LIBERATE LA PACE.
ANCORA A FIANCO DEL POPOLO IRACHENO
RESOCONTO
DELL'INCONTRO PUBBLICO ORGANIZZATO DAL "COMITATO FERMIAMO
LA GUERRA", TENUTOSI IL 17/01/2005 PRESSO LA CAMERA DEL LAVORO
DI MILANO. L'INTERVENTO DI GIULIANA SGRENA ALLA VIGILIA DELLA
SUA PARTENZA
febbraio 2005, a cura
di F.G.
Relatori:
Giuliana Sgrena giornalista del Manifesto
Simona Torretta volontaria di "un ponte per"
Irma Dioli assessore per la pace provincia di MilanoModeratore: Zampariolo, comitato fermiamo la guerra
Introduzione del moderatore
Il tema della serata è "liberare la pace e chiedere il ritiro delle truppe dall'Iraq".
Il 30 gennaio si terranno le elezioni in un clima molto difficile: ci sono quotidianamente azioni di terrorismo e il paese è occupato. Quale puo' essere il valore di tali elezioni in questo contesto?G. Sgrena
E' stata spesso in Iraq come giornalista ed è in procinto di ripartire come osservatrice, nonostante che il governo italiano non sia favorevole alla presenza della stampa in Iraq per problemi di sicurezza, che indubbiamente ci sono, ma celano altre intenzioni.
E' stata approvata dal Senato una legge secondo la quale, chi assume informazioni su cosa stiano facendo i militari sia in missione di guerra sia in missione di pace, rischia il carcere- da 2 a 5 anni- e fino a 20 se le notizie sono pubblicate.
La legge ora è passata alla camera.
Aumentano l'ambiguità e la commistione tra missione di pace e missione di guerra. L'intenzione chiara è quella di imporre una censura.
La situazione del paese va peggiorando, come ha costatato la Sgrena ad ogni suo ritorno.Facendo un breve bilancio dell'intervento USA:
le armi di distruzione di massa non sono state trovate la guerra ha favorito il terrorismo, nonostante le affermazioni contrarie degli americani
Il bilancio è negativo.
Gli USA devono allora dimostrare che l'intervento ha "portato democrazia" nel paese, per questo si vogliono tenere le elezioni anche se le condizioni per farlo non sono favorevoli.
Con queste elezioni si dovrebbe eleggere l'assemblea costituente. Il timore è che la costituzione sia di stampo Iraniano (non laico).Le liste elettorali presentate in Iraq sono molte ma, per ragioni di sicurezza, le foto dei candidati non sono mostrate in pubblico. Sono solo utilizzati dei simboli. Per gli stessi motivi non si puo' fare campagna elettorale.
In alcune zone del paese non sarà possibile votare, sempre per ragioni di sicurezza: si stima che nelle zone centrali sunnite, il 20% della popolazione non avrà accesso al voto.
Anche a Falluja sarà difficile votare: la maggioranza della popolazione è tuttora sfollata e la città é da ricostruire.
L'Italia, che sostiene queste elezioni, per coerenza dovrebbe ritirarsi dopo le elezioni.S.Torretta: darà uno spaccato della vita in Iraq e spiegherà cosa sia possibile fare nell'ambito della cooperazione
Il cooperante, è a stretto contatto con la popolazione e ne vede e ne vive quotidianamente le difficoltà.
Il paese è impoverito da anni di embargo e dalla guerra.La situazione va peggiorando: ci sono difficoltà ad avere luce e a reperire benzina.
La cooperazione che si attua è di tipo decentrato e ha per scopo il sostegno della società civile.
A causa di questa guerra e della rimozione di Saddam Hussein, la società si sta spostando da laica a religiosa. Il radicalismo religioso in particolare crea tensioni interne al paese.
Con l'intento di "democratizzare" il paese, gli USA hanno rimosso dalle Università i professori che erano legati al vecchio regime, molti dei quali avevano studiato all'estero negli anni 70, provocando, di fatto, un impoverimento culturale ed un aumento della disoccupazione che attualmente si assesta attorno al 60%.
In questo stesso contesto, è stato sciolto l'esercito di Saddam che garantiva, di fatto, la sicurezza nel paese, e questo ha dato luogo tra l'altro, ad un aumento dei saccheggi.Molte basi militari si trovano vicino a siti archeologici di grande interesse che quindi rischiano di essere danneggiati. Alle proteste di è unita quella dell'UNESCO.
Per quanto riguarda Falluja, tuttora non si è a conoscenza del numero delle vittime civili e non e del grado di distruzione in cui versa la città.
Il ruolo dei cooperanti, è duplice: stare accanto alla popolazione civile per apportare aiuti materiali e aiutarla a creare dei percorsi che la rendano autonoma sia materialmente sia dal punto di vista politico.
In particolare, gli operatori umanitari di "Un ponte per" attuano come facilitatori e contribuiscono a sostenere la società civile.Le elezioni peggioreranno la situazione politica del paese che si trova a lottare tra laicismo e fondamentalismo.
I. Dioli
La provincia, tramite l'assessorato alla pace, tende a fare azioni concrete per la promozione della pace. Si costituirà la "casa della pace", che sarà un punto di riferimento per Milano e per i 30 comuni dell'hinterland che aderiscono al progetto.
Milano è stata la prima provincia ed esporre gli stendardi della pace.
La provincia ha preso in carico un progetto di educazione in una provincia Irachena, che stava portando avanti "Un ponte per".DOMANDE
D: Il "movimento per la pace" ha poco peso politico. Ha senso essere presenti come operatori di pace in un paese in guerra? C'e' un'ambiguità di fondo tra missione di pace e missione di guerra.
R. (S.Torretta): l'ambiguità è reale. Gli operatori umanitari e i militari si trovano a lavorare insieme e spesso i primi sono visti come un'estensione dell'esercito anche se, di fatto, i volontari sono a sostegno della società civile e segnalano le violazioni dei diritti umani ai danni della popolazione. Tra le tante ricordiamo i militari che sparavano alle ambulanze.
Col rapimento delle due "Simone" non c'e' stato più spazio alla cooperazione.R. (G.Sgrena): Inizialmente gli iracheni distinguevano tra giornalisti filo americani e giornalisti anti americani. Veniva anche fatta distinzione di nazionalità. Col tempo però, queste differenze si sono assottigliate fino a sparire e qualunque occidentale è passibile di sequestro.
C'è invece stata una gran mobilitazione degli iracheni, soprattutto donne, durante il sequestro delle due Simone, a dimostrazione del fatto che in quel momento era invece chiara la differenza tra operatori umanitari e militari.Le donne hanno un ruolo molto importante e cercano di mantenere i diritti cha avevano nella società laica del regime. La legge del 1957 riguardante le donne, era tra le più progressiste del mondo islamico.
Attualmente le donne sono discriminate: si cerca di imporre l'uso del velo, il divieto di portare i pantaloni all'Università. C'e' anche stato un tentativo di introdurre la Sharia ma è fallito grazie all'opposizione delle donne.D.: la "casa della pace" può essere cassa di risonanza per la controinformazione nel caso di conflitti?
R. (I.Dioli): La casa della pace avrà sede presso il centro scolastico Puecher in via Dini.
Le scuole superiori saranno un canale in cui la provincia può essere presente.
Cosa fare come singoli? L'esempio di "un ponte per" è senz'altro da emulare. Si posso promuovere gemellaggi con le scuole e sostenere la società civile affinché la loro voce arrivi fin qui.