SALUTE RIPRODUTTIVA ED EDUCAZIONE SESSUALE
UN DIBATTITO A BRUXELLES, L'8 MARZO, ORGANIZZATO DALLE PARLAMENTARI DEL GUE, GRUPPO PARLAMENTARE DELLA SINISTRA, CHE HANNO INVITATO RAPPRESENTANTI DI RETI FEMMINISTE DEI PAESI DELL'UNIONE EUROPEA


Marzo 2006. Appunti a cura di Lidia Martin


Il diritto alla salute riproduttiva è stato ribadito come uno dei diritti umani e in questa direzione andrebbe promosso e affermato.Purtroppo però la realtà ci mostra che neppure all'interno dell'Europa è un diritto riconosciuto da tutti gli stati membri, per questo è necessario creare lotte comuni che mettano insieme conoscenze ed esperienze in contesti paneuropei.
La situazione è molto diversificata all'interno degli stati europei.
Dove la legge sulla IVG (interruzione volontaria della gravidanza) esiste e non è stata messa in discussione le attività delle donne si orientano a incentivare l'educazione sessuale dei giovani e delle giovani e a prevenire la diffusione di malattie legate alla sessualità. Nei paesi in cui la legge non esiste e l'aborto viene fatto ancora in clandestinità ovviamente le attività delle donne sono orientate verso il riconoscimento della legalizzazione o della depenalizzazione della IVG.
Da questo punto di vista il paese che più si è espresso nel dibattito è stato il Portogallo, dove la proposta di legge è stata fatta subito dopo la liberazione (1974) ma non è ancora stata approvata. I dati riportati dalle donne portoghesi sono allarmanti: 7 donne al giorno fanno "turismo abortivo" (cioè si spostano in Spagna per abortire), ma chi non può permetterselo (si tratta di 500/700 euro) ricorre all'aborto clandestino in patria.
Poi ci sono nazioni in cui la legge c'è ma è sotto attacco, minacciata da revisione come in Italia e in Ungheria oppure alcune regioni o zone nelle quali in tutti gli ospedali viene praticata l'obiezione di coscienza nei confronti dell'aborto rendendo di fatto l'accesso alla IVG nullo, come in Spagna.
Un altro dato allarmante arriva dalla Polonia: la legge sulla IVG c'è stata per 30 anni, poi con il cambio del governo è stata sostituita da una legge antiaborista. Dimostrazione del fatto che l'istituzionalizzazione di un diritto non significa diritto acquisito, situazione immutabile.
Per questo motivo è necessario continuare a difendere i diritti delle donne e non abbassare mai il livello di attenzione. Da molte è stato espresso un allarme nei confronti delle posizioni e del lavoro del Vaticano e del movimento per la vita.

INTERVENTI di apertura

Sylvia-Yvonne Kaufman: La conferenza del Cairo e di Pechino ha sancito che la salute riproduttiva delle donne è una questione di diritti umani, anche se questi diritti non sono garantiti neppure in tutta l'Europa.Bisogna mettere insieme conoscenze e fare pressione negli stati membri dell'Europa e dentro le ONG.
E' stata preparata una dichiarazione che chiediamo a tutti di firmare e di far firmare (Reproductive rights and sexual education, 8 march 2006) con le seguenti rivendicazioni: educazione sessuale nelle scuole, diritto d'aborto, possibilità per le donne di incontrare e dialogare con medici esperti e in strutture adeguate.
Tutti i Paesi europei hanno firmato un accordo che garantisce la libertà di aborto. Si tratta di un diritto inalienabile quello di disporre liberamente del nostro corpo? esiste un diritto di fede e religione ma è importante la libertà e il diritto della saluta riproduttiva.

Christine McCafferty: Prevenzione AIDS. La saluta riproduttiva non è solo legata alla gravidanza ma ai diritti umani legati ad essa. Questa è un'era triste, molti diritti vengono soppressi sia per le donne che per gli uomini. Per questo dobbiamo lottare.
Diritti: essere informate, accesso ai metodi di programmazione, salute anche per il feto. Ci sono delle opposizioni forti come il movimento per la vita, che riceve fondi, che lavora molto e che "spara sul bersaglio". Il cuore del problema è: educazione, informazione, comunicazione.
I tassi di infezione cambiano da Paese a Paese ma ovunque sono in aumento. Aumentano anche altre malattie legate alla sessualità, la clamidia è in aumento in Inghilterra. Si tratta di una malattia facile da curare, ma nel lungo periodo può portare all'infertilità. Nel caso della Russia questa malattia colpisce il 97% delle donne.
Bisogna creare lobby dentro i parlamenti nazionali perchè senza soldi non si possono finanziare i progetti.

