IL NOSTRO PRESIDENTE IMPLODE
INTERVISTA A CINDY SHEEHAN, REALIZZATA A WASHINGTON DURANTE LE DIMOSTRAZIONI CONTRO LA GUERRA, PRIMA CHE CINDY VENISSE ARRESTATA


Ottobre 2005. Di Tom Engelhardt, traduzione di M.G. Di Rienzo

 

Cindy Sheehan è la madre di Casey, un soldato ucciso a Sadr City il 4 aprile 2004, pochi giorni dopo il suo arrivo in Iraq. Il movimento che sostiene Cindy ha preso forma nelle ombre, su internet, ha cominciato a mostrarsi in forze nei campi a Crawford, ed attualmente sembra in grado di mutare la mappa politica degli Usa. Quando arrivo alla dimostrazione Cindy è una figura distante, che cammina con una troupe di "Good Morning America" fra le croci bianche che sono state piantate qui. Jodie, una delle attiviste antiguerra di Code Pink che indossa uno stravagante cappello ornato di piume rosa, mi dice di restare nei paraggi con Joan Baez, i genitori dei soldati, i veterani, i giornalisti e tutta quest'altra gente: Cindy non mancherà all'appuntamento che ha con me.
Ad ogni passo che fa, viene circondata dalla folla. Abbraccia qualche persona, si fa fotografare con chi glielo chiede, ascolta brevemente ma con attenzione chi le dice che è venuto dalla California o dal Colorado solo per incontrarla. E' incrollabilmente paziente. Ha una parola per ciascuno e per tutti. Più tardi mi dirà: "La maggior parte delle persone, se mi seguisse per un'intera giornata, andrebbe in coma già alle undici del mattino." La sua figura mi sorprende. E' imponente, alta, certamente mi sovrasta. Forse sono sorpreso perché generalmente si pensa che una madre ferita debba essere, in qualche modo, una creatura piccola e "diminuita". Infine, pochi minuti dopo le cinque del pomeriggio, Jodie mi fa un fischio e mi conduce al sedile
posteriore di un'auto, dove Cindy siede fra me e Joan Baez. La sorella di Cindy, Dede, che indossa una maglietta con su scritto "Tutto ciò che la guerra può fare, la pace sa farlo meglio", sale al posto di guida. Mentre l'auto si muove, Cindy si volta verso di me: "Cominciamo?"

Tom Engelhardt: Tu hai detto che gli errori fatali della presidenza di George Bush sono l'Iraq e l'uragano Katrina. A che punto credi stiamo, oggi?

Cindy Sheehan: L'invasione dell'Iraq è stata un grosso errore, una guerra politica. I soldi che dovevano servire per le truppe sono finiti nelle tasche dei profittatori. Non solo non dovremmo essere là, ma l'esserci rende il nostro paese molto vulnerabile. La guerra sta creando nemici per i nostri figli e i figli dei nostri figli. Uccidere arabi musulmani innocenti, che non avevano alcuna animosità verso gli Usa ci sta solo creando problemi. Katrina è stato un disastro naturale, ma il disastro creato dagli uomini subito dopo è stato orribile. Voglio dire, in primo
luogo tutte le nostre risorse sono in Iraq, in secondo luogo le scarse risorse che avevamo sono state usate troppo tardi. George Bush giocava a golf e mangiava la torta di compleanno con John McCain mentre la gente se ne stava appesa alle proprie case pregando di essere soccorsa. E' così "sconnesso" da questo paese, e dalla realtà. Ho sentito un commento ieri, che penso perfetto. Un uomo mi ha detto che Katrina sarà per Bush quello che Monica è stata per Clinton. E' vero, solo un po' peggio.

TE: Che le famiglie di soldati uccisi guidino un movimento contro la guerra suona logico, ma storicamente parlando è insolito. Mi domando cosa pensi tu, voglio dire, del perché è accaduto qui, ed è accaduto ora.

CS: Questa domanda è un po' come quella che mi fanno certe persone: "Perché nessuno aveva mai pensato prima di andare a protestare al ranch di Bush?"

TE: Vero, intendevo chiederti anche questo.

CS: (ride) Non lo so. So che l'ho pensato e l'ho fatto. Degli impegni che avevo sono stati cancellati e così mi sono trovata con l'intero mese di agosto libero. Sono andata a Dallas, al convegno dei Veterani per la Pace. L'ultimo colpo era arrivato il 3 agosto, con i 14 marines uccisi e George Bush che diceva che tutti i nostri soldati erano morti per una nobile causa, e che noi dovevamo onorare il loro sacrificio continuando la missione. In quel momento non ne ho potuto più. Quel che è troppo è troppo, e così mi è venuta l'idea di andare a Crawford. Il primo giorno eravamo in sei, seduti nelle sdraio sotto le stelle. Poi è cominciata ad arrivare moltissima gente e abbiamo pianificato l'azione man mano che le condizioni cambiavano, spontaneamente. Per essere una cosa così spontanea è risultata potente, ha funzionato.

