IN VIAGGIO CON SEVERINA E LA PALESTINA NEL CUORE
E-MAILS DALLA PALESTINA


aprile 2005, a cura di Lella Di Marco

Severina Berselli da qualche decennio è una mia carissima amica. Assieme abbiamo condiviso lotte amicizie, relazioni , passioni politiche. Ci siamo conosciute, negli anni 70, ad una assemblea del "Soccorso rosso" con Franca Rame e Dario Fo e per anni abbiamo fatto intervento sulle carceri e sulla marginalità dei carcerati , in epoca in cui osare un lavoro politico sulle "patrie galere" richiamava immediatamente sospetti e repressione
Continua ad accomunarci il desiderio di un mondo migliore e un filo indistruttibile che ci lega alle donne di tutto il mondo e a tutte le realtà dove si patisce ingiustizia. Ecco perché stralci da e-mails inviate durante un suo recente soggiorno in Palestina, mi sembrano utile fonte di informazione sul quotidiano di un paese che continua ad essere "un carcere sotto il cielo" Fuori da ogni giornalismo spicciolo o dal politichese.

12-02-05 da Gerusalemme

L`entrata in Israele è stata trionfale, nel senso che siamo passate ancora prima di renderci conto di dove eravamostiamo bene, ma non siamo ancora venute a contatto con il conflitto vero che dilania la Palestina da anni. Qui a Gerusalemme non sembra di essere in una situazione di quasi guerra e anche i controlli dell`esercito sono abbastanza ... discreti.

da Nablus

24-02-05
Da quando siamo qui non ci sono state incursioni notturne dei soldati israeliani e quindi la situazione sembra molto tranquilla, a parte che ogni tanto per strada incontri ragazzi con il mitra
che chiacchierano fra loro. Ieri vari gruppi e associazioni di qui hanno fatto un presidio per chiedere la liberazione di G. Sgrena e naturalmente noi tre italiani che siamo qui vi abbiamo partecipato con un cartello.
Martedi scorso, invece, c`e stata una grossa festa popolare perchè sono arrivati un centinaio di prigionieri liberati dalle carceri israeliane. I parenti si erano radunati nella piazza principale di Nablus e fra un frastuono di clacson e spari per due ore c`è stato un chiasso indescrivibile
molto bello comunque.
Questo paese è veramente incredibile ma soprattutto sono incredibili i palestinesi... Le donne per strada sono tutte cordialissime. Gli sorridi, le saluti e loro ricambiano e a volte cercano anche di parlare. L`altro giorno, in un taxi collettivo di ritorno da Bethlehem per Gerusalemme, mi sono
trovata insieme a tre ragazze. Fra il poco inglese che so e l`intuizione, ci siamo fatte una chiaccherata... Girare per Nablus è come girare per un paese siciliano degli anni cinquanta. Gli uomini ti osservano molto e i bambini ti chiedono in continuazione come ti chiami. Sembra che qui a Nablus non si vedano tanti stranieri.

25-02-04
Abbiamo conosciuta una ragazza palestinese che vive in un campo profughi vicino Bethelehem, uno dei tanti campi profughi creati nel 48 quando gli istraeliani buttarono fuori dalle loro terre i palestinesi con la forza e che sono tuttora `funzionanti` sotto il controllo dell`UNWRA (l`organismo dell`ONU che si occupa dei profughi). In tutti i territori palestinesi ci sono decine di questi campi, in alcuni vi vivono anche 40000 persone in condizioni che puoi immaginare, perchè questi palestinesi sono considerati ancora meno di quelli dei territori.
La ragazza che ho conosciuto del campo, Manar, ha messo su una cooperativa con altre donne per produrre oggetti tipici palestinesi: cuscini, vestititi, borse, scialli, ecc. e stanno cercando contatti con il mercato equo solidale per vendere in Europa i loro prodotti. Nei campi la miseria è ancora maggiore che negli altri villaggi o città palestinesi, perché la disoccupazione è altissima.
La situazione occupazionale è talmente tragica che ad Abu Dis, un paese vicino a Gerusalemme, dove il muro è gia in fase molto avanzata di costruzione e divide il paese in due, a costruirlo ci sono lavoratori palestinesi!!!! La cosa mi ha molto colpita, perché significa che in questi anni di dura repressione e immiserimento, con una classe politica palestinese incapace di porsi in modo sano, sembra venire meno la spinta nazionalista che ha sempre unito i palestinesi e li ha fatti resistere a condizioni di vita e di repressione veramente disumane.
Sai, mi sento un pò soffocare. Sapere che non mi posso muovere liberamente da qui mi fa venire un pò d`ansia. Certo, uscire da Nablus posso uscire, ma non so se poi riuscirei a rientrare. Pensa un pò come possono vivere e gestirsi i palestinesi in queste condizioni di completo arbitrio. A loro, per esempio, la striscia di Gaza è assolutamente interdetta, cosi come quelli di Nablus non possono andare a Ramallah o a Gerusalemme, salvo motivi gravissimi!!!!!

