CHIUSURA AL SAN PAOLO DI MILANO DELLA SEZIONE DONNE GRAVIDE SIEROPOSITIVE
IL COMUNICATO DELL'USI CHE CONVOCA A UN PRESIDIO E ALL'INVIO DI FAX DI PROTESTA E UNA BREVE STORIA DEL REPARTO


febbraio 2001, dall'USI

 

L'amministrazione del San Paolo intende smantellare (data prevista il 5/02/2001) il piano R e precisamente la sezione Aids per le donne gravide infettive, per trasferirla al piano T, nel reparto di Ostetricia e Ginecologia, ricreando così una situazione di pericolosità e rischio che esisteva nel lontano 1986, quando gli ammalati di Aids venivano, non solo in questo ospedale, imboscati nei restanti reparti.

Ora al posto di questa sezione Aids che vogliono chiudere all'insaputa di tutti e che era stata istituita (DGR IV/25692 del 10/11/1987) e finanziata interamente dalla Regione Lombardia, dal costo di 900 milioni di lire, verrà istituito un mini reparto solvente e legalizzare così una situazione di interventi chirurgici privati, che ora vengono eseguiti di nascosto nel reparto di Maternità.

Squallida storia, nonché irresponsabile, che va ad aggiungersi a quella ancora più grave della mancata realizzazione della Palazzina Aids ed infettivi con 50 posti letto + 10 letti in day-hospital, previsti già dal piano regionale per la lotta contro l'Aids (dicembre '87), e finanziati con uno stanziamento di 5 miliardi di lire, lievitati poi a 17 miliardi di lire (delib. Cipe del 21/12/1993).

L'ospedale San Paolo con questa chiusura della sezione Aids per donne gravide e sieropositive unita a quella della mancata realizzazione del reparto di malattie infettive assesta un brutto colpo al piano per la lotta all'Aids, proprio ora che vedono profilarsi nel territorio cittadino forme infettive mai riscontrate in passato e lo fa deliberatamente. Il piano strategico triennale dell'Azienda San Paolo, difatti non prevede e non menziona più fino al 2002 la realizzazione dei fatidici 50 posti letto per le malattie infettive, ma realizza in pochissimo tempo il "Dental Building" cioè la palazzina dei denti tramite una società per azioni a capitale misto pubblico ­ privato (operante già dal 29 gennaio di quest'anno nella struttura di via Beldiletto).

L' USI-Sanità dell'ospedale San Paolo e il Coordinamento Lavoratori Ospedalieri di Milano e Provincia si oppongono a questa scelta scellerata che l'Amministrazione del San Paolo intende attuare ed invitano la Rsu, gli operatori dell'ospedale, gli organismi coinvolti in questo settore e l'utenza tutta a manifestare la propria contrarietà ed impedire questa logica prima di sperpero di danaro pubblico e poi di profitto sulla pelle della popolazione e degli operatori sanitari.

LUNEDI' 5 FEBBRAIO dalle ore 8.00 alle 16.00
PRESIDIO dei LAVORATORI della SANITA'
Presso L'Ospedale San PAOLO (portineria centrale)
CONFERENZA STAMPA ore 10.00 (presso la Sede Sindacale dell'Ospedale)

FAX dell'ospedale dove potete mandare le vs. contrarietà a tale scelta dell'Amministrazione
Direzione Generale dott. F. Sala n. 02/8130911
Direzione Sanitaria dott. D. Gariboldi n. 02/89120107
Primario Clinica Ostetrica prof G. Pardi n. 02/8135662
Sindacato autogestito Usi Sanità San Paolo n. 02/89126843
Milano,30/01/2001

 

PALAZZINA AIDS


Il palazzo dei denti sì e la palazzina infettivi no.
Facciamo la piccola storia delle promesse al vento. Tanto degli "sfigati" chi se ne frega.
Quando nei primi anni '80 venne scoperta (in ritardo) la dimensione del fenomeno Aids, le autorità sanitarie regionali incominciarono, sempre in ritardo, ad elaborare un conseguente piano di intervento. Passati quasi 20 anni da quel momento si raccolgono i frutti di tanto lavoro:- praticamente un bel nulla (o quasi). Ecco perché, ancora oggi, i pazienti affetti dalla patologia Aids vengono mimetizzati nei reparti di medicina o altrove.
Il pensiero di partenza dei politici sanitari regionali e nazionali fu quello legato alla imminente scoperta del vaccino in grado di neutralizzare l'evolversi epidemico della malattia; naturalmente si trattò del pensiero più comodo, poichè, dal momento che non si è trovato ancora nessun vaccino, si è pertanto fatto a meno di costruire le strutture mancanti, anzi:- i progetti sono stati fatti (e pagati) e continuano tutt'oggi ad essere revisionati, i fondi sono stati stanziati (inutilmente) e alla fine ecco saltare fuori ­ nel pieno delirio privatistico ­ la palazzina dei denti d'oro.Altro che Aids!