TE: Tu hai scritto che il rifiuto di incontrarti da parte di George Bush è stata la scintilla che ha incendiato la prateria. E che il fatto di rifiutarsi riflette la sua vigliaccheria. Hai anche detto che se ti avesse incontrato quel giorno…

Joan Baez: Quel giorno fatale…

TE: Sì, hai scritto che se ti avesse incontrata in quel giorno fatale le cose potevano andare assai diversamente.

CS: Se mi avesse ricevuta, so che mi avrebbe mentito. Gli avrei chiesto ragione delle sue menzogne e non sarebbe stato un bell'incontro, ma avrei lasciato Crawford, e probabilmente avrei rilasciato qualche intervista e scritto qualcosa su quello che era accaduto. La cosa non avrebbe acceso la scintilla di questo grande e variegato movimento per la pace. Perciò, credo che abbia fatto un favore al movimento per la pace rifiutandosi di incontrarmi.

TE: Penso che l'errore peggiore l'abbia fatto mandando a parlarti il Consigliere per la sicurezza nazionale Stephen Hadley e il capo dello staff della Casa Bianca Joe Hagin, come se tu fossi stata il primo ministro della Polonia. (Cindy ride) E allora, cosa ti hanno detto questi due?

CS: Mi hanno chiesto: "Cosa vuoi dire al Presidente?" E io ho risposto: "Voglio chiedergli qual è la nobile causa per cui mio figlio è morto." E loro sono andati avanti un bel po' con "rendere l'America sicura dal terrorismo, e la libertà e la democrazia", blah blah blah. Tutte scuse che non intendevo accettare e se dovevo sentirle, volevo sentirle dal Presidente. Poi hanno parlato delle armi di distruzione di massa come se ci credessero davvero. E io facevo: "Ma no, non mi dica, signor Hadley, davvero?" Alla fine ho detto: "Questa è una perdita di tempo. Posso anche essere una madre addolorata, ma non sono una stupida. Sono ben informata, e voglio incontrare il Presidente." Mi risposero che gli avrebbero riportato le mie parole. Ad un certo punto avevano detto: "Non siamo venuti qui credendo di cambiare il suo punto di vista politico." E io replicai: "Invece sì, siete venuti per questo." Credevano di intimidirmi, di impressionarmi con quegli alti funzionari. Credevano che dopo averli sentiti io avrei detto: "Ooooh, non avevo considerato questa cosa. Va bene ragazzi, lasciamo stare." E' stata una mossa che gli si è ritorta contro, mandarmeli, perché di colpo ho acquisito credibilità e i media hanno pensato che la storia valesse la pena di essere raccontata.

TE: Sì, com'è stato? Da un anno leggevo i tuoi interventi in internet, però…

CS: Nei circoli progressisti ero già abbastanza nota. Ma di colpo sono diventata nota in tutto il mondo. Le mie figlie erano in vacanza in Europa quando mia madre ebbe il collasso. Mio marito ed io decidemmo di non dirlo alle ragazze, per non rovinare la loro vacanza, ma loro ebbero la notizia dalla tv. Questa cosa è divampata portando attenzione, anche non voluta come quella che mi riservano i media di destra, ma non mi turbano per niente. Io stavo lavorando già da un bel po', avevo fatto conferenze stampa, interviste. E' solo l'intensità che è cambiata, il mio messaggio è rimasto lo stesso. Non è che mi è saltato il matto il 6 di agosto, per dire. I media non riuscivano a credere che qualcuno potesse mandare un messaggio come il mio facendolo in modo articolato ed intelligente. In primo luogo sono una donna, in secondo luogo sono una madre addolorata, e allora bisogna marginalizzarmi, e dire che qualcuno mi muove come una marionetta. In fondo il nostro Presidente articolato ed intelligente non lo è mai, perciò qualcuno gli tira i fili e allora qualcuno deve tirare i fili anche a Cindy Sheehan. Questo mi ha offesa. Riesci a pensare a qualcuno che mi mette le parole in bocca? (ride) Prova a chiedere in giro!

TE: Vorrei che mi parlassi della tua schiettezza, del modo diretto in cui ti esprimi, perché le parole che usi, come "crimini di guerra", non sono parole che gli americani sentono spesso.

