Elettrolux
25 ottobre 2013
L'Electrolux annuncia taglio di 2.000 posti di lavoro. Si tratta del 3% della forza lavoro propria complessiva a causa dei risultati deludenti del terzo trimestre.
Il gruppo svedese ha deciso poi la chiusura di una fabbrica in Australia che dà impiego a 500 persone e ha scelto anche di ridurre gli organici in Europa, Medio Oriente e Africa.
Le cifre potranno anche essere superiori e si studierà così il futuro delle 4 fabbriche italiane. Il gruppo ha deciso di "studiare in dettaglio se dovrà mantenere le sue quattro fabbriche italiane". Electrolux in totale ha più di 60mila dipendenti e ha motivato "la decisione dei tagli con il fatto che nonostante la domanda in America del Nord e sui mercati emergenti sia in crescita resta in calo nei principali mercati di sbocco dell'azienda in Europa".In Italia Electrolux ha stabilimenti per diversi settori produttivi. Dal Friuli, al Veneto, Emilia Romagna e Lombardia. L'Italia è il paese dove è più concentrato il lavoro. Quattro sono le fabbriche: Forlì, occupate 800 unità. Qui si producono piani cottura e forni; Porcia (Pordenone) ha 1200 occupati e produce lavatrici; Solaro (Milano) ha 900 unità. Producono lavastoviglie e a Susegana (Treviso), 1.000 sono gli occupati e si lavora alla produzione di frigoriferi e congelatori da incasso. Il produttore di elettrodomestici nel terzo trimestre ha registrato un calo del netto pari al 29%, a causa degli effetti valutari e del calo della domanda nel suo principale mercato, l'Europa.
29 ottobre 2013
Risposta dura e determinata dei lavoratori e delle lavoratrici della Electrolux. A Susegana, in provincia di Treviso, stamattina hanno occupato la statale Pontebbana dopo una partecipatissima e vivace assemblea in fabbrica, alla quale hanno preso parte anche molti impiegati. L'assemblea ha deciso di aderire alla proposta di Fim,Fiom e Uilm di ben 16 ore di sciopero. "Abbiamo deciso subito un'azione dura – spiega Paola Morandin, delegata Rsu - per dimostrare all'azienda la nostra volonta' di opposizione a qualsiasi ridimensionamento che potrebbe scaturire dall'investigazione nei 4 stabilimenti del gruppo. E con la stessa determinazione andremo avanti nei prossimi mesi". Un'assemblea molto partecipata si è tenuta anche a Porcia, in provincia di Pordenone. A Solaro già questa mattina, le lavoratrici e i lavoratori hanno deciso di incrociare le braccia per un'ora. Nello stabilimento alle porte di Milano, domani si svolgeranno le assemblee per stabilire tempi e forme della mobilitazione. Intanto, a prendere posizione sono anche i quattro presidenti di Regione dove sorgono gli stabilimenti della multinazionale. Una bozza di lettera e' stata inviata dalla presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ai colleghi dell'Emilia Romagna, Vasco Errani, del Veneto, Luca Zaia, e della Lombardia, Roberto Maroni, per un'azione comune. La lettera - ha riferito la presidente - appena sottoscritta sara' trasmessa al Governo per impegnarlo a convocare un tavolo nazionale con tutte le parti interessate, "perche' la crisi dell'Electrolux - ha precisato Serracchiani - non riguarda solo la provincia di Pordenone o la Regione Friuli Venezia Giulia ma investe l'intero settore dell'elettrodomestico".
Per far fronte ai 1200 esuberi già dichiarati dalla multinazionale svedese, il 22 marzo di quest'anno, al termine di una lunga trattativa, è stato siglato un accordo che prevede l'utilizzo di contratti di solidarietà, ammortizzatori sociali e mobilità volontaria.