26-02-04
Carissima Lella, è proprio bello comunicare in tempo quasi reale. Dunque ti racconto un pò la mia giornata. Adesso qui sono le 4 e mezza (siamo un`ora avanti a voi). All`una c`e stata una grande manifestazione per chiedere la liberazione dei prigionieri. In testa al corteo le donne con le foto dei
propri parenti in carcere. Diverse avevano un cartello con 4 o 5 foto; significa che a loro avevano arrestato più fratelli oppure marito e figli...
L`altra notte i soldati israeliani hanno fatto un`incursione in città ed hanno arrestato due persone.
In diversi punti della città ci sono targhe con i nomi dei morti che ci sono stati durante l`invasione dell` aprile 2004. Stamani, passando per il mercato, ho visto una lapide con 10 nomi, fra uomini, donne e bambini. Insomma, quell`aprile, i democratici israeliani demolirono un palazzo a cannonate seppellendo un`intera famiglia. La scusa era che cercavano un militante di hamas ma si sapeva che non c`era.
Quasi tutte le case portano i segni di quell`invasione, anche se hanno ricostruito molto. Ieri sera E. il ragazzo che ci ospita, ci ha fatto vedere due video di quell`invasione. Una cosa raccapricciante. A parte tantissime case rase al suolo, molti cadaveri erano stati colpiti in testa e gliene mancava una parte, una cosa proprio raccapricciante. Per non parlare dei carri armati che avanzano distruggendo tutto ciò che trovano sulla loro strada: auto, ambulanze...

27-02-05

cara Lella, riguardo al sapone hai ragione. Qui a Nablus c`era una grande fabbrica di sapone ma gli israeliani l`hanno distrutta durante l`occupazione del 2004 e per il momento non è stata ricostruita. Infatti è un sapone all`olio di oliva, tipo quelli che c`erano anche a Creta, ricordi?
Riguardo all`artigianatao, ho conosciuto una ragazza che abita al campo profughi di Al Azzah, vicino a Bethlehem e con altre donne del campo hanno messo su una cooperativa che fa lavori artigianali molto belli (scialli,borse, cuscini e tante altre cose). Io ho preso dei cuscini, una
borsa e un drappo sul quale è disegnata la Palestina. I loro prezzi sono molto cari. Gli stessi prodotti a Gerusalemme li ho trovati a meno di un terzo. E' chiaro che li ho comperati per sostenere la loro cooperativa. Loro sono interessate a trovare uno sbocco di mercato per venderli. Tieni presente che nei campi profughi vivono malissimo, non c'è lavoro e vivono sugli aiuti di un`agenzia dell`ONU. Sarebbe quindi importante aiutarle.

Oggi G. ha fatto delle interviste ad ex prigionieri, ad alcuni famigliari e ad una ragazza che è stata due anni in prigione.
Lei parlava arabo, un ragazzo traduceva in inglese L`emozione comunque è stata fortissima: in certi momenti non riusciva ad andare avanti nel racconto. Fra l`altro è giovanissima, 17 anni. Le mancavano tanto la sua famiglia, gli amici e soprattutto suo padre, che per lei è un grosso punto di riferimento.

