CANTIERI PROSTITUZIONE E LIBERTA': LA LEGGE PITTELLI NON PUO' ANDARE
IL CONVEGNO ORGANIZZATO A BOLOGNA DAL COMITATO PER I DIRITTI CIVILI DELLE PROSTITUTE E DAL MOVIMENTO IDENTITA' TRANSESSUALE STRONCA LA PROPOSTA DI LEGGE


ottobre 2002, Di Marianna Maggi, fonte Acea

Venerdì 20 settembre presso la sede della Cgil di via Marconi a Bologna il Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute e il Mit (Movimento Identità Transessuale) hanno organizzato un convegno per discutere della nuova legge sulla prostituzione proposta dall'on. Pittelli.
L'incontro è durato l'intera giornata, durante la quale si sono susseguiti gli interventi degli organizzatori del dibattito ma non solo. Erano infatti presenti in sala rappresentanti di numerose associazioni, giornalisti, semplici cittadini. Tra i quali Pia Covre, Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute; On. Franco Grillini, deputato Ds; On Zanotto, Commissione Affari Sociali; Marcella di Folco, presidente MIT; Giliola Tognolo, resp. Ufficio Nuovi Diritti Cgil Nazionale; Milli Virgilio,
giurista ed esperta di politiche professionali; Sergio Logiudice, pres. Arcigay Nazionale; Lucia Portis, Lila Milano e parecchi altri esponenti delle Associazioni che si occupano di queste tematiche.
L'esigenza di incontrarsi e confrontarsi sulla proposta Pittelli nasce perché tale proposta suscita da più parti interrogativi e perplessità.
- La legge Pittelli è caratterizzata da un forte spirito regolamentarista.
Nel corso del dibattito è emerso come in realtà proponga solamente una finta regolamentazione del lavoro della prostituta, che viene descritto come un esercizio con obblighi e senza diritti.
Ogni prostituta è tenuta a pagare gli oneri previdenziali e sanitari, esattamente come qualsiasi altro lavoratore, ma per poter svolgere il proprio lavoro in modo regolare, deve prima darne comunicazione alla Questura. Quale altro libero professionista ha bisogno del nulla osta della Polizia per lavorare? A quale altro libero professionista è vietata qualsiasi forma di pubblicità dei propri servizi?
- La legge Pittelli è inoltre caratterizzata da uno spirito discriminatorio.
La prostituta è tenuta a presentarsi con cadenza regolare alle apposite autorità per effettuare un controllo igienico-sanitario. L'obiettivo dovrebbe essere quello di limitare il più possibile il diffondersi di malattie infettive trasmissibili per via sessuale. Purtroppo questi controlli sono previsti soltanto nei confronti della donna, registrata regolarmente nella lista del Questore.
L'anonimo cliente viene trattato come una persona dipendente dai propri istinti sessuali e incapace di intendere. La sicurezza del rapporto e quindi la salvaguardia della salute del cliente è garantita dalla donna.
In caso di trasgressione della legge, per il medesimo reato è prevista un'ammenda, il sequestro della macchina e il ritiro della patente per il cliente, la galera fino tre anni per la donna. Non si capisce il perché della differenza di trattamento tra l'offerta e la domanda.
- La legge Pittelli è ispirata da una filosofia proibizionista.
La donna-prostituta è colpevole in partenza per il solo fatto di esercitare la sua "professione". Per lavorare dovrà quindi trovarsi un posto il più lontano possibile dalla gente "per bene". E' vietata la prostituzione in strada e in tutti i luoghi pubblici o aperti al pubblico, ma questo divieto significa creare i presupposti per l'esercizio irregolare e sommerso della prostituzione.
- La legge Pittelli è una legge razzista.
Non tratta il problema delle straniere, letteralmente scomparse dalle nuove disposizioni. Il fatto è infatti che non le riguarda: come potrebbe una clandestina andare a registrarsi in Questura come prostituta? Quante potrebbero permettersi una casa per esercitare il proprio lavoro? Questa mancanza è ancora più grave se si pensa che la prostituzione in strada è esercitata al 90% da immigrate clandestine. Probabilmente l'On. Pittelli, contando sull'efficacia della legge Bossi-Fini,
ha ritenuto superfluo affrontare il problema.
- Oltre alla discutibilità dei principi ispiratori di questa legge, stupisce la sua contradditorietà, il suo "pressapochismo" che la rende già di per sé inapplicabile, la sua inefficacia sul piano sociale.
La proposta è manchevole nel senso che non attribuisce alcun rilievo alle condizioni sociali e al contesto nel quale i soggetti agiscono, limitandosi ad escogitare strategie di controllo che non accompagnano reali intenzioni di riduzione del danno.
Le disposizioni in materia di controlli igienico-sanitari appaiono dettate più da atteggiamenti "aidsfobici" che non da uno spirito educativo e pedagogico mirato alla salvaguardia della salute di coloro che offrono e fruiscono prestazioni sessuali.
Le donne non prostitute incorrerebbero quotidianamente nel rischio di essere fermate per strada dalla polizia a caccia di trasgressori per sospetto di prostituzione. D'altra parte le stesse prostitute come potrebbero dimostrare a un agente di essere uscite di casa per comprare le sigarette e non per "adescare" qualche cliente?
Il comma 3 dell'articolo 1 della proposta recita: "Fuori dai casi di agevolazione, favoreggiamento ovvero di sfruttamento della prostituzione, non è punibile il contestuale esercizio della prostituzione nella medesima abitazione da parte di tre persone". L'ambiguità di questa disposizione è evidente.
Ci chiediamo se il relatore della legge sarebbe in grado di chiarirla.
Per tutti questi motivi tutti in sala sono concordi sul fatto che la proposta Pittelli, non solo non è applicabile così com'è, ma non è neppure emendabile. E' necessario quindi avviare una piattaforma che sottoponga al Parlamento una proposta alternativa, accompagnata da un'incisiva battaglia ideologica. Solo chi conosce il problema è in grado di proporre una soluzione adeguata. A questo incontro seguiranno quindi una serie di iniziative come un incontro istituzionale con i gruppi
parlamentari, una carovana delle unità mobili a Roma davanti a Montecitorio, tentativi di intrecciarsi con altri movimenti come i forum sociali.
La controproposta che verrà sottoposta ai nostri legislatori è comunque, per le donne e le transessuali presenti, già un compromesso difficile da accettare, in quanto sostengono che non dovrebbe esistere una legge che regolamenti la prostituzione volontaria, ma solo una legge che finalmente sancisca l'autodeterminazione e l'inviolabilità del corpo.