Ma qualche giorno fa il gruppo ha annunciato 2000 nuovi tagli a livello globale, di cui 1500 in Europa. Nell'incontro che si è svolto ieri a Mestre, la direzione di Electrolux ha "tradotto in italiano" il piano: 461 esuberi (261 operai e 200 impiegati) e, cosa ancora più preoccupante, un'investigazione nelle 4 fabbriche del nostro paese. L'obiettivo dichiarato dall'impresa è quello di verificare la sostenibilità delle produzioni italiane, innalzare la competitività e aumentare la profittabilità. E questo potrebbe significare il drastico ridimensionamento, se non addirittura la chiusura dei siti italiani.
Per quanto riguarda Solaro, la multinazionale ha previsto il trasferimento in Polonia della produzione delle 225.000 lavastoviglie di piccolo formato (45 cm) che attualmente escono dallo stabilimento, senza le compensazioni previste da un precedente accordo: in sintesi, 75 esuberi che si aggiungono ai 282 già dichiarati lo scorso anno.
14 novembre 2013
Sciopero di tutti i lavoratori nello stabilimento Electrolux di Susegana (Treviso), iniziato subito dopo la notizia comunicata dai vertici secondo la quale il colosso svedese non avrebbe intenzione di recedere da un grande piano di spostamento delle produzioni dagli stabilimenti dell'Europa occidentale all'Est del continente.
Lo confermano le Rsu che in questo modo hanno di fatto modificato il programma di agitazioni avviato due settimane fa in seguito all'annuncio di una fase di ricognizione sui quattro insediamenti italiani al fine di dislocare alcune linee produttive e che toccherebbe pesantemente anche il sito trevigiano.
27 gennaio 2014
Electrolux ha presentato ai sindacati un piano che prevede un drastico taglio dei salari che porterebbe gli stipendi, oggi calcolati in 1.400 euro al mese, a circa 700-800 euro. La 'soluzione' svedese contempla un taglio dell'80% dei 2.700 euro di premi aziendali, la riduzione delle ore lavorate a 6, il blocco dei pagamenti delle festivita', la riduzione di pause, permessi sindacali (-50%) e lo stop agli scatti di anzianita'. Un'operazione che di fronte all'attuale costo del lavoro di 24 euro/ora, rispetto ai 7 euro/ora degli stabilimenti in Polonia e Ungheria, porterebbe a tagliare a Forli' 3 euro l'ora, a Solaro 3,20 euro, a Susegana 5,20 euro e a Porcia 7,50 euro.
L'azienda non ha presentato però alcun piano di 'sostenibilità' per lo stabilimento di Porcia. Per martedì 28 gennaio sono già convocate le assemblee in fabbrica che sfoceranno assai probabilmente in uno sciopero immediato, mentre i sindacati si preparano a chiedere un incontro con il premier Enrico Letta. Per i sindacati il piano presentato è "irricevibile" e "impedisce alla parte sindacale di proseguire il confronto con l'azienda". Lo ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, secondo cui "è inutile rivolgere al gruppo dirigente della multinazionale svedese dell'elettrodomestico altre valutazioni. Da tempo denunciavamo il rischio di desertificazioni industriali e le proposte di riorganizzazione ascoltate oggi a Mestre inducono il paese a rischiare tale disastro se il governo non riesce ad avanzare un piano organico di azioni mirate per tutelare il settore manifatturiero". "Per quanto ci riguarda - ha aggiunto Palombella - questo è il tempo della lotta dura e ad oltranza. Il governo, se c'è, almeno si faccia sentire".
28 gennaio 2014
Assemblee, blocchi stradali e sciopero per tutta la giornata. E' la risposta che questa mattina i lavoratori dei siti Electrolux hanno messo in atto per contrastare dal disastroso piano di ristrutturazione che mette in campo, oltre alla chiusura dello stabilimento di Porcia, un drastico taglio alle buste paga. Le tute blu, inoltre hanno votato un ordine del giorno che chiede al premier, Enrico Letta, di convocare un tavolo sulla vertenza.