Judit Wirth: Il gruppo delle lobby delle donne europee è costituito da tremila organizzazioni femminili. Bisogna chiedere diritti a partire dalla dichiarazione che la salute riproduttiva è un diritto umano e non solo una questione sanitaria.
Le donne nel corso della storia hanno sempre cercato di controllare il proprio corpo. A volte i partner violenti vogliono dei figli perchè sanno che una donna con figli si sposta/abbandona la casa meno facilmente: per cui avere figli può essere uno strumento di maggiore violenza.
Se si fa una breccia nei diritti della salute riproduttiva delle donne questa breccia non si ferma più, chi è contro l'aborto è anche contro la contraccezione, contro l'informazione e la prevenzione dell'AIDS. La salute riproduttiva è un diritto unico, non può essere frammentato. Bisogna difendere questi diritti, non si possono dare per scontati: in Ungheria ci sono stati almeno due tentativi di cambiare la legge sull'aborto che è relativamente buona.
Non è prevista una istruzione sulla sessualità all'interno del sistema di istruzione nazionale.

Paloma Alfonso: In tutte le confessioni religiose ci sono delle correnti conservatrici e liberali. La chiesa cattolica è una organizzazione piramidale e patriarcale dove è negato il dibattito e il dissenso, ma il dissenso esiste. Ogni donna cattolica che usa i contraccettivi è già in dissenso anche se non in modo consapevole. E' da S. Agostino che arriva questa posizione di negazione del piacere sessuale. La chiesa si impone/oppone per motivi politici e di prestigio. Il concilio vaticano II riconosce l'utilizzo di anticoncezionali naturali. Nelle prime tappe della chiesa l'aborto non veniva considerato un omicidio. Fino all'età moderna alcuni pensatori parlano dell'aborto terapeutico. La svolta è del 1701 quando viene riconosciuto il valore dell'immacolata concezione si prevede che l'embrione sia già vita.Per il Vaticano le femministe sono il nemico. Il nostro gruppo (Chatholics for a free chiose) è contro il fatto che il Vaticano sia rappresentato nell'ONU come gli altri stati. Non si può considerare il feto come una persona, non si può parlare di valore della vita e poi credere nella pena di morte!!!

Elisabeth Bennour: IPPF è la massima ONG del mondo sulla salute riproduttiva delle donne. L'educazione sessuale è uno strumento importante ma non è la soluzione; ad esempio in Danimarca le gravidanze in giovane età sono in aumento nonostante l'educazione sessuale.
L'educazione sessuale dipende da tanti aspetti: famiglia, comunità, eccetera.DIBATTITOGermania (Monika Hauser): Poco si è detto della violenza contro le donne, soprattutto nei paesi dove c'è la guerra. Lo stupro non è un problema della donna ma dell'uomo, la donna ne subisce solo le conseguenze. E' necessario fare sensibilizzazione e dare finanziamenti. Abbiamo bisogno
di fatti/azioni/impegni e non solo di idee.

Portogallo (G. Mexia): Il partito comunista portoghese è da 23 anni che ha presentato una domanda di legge per l'Interruzione Volontaria di Gravidanza. Attualmente l'aborto è clandestino ed è prevista la prigione fino a tre anni. Sono previsti in alcuni casi gli aborti terapeutici, ma con tempi molto stretti eppure ci sono ritardi da parte delle burocrazie ospedaliere e obiezioni di coscienza che creano ostacoli.
Non vogliamo che su questa proposta di legge sia fatto un referendum. Dal 24 gennaio abbiamo iniziato una raccolta firme il cui appello si intitola "La donna decide, lo stato rispetta".
Le statistiche ci dicono che una donna su duecento è ricorsa all'aborto illegale e non sicuro.La chiesta portoghese accusa il IPPF (Coordinamento per la pianificazione delle nascite) di essere una associazione di serial killer, si rifiuta di dare la comunione a chi usa i preservativi, considera l'aborto un omicidio.
In questi giorni è in via di approvazione la legge sulla PMA.

Italia (Erminia Gilardini): La legge PMA è l'incontro degli scienziati con il Vaticano; si tratta di un nuovo controllo sul corpo e sulle menti delle donne. Negli anni '70 in Italia si diceva "Contraccezione per non abortire, aborto libero per non morire".

