Alitalia


16 febbraio 2014
In Alitalia il duro percorso per il taglio dei posti di lavoro non è finito. Nonostante quello che dicono sindacati e dirigenti, la partita non è ancora chiusa. L'intesa dell'altro giorno su 1.900 "esuberi-non esuberi", ovvero un taglio che per il momento verrà trattato con ammortizzatori sociali e contratti di solidarietà. Per Gabriele Del Torchio, l'intesa "e' solo un primo passaggio, che e' quello del ricorso agli ammortizzatori: ora abbiamo un altro passaggio da fare, che e' quello sul costo del lavoro, ma lo affronteremo dalla prossima settimana". Il Piano industriale di Del Torchio prevede risparmi su questa voce per 128 milioni (su complessivi 295 milioni di risparmi totali) e l'accordo siglato l'altra notte sugli esuberi vale per circa un'ottantina di milioni: quelli che mancano all'appello, dovrebbero essere reperiti attraverso un taglio degli stipendi superiori ai 40 mila euro. Critiche all'accordo sindacale arrivano dalla Cub, che per il 21 febbraio ha dichiarato uno sciopero con mobilitazione. "In sintesi, le organizzazioni sindacali concertative (Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Usb + Ass. Piloti e AA/VV) e i vari governi succedutesi – si legge in un comunicato - hanno concesso alla CAI, dopo la mattanza di circa 10.000 lavoratori espulsi da Alitalia nel 2008, di mascherare la propria incapacità e i debiti accumulati, scaricando sulle spalle dei dipendenti e del paese altri 2938 esuberi 'certificati', che saranno gestiti con cassa integrazione e contratti di solidarietà". In pratica, i licenziamenti si sono semplicemente differiti al 2015, e cioè alla fine degli ammortizzatori sociali concordati.

Luglio 2014
Oggi a mezzogiorno riprende la trattativa sugli esuberi in Alitalia. Governo, sindacati, e questa volta sara' presente anche l'azienda, saranno impegnati, in una trattativa tutta in salita, a trovare una soluzione sui 2.251 esuberi che Etihad chiede, insieme alla rinegoziazione di 565 milioni di debito (su un totale di circa un miliardo), per rilevare il 49% della compagnia italiana ed iniettarvi 1,2 miliardi di euro, di cui 560 milioni di capitale e 600 milioni di investimenti in quattro anni. I numeri formalizzati dall'azienda prevedono 1682 esuberi tra il personale di terra, di cui 1.094 'nuovi' ai quali si aggiungono 588 lavoratori già in cassa integrazione a zero ore. Gli esuberi tra i piloti sono 149 mentre 420 tra gli assistenti di volo. Anche, in questo caso, bisogna aggiungere i naviganti in regime di solidarietà: 285 piloti e 525 assistenti di volo. Tuttavia, queste cifre, come ha messo in evidenza nei giorni scorsi l'Avia, uno dei tanti sindacati dei piloti, potrebbero riservare qualche sorpresa perché c'è un contingente di almeno 700 persone tra cassa integrazione e mobilità, in base a un accordo del 2011 non incluso nel conteggio del piano Etihad. Uno dei nodi della trattativa è come gestire gli esuberi. Il governo punta a chiudere la partita sugli esuberi ''entro fine settimana'' o al massimo per ''il 15 luglio'' perche', come ha sottolineato il ministro dei trasporti, Maurizio Lupi ''per la prima volta la prospettiva non e' solo il baratro ma siamo di fronte ad un grande piano industriale di rilancio''. Il fatto che al tavolo delle trattative ci sia anche l'azienda e' una nota ''positiva'', spiega Giovanni Luciano, segretario di Fit Cisl, e ''potra' illustrare maggiori dettagli sul piano industriale, che io ho gia' visto''. Secondo il segretario generale della Fit Cisl nel ''nel piano vi sono prospettive per costruire una grande azienda per l'Italia'' e quindi non bisogna far saltare la trattativa con Etihad, perche', come ha avvertito il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ''saltano 22.000 persone con l'indotto''. "La nostra posizione è chiara – ribadisce il segretario nazionale della Filt Cgil, Mauro Rossi – il modo di gestire gli esuberi è il ricorso agli ammortizzatori sociali, in accordo con il sindacato". Oggi al ministero insieme al tavolo con Cgil, Cisl, Uil e Ugl, ci sara' anche un incontro parallelo con Usb e con le associazioni di categoria Anpac, Avia, Anpav. Usb ricorda che ha chiesto di rendere l'intera operazione Alitalia a 'esuberi zero' e di gestirla "con criteri ispirati all'equità, alla solidarietà e alla trasparenza. Serve dunque quel lavoro che nel trasporto aereo c'è, non ammortizzatori sociali".

