PREMIO NOBEL PER
LA PACE A WANGARI MAATHAI
"QUANDO
COMINCI A LAVORARE SERIAMENTE PER LA CAUSA AMBIENTALISTA TI SI
PROPONGONO MOLTE ALTRE QUESTIONI: DIRITTI UMANI, DIRITTI DELLE
DONNE, DIRITTI DEI BAMBINI E ALLORA NON PUOI PIU' PENSARE SOLO
A PIANTARE ALBERI"
dicembre 2004, Da
Assaltare il cielo, associazione per la promozione e la tutela
dei diritti umani
È donna, è ecologista, è africana. È Wangari Maathai, il premio Nobel per la Pace 2004.
Wangari Maathai è sottosegretario nel Ministero dell'Ambiente e delle Risorse naturali del Kenya, del governo guidato dal presidente Mwai Kibaki della Narc (Coalizione nazionale dell'Arcobaleno), che al voto del 2002 ha sbaragliato il Kanu dell'allora presidente Moi; ed è, inoltre, rappresentante della Carta della Terra per l'Africa e membro di Green Cross.
È una signora di 64 anni, nata a Nyeri, in Kenia, nel 1940. Laureata in scienze biologiche ottenne la cattedra di veterinaria all'università di Nairobi. Nello stesso anno cominciò a lavorare al Consiglio nazionale delle donne del Kenia e dal 1981 al 1987 ne fu la presidentessa.
Attraverso il Consiglio diffuse l'idea di piantare alberi e l'anno dopo tenne a battesimo il "Green Belt Movement", il "Movimento cinture verdi", un'organizzazione, fondata nel 1977, per la salvaguardia dell'ambiente e il miglioramento della qualità della vita delle donne. La crescita del Green Belt Movement fu rapidissima: alla fine degli anni '80 erano coinvolte tremila donne; che hanno piantato in questo tempo più di 20 milioni di alberi in Kenya e in altri paesi africani: in particolare Tanzania, Uganda, Malawi, Lesotho, Etiopia e Zimbawe.
L'attuale assistente al Ministro per l'ambiente del Kenia grazie alle numerose iniziative di riforestazione in molti stati africani non solo ha evitato conflitti armati, ma con i suoi appelli a favore del mantenimento delle foreste keniote ha contribuito a garantire la sopravvivenza di molte popolazioni indigene del Kenia. In questo modo gli Ogiek e altre popolazioni di cacciatori e di raccoglitori possono contare sul sostegno della Maathai nella comune lotta contro l'eliminazione delle proprie foreste. Più di 100.000 ettari di foresta nella quale vivono gli Ogiek, secondo il volere di politici keniani dovrebbero essere concesse alle multinazionali del legname per una successiva conversione a terreno coltivabile. E Wangari Maathai si è dichiarata pronta a resistere contro ogni progetto di eliminazione di ulteriori foreste in Kenia. La Maathai ha dichiarato che il mantenimento delle foreste tradizionali deve avere la massima priorità. La deforestazione minaccerebbe l'esistenza stessa di molti popoli nativi del Kenia.
In questo modo gli Ogiek e altre popolazioni di cacciatori e di raccoglitori possono contare sul sostegno della Maathai nella comune lotta contro l'eliminazione delle proprie foreste.
Nonostante le numerose intimidazioni, periodi di detenzione e percosse nelle stazioni di polizia, la Maathai ha continuato imperterrita nella sua lotta per la democratizzazione del Kenia. Nella sua attuale funzione di assistente al ministro per l'ambiente la Maathai ha oggi tutti i mezzi per contribuire alla democratizzazione del suo paese e per impedire nuove violazioni dei diritti umani nei confronti dei popoli indigeni.L'impegno di Wangari Maathai, sul fronte ambientale è storico. Con il movimento "Green Belt" ha piantato oltre 30 milioni di alberi lungo il continente africano per lottare contro la desertificazione. La deforestazione, infatti, è un grave problema per l'Africa che spinge, ogni anno, milioni di persone nella povertà. L'organizzazione fondata da Maathai "Movimento della cintura verde" ha anche dato, tra le altre cose, lavoro a decine di migliaia di persone.