Verso le 8 di questa mattina, sia da Susegana che da Porcia, i lavoratori si sono portati sulla statale Pontebbana che attraversa le due cittadine: per poi arrivare nel centro di Conegliano, mentre i friulani intendono recarsi in centro a Pordenone. "In assemblea, dopo aver illustrato le misure irricevibili del piano - spiega Paola Morandin, delegata Rsu Fiom di Susegana - abbiamo votato un ordine del giorno in cui chiediamo al presidente del Consiglio, Enrico Letta, l'immediata convocazione del tavolo al Governo e annunciamo una manifestazione a Roma, sotto Palazzo Chigi".
Netta in particolare la contrarieta' all'orario part time di 6 ore, che nel caso di Susegana - specifica Morandin - comporterebbe uno stipendio mensile di poco superiore ai 700 euro. No anche agli esuberi che salgono a quota 800 nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale, la quale ha subordinato i 90 milioni di investimento all'accettazione del piano. Piano che lascia nell'incertezza la fabbrica di Porcia.
29 gennaio 2014
"I lavoratori e le lavoratrici della Electrolux, nelle assemblee che si sono svolte ieri in tutti gli stabilimenti italiani del
gruppo, hanno chiesto un Suo intervento diretto nella difficile vertenza aperta con la multinazionale svedese". Così il leader della Fiom, Maurizio Landini, in una lettera al premier Enrico Letta, nella quale i metalmeccanici chiedono un intervento del governo nella vertenza che riguarda gli stabilimenti in Italia del gruppo industriale.
"Il piano industriale presentato da Electrolux a Fim, Fiom e Uilm nell'incontro svolto a Mestre il 27 gennaio – prosegue Landini - prevede la chiusura dello stabilimento di Porcia e il mantenimento degli stabilimenti di Susegana, Solaro e Forlì a condizioni inaccettabili: la riduzione del salario, la riduzione dei diritti contrattuali e delle agibilità sindacali, la diminuzione - da otto a sei - delle ore di lavoro lavorate e retribuite al giorno, l'aumento dei ritmi sulle catene di montaggio e la diminuzione delle pause. In questi giorni gli stabilimenti Electrolux sono in sciopero con i lavoratori determinati a respingere il ricatto dell'azienda".
Per la Fiom l'intervento del governo "è necessario e urgente; la vertenza Electrolux travalica il normale confronto tra le parti e il ruolo che può svolgere lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico. Sono messi in discussione non solo i posti di lavoro e le condizioni dei lavoratori interessati ma la sopravvivenza e le condizioni di reddito e di lavoro di tutti i settori manifatturieri, esposti alla competitività e alla delocalizzazione. Non chiediamo a Lei e al governo mediazioni di carattere sindacale – conclude Landini -, chiediamo interventi e provvedimenti a sostegno delle produzioni, dell'occupazione e delle condizioni di vita e di lavoro delle persone".
18 febbraio 2014
Investimenti per 32 milioni di euro e 316 esuberi calcolati sullo schema delle 6 ore giornaliere piu' 2 di solidarieta', puntando sull'innovazione del prodotto ed il rafforzamento dell'alta gamma: e' il piano industriale 2014-2017 presentato da Electrolux ai sindacati per lo stabilimento di Porcia (Pordenone), dove si producono lavatrici. Per la Fiom questo "è un primo risultato delle lotte dei lavoratori". La multinazionale svedese, spiega la Fiom dopo l'incontro tra azienda e sindacati di ieri, "ha anche dichiarato che non ci saranno azioni unilaterali sul salario e sugli orari di lavoro per garantire la sostenibilità e la competitività delle produzioni italiane e che la riduzione del costo dell'ora lavorata non intende conseguirla sul salario dei lavoratori ma chiedendo al governo di mettere in campo gli interventi che agiscono sulle leve fiscali e contributive, a partire - aggiungono i metalmeccanici Cgil - dalla decontribuzione dei contratti di solidarietà chiesta dal sindacato al governo in queste settimane". "Dall'incontro - sottolinea la Fiom – è emerso con chiarezza che per gli investimenti necessari a garantire il futuro di tutti gli stabilimenti italiani, la cui decisione sarà presa in tempi brevi essendo stata confermata la data del prossimo aprile, sono urgenti e necessari gli interventi e le azioni da parte del governo e delle Regioni coinvolte per intervenire sulla riduzione del costo del lavoro". La Electrolux, secondo i metalmeccanici Cgil, "ha confermato la necessità degli interventi di ottimizzazione produttiva e di riorganizzazione delle fabbriche, così come ha auspicato che si concretizzino gli interventi previsti a sostegno degli investimenti e della ricerca da parte del governo e delle Regioni coinvolte".