Luglio 2014
Scimitarra araba. Il governo insiste con il gioco delle tre carte ma gli esuberi Alitalia restano almeno 1.635. Camusso prende tempo, l'accordo slitta almeno di tre giorniCon la Cgil che non firma e si dà tre giorni per fare il punto della situazione, gli altri due sindacati confederali (più l'Ugl) che invece apprezzano la proposta del governo, e soprattutto 1635 addetti Alitalia che devono lasciare l'azienda e finiscono in mobilità, si chiude una delle giornate più caotiche nelle pieghe dell'annunciato matrimonio fra l'ex compagnia di bandiera italiana e gli arabi di Etihad. Un finale — se è un finale — di partita arrivato all'ora di cena. Ben oltre l'enfatico ultimatum posto appena 24 ore prima del ministro dei trasporti Lupi, e con tutta una serie di variabili che lasciano aperte le porte a ulteriori colpi di scena. Che la giornata di Alitalia sarebbe stata lunghissima era apparso chiaro fin dal primo mattino. Di fronte al gioco delle tre carte tentato il giorno prima dal governo, con la dichiarazione a effetto del ministro Lupi secondo il quale gli esuberi sarebbero stati "solo" 980, era arrivata la secca replica di Susanna Camusso: "Dalle carte non troviamo traccia di una significativa riduzione nel numero degli esuberi. Qui si tratta di una cessione di ramo d'azienda con licenziamenti collettivi, cosa che non è mai stata fatta in altre aziende". La segretaria generale della Cgil si riferiva al destino dei 1021 addetti Alitalia che — insieme agli altri 980 — dovrebbero lasciare la compagnia aerea e che, secondo il governo, dovrebbero essere ricollocati in altre imprese. Ma lo stesso Lupi aveva dovuto subito ammettere: "Nessuna azienda potrà assumere degli esuberi se non ne avrà realmente bisogno". La disinvoltura con cui il ministro dei trasporti e il suo collega al lavoro Giuliano Poletti sedevano al tavolo di una trattativa sempre in salita, provocava anche la reazione di Raffaele Bonanni: "Renzi l'altro giorno ha parlato di Alitalia ma ora deve fare di più. Il governo deve garantire che i lavoratori in esubero vengano riassorbiti o avviati verso altre aziende". Anche se schieratissimo per una veloce conclusione della vertenza, il segretario della Cisl non poteva dimenticarsi che, di questi tempi, nel settore del trasporto aereo (come in tutti gli altri) le aziende stanno licenziando invece di assumere. Così, di fronte alla recentissima smentita di Aeroporti di Roma su possibili assunzioni di addetti Alitalia, Bonanni entrava nel merito: "Adr potrebbe fare qualcosa in più, scucendo qualche posto di lavoro". Silenzio tombale in risposta, sia da parte dei diretti interessati che dall'attuale inquilino di palazzo Chigi. Nel mentre era saltato il ridicolo ultimatum ("Si deve chiudere entro le 11") di Lupi. Di fronte al gelo sindacale, i due ministri di peso dell'esecutivo di Matteo Renzi hanno azzardato un piano alternativo: per i 2001 esuberi di fatto rimasti dopo che Etihad ha accettato di tenere nella futura nuova società 250 assistenti di volo (in contratto di solidarietà), è stata prefigurata una cigs di alcuni mesi. Il tempo necessario, secondo Lupi e Poletti, perché la moral suasion governativa permettesse una loro riassunzione. Ma a quel punto sono stati i vertici di Alitalia-Cai a protestare. Perché avevano assicurato a Etihad uscite definitive dall'azienda, e non cigs che lasciavano i diretti interessati addetti Alitalia. Di qui la controproposta impossibile di un ok alla cigs ma solo se tutti i lavoratori firmano un impegno scritto a rinunciare a eventuali cause di lavoro. Una procedura dichiaratamente in contrasto con le norme di legge, hanno fatto notare i rappresentati sindacali. Alla