CS: Tutto quel che devi fare è considerare il Tribunale di Norimberga o la Convenzione di Ginevra. Chiaramente si commettono crimini di guerra. Chiaramente questi li hanno commessi, è nero su bianco, non sono io che me ne vengo fuori con un'idea astratta. Hanno rotto ogni trattato. Hanno disatteso la nostra Costituzione, la Convenzione di Ginevra, tutto. Se qualcuno questo non lo dice, significa forse che non è successo? Ma qualcuno doveva dirlo, e l'ho fatto io. Ho definito Bush un terrorista. Lui dice che un terrorista è qualcuno che uccide gente innocente, la definizione è sua. Perciò, per sua stessa definizione, George Bush è un terrorista, visto che ci sono almeno 100.000 iracheni innocenti che sono stati uccisi. E afgani innocenti che sono stati uccisi. E penso che l'opposizione tradizionale sia contenta che sia io a dirlo, così non devono farlo loro. Non sono abbastanza forti o coraggiosi, oppure pensano di giocarsi qualche posizione politica.

TE: Ho letto un sacco di articoli in cui tuo figlio Casey viene dipinto come un ragazzo "casa e chiesa", come il perfetto boy scout. Ti andrebbe di dirmi qualcosa su di lui?

CS: Era molto calmo. Non l'ho mai visto furioso, o sfrenato. Ho un altro figlio, e due figlie. Lui era il maggiore, e gli altri lo adoravano. Non ha mai dato nessun problema, ma era uno che procrastinava, il tipo di persona che se doveva presentare un lavoro importante a scuola aspettava l'ultimo giorno utile per farlo. Ma quando ebbe un lavoro, perché lavorava a tempo pieno prima di entrare nell'esercito, non è mai arrivato in ritardo, ne' ha perso una giornata in due anni. La ragione per cui parlano di lui come "casa e chiesa" è perché la chiesa era il suo principale interesse, persino quando ci lasciò per entrare nell'esercito. Dava una mano in chiesa, non mancava mai alla Messa. Era diventato quello che chiamano "ministro eucaristico".

TE: Perché decise di entrare nell'esercito?

CS: Fu un reclutatore ad agganciarlo, probabilmente in un momento in cui lui era vulnerabile. Gli promise un mare di cose, e non mantenne neppure una delle sue promesse. Era il maggio del 2000. Non c'era stato l'11 settembre, George Bush era di là da venire. Quando Bush divenne il "comandante in capo" di mio figlio, il suo destino fu segnato. George Bush era intenzionato ad invadere l'Iraq ancora prima di essere eletto Presidente. Lo disse quando era ancora governatore del Texas: "Se fossi io il comandante in capo, ecco cosa farei."
Per tornare a mio figlio, il reclutatore gli promise 20.000 dollari. Ne ebbe solo 4.000 alla fine dell'addestramento avanzato. Gli era stato promesso un computer portatile, così avrebbe potuto seguire le lezioni dovunque fosse stato mandato. Non l'ha mai avuto. Gli promisero che avrebbe potuto terminare il college, perché aveva frequentato un solo anno prima di entrare nell'esercito. Non gliel'hanno mai lasciato fare. La cosa più terribile che il reclutatore gli promise è che non sarebbe mai andato in guerra, neppure se ne fosse scoppiata una, perché aveva ottenuto risultati così alti nel test ASVAB (detto anche "valutazione delle possibilità di carriera") che non sarebbe stato mandato a combattere, ma avrebbe avuto un ruolo di sostegno. Era in Iraq da cinque giorni quando fu ucciso.

TE: Qual è il tuo background politico?

CS: Sono sempre stata una liberale democratica, ma non credo che quello che faccio sia di parte. Riguarda la vita e la morte. Nessuno ha chiesto a Casey di che partito politico era, prima di mandarlo a morire in una guerra ingiusta e immorale.

TE: So che hai incontrato Hillary Clinton ieri. Cosa pensi in generale dei democratici?