L'idea le era venuta mentre lavorava al Consiglio Nazionale delle Donne keniota per coniugare il problema ecologico e quello occupazionale, incrementando la centralità della figura femminile nel mondo rurale, più recentemente si è occupata anche dei diritti civili perché ha saputo conciliare la scienza e il lavoro democratico.
"La causa ecologista è un aspetto importante della pace - ha affermato Wangari Maathai, immediatamente dopo la notizia del premio - perchè nel momento in cui le risorse si rarefanno, noi ci battiamo per riappropriarcene. Piantiamo i semi della pace, ora e per il futuro".
L'ecologista keniana è anche avvocato dei diritti umani. Dopo il conferimento del premio la biologa ha detto: "Continuerò nella mia campagna e chiedo ai keniani di unirsi a me".
La pace sulla terra dipende dalla nostra capacità di rendere sicuro l'ambiente dove viviamo. Maathai sta in prima fila nella lotta per promuovere uno sviluppo sociale, economico e culturale che sia difendibile dal punto di vista ecologico in Kenia ed in Africa. Ha un approccio olistico nei confronti di uno sviluppo sostenibile che abbracci democrazia, diritti umani e soprattutto diritti delle donne. Pensa globalmente e agisce localmente.
Negli anni la Maathai ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, inclusi il premio "Global 500" del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, il "Goldman Enviromental Award", il premio "Africa per i Leader" e il premio per "Una Società Migliore". Per il suo impegno per un Kenia multietnico e democratico, e' stata diffamata, perseguita, arrestata e picchiata.
Il premio Nobel per la pace a Wangari Maathai è il riconoscimento delle battaglie delle donne africane contro la guerra e la povertà.
"Per la prima volta viene riconosciuto il legame tra pace e ecologia, nel senso di rispetto dell'ambiente e distribuzione delle risorse, e a dimostrarlo al mondo è una donna africana": così padre Alex Zanotelli, religioso comboniano per molti anni missionario in Kenya, e tutt'oggi impegnato contro le disuguaglianze e le violazioni nel sud del Mondo, commenta il riconoscimento del Premio Nobel a Wangari Maathai, l'ecologista kenyana.
"Quando vivevo a Nairobi ho avuto modo di incontrare spesso Wangari e di lavorare insieme a dei progetti per la popolazione" racconta padre Zanotelli, ricordando che la neolaureata al Nobel ha partecipato alla protesta avviata dai missionari comboniani e dagli abitanti delle bidonville per il diritto alla proprietà della terra dove sorgono le baraccopoli; e nel 1999, il movimento 'Green Belt' di Wangari fu tra le prime organizzazioni kenyane ad aderire alla campagna internazionale di boicottaggio e pressioni lanciata da Zanotelli contro la 'Del Monte', che spinse la multinazionale agrolimentare a migliorare le condizioni dei lavoratori nelle piantagioni in Kenya.
"Wangari è una donna che ha pagato in prima persona il suo impegno contro l'oligarchia politica, in particolare per i suoi attacchi all'ex-presidente kenyano Daniel Arap Moi" continua Zanotelli. "Ricordo la sua acerrima battaglia per impedire la costruzione di un grattacielo di 60 piani in un parco nel cuore di Nairobi, che Moi voleva destinare a sede di televisioni e giornali a lui vicini. Nella società kenyana, contraddistinta dal maschilismo, fu emozionante vedere una donna sfidare il capo dello Stato e vincere".
La Maathai è, secondo Zanotelli "un esempio e un incoraggiamento per tutte le donne africane" che ella stessa ha contribuito con il suo movimento a rendere coscienti dei loro diritti, affidando a loro il compito di curare le ferite della terra del Kenya, in gran parte desertificata. "Collegare donne e ambiente è stata una grande intuizione" ribadisce Zanotelli.