fine l'assai presunta quadra trovata da Lupi è quella di aggiungere alle 250 hostess in solidarietà altri 200 addetti che continueranno a lavorare in Alitalia prendendo (rubando) il posto ad altrettanti stagionali, da sacrificare sull'altare dell'accordo con Etihad. Dei 1021 da "ricollocare", ma ufficialmente in mobilità, ne resterebbero 681. Per altri 954, dopo la mobilità, ci sarebbe la sperimentazione dei nuovi contratti di ricollocamento previsti dalla legge di stabilità. Il resto, in teoria, dovrebbe dimettersi o andare in pensione. Molto in teoria, come la proposta di Lupi.

Luglio 2014
Alitalia, Usb e Cgil vanno al confronto con i lavoratori. Filt: "Ecco i veri numeri dei licenziamenti"
Cisl, Uil e Ugl hanno firmato ieri sera l'intesa sugli esuberi nell'ambito dell'accordo di Cai con Etihad. La Cgil spara a zero sottolineando che, contrariamente a quanto dice il ministro Lupi, si determina il licenziamento di 1635 lavoratori in Italia e di 52 lavoratori all'estero. E a 681 di questi si offre l'incerta prospettiva del reimpiego fuori da Alitalia. La Filt sottolinea come Alitalia abbia confermato sin dall'inizio "la ferma volonta' di procedere a licenziamenti, negando il diritto disponibile all'ammortizzatore sociale conservativo e difensivo dell'occupazione. Abbiamo sostenuto sin dall'inizio- prosegue la categoria dei trasporti Cgil - l'esigenza di evitare licenziamenti attraverso la riduzione degli esuberi e l'utilizzo della Cassa integrazione. La volonta' aziendale di procedere ai licenziamenti e' stata ribadita piu' volte, arrivando nella giornata di sabato 12 luglio a rifiutare una proposta di mediazione, che avrebbe permesso il ricorso alla cigs, avanzata dal ministro del Lavoro, Poletti". L'azienda, ricostruisce ancora il sindacato, "ha portato il confronto fino alla serata del 12 luglio facendo finta di negoziare per poi presentarsi con un testo gia' preconfezionato, denominato Accordo Quadro, accompagnato da un verbale di accordo aziendale, distruttivo dei diritti e utile alla gestione incontrollata dei processi di mobilita'". "I diritti delle persone vengono cosi' calpestati- sostiene la Filt Cgil- attraverso la torsione di una recente disposizione di legge (il nuovo comma 4 bis dell'art 47 della legge 428/90 in merito alle disposizioni sul trasferimento di azienda) che presenta seri problemi di legittimita' che ci riserviamo di impugnare in ogni sede e con tutti gli strumenti disponibili". Quelle sul ricollocamento dei lavoratori fuori da Alitalia sono per la Filt "prospettive tutte da verificare" e senza alcuna garanzia in assenza di accordi (allo stato inesistenti) con le imprese che dovrebbero assumerli. "Il resto dei lavoratori- prosegue la ricostruzione del sindacato- ha davanti a se' nell'arco di pochi mesi la prospettiva disastrosa della mobilita' e della successiva disoccupazione (il contratto di ricollocamento e' tutto da definire e mancano ancora i decreti attuativi). Tra le numerose negativita' dell'accordo viene perfino ridotta, a partire dal 31 dicembre prossimo, la copertura degli ammortizzatori sociali definiti con gli accordi pregressi. Nei prossimi giorni- conclude la nota- svilupperemo il confronto interno alla Filt e con i lavoratori sulle ragioni della nostra scelta e sulle possibilita' di arrivare ad un accordo che tenga insieme le tutele e i diritti dei lavoratori e la salvaguardia dell'azienda di fronte al possibile fallimento".L'Usb non ha firmato e sta andando al confronto con i lavoratori. "Ribadiamo che non solo è fondamentale capire la serietà con la quale verrà affrontato il nodo degli esuberi, ma è necessario comprendere appieno l'attuazione del decreto annunciato dal ministro Poletti, ovvero la sua messa in pratica", afferma Andrea Cavola, coordinatore nazionale del trasporto aereo. "Quindi è indispensabile capire il registro dell'Enac, le garanzie, i fondi e i tempi di realizzo. Questo - continua Cavola - per noi è l'elemento che fa la differenza, perché abbiamo sostenuto fin dall'inizio che dovevamo mettere in campo tutte le soluzioni per arrivare ad esuberi zero. Non è infatti possibile continuare a produrli".