CS: Che sono stati deboli. Penso che Kerry abbia perso perché non ha contrastato con sufficiente forza Bush a proposito della guerra. Si è presentato come un incubo peggiore di Bush: "Manderò più truppe, darò la caccia ai terroristi e li farò fuori!" Queste non erano le cose giuste da dire. Le cose giuste da dire erano: "Questa guerra è sbagliata, George Bush ci ha mentito e delle persone sono morte a causa delle sue bugie: queste persone non avrebbero dovuto morire. Se sarò eletto, farò di tutto per portare a casa i nostri soldati al più presto possibile." Purtroppo, invece di accorgersi che il fallimento di Kerry stava proprio nel non aver preso posizione, i democratici hanno continuato a dire le stesse cose. Howard Dean se n'è venuto fuori con una dichiarazione in cui augura al Presidente di aver successo in Iraq. Cosa significa? Come può aver successo qualcuno che non ha obiettivi, la cui missione non è definita, i cui scopi non ci sono?
Quello che abbiamo fatto a Camp Casey dovrebbe aver dato ai democratici una scossa. Comunque le porte sono aperte, ai democratici ed ai repubblicani.
Come ha detto l'ex deputato al Congresso Tom Andrews: se non vogliono vedere la luce, allora sentiranno il calore. E io credo lo stiano sentendo. Le cose cominciano ad accadere: alcuni repubblicani come Chuck Hagel e Walter Jones non sono più in linea con il partito. Abbiamo incontrato un politico repubblicano ieri, per il momento non voglio fare il suo nome per non bruciarlo, ma sembra qualcuno con cui si può lavorare. Naturalmente, quando ci saranno le elezioni per il Congresso, diremo pubblicamente ai suoi elettori che sulla guerra si può lavorare con lui.

TE: Il movimento contro la guerra pensa di influenzare le elezioni come forza politica?

CS: E' sulla guerra la questione, sulla posizione che si ha rispetto alla guerra. Se alle persone interessa questa cosa, allora devono lavorarci su. Stiamo per dare inizio alla campagna "Incontra le madri". Andremo a disturbare ogni singolo deputato e ogni singolo senatore, affinché attesti con esattezza da che parte sta rispetto alla guerra. La gente dello stato di New York, per esempio, potrà dire ai propri senatori: se non dici con chiarezza che le truppe vanno portate a casa al più presto possibile, non ti rieleggeremo.

TE: Il colloquio con Hillary Clinton è stato soddisfacente?

CS: La sua posizione è ancora quella di mandare più soldati e di onorare il sacrificio dei caduti, suona come la posizione di Bush. Ma il dialogo è stato aperto.

TE: Non ti sembrano strani questi politici, come il Senatore Joe Binden, che chiedono di mandare altre truppe in Iraq, quando tutti sappiamo che non ci sono altre truppe?

CS: Sì, è una cosa folle. Dove pensano di prenderle? Mandiamo altri soldati in Iraq e lasciamo il nostro paese ancora più vulnerabile ai disastri di qualunque tipo?

TE: Tu vuoi che le truppe siano ritirate subito. Bush non intende farlo, ma hai pensato a come procederesti tu se potessi farlo tu stessa?

CS: Quando diciamo "subito", non intendiamo che tutti possano essere a casa domani. Spero che questo si capisca. Bisogna iniziare il ritiro dalle città, portando i soldati ai margini e poi fuori. L'esercito va rimpiazzato con forze irachene, per ricostruire il paese. Tu lo sai, hanno la tecnologia e le capacità per farlo, ma non hanno lavoro. Quanto disperato dev'essere un uomo per mettersi in fila allo scopo di ottenere un posto nella Guardia Nazionale irachena? Vengono uccisi solo stando là ad aspettare lavoro! Bisogna dar loro il sostegno di cui hanno bisogno per ricostruire un paese che è nel caos. Quando il nostro esercito andrà via, un bel po' di violenze cesseranno. Ci saranno magari lotte a livello regionale fra le differenti comunità, ma questo accade già ora. Gli Inglesi crearono questo paese mettendo insieme pezzi che insieme non volevano
stare: forse avrebbero dovuto essere tre nazioni, non una, ma questa è una decisione che compete a loro, non a noi.

TE: E che ti aspetti per il futuro? Abbiamo ancora più di tre anni e mezzo di amministrazione Bush.

CS: No, non li abbiamo! (sorride) Ricordati che Katrina sarà la Monica di Bush. Non è più una questione di "se", è una questione di "quando" perché chiaramente questi sono criminali. Voglio dire, guarda chi ha avuto i contratti per ripulire e ricostruire New Orleans. E' ancora l'Halliburton. E' pazzesco. Ma è così che accadrà. So che le indagini sono state richieste. George Bush è giusto pronto ad implodere. Gli hai dato un'occhiata, ultimamente? E' un uomo che ha perso totalmente il controllo della situazione.


Nota di Tom Engelhardt: coloro che volessero leggere di Cindy Sheehan nelle sue stesse parole possono consultare il suo archivio a www.LewRockwell.com, oppure dare un'occhiata al sitowww.Afterdowningstreet.com che copre puntualmente le sue attività.