Fiat Nola Pomigliano


18 luglio 2014
Giornata di mobilitazione, ieri giovedi' 17 Luglio, a Pomigliano d'Arco in concomitanza con il processo per la riassunzione di Mimmo Mignano. Una storia lunga che inizia quasi 7 anni fa quando Mimmo, delegato del Cobas lavoro Privato , viene licenziato. Iniziano da allora le mobilitazioni del Cobas e le intimidazioni contro i delegati e i lavoratori . La repressione costante negli anni ha colpito lavoratori con decine di provvedimenti disciplinari o costringendoli a una cassa integrazione " a vita" senza possibilità di reintegro. Come accaduto negli anni ottanta, la dottrina Marchionne imposta in Fiat ha porodotto una lunga scia di morti e di lutti, di operai caduti in depressione e spinti al suicidio da una vita priva di prospettiva. L'ultimo suicidio, quello di Maria Baracco operaia del Cobas, è stata la molla che ha portato ad una serie di mobilitazioni e nel corso di una dimostrazione sono stati simbolicamente impiccati dei manichini raffigurante l'effige di Marchionne. "Una metafora – sottolineano gli operai- della condizione da noi vissuta scaturita nel licenziamento di 5 lavoratori iscritti ai Cobas del lavoro privato a fine Giugno. Ma tra i licenziati (tutti i lavoratori del comitato di lotta cassaintegrati di Pomigliano che raccoglie non solo cobas ma tanti altri operai iscritti e non al sindacato) troviamo perfino Mimmo Mignano che licenziato è da sette anni In occasione del processo al Tribunale di Nola è stata organizzata una manifestazione a Pomigliano conclusasi davanti ai cancelli della Fiat non senza qualche momento di tensione ai cancelli con le forze dell'ordine preoccupate di evitare intralci e ritardi all'ingresso in fabbrica degli operai. La manifestazione contro i licenziamenti politici ha lanciato un appuntamento nazionale per settembre contro le centinaia di licenziamenti che riguardano le fabbriche , i facchini e la forza lavoro del commercio e delle cooperative:"Rompere il silenzio sulle morti operaie – sottolinea Federico Giusti, dei Cobas - non è solo una battaglia di civiltà ma di resistenza al capitale e ai suoi governi che si preparano a cancellare anche quel poco che resta della legislazione in materia di lavoro, per dirne una l'art 18 per questo la mobilitazione degli operai e dei cassaintegrati andrà sostenuta con forza ed estesa" Al corteo presente anche una delegazione dell'opposizione in Cgil ("Il sindacato è un'altra cosa"). "Non si può restare silenti a licenziamenti di lavoratori che manifestavano contro disagi che hanno portato al suicidio di più compagni",si legge in una nota. "Da anni al polo di Nola si paventano faraonici investimenti, continuamente disattesi – continuano i delegati - non ultimo l'accordo firmato pochi giorni fa, da FIM UILM UGL FISMIC e Ass. Quadri, che prevede il reintegro in produzione di solo 60 addetti. L'ennesimo tentativo di dividere i lavoratori, proprio come accaduto a Pomigliano, tra chi lavora quotidianamente e chi, invece, quotidianamente resta a casa". "Questo ultimo atto scellerato, venduto come un grande successo, dimostra che manifestare contro la FIAT è un sacrosanto diritto dei lavoratori e che non può essere bollato come atto lesivo all'immagine dell'azienda. La Fiat con il suo operato lede alla propria immagine, chi protesta esprime solo un diritto democratico ad una migliore condizione di vita lavorativa e sociale".