01-03-05

Qui sono le 11 e mezza. Ieri abbiamo cambiato casa perché è arrivato un nuovo `internazionale`. E' un professore di Venezia e si ferma qui tre mesi perchè Assopace vuole organizzare all`universita di Nablus, che è molto grande, dei corsi di inglese e di italiano.
A Nablus gli occidentali sono delle rarità e quindi quando si va per strada sei molto osservata. Io comunque sono molto tranquilla e a parte i tanti ragazzi cercano di attaccare bottone, non sono per niente infastidita.
Nablus, per quanto abbia quasi 120000 abitanti, è un paesotto e a causa dell`occupazione, gli abitanti hanno pochissimi contatti con gli altri territori, quindi pochi scambi. Ieri G. ha incontrato un gruppo di ragazze all`Universita.
Sono una decina e vivono nel campus tutte insieme, da quattro anni, perché abitano in paesi intorno a Nablus e con le difficoltà degli spostamenti non potrebbero frequentare. Sono informatissime per quanto riguarda i problemi politici, culturali, hanno fatto letture sul femminismo occidentale, ma il loro sogno è sposarsi e mettere su famiglia. Diceva una che avrebbe voluto fare la giornalista, ma suo padre ha insisto per le lingue, perché cosi potrebbe fare delle traduzioni e comunque lavorare in casa o al massimo a Nablus. G. la pungolava per capire se questa `scelta` le avesse creato frustrazioni e lei le ha risposto: `e giusto che le donne non facciano certi lavori o certe professioni perchè sono diverse dagli uomini, hanno le mestruazioni`!!!!
Il giorno prima, invece, con una persona di un`associazione che si occupa di donne (e in Palestina ce ne sono a iosa) G. era andata in un villaggio vicino Nablus, ad `intervistare` alcune donne e queste, a detta di G. sembrano avere più coscienza di se stesse che le studentesse. Quasi tutte sposate, cariche di figli, le hanno detto che erano pentite di non avere studiato! Secondo G. le strudentesse, tutte sui 20/21 anni, ragionano come le ragazzine di 14 anni da noi. Sebbene
l`ambiente universitario non separi i maschi dalle femmine, sembra che queste ragazze non si approccino affatto ai ragazzi per confrontarsi. Li considerano solo come maschi da accalappiare. Tieni presente che qui le scuole sono separate dalle elementari fino alle superiori, non hanno
possibilità di frequentare i ragazzi liberamente e probabilmente per questo ne sono `ossessionate`, cosi come sono `ossessionate` dal sesso.
Qui a Nablus una ragazza cilena che lavora come traduttrice all`Universita mi diceva che le studentesse che lei conosce, considerano noi donne occidentali piuttosto male, perchè secondo loro facciamo sesso troppo liberamente, cioè non solo con il nostro partner. Magari!!!!! E' evidente che ci sono anche tantissime donne palestinesi che hanno la mentalità più aperta. Quelle che lavorano per esempio nelle ong palestinesi. Da quanto sapevamo della Palestina laica, penso che in questi anni ci sia stato un notevole regresso e sicuramente la situazione politica, l`occupazione
israeliana, la difficoltà di confrontarsi con altre realtà, ha contribuito a questa regressione. L`aspetto religioso, secondo me, ne è una conseguenza, non la causa .
Apparentemente, l`attentato di Tel Aviv non sembra avere peggiorato molto le cose, almeno da quello che si percepisce da qui. L`attentatore era di Tulkarem, un paese poco distante da Nablus ed è vero che gli israeliani vi hanno fatto un`incursione e hanno arrestato due fratelli del ragazzo e altre persone ma la `ritorsione` sembra essersi fermata li, almeno al momento.