Nei prossimi giorni "le assemblee convocate in tutti gli stabilimenti decideranno come proseguire la mobilitazione a sostegno della vertenza. Nel frattempo prosegue il confronto con l'azienda a partire dal ricorso al contratto di solidarietà in scadenza in alcuni stabilimenti".
La Uilm contesta i numeri sugli esuberi che invece indica in 450 al 2017, calcolandoli sull'orario contrattuale di 40 ore settimanali e cioe' 8 ore giornaliere. Il piano viene comunque considerato un passo in avanti rispetto all'iniziale ipotesi di chiusura, anche se i sindacati a questo punto sollecitano una rapida ripresa del tavolo istituzionale, con risposte precise dal governo. "Lo consideriamo solo l'inizio della trattativa, un punto di partenza da cui proseguire per sviluppare un discorso piu' articolato e piu' soddisfacente", commenta la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, confermando che la Regione "e' pronta a mantenere gli impegni presi ma questo non puo' valere a senso unico". Electrolux, nel corso dell'incontro guidato dall'amministratore delegato per l'Italia, Ernesto Ferrario, con i sindacati dei metalmeccanici, ha anche presentato un nuovo piano industriale per Susegana: portera' nella fabbrica trevigiana una parte della futura piattaforma di frigoriferi ad incasso 'Cairo 3' con 94.000 pezzi annui aggiuntivi, rispetto all'iniziale previsione di trasferire la produzione di 158.000 pezzi in Ungheria.
28 febbraio 2014
"La vertenza sarà lunga e noi ci attrezziamo, andiamo avanti tutti insieme. A differenza di quanto si legge su molti organi di informazione, la questione non è affatto conclusa e si annunciano tempi lunghi". Lo affermano in una nota Fim Fiom e Uim di Forlì parlando del caso Electrolux . "I lavoratori del Gruppo e dello stabilimento di Forlì - si legge nella nota - ne sono ben consapevoli e si avvicina ormai un mese da quando è stato allestito davanti ai cancelli della fabbrica su viale Bologna il presidio permanente che, a Forlì come negli altri stabilimenti, ha impresso una svolta nella vertenza determinando i parziali passi indietro della multinazionale che si sono registrati nelle ultime settimane". Dalla prossima settimana i lavoratori dovranno fare fronte anche alla spesa dell'allacciamento alla corrente elettrica (visto che l'azienda ha comunicato l'intenzione di staccare il collegamento) oltre a tutte le spese per mantenere in piedi il presidio. "Pertanto, visto che riteniamo che la vertenza Electrolux sia uno spartiacque per tutto il territorio, abbiamo deciso di lanciare una sottoscrizione straordinaria per fare fronte alle spese che i lavoratori devono sostenere".
La sottoscrizione ha un obiettivo concreto: permettere ai lavoratori di resistere un minuto di più dell'impresa. Per chiunque volesse dare un contributo il codice Iban è il seguente: IT80M0312713200000000001293".