Luglio 2014
Sul referendum Alitalia hanno votato meno del l 20% degli aventi diritto. Su 3.555 votanti hanno però dato parere favorevole alle intese in 3.022 pari al 86,4%, contrari 475 pari a 13,6%, bianche/nulle/astenuti 58 pari. Tanto basta a Filt Cgil, Fit Cisl e Ugl Trasporto Aereoa fargli dire che sugli accordi integrativi aziendali Alitalia, "trattandosi di referendum abrogativo, sulla base delle regole dell'accordo sulla rappresentanza", "resta confermata la validità" dei testi firmati. Secondo le tre organizzazioni sindacali di categoria "i tempi stretti e l'invito alla non partecipazione al voto da parte di Uil non hanno consentito il raggiungimento del 50% +1 degli aventi diritto. In poco meno di 36 ore era quasi impossibile raggiungere il quorum. Ma - spiegano - nonostante le oltre mille persone in CIGS a zero ore, e quindi non in servizio, il periodo estivo e quindi feriale, la oggettiva difficoltà per il personale navigante e turnista, il numero dei votanti indica la volontà dei lavoratori di partecipare e di confermare la validità degli accordi. Rimane agli atti il comportamento assurdo di chi lo ha richiesto e poi non ha partecipato al voto, come nel caso della Uil e dei sindacati autonomi gregari"."Abbiamo chiesto ai lavoratori di pronunciarsi sugli accordi - sottolineano Filt, Fit e Ugl TA - e abbiamo registrato una convinta partecipazione e la condivisione responsabile di accordi sofferti e onerosi, che trovano la loro ragione nella disastrosa situazione di Alitalia e nel rischio non ancora scongiurato di fallimento. Eravamo obbligati a farlo entro il 25 luglio e solo chi ha giocato con estrema leggerezza sui rischi che corre l'impresa - evidenziano i sindacati - poteva immaginare di far ricadere sui sindacati e sui lavoratori la responsabilità di un eventuale fallimento". Per Filt, Fit e Ugl TA infine "adesso tocca all'Assemblea dei soci decidere sia sulla continuità aziendale che sull'ingresso di Etihad". Di tutt'altro avviso la Cub, che in un proprio comunicato sindacale parla di fallimento del referendum. "I dipendenti AZ - si legge in un comunicato - hanno deciso di non rendersi complici e di non sugellare con il voto (…peraltro solo sull'accordo integrativo e non su quello dei licenziamenti sottoscritto da cisluilugl e associazioni di piloti e assistenti di volo!) il gioco delle parti inscenato da quelle sigle che, sedute al tavolo del Governo Renzi-Poletti-Lupi, stanno avallando la svendita della ex-Compagnia di Bandiera, i licenziamenti ed il saccheggio dei salari". L'Usb in un proprio comunicato ribadisce "la propria estraneità assoluta al referendum", e "si dissocia da quello paventato dalla UIL, che dovrebbe tenersi a fine luglio". "Un referendum organizzato in fretta e furia, senza regole chiare e basato sull'accordo interconfederale del 10 Gennaio - si legge in una nota - non ha nulla di democratico ma si inserisce esclusivamente nella guerra in atto tra organizzazioni sindacali. Un referendum, inoltre, che non chiede ai lavoratori di esprimersi sull'accordo quadro firmato da tutti i sindacati tranne USB e CGIL e che contiene il dramma di 1635 esuberi. Su questo aspetto è calato il silenzio assoluto: l'USB non ci sta".

