nostra opportunità – e penso che l ‘abbiamo persa”.
Le rivolte e la sorte delle forze britannica e della NATO contro i talebani sono state messe in prima pagina quest’ anno; la portata e la ferocia delle battaglie e la minaccia crescente dei talebani hanno sconvolto tutti. Quest’ autunno, ho viaggiato nelle aree del nord, che non sono sotto la minaccia dei talebani. Dopo cinque anni di supporto internazionale, dovrebbero essere oasi di democrazia, diritti umani e prosperità. La situazione è ancora preoccupante.
“ Non sappiamo a chi rivolgerci, con chi lamentarci,” dice il padre di una ragazzina di 16 anni che è stata uccisa nella capitale della provincia di Badakhshan, la provincia montuosa nel nord-est dell’ Afganistan, che i talebani non hanno mai occupato. Il bersaglio della bomba era il comandante delle forze NATO dispiegate come parte dell’ ISAF (International Security and Assistance Force).Le uniche vittime sono stati i tre figli di Ahmad Fawzi: quella che è stata uccisa e i due che silenziosi e aggrappati l’ un l’altro sono stati feriti. “Le autorità locali sono corrotte,” disse “ e l’ ISAF lavora a gomito a gomito con loro. L’ ISAF è troppo morbido. Continua a fare compromessi.”
Il dolore lo ha reso più franco di gran parte della gente nella sua città, soprannominata durante la guerra civile come il posto dei cento comandanti. Era la fine del Ramadam e come in tutte le famiglie dell’Afganistan, erano stati preparati dolci, biscotti, frutta e bottiglie di tè dolce, pronte per i visitatori che arrivano per fare gli auguri di buon “Eid”. Ma gli ospiti che arrivavano in questa casa portavano le loro condoglianze. Era come vedere i familiari dei defunti che con difficoltà celebrano il Natale.
Questo non è stato un attacco dei talebani. I locali accusano i parenti di un comandante di una delle fazioni dei mujaidin dell’ alleanza del nord che è stato ucciso dal fuoco della NATO dopo l’ attacco di una pattuglia. Altrove, durante un attacco che apparentemente era una vendetta, uomini armati arrivarono nella notte e diedero fuoco ad una scuola. Il principale, Bakr Shah, un uomo ispirato, che aveva perso un occhio e un braccio durante la guerra, insisteva che assolutamente la scuola non fosse chiusa. “Questi uomini non possono spegnere la luce della conoscenza,” disse. “Continueremo, anche se i bambini dovranno studiare sotto un metro di neve.” In effetti, le lezioni sono state sospese per un solo giorno.
Molti locali in Badakhshan e altrove lamentano che le loro vite sono ancora controllate dalle vecchie reti di fazioni. Nel nord-est, ogni ufficiale di stato che ho incontrato era un ex mujahidin, quasi tutti appartenenti alla fazione Jamiat-i Islami. Questo non significa che non ci siano ex comandanti mujahedin rispettabili che occupano la posizione di alto ufficiale, o che alcuni ex comunisti e civili ex esiliati non sfruttino la macchina dello stato per guadagni personali. Ad ogni modo, le reti che comprendono incaricati statali, fedeli dell’ epoca della guerra civile e attività criminali sono estremamente forti –e sembrano una mafia.
I civili lamentano che l’ Isaf non sfida mai i comandanti locali a causa della “protezione delle forze” – la protezione dei suoi soldati- viene prima della protezione dei civili afgani. A Faizabad, per esempio, il comandante più potente ha il compito di difendere la base Nato per contratto. E’ una strategia privilegiata da molte delle forze straniere e dalle agenzie delle Nazioni Unite a livello nazionale, ma per la popolazione locale, vedre gli ex miliziani proteggere una base straniera è assai poco incoraggiante.Rivendicazione dei feudi
Il comandante Nato tedesco, Colonnello Martin Robrecht, fu franco riguardo a questo dilemma. Ha condannato il comandante ucciso dalle sue forze in quanto criminale, dicendo che gestiva tre raffinerie di eroina. Avrebbe voluto essere più proattivo, disse, ma ma è stato trattenuto dall’agire contro i comandanti accusati di abusi. “Il problema è che il nostro mandato non ci permette di allontanare nessuno degli ex comandanti. Questo è un mero problema degli afgani... Dipende da Kabul e dal governo e se vogliono il supporto, noi glielo forniremo.” Non è mai stata fatta nessuna richiesta di intervento, aggiunge.
La penetrazione delle reti dei vecchi miliziani non era inevitabile quando il regime dei talebani collassò. Nel 2001, la decisione di armare e supportare l’ Alleanza del Nord e altri gruppi tribali e di mujahedin, nonostante il loro passato di crimini di guerra, portò ad una rapida vittoria contro i talebani. I comandanti che erano stati sconfitti o indeboliti dalle vittorie militari dei talebani, si trovarono a riempire il vuoto politico lasciato dal regime in fuga. Si auto-nominarono poliziotti e comandanti dell’ esercito, governatori delle provincie e ministri di gabinetto. Alcuni letteralmente tornarono da oltre confine per reclamare i loro vecchi feudi. Molti di quelli con cui parlai all’epoca, ritenevano che non sarebbe stato concesso loro di mantenere i nuovi ruoli ma Hamid Karzai, le Nazioni Unite e Washinton preferirono lavorare con loro. Quando chiesi a Jack Straw, l’ allora segretario agli esteri, informazioni circa questa strategia all’ inizio del 2002, non pose scuse: “Più persone possiamo avere a disposizione che occuparono nel passato posizioni di forza e di potere e che adesso si dicono interessati ad un processo politico e più possiamo tagliare fuori persone che ricorrono alla violenza, migliore sarà il futuro dell’ Afganistan.”