Qualche esempio? Un telefax spedito dalla Regione Lombardia all'allora Presidente dell'ospedale San Paolo, avvertiva, già il 19/7/1990, che era in essere, in base alla Legge 135 del 8/6/1990, "l'avvio immediato della ristrutturazionen di n. 50 posti letto più 10 in day-hospital per l'assistenza ai malatti infettivi e Aids". Il fax regionale, firmato dal socialista Fappani faceva a sua volta riferimento ad un sedicente "Piano Regionale per la lotta contro l'Aids ed attuazione dei primi provvedimenti"; il piano porta la data del 22/11/1985. Nel 1987 (precisamente nel mese di dicembre) ecco arrivare il "Secondo Piano Regionale per la lotta contro l'Aids", da quest'ultimo si evince al San Paolo, l'esistenza progettuale di 50 posti letto più 10 in day-hospital da dedicare alla patologia suddetta..
Nel telefax urgente inviato dalla Regione, si parla chiaramente "dell'avvio immediato della ristruttrazione di 50 posti letto per l'assistenza ai malati infettivi, compresi gli ammalati di Aids e sindromi correlate con le modalità e i tempi non oltre i sei mesi" (?!?)
Perno del piano regionale, che ammetteva l'estendersi epidemico della patologia (enumerandone pure l'accrescimento), era lo stanziamento di 90 miliardi di lire da assegnare a 13 Ussl:- al San Paolo furono assegnati 5 miliardi. Una postilla avvertiva che, in relazione al carattere di assoluta urgenza delle opere in oggetto, gli inadempienti sarebbero stati puniti con la revoca dell'assegnazione economica

Una volta trascorsi 7 anni, dalla predetta "urgenza assoluta", si scopre che i progetti parzialmente esecutivi della famosa palazzina esterna, sono rimasti appunto solo dei progetti.
Nel frattempo aggiuntosi al primigenio intento anche il progetto di 15 posti letto per Aids, suddivisi tra la Clinica Ostetrica e quella Pediatrica (decreto assessorato regionale del 29 Aprile '90), si scopre che l'importo necessario ai lavori è lievitato a oltre i 18 miliardi di lire
Più avanti, nel medesimo documento, si avverte però che ad opera del Ministero della Sanità, le Ussl erano invitate ad "astenersi dall'avviare iniziative in materia di Aids, in attesa dell'individuazione delle società concessionarie che avrebbero provveduto all'espletamento degli adempimenti attuativi" (l'invito ministeriale risale al 9/9/1990).
Insomma l'urgenza può aspettare; non aspettano invece le esigenze del pool ingegneristico della nostra Direzione Lavori le cui competenze professionali per lo studio, ovvero, per il progetto della palazzina Aids (mediante sopralzo del blocco D) ammontano a quasi 126 milioni di lire. A questa cifra vanno aggiunti i costi professionali relativi alla progettazione della trasformazione di 2 piani di degenza del blocco A (in origine i 50 posti letto dovevano essere ospitati all'interno di due reparti del blocco A) di lire 129 milioni circa. Il totale fa in tutto 308 milioni comprensivi d'iva. Alla fine del '94 ultimati i lavori della sezione Aids per donne gravide, ci si accorge che qualcosa non funziona e, in breve, i fatidici 10 posti letto Aids di ostetricia si trasformano in un deposito di arredi e di rottami.
A proposito di progettazioni, qualcos'altro non sembra essere andato per il verso giusto tant'è che a distanza di circa 9 anni dalla progettazione della palazzina mai fatta si scopre che l'amministrazione non intende pagare i progettisti del Collegio Lavori. Perché? Perché come recita una delibera del 18/11/98:-"l'amministrazione ha ritenuto di contestare la validità della richiesta di pagamento relativa alle prestazioni svolte dal Collegio in merito al progetto sulla nuova palazzina Aids"
Stranamente il collegio dei progettisti non sembra poi così convinto poiché pur "riaffermando il diritto deontologico ad aver riconosciuto il credito maturato per la progettazione di massima della palazzina,.. rinuncia a esporre le prestazioni professionali, e ritiene chiusa la vertenza con il pagamento entro il 30 /11/98 di lire 129 milioni + iva.
Sul significato della citata rinuncia possiamo avanzare solamente della ipotesi, la più maligna è che la progettazione sia partita da solamagari triplicandosi per strada (almeno nei costi).

Dicembre '96 apre la sezione Aids per donne gravide
Dopo il breve inciso "progettuale", dobbiamo ritornare a bomba nell'anno 1995 all'interno di quel reparto di patologia riproduttiva al piano R, frutto di tutto l'impegno profuso in una dozzina d'anni di lotta "urgente" contro l'Aids (i famosi 15 posti letto per infettivi), per scoprire, visto lo stato di abbandono dei locali, che l'Aids avanza e che la rottamazione del mobilio non è sufficiente ad arrestare l'epidemia.