Novembre 2014
Badge disattivati prima di aver ricevuto le lettere di licenziamento. L'Alitalia mette fuori così una parte degli esuberi in arrivo dopo l'accordo con Etihad. E così oggi a Fiumicino è scattata immediata la protesta dei lavoratori dell'handling: 1.500 bagagli sono rimasti a terra. Solo 'un disguido' secondo la compagnia, ma che si colloca nel clima di tensione provocato dalla messa in mobilit… di quasi mille dipendenti e che ha evocato la paralisi dello scorso agosto, quando nello scalo romano si accumularono per giorni quasi 20mila bagagli da dover riavviare a destinazione. La protesta è scattata dopo aver appreso che 15 colleghi, pur avendo timbrato l'ingresso in aeroporto per iniziare il turno di lavoro, avevano alle 7 il proprio account aziendale bloccato mentre soltanto domani, sarebbe dovuto essere disattivato in coincidenza con la consegna delle lettere di messa in mobilità. Il clima a Fiumicino è pesante, in coincidenza con l'invio delle lettere per la mobilità di 994 dipendenti (di cui 879 addetti di terra, 61 piloti e 54 assistenti di volo, a partire dal 31 ottobre, iniziato con quelle indirizzate agli impiegati negli uffici). Secondo Usb, "si giunge così a un epilogo annunciato nei mesi scorsi senza che nulla sia stato fatto in questo tempo dalle sigle sindacali firmatarie degli accordi, almeno per provare a ridurre il numero o per assicurare ricollocazioni certe". "Da ieri molti dei dipendenti di terra stanno prendendo coscienza del proprio licenziamento –continua Usb - e scoprono di essere esuberi senza alcuna comunicazione preventiva, semplicemente recandosi al lavoro e scoprendo improvvisamente di aver il tesserino aziendale disattivato. Oltre all'inerzia degli attori sindacali USB denuncia modi indegni di un paese civile e fuori da ogni correttezza ed etica". USB afferma che il disastro di questa vertenza è stato definito con gli accordi ministeriali di luglio confermati frettolosamente il 24 ottobre scorso con le firme di CISL UIL UGL ANPAC AVIA ANPAV, e si somma a quella di tutte le altre grandi aziende del trasporto aereo, da Meridiana a Groundcare.Per chi perde il lavoro, insomma, oggi non c'è la certezza del ricollocamento promesso nelle intese sottoscritte. "D'altra parte è paradossale espellere i lavoratori se l'infrastruttura aeroportuale di Fiumicino aumenta il traffico del 6%. La Cai deve farsi carico di tutte le conseguenze di questa situazione e trovare con le parti sociali una via d'uscita. Non si può assistere a un'ingiustizia inaccettabile, come se nulla fosse specialmente in presenza d'investimenti per la compagnia, di prospettive e sviluppo come di vettore di prima grandezza", conclude Usb.