Quando le milizie furono al governo l’ultima volta, negli anno 90, omicidi, stupri e rapimenti avvenivano su larga scala. La situazione attuale non è così grave. Fare soldi con la droga, in un paese dove un terzo dell’ economia è basata sulla droga, è più facile che fare soldi ai danni delle persone. La gente dice che la presenza delle truppe straniere induce comportamenti migliori da parte degli ex miliziani, sebbene, come dice un agricoltore, il dispiegamento di truppe straniere non dà garanzie per il futuro. “ Chi sa cosa accadrà ancora quando l’ Isaf se ne andrà.” Mawlawi Ibrahim, un avvocato difensore dell’ Organizzazione afgana dei Diritti Umani, dice che gli abusi non sono certo spariti.” Ci sono casi di tortura durante la detenzione da parte della polizia, per esempio,” dice. “Le notizie arrivano principalmente dal sud e dal nord ma occasionalmente arrivano anche dalla capitale.” Dice che vengono usati i soliti vecchi metodi- botte, elettro shock usando i vecchi carica telefoni, “ in genere per estorcere denaro dai prigionieri, sebbene qualche volta per ottenere informazioni per investigazioni criminali.
In tutto il paese, i servizi segreti riportano che spesso è la polizia stessa che spaccia droga e commette crimini ha portato i poteri internazionali a chiedere riforme.
Un recente rapporto del governo USA riporta corruzione endemica e incompetenza in una forza che esso stesso ha finanziato.
Circa il 70% dei poliziotti sono ex- mujahedin, regrutati in massa dalle loro vecchie milizie e che tutt’ ora restano fedeli ai loro comandanti delle fazioni.
Nonstante i piccoli progressi, circa un terzo dell’ Afganistan è sorvegliato da uomini accusati di gravi crimini. Tutti i capi della polizia tranne due sono mujahedin della vecchia fazione dell’ Alleanza del Nord, la gran parte dei quali della fazione Jamiat/Shura-i Nazar , la fazione che ha conquistato Kabul nel 2001 dopo aver ricevuto il grosso delle armi e dei finanziamenti dagli Stati Uniti. Il deputato al ministero degl interni, il Generale Daoud- lui stesso un ex comandante Shura-i Nazar- ammette l’ esistenza di ufficiali corrotti, ma nega che l’apparato dello stato e la mafia siano diventati una cosa sola. “ L’ errore che la comunità internazionale ha fatto è stato di non essersi focalizzata prima sulla riforma della polizia,” dice.
Gli afgani non hanno mai avuto molta fiducia nello stato , che tradizionalmente si concentra sulle tasse e sulle coscrizioni. In ogni modo, le aspettative salirono nel 2001, quando si iniziò a parlare di democrazia, diritti umani e aiuti. Quello che è emerso è che lo stato non può o non vuole proteggere i suoi cittadini e in alcuni posti commette abusi su di loro.
Lo scorso anno, non ho incontrato un solo cittadino che dicesse qualcosa a favore del Presidente Karzai. Questo è un paese dove, prima del 2001, raramente ho sentito esprimere sentimenti anti – occidentali o anti americani.
La buona volontà è venuta meno – ed ha come deterrente le forze straniere. Laddove nel 2002, il solo nominare i bombardieri B52 era sufficinete per spaventare gli uomini armati, adesso i comandanti del nord e del sud, pro e contro i talebani semplicemente scrollano le spalle. Anche coloro che maggiormente hanno beneficiato dell’ invasione anti- talebana, adesso sono scontenti.
Nella valle del Panjshir, cuore politico del Shura-i Nazar, la gente è scontenta degli aiuti, dei servizi e del lavoro. “Gli stranieri dovrebbero aiutarci maggiormente,” dice un uomo al mercato, mentre il suo compagno annuisce, “ perchè il diavolo <fa il lavoro per le mani inutili> e non vogliamo prendere in mano le armi nuovamente.”
Uno dei leaders locali, Kaka Tajuddin era furioso circa la strada al disotto del livello qualitativo finanziata dagli Stati Uniti, che era stata costruita nella vallata. “Questa strada è come un simbolo,” dice, intendendo dire che mostra la mancanza di solidarietà che gli stranieri e il governo hanno verso gli abitanti dell’area.” Ci sbarazzeremo di voi tutti [cioè dei britannici]” dice. “Ci siamo sbarazzati dei russi e dei cinesi, e possiamo sbarazzarci anche di questi altri.”Kate Clark's programme "Unreported World: Never mind the Taliban" will be shown on Channel 4 on 1 December at 7.35pm
[]This article first appeared in the New Statesman.
*******************************************
Barnett R. Rubin
Director of Studies and Senior Fellow
Center on International Cooperation
New York University
418 Lafayette Street, Suite 543
New York, NY 10003
Work: 212-998-3680
Fax: 212-995-4706
E-Mail: Barnett.Rubin@nyu.edu
*******************************************