Nulla di fatto al G8
Riscaldamento
globale, al G8 si torna all’accordo del 1992. La migliore l'ha scritta
il corrispondente della Bbc: "se riaffermare impegni vecchi di 16 anni
è un progresso, indubbiamente il G8 giapponese è stato un successo".
Di Sabina Morandi ("Liberazione del 9/07/08) . Reds - Luglio 2008.
In effetti la dichiarazione su "Ambiente e cambiamento
climatico" uscita dal vertice di Toyako è l'esatta copia dell'accordo
sottoscritto da 200 paesi nel 1992 a Rio de Janeiro. Per di più peggiorato.
E' sparito infatti ogni riconoscimento del debito storico che il Nord del
mondo ha nei confronti del Sud - cosa ben diversa dagli spiccioli ai più
poveri che, oltretutto, sono i più colpiti dagli effetti delle variazioni
climatiche - e dunque si aprono ampi spazi per la solita melina di Washington
che, prima di accettare obiettivi vincolanti, pretende il coinvolgimento delle
nuove potenze economiche emergenti. Il taglio del 50% delle emissioni entro il 2050 - ancora
si discute se il calcolo va fatto su quelle del 1990 o su quelle attuali -
è la generica promessa , ma per costringere i grandi a prendere degli
impegni effettivi e stabilire un'agenda concreta bisogna essere certi che
«lo sforzo sia globale» anche se i paesi succitati hanno consumi
pro capite incomparabilmente più bassi di quelli degli americani ed
europei. Ma tant'è: lasciateci i nostri Suv e la nostra aria condizionata
e cercate di fabbricare le nostre merci senza inquinare, poi cominceremo a
parlare di impegni e sostanza. Ovvio che il Sudafrica parli di «passi
indietro» e che il Wwf definisca l'accordo «patetico».
Insomma, visto che negli ultimi quindici anni buona parte delle produzioni
più inquinanti del Nord sono state trasferite a Sud, in Cina, in India,
in Messico, in Brasile e in Sudafrica, causando un prevedibile aumento delle
emissioni inquinanti a carico di questi paesi, Bush si può permettere
di utilizzarli come scusa per non sottoscrivere alcun impegno vincolante.
Saranno decenni che, nel Sud del mondo, nessuno si aspetta che i "grandi"
facciano qualcosa per i "piccoli". Dalle nostre parti l'abbiamo
scoperto un po' più tardi ma l'abbiamo riaffermato con chiarezza nelle
piazze - qualcuno ricorda gli slogan di quel maledetto luglio a Genova? -
mentre gli attivisti di tutto il mondo continuano a denunciare l'inconsistenza
di tutti i soldi promessi e ripromessi a ogni incontro ufficiale, soldi virtuali
- come i 50 miliardi di dollari di aiuti entro il 2010 - o semplicemente destinati
alle compagnie occidentali, come quelli per lo sviluppo dell'agricoltura africana
che potrebbero essere ricavati (questa la geniale idea di Barroso) dal taglio
dei sussidi ai contadini europei. Altre perle di saggezza riguardano i biocombustibili
- accompagnati dalla generica promessa di una "compatibilità"
con la sicurezza alimentare - e la crisi globale dei prezzi dei generi alimentari:
il G8 invita i paesi con sufficienti scorte alimentari a mettere sul mercato
le loro derrate per far scendere i prezzi dimenticando che, grazie agli accordi
commerciali, tali scorte sono state già da tempo vendute. Non una parola
sul ruolo delle speculazioni finanziarie che hanno tenuto banco all'Ecofin
e di cui stanno cercando di occuparsi anche i legislatori statunitensi.
Ma torniamo al riscaldamento globale che, secondo i ricercatori, questa estate
renderà per la prima volta navigabile il Polo Nord. A parte i biocombustibili
"sostenibili" e le fantasiose tecnologie che verranno finanziate
con i soldi dei contribuenti - 10 miliardi di dollari l'anno per la ricerca
sulla cattura e lo stoccaggio delle emissioni inquinanti - per quel che riguarda
i trasporti siamo ancora a "caro amico" anche se buona parte delle
emissioni presenti e future sono imputabili proprio a questo settore. Sull'argomento
il G8 si limita a «enfatizzare l'importanza di avviare discussioni spedite
all'interno dell'International Aviation Organization e l'International Maritime
Organizzation». Con questi tempi non si capisce proprio come si possano
dimezzare le emissioni entro il 2050, obiettivo peraltro considerato insufficiente
dalla maggior parte dei climatologi e dai rappresentanti dei succitati paesi
emergenti che oggi presenteranno ai grandi una tabella di marcia ben più
coraggiosa: riduzione dell'80% delle emissioni di gas serra entro il 2050
passando per un taglio consistente (fra il 25 e il 40 %) entro il 2020.
Infine, tanto per non scontentare la lobby dell'atomo, l'energia nucleare
viene riproposta come alternativa ai combustibili fossili perché inquina
meno (non è vero) e perché non ci sono problemi di esaurimento
delle risorse (non è vero nemmeno questo). Il G8 riafferma il diritto
di tutti i paesi a disporre di energia nucleare come riconosciuto dal Trattato
di Non Proliferazione che affida i firmatari al controllo dell'Agenzia Internazionale
per l'Energia Atomica. Diritto inalienabile per tutti tranne che per l'Iran,
da sei anni passato al setaccio dagli ispettori dell'Aiea senza trovare un
briciolo di prova sull'esistenza di un programma per la costruzione della
bomba, ma che comunque è stato deferito al Consiglio di Sicurezza su
pressione Usa. Delle due una: o, come sosteniamo, l'energia atomica è
sporca e poco sicura per le sue possibili ricadute in campo militare, e va
quindi abbandonata più in fretta possibile oppure è il principale
strumento per la lotta al riscaldamento globale, come sembra credere il G8,
e allora a tutti va garantita la possibilità di svilupparla e utilizzarla
senza discriminazioni basate sulla religione, sulla razza, o sugli antichi
rancori della Casa Bianca.