Portogallo (Rita D'avila Cachado): Nel 2004 è stata fatta una raccolta firme per la legalizzazione/depenalizzazione dell'aborto ed è stato un anno intenso di lavoro in cui abbiamo parlato con le ragazze per le strade e nelle scuole.

Spagna (Presentacion Uran): La donna europea è il motore che deve permettere l'aumento dei diritti per tutte le donne. La legge sulla IVC c'è ma non c'è la libertà di decidere. L'accesso delle giovani all'educazione sessuale è limitata.

Cipro (Konstantia Akkelidou): Dobbiamo mobilitarci a livello nazionale e paneuropeo per depenalizzare l'aborto.

Finlandia: Nel nostro Paese c'è un buono stato sociale rispetto agli altri stati europei per cui noi stiamo lavorando in tema di educazione sessuale.

Portogallo (Regina Marques): Esiste una disuguaglianza salariale tra donne e uomini e molte donne subiscono violenza sui luoghi di lavoro; questi sono i problemi di oggi di cui dobbiamo parlare. I problemi sociali non si risolvono senza la presenza delle femministe, dobbiamo collegare i temi per farne un passaggio politico. Abbiamo in mano dati terribili sulla differenza tra nord e sud.
Nel 1974 c'è stata la liberazione del Portogallo, è da allora che rivendichiamo il diritto all'aborto. Esiste un fenomeno di turismo abortivo. Le donne portoghesi per abortire vanno in Spagna: i dati ci dicono che si tratta di 7 donne al giorno. Questi aborti fuori dallo stato hanno un costo di 500/700 euro che corrisponde allo stipendio mensile delle donne precarie; questo significa il ricorso ad aborti clandestini.

Grecia (Paraskevi Litsiou): Come donne chiediamo di dire NO all'introduzione del part-time e della liberalizzazione dell?orario di lavoro. Vogliamo il riconoscimento da parte dello stato del diritto di maternità. I privati assumono le donne a certi presupposti: non avere figli per i successivi 5 anni, così diminuisce il tasso di natalità e le donne greche hanno il primo figlio a 30/40 anni.

Polonia (Alexandra Solik): Abbiamo avuto la legge sull'aborto per 30 anni e adesso abbiamo una legge antiaborista, siamo un buon esempio di come i diritti vadano difesi sempre! Oggi ci troviamo senza accesso all'aborto, senza accesso alla informazione/educazione sessuale.

Italia (Lidia Matin): Spaccato del dibattito italiano in tema di salute riproduttiva e diritti delle donne; diritti negati e diritti rivendicati. La discussione e le azioni delle donne hanno avuto per oggetto le questioni (poste dal governo, da alcuni partiti o dai tentativi del Vaticano di influenzare le scelte dello stato): PMA, legge 194, presidio permanente del movimento per la vita dentro i consultori pubblici, PACS. A partire da questi attacchi ai diritti si sono riattivate le reti del movimento delle donne in uno spazio politico nazionale che ha riportato ad occupare in migliaia le piazze e le strade di molte città (14 gennaio a Milano e a Roma e 11 febbraio a Roma e a Napoli) per rivendicare il diritto di esserci e di essere libere di scegliere.
Lobby europea delle donne: Si è parlato molto della lotta quotidiana nei confronti dell'integralismo religioso.E' importante parlare non solo di educazione sessuale ma anche di pornografia attraverso la quale si formano una sessualità molti giovani.

Olanda (Jeannette Kruseman): Porto l'esperienza della nostra clinica mobile su una barca per effettuare gli aborti nelle acque internazionali.

CONCLUSIONI

Ilda Figueiredo: I diritti delle donne per quanto presenti nella legge e nelle costituzioni non si possono dare per assodati ma bisogna continuare a difenderli, non sono diritti definitivi ma bisogna fargli "quadrato" intorno. Esiste una difformità tra la legge e la pratica.
Ad esempio in Portogallo sono finite in prigione sia le donne che hanno abortito, sia donne e uomini che lavoravano in quegli ospedali, i compagni delle donne.
Qui non possiamo fare scelte in materia, ma solo dare degli orientamenti sui diritti umani che vanno rispettati e tradotti in pratica. L'unione europea deve tradurre in pratica questi diritti. La lotta deve unirsi alle altre questioni politiche: è necessario ripartire dalla ideologia politica. La liberalizzazione dei servizi si ripercuoterà sulla salute delle donne e sui loro diritti.