VOTO CONTRO CPT: BOLOGNA ESIGE L'IMPEGNO ESPLICITO DEI CANDIDATI


febbraio 2004, dal Bologna Social Forum

IL NOSTRO VOTO CONTRO I CPT SENZA SE E SENZA MA

La città che vogliamo è un luogo in cui i diritti umani sono sempre e comunque rispettati. È un luogo dove tutti gli uomini e tutte le donne possono provare a realizzare i propri desideri e a inseguire la propria felicità. È un luogo in cui davvero il rispetto dei diritti delle persone non passa attraverso colore, religione e provenienza. È un luogo in cui il fatto di non essere nati in Italia non viene letto come indizio di pericolosità sociale. È un luogo in cui la democrazia è stesa come una tela preziosa e resistente, una tela che non può avere sospensioni o strappi o buchi dai bordi lacerati e in cui si annidino odio per la differenza e diffidenza etnica. È un luogo in cui il razzismo non può MAI essere istituzionalizzato. È un luogo in cui nessuno può essere rinchiuso, picchiato, narcotizzato, umiliato e offeso.

LA CITTA' CHE VOGLIAMO E' UN LUOGO IN CUI NON ESISTONO I CPT.

Se il nostro voto ha un valore è quello della libertà dei reclusi dei cpt, se il nostro voto ha un peso è quello dell'abbattimento dei muri del cpt, se il nostro voto ha un senso è quello dell'eliminazione totale di lager quali il cpt, se il nostro voto ha una ragione infine è quella del Diritto contro cui il concetto stesso di reclusione di persone incolpevoli va.

Per questo ci uniamo e indipendentemente dalla nostra appartenenza politica, sociale, culturale facciamo una promessa che è una richiesta forte, evidente e precisa:

CI RIFIUTEREMO DI DARE IL NOSTRO VOTO A QUALSIASI CANDIDATO SINDACO, PRESIDENTE DELLA PROVINCIA, CONSIGLIERE COMUNALE O PROVINCIALE CHE NON SI IMPEGNI CHIARAMENTE PRIMA E DOPO LE ELEZIONI A CHIUDERE IL CPT DI VIA MATTEI.

LE CATENE DEL NUOVO MILLENNIO
Vive vicino a noi ma non lo vediamo mai. Vive dentro una fortezza di cemento e filo spinato. Abita dentro una stanza chiusa e non esce mai. Mangia spesso per terra perché non ha tavolo né sedie. Non lavora, non cammina, non fa la spesa e non va al cinema. Non prende mai l'autobus, né va in edicola o dal tabaccaio. Non incontra mai né familiari né amici. Non ha un medico, non ha un avvocato. Mangia solo cibi precotti. Beve solo le bevande delle macchinette automatiche. Dorme quasi sempre perché insieme al cibo mangia sonniferi anche se non è insonne, antiepilettici anche se non è epilettico, antipsicotici anche se non è psicotico. Non ha idea di quale sarà il suo futuro, di cosa farà domani. Spesso viene picchiato dai suoi carcerieri. A volte cerca di uccidersi. E' rinchiuso ma non ha commesso reati.

Come lui in Italia vivono tantissime altre persone. Sono persone che cercano scampo dalla miseria e dalla guerra e che rincorrono la propria felicità come chiunque ha il diritto di fare. Sono gli uomini e le donne reclusi-e nei centri di permanenza temporanea. Questa e non altra è la loro vita. Vita incatenata in una allucinante sospensione del diritto. Vita di botte, di somministrazione coatta di farmaci pericolosi e che danno dipendenza, di segregazione e di angherie. Vita fatta di nulla, fatta di lunghi sonni, di silenzi, diinattività. Vita senza futuro costretta in un limbo diincertezza, paura, repressione, tristezza. Nessuno deve essere costretto a vivere in questo stato.