3 giugno 2014
A luglio scadranno i sei anni di cassa integrazione per i lavoratori del polo logistico Fiat di Nola. Sei anni drammatici segnati da molti suicidi, anche in relazione al fatto che il sito, stando alle denunce di Slai Cobas e Fiom, è in realtà una sorta di "reparto confino". Ieri una delegazione di lavoratori ha incontrato il prefetto, che ha preso l'impegno di segnalare la situazione al Governo ed ha accolto il documento consegnatogli dai lavoratori.  I cassintegrati hanno illustrato la loro storia, ed ora chiedono il rientro nello stabilimento Fiat di Pomigliano D'Arco, da dove sono stati trasferiti nel 2008, alla costituzione del polo di Nola. ''A luglio scadra' quel filo che ci tiene legati alla Fiat - scrivono i lavoratori – alla speranza di avere ancora un lavoro; le preoccupazioni per il nostro futuro ci spaventano, non chiediamo altro di condividere il nostro futuro con i colleghi di Pomigliano''. Le tute blu sottolineano che il loro trasferimento a Nola ''era puramente discriminatorio e selettivo, e queste scelte e le conseguenze sono cause di enormi squilibri, disturbi che colpiscono l'umore, il pensiero e il comportamento, depressione, disturbi d'ansia, la schizofrenia, i disturbi alimentari e comportamenti da dipendenza''. Per gli operai gli ''squilibri'' sono anche tra le cause dei suicidi di due cassaintegrati del polo di Nola, ossia quello di Maria Baratto, la 47enne ritrovata il 31 maggio nel suo appartamento dopo quattro giorni dalla morte, e quello di Pino De Crescenzo, morto suicida ad Afragola lo scorso febbraio. ''I casi non sono solo questi - proseguono le tute blu – un altro lavoratore ebbe una grave depressione, si licenzio' e dopo poco tempo si suicido'. Come lui vi sono altri casi di persone che ci hanno provato ma fortunatamente sono stati salvati. Il confronto con Voi - concludono rivolgendosi al prefetto – era dovuto da parte nostra, per rispetto di tutte le cariche istituzionali alle quali chiediamo di fare fronte comune per evitare che questi lavoratori subiscano ulteriori discriminazioni e porre fine a questi delitti che potrebbero causare ingenti perdite anche in termini di vite umane''. Un incontro per discutere delle prospettive occupazionali degli stabilimenti Fiat di Nola e Pomigliano D'Arco (Napoli), e' stato convocato anche dall'assessore regionale al Lavoro, Severino Nappi, per il prossimo 10 giugno, con Fiom, Slai Cobas, Cgil, Cisl e Uil. Al presidio sotto la sede della Regione, organizzato nei giorni scorsi hanno preso parte anche le donne del Comitato mogli operai Fiat Pomigliano, e molti cassintegrati del polo logistico del Lingotto a Nola, che hanno voluto anche ricordare, con diversi striscioni e cartelli proprio i suicidi degli operai in cig. ''Non si possono aspettare altri gesti estremi – ha commentato Francesco Percuoco, responsabile del settore automotive per la Fiom di Napoli - e' doveroso che ci sia un impegno da parte delle istituzioni per fare in modo che l'azienda dia prospettive a questi lavoratori la cui cassa integrazione e' in scadenza''.

5 giugno 2014
A luglio scadranno i sei anni di cassa integrazione per i lavoratori del polo logistico Fiat di Nola. Sei anni drammatici segnati da molti suicidi, anche in relazione al fatto che il sito, stando alle denunce di Slai Cobas e Fiom, è in realtà una sorta di "reparto confino". Ieri una delegazione di lavoratori ha incontrato il prefetto, che ha preso l'impegno di segnalare la situazione al Governo ed ha accolto il documento consegnatogli dai lavoratori.  I cassintegrati hanno illustrato la loro storia, ed ora chiedono il rientro nello stabilimento Fiat di Pomigliano D'Arco, da dove sono stati trasferiti nel 2008, alla costituzione del polo di Nola. ''A luglio scadra' quel filo che ci tiene legati alla Fiat - scrivono i lavoratori – alla speranza di avere ancora un lavoro; le preoccupazioni per il nostro futuro ci spaventano, non chiediamo altro di condividere il nostro futuro con i colleghi di Pomigliano''. Le tute blu sottolineano che il loro trasferimento a Nola ''era puramente discriminatorio e selettivo, e queste scelte e le conseguenze sono cause di enormi squilibri, disturbi che colpiscono l'umore, il pensiero e il comportamento, depressione, disturbi d'ansia, la schizofrenia, i disturbi alimentari e comportamenti da dipendenza''. Per gli operai gli ''squilibri'' sono anche tra le cause dei suicidi di due cassaintegrati del polo di Nola, ossia quello di Maria Baratto, la 47enne ritrovata il 31 maggio nel suo appartamento dopo quattro giorni dalla morte, e quello di Pino De Crescenzo, morto suicida ad Afragola lo scorso febbraio. ''I casi non sono solo questi - proseguono le tute blu – un altro lavoratore ebbe una grave depressione, si licenzio' e dopo poco tempo si suicido'. Come lui vi sono altri casi di persone che ci hanno provato ma fortunatamente sono stati salvati. Il confronto con Voi - concludono rivolgendosi al prefetto – era dovuto da parte nostra, per rispetto di tutte le cariche istituzionali alle quali chiediamo di fare fronte comune per evitare che questi lavoratori subiscano ulteriori discriminazioni e porre fine a questi delitti che potrebbero causare ingenti perdite anche in termini di vite umane''. Un incontro per discutere delle prospettive occupazionali degli stabilimenti Fiat di Nola e Pomigliano D'Arco (Napoli), e' stato convocato anche dall'assessore regionale al Lavoro, Severino Nappi, per il prossimo 10 giugno, con Fiom, Slai Cobas, Cgil, Cisl e Uil. Al presidio sotto la sede della Regione, organizzato nei giorni scorsi hanno preso parte anche le donne del Comitato mogli operai Fiat Pomigliano, e molti cassintegrati del polo logistico del Lingotto a Nola, che hanno voluto anche ricordare, con diversi striscioni e cartelli proprio i suicidi degli operai in cig. ''Non si possono aspettare altri gesti estremi – ha commentato Francesco Percuoco, responsabile del settore automotive per la Fiom di Napoli - e' doveroso che ci sia un impegno da parte delle istituzioni per fare in modo che l'azienda dia prospettive a questi lavoratori la cui cassa integrazione e' in scadenza''.