Intanto arrriva la solidarietà di IndustriAll , la Federazione europea dei sindacati dell'industria. "Le organizzazioni sindacali dei paesi europei con stabilimenti della Electrolux, riuniti il 27 febbraio presso IndustriAll Europe, hanno espresso la loro preoccupazione per il piano industriale avanzato dalla multinazionale svedese", si legge in una nota. "Respingono i ricatti di Electrolux e l'attacco all'autonomia della contrattazione collettiva, motivato esclusivamente dalla necessità di ridurre i costi di produzione. Le organizzazioni sindacali hanno espresso piena solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori italiani che si trovano ad affrontare la volontà dell'azienda di tagliare i salari e peggiorare le condizioni di lavoro". Infine, IndustriAll chiede un tavolo con la direzione della multinazionale per esprimere le sue preoccupazioni e discutere del futuro di Electrolux in Europa.
4 aprile 2014
Il 7 aprile 2014 ricomincia, a Roma alle ore 16,30 presso il Mise, la trattativa in sede governativa sulla vertenza Electrolux, alla presenza dei nuovi ministri del Lavoro e dello Sviluppo economico, Poletti e Guidi e dei Presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. L'incontro, lungamente posticipato in relazione agli avvicendamenti di Governo, è a uno snodo decisivo dopo la dichiarata disponibilità di Electrolux a rivedere il piano industriale inizialmente ipotizzato, dopo il rifinanziamento da parte del Governo della decontribuzione dei contratti di solidarietà e l'intesa sulla proroga degli stessi per tutti gli stabilimenti sottoscritta il 26 marzo 2014. Fim, Fiom, Uilm considerano questo un risultato ottenuto grazie alle lotte che i lavoratori hanno messo in campo in oltre 60 giorni di mobilitazione, con scioperi articolati e presidio degli stabilimenti, ritengono importante la continuità dei contratti di solidarietà iniziati un anno fa e valutano utile allo sblocco del negoziato il decreto con il quale il Governo ne ha rifinanziato la decontribuzione. Tuttavia ritengono che in sede di conversione legislativa il provvedimento debba essere migliorato aumentando le percentuali di decontribuzione in esso previste.
A Electrolux Fim, Fiom, Uilm chiedono prioritariamente:
- una modifica dei piani presentati che impegni la multinazionale a non delocalizzare le produzioni;
- prospettive di lungo periodo per tutti gli stabilimenti italiani, attraverso investimenti sul prodotto e sul processo utili al mantenimento degli attuali livelli occupazionali;
- l'impegno a sgombrare definitivamente il campo dall'intenzione manifestata di ridurre i salari delle lavoratrici e dei lavoratori.
Nel confermare la disponibilità più volte manifestata ad aprire un confronto sulla competitività degli stabilimenti italiani, Fim, Fiom, Uilm ritengono che ciò non debba comportare ulteriori peggioramenti delle condizioni di lavoro. In concomitanza con la trattativa e a sostegno delle rivendicazioni, Fim, Fiom, Uilm nazionali dichiarano 8 ore di sciopero di tutti gli stabilimenti italiani il giorno 7 aprile 2014 e invitano le lavoratrici e i lavoratori di Electrolux a partecipare al presidio che si terrà al ministero dello Sviluppo economico a partire dalle ore 15,30.
15 maggio 2014
Oggi pomeriggio a palazzo Chigi sara' ufficializzata l'intesa con cui l'Electrolux si impegna a mantenere aperti tutti e quattro gli stabilimenti di Porcia (Pordenone), Susegana (Treviso), Solaro (Milano) e Forli', a non licenziare e a investire nel Paese 150 milioni di euro. In cambio il colosso svedese dell'elettrodomestico ottiene la decontribuzione dei contratti di solidarieta', sostegno per l'innovazione, maggiore flessibilita' e aumenti della produzione. Non si arriva ai 3 euro l'ora di risparmi auspicati all'inizio, ma l'intesa ''permette una riduzione del costo del lavoro e del prodotto e prevede importanti azioni di efficienza produttiva nelle fabbriche'' secondo i vertici aziendali.
La settimana prossima l'accordo sara' sottoposto al voto dei lavoratori. Il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, parla di un modello da replicare e sottolinea come ''i soldi pubblici si danno alle aziende che investono, non licenziano, non delocalizzano e non chiudono''.