Da qui la necessità di nuovi progetti, nuove spese professionali e nuove ristrutturazioni.
Naturalmente fino all'apertura dei famosi posti letto infettivi nell'Ostetricia, le donne e le partorienti affette da Aids venivano in qualche modo imboscate nei restanti reparti alla sperindio e trattate a suon di stracci imbevuti di "panasept" posti a mò di zerbino davanti alla soglia.
Da un comunicato stampa emesso nell'agosto del 1990 dal collettivo lavoratori ospedalieri (embrione del Sindacato Autogestito-Usi), si evince che nel corso del 1989 ben 102 donne Hiv positive, furono assistite nel reparto ordinario di maternità(camere operatorie comprese); 78 finirono nel reparto di Pediatria.
Nel mese di dicembre del 1996 parte finalmente il Servizio di Patologia Riproduttiva:- della famosa palazzina non si sa logicamente nulla, anzi, il 10/6/98 con una strepitosa intuizione, il freschissimo Direttore generale si inventa uno dei tanti studi di fattibilità. L'Aids questa volta non c'entra niente:- lo studio riguarda la "costituzione di società a capitale misto privato-pubblico per la gestione del Dental building" Evviva!! Arriva la gallina dai denti d'oro! e arriva subito.
Che ne è della palazzina Aids? Alla domanda risponde, appunto, il Piano Strategico Triennale dell'Azienda San Paolo del gennaio 1999:- "non è possibile inserire nel Piano la realizzaione della palazzina Aids in considerazione delle difficoltà di individuazione di tempi certi per la costruzione. Realisticamente si può ritenere che l'operatività del reparto si avrà entro la fine del trennio e pertanto non in incidenza nel Piano elaborato 1999/2001":- odissea nello spazio.
Non accettandosi più scommesse sulla fattibilità della palazzina cogliamo l'occasione per sottolineare che un progetto presentato dalla Consomi è stato comunque approvato già nel 1990 dalla Giunta Regionale ed ulteriormente adeguato nel dicembre '98, con relativi fondi.
Attualmente da spendere per la benedetta palazzina Aids, in base alla Legge 135 del '90, ci sono, dopo le moltissime altalene, lire 15 miliardi e 980 milioni. Il fatto è che l'affidamento dei lavori è scaduto il 27 gennaio del '97, mentre la concessione edilizia è gia scaduta da un bel pezzo, alla faccia del celebre fax urgente della giunta regionale.
Nell'elaborata esposizione del Piano Strategico Triennale del "nuovo millennio", tutto l'affare Aids consta dunque di n. 5 tristissime righe. Non c'è male per un'Amministrazione eticamente impegnata come la nostra Congresso etico, Comitato etico ecc. Molto etici che presiedono a tanto etico dispiego.

Storia attuale
Della palazzina Aids non se ne parla più, però per tutto il'99 e il 2000 si sono susseguite numerose delibere che affidavano incarichi di direzione lavori, contabilità, coordinamento per la sicurezza, revoche alle varianti del progetto per la realizzazione del reparto malattie infettive, nonché indizioni di gara per l'aggiudicazione delle opere (solo per questo vengono spesi ulteriori 535 milioni di lire per le prestazioni professionali dei progettisti). Il colmo è nella delibera n.1677 del 8/11/2000:- "presa d'atto del fallimento della ditta ICEA SpA di Colturano, aggiudicataria dell'appalto dei lavori per la realizzazione del nuovo reparto di malattie infettive ­ AIDS e determinazioni conseguenti. L'importo di questa gara, che si aggirava sugli 11 miliardi di lire, era stata aggiudicata dalla ditta in questione con un'offerta di ribasso oltre il 27%, seguiva con notevole distanza la seconda ditta con un ribasso del 15,5%. Conclusione, subentrante ora la seconda ditta, l'importo della gara di appalto viene integrata di quasi 1,5 miliardi di lire.

Ma non è finita
La sezione Aids al Piano R per donne gravide rischia di chiudere, si vocifera, il 5 febbraio prossimo. Dopo 9 anni di attesa per la costruzione e neanche 5 anni di attività, questa struttura viene smantellata proprio ad opera di coloro che sulla tragedia dell'Aids hanno costruito la propria immagine di politico progressista o sanitario illuminista; e lo fanno nel peggiore dei modi:- non avvertondo gli operatori, i responsabili degli operatori, gli altri Primari connessi con l'attività della sezione Aids, figuriamoci i delegati RSU, le OO.SS. sindacali, le donne, le sieropositive o le associazioni di questo settore.

Al posto di questa sezione, si vuole aprire un mini reparto solvente e legalizzare così una situazione di interventi chirurgici privati che ora vengono eseguiti di nascosto nel reparto di Maternità.

NON PERMETTIAMOLO!!