La cucina palestinese non è male e non rimpiango la pasta. Anche al caffè mi sono disabituata. La mattina faccio colazione con te alla menta o alla salvia e biscotti, che qui sono buonissimi. I palestinesi fanno dei buonissimi dolci. Sono molto buone le verdure e la frutta. Dappertutto ci
sono carretti per le strade, come quelli di una volta da noi in meridione, che vengono fragole, enormi. Pare che siano coltivate nella striscia di Gaza. Poi arance, banane, mele, datteri, fichi secchi e altra frutta e verdura strana che non abbiamo ancora mangiato. Io ho fatto alcune frittate di
cipolla e zucchini, poi mi sono cimentata in una pasta e fagioli (non ti dico per passarli visto che in casa non c`e il passaverdure) e a quanto pare è venuta buona.
Che dirti? non sono giù ­ è che da qui faccio veramente molta fatica a capire come potrebbe trovare una soluzione accettabile questa situazione. I palestinesi cercano di essere ottimisti ma sotto sotto, non pensano che il processo di pace avviato porti loro qualche vantaggio concreto. Per non
parlare poi di quelle componenti politiche che non appoggiano Abu Mazen e l`autorita palestinese e continuano nelle azioni contro gli israeliani. Qui sono tutti convinti che l`attentato in Libano contro il viceprimoministro, sia opera del Mossad, i servizi segreti israeliani, che danno una mano agli
americani per legittimare le loro minacce di attaccare la Siria. Se si apre anche questo fronte, naturalmente chi ne farà più le spese saranno i palestinesi, come è successo dopo l`attacco all`Iraq.

04-03-05

Ieri pomeriggio sono tornata a Gerusalemme e stamattina sono stata a Tel Aviv, all`ambasciata italiana, per una piccola dimostrazione contro il nostro governo che continua a mantenere truppe in Iraq e per chiedere la liberazione di G. Sgrena. Al contrario di quanto avevo capito, e stata organizzata da molte ong qui presenti e quindi abbiamo fatto solo un presidio. Poco fa è stato inviato l`articolo al manifesto e quindi dovrebbe comparire domani con una foto. A dirti il vero la manifestazione è stata un po'... surrealista. Ti spiego. L`ambasciata italiana si trova in un grattacelo sul lungomare di Tel Aviv (città bruttissima) al 21° piano. Da fuori non c`è nulla che indichi una rappresentanza tanto importante di un paese straniero e, arrivati al 21° piano, c`è un corridoio con varie porte e a fatica abbiamo trovato quella dell`ambasciata.
Abbiamo suonato ma nessuno rispondeva ed allora abbiamo srotolato uno striscione e ci siamo messi in gruppo con cartelli al collo che chiedevano la liberazione di Giuliana in varie lingue, la fine dell`occupazione e stop alla guerra. Avevamo naturalmente il fotografo al seguito! Dopo cinque minuti sono usciti due carabinieri che molto cordialmente ci hanno chiesto cosa volevamo ed alla nostra spiegazione e richiesta di parlare con l`ambasciatore per consegnargli una lettera per il nostro governo, dopo essersi rassicurati che non volevamo fare casino (eravamo una ventina) ci
hanno detto di aspettare e che l`ambasciatore avrebbe ricevuto una piccola delegazione. Siccome nessuno di noi era entusiasta di andare a parlare con l`ambasciatore (noto amico d`Israele) alla fine sono entrate tre donne e il resto dei `manifestanti` è tornato in strada,davanti al grattacielo.
Abbiamo steso lo striscione e volantinato ai passanti, che a dire il vero erano pochini perché la zona ha scarso traffico pedonale.
A quanto abbiamo capito, i carabinieri sono stati così cordiali perchè gli abbiamo ... movimentato un pò la giornata!!!!

*Lella Di Marco scholefuturo@virgilio.it

Ha insegnato lingua e letteratura italiana ­ militato nella sinistra non istituzionale e nel movimento delle donne Ha realizzato con un gruppo di ceramisti/e e pedagogiste della differenza, la ricerca-mostra "la grande dea ­madre alle origini del simbolico femminile"
Attualmente fa parte della redazione di Ecole- è presidente dell'associazione Scholè Futuro Emilia Romagna - fa parte del coordinamento delle associazioni del centro Interculturale Massimo Zonarelli- di Bologna ­ collabora al mensile ECO con la rubrica multimondo - gestisce progetti di intercultura e di "differenza di genere e non solo" con donne native e migranti-