Sei mesi di scioperi, presidi, incontri, interventi istituzionali e una costante attenzione pubblica e mediatica hanno avuto un forte peso in tutta la vicenda. Il primo piano presentato dalla Società a metà gennaio 2014, dopo il primo annuncio del novembre 2013, prevedeva sia importanti delocalizzazioni delle produzioni, che drastici tagli del salario, per mantenere le residue capacità produttive.
Paola Morandin, candidata in Altra Europa alle europee, e operaia alla Electrolux dichiara: "La conclusione determinatasi in queste ore vede, da un lato l'importante risultato conquistato dai lavoratori, d'aver bloccato per almeno un triennio la delocalizzazione di gran parte dei prodotti e persino definito un aumento degli elettrodomestici prodotti in Italia, con investimenti di processo e di prodotto, prima non previsti nei vari stabilimenti. Lo stabilimento di lavatrici di Porcia, che pur non chiudendo, come programmato inizialmente, vedrà ridursi del 40% della propria produzione e la relativa occupazione, tutelata per ora dall'intervento dei contratti di solidarietà". Nel contempo, "il sindacato ha ottenuto la tutela dei redditi dei lavoratori. Non vi sono tagli salariali. Anche le pause sono salve (escluso Porcia)". "Dall'altro la multinazionale ha incassato degli sgravi contributivi collegati ai contratti di solidarietà (circa 6.000.000 di euro in tre anni) - continua Morandin - soldi della fiscalità generale;ulteriori impegni di finanziamento dalle Regioni sugli investimenti, un pesante peggioramento delle condizioni di lavoro, attraverso un aumento dal 5 al 10% (a secondo degli stabilimenti) dei pezzi da produrre nelle catene di montaggio (si arriva a solaro e forli a produrre in 6 ore ciò che si produceva in 8 ore, anche Susegana dovrà produrre dai 18 ai 22 pezzi in più per linea in ogni turno); catene dove gli operai lamentano già da tempo una pesante condizione prestativa. Solo gli operai delle catene di montaggio, delle linee, i più sindacalizzati, che pagano il conto del recupero della produttività. Lavoratori che per l'usura diventano svantaggiati e senza possibilità di ricollocazione. Circa 1/3 dei lavoratori hanno malattie muscolo scheletriche certificate dall'usura, dovute all'intensità lavorativa, condizione che attraverso le nuove pressioni prestative produrranno un danno esponenziale a questi operai delle linee. Infatti una volta rotti i lavoratori finiscono in reparti "confino", dove lavorano una settimana al mese e le altre tre parcheggiati a carco dell'INPS – in contratti di solidarietà, per l'impossibilità di collocare i lavoratori in posizioni idonee".
È su queste criticità che nello stabilimento di Susegana le RSU unitariamente hanno espresso una profonda riserva sull'accordo e la convinzione che sulle condizioni di lavoro e di salute è sbagliato intervenire peggiorandole, "quando le prestazioni sono oltre il limite sostenibile dagli esseri umani. Le politiche di incentivazione all'uscita sono rivolte a questi lavoratori".
A questa proposta e prospettiva, vi è stata una reazione ferma e comune di tutti i lavoratori degli stabilimenti italiani, che occupano oltre 6000 dipendenti. Tra novembre e aprile ci sono state oltre 150 ore di sciopero e 100 giorni di presidio delle portinerie , con un periodo ad inizio febbraio di 15 giorni di blocco totale delle merci.
''E' un'intesa difensiva, ma di grande importanza per la salvaguardia sia dell'occupazione, sia del salario'', sottolinea il coordinatore Uilm per gli elettrodomestici, Gianluca Ficco. Dalla Cisl, infine il segretario generale, Raffaele Bonanni, attacca ''e' stata chiusa una vertenza simbolo'' che dimostra ''a tutti i populisti d'Italia che nel sindacato ci sono energie persino migliori di quelle della politica''.