MACEDONIA: LE BUGIE DEI MEDIA (e quelle della nostra sinistra)
LA MACEDONIA PRECIPITA DI NUOVO NELLO SCONTRO ETNICO E LA NOSTRA SINISTRA CONTINUA A NON CAPIRCI NULLA


maggio 2001, REDS

 

Il giorno 8 maggio due erano le notizie riguardanti i Balcani riportate in varia misura dai quotidiani e dai TG. La prima: la NATO e la UE, sono corsi in Macedonia a sostenere il governo macedone nella sua offensiva contro l'UCK (organizzazione armata degli albanesi di Macedonia). La seconda: a Banja Luka, capitale della Repubblica serba di Bosnia, una manifestazione di nazionalisti serbi ha impedito l'inizio della ricostruzione della moschea di Ferhadia distrutta nel 1993, ha assediato rappresentanti dell'ONU e dei musulmani, sino a sera, provocando una cinquantina di feriti. Ci soffermeremo ad analizzare come i due quotidiani della sinistra antagonista (Manifesto e Liberazione) hanno trattato le due vicende, perché è molto significativo dell'approccio interpretativo disastroso con cui hanno affrontato le questioni balcaniche. Come termine di paragone analizzeremo anche il più importante quotidiano della stampa borghese: il Corriere della Sera.

Come si sa la situazione bosniaca è congelata dagli accordi di Dayton: le tre etnie che hanno combattuto una feroce guerra civile sono divise in tre entità nei fatti separate anche se formalmente riunite sotto una federazione unitaria. Ai musulmani, etnia maggioritaria in Bosnia, è impedito il ritorno nella parte serba che invece è uscita dal conflitto con una porzione maggioritaria del territorio (vedi Scheda sulla Guerra di Bosnia). I nazionalisti serbi hanno attivamente contrastato ogni tentativo di ritorno dei musulmani nei territori da loro conquistati. In Macedonia invece (vedi l'articolo Cosa succede in Macedonia) la minoranza albanese è discriminata dalla maggioranza macedone, e dopo una decina d'anni di lotte pacifiche, una parte della popolazione sostiene ora, con l'UCK, l'opzione armata.

Vediamo anzitutto come ha trattato le due vicende il Corriere della Sera.

L'episodio bosniaco è riassunto in una brevissima didascalia che accompagna una foto poco chiara sull'avvenimento. L'articolo riguardante la Macedonia occupa tre colonne e il titolo recita: "NATO e UE in soccorso della Macedonia". E il sottotitolo: "Robertson: i ribelli sono criminali antidemocratici. Questo Paese è sull'orlo dell'abisso, va aiutato." Il pezzo dà ampio risalto agli insulti, rivolti all'UCK, del segretario generale della NATO George Robertson: "criminali assassini vogliono destabilizzare la democrazia della Macedonia [...] Questi delinquenti non esitano a usare i civili come scudi umani e perseguono il cinico tentativo di provocare un altro bagno di sangue balcanico". Con soddisfazione il Corriere asserisce che "a questo punto i ribelli albanesi dovrebbero essersi tolti ogni illusione di godere di simpatie all'interno dello schieramento occidentale". Si tessono le lodi inoltre del leader del partito albanese al governo Arben Xhaferi ("uomo coltissimo", di "encomiabile moderazione e lungimiranza"). In ultimo accenna al fatto che da quattro giorni sono in corso bombardamenti portati avanti da carri armati ed elicotteri e che oltre un migliaio di civili sarebbe fuggito in Kosovo.

Ora alcune considerazioni.

Si noterà che il Corriere, come tutti gli altri media, riporta in maniera sistematica il punto di vista occidentale e quello macedone. Nessuna dichiarazione di parte proalbanese è citata o cercata. Si noti l'uso della giustificazione che ormai copre, dalla Guerra del Golfo in poi, il bombardamento su abitazioni civili: il mito della popolazione locale usata come "scudo umano"; si rovescia in questo modo sull'avversario, cioè sulle vittime, la responsabilità delle morti tra i civili. Gli israeliani stanno agendo allo stesso modo: quando uccidono dei bambini palestinesi accusano i militanti dell'intifada di utilizzarli come scudi umani. L'ipotesi, non corroborata da alcun aneddoto o dichiarazione o foto o intervista, che l'UCK si servirebbe degli abitanti dei villaggi come "scudi umani", è divenuta un fatto per la semplice ragione che il governo macedone e la NATO lo affermano. Del resto se gli occidentali raccontassero la verità, e cioè che l'esercito macedone sta bombardando i civili, come potrebbero giustificare il proprio appoggio di fronte alla "opinione pubblica"? Eppure la bugia è evidente anche solo per via deduttiva. Ad esempio: perché una parte degli albanesi di Macedonia (quelli che evidentemente sono scappati dalle grinfie dell'UCK !!!) di fronte ai bombardamenti fugge in Kosovo? Se il governo macedone fosse il governo di tutti (albanesi e macedoni) e non di una sola parte (quella macedone), e la minoranza albanese fosse oppressa dalla UCK, gli albanesi di Macedonia dovrebbero correre incontro ai loro liberatori invece di prendere esattamente la direzione opposta. Se il pregiudizio antialbanese dell'Italia (che ha la sua base materiale nel ruolo imperialista che il nostro Paese gioca in Albania) non fosse operativo, la realtà sarebbe abbastanza evidente, anche sulla scorta di ciò che è avvenuto in Kosovo e Bosnia negli anni novanta. La popolazione è sempre riluttante ad abbandonare le proprie abitazioni, anche a dispetto dei più terribili bombardamenti (vedi quanto accaduto a Groznj). L'esercito serbo per far sloggiare nella primavera di due anni fa la popolazione kosovara albanese è dovuto entrare nei villaggi e seminare il terrore: le bombe non bastavano, e lo stesso era accaduto in Bosnia. La gente preferisce stare nei sotterranei, ma non abbandonare i propri pochi averi, il campo, la casa, per paura che una fuga generalizzata possa permettere un saccheggio e una distruzione più sistematica da parte del nemico. Coloro che temono per la propria vita migrano fuori dalla Macedonia, proprio perché consapevoli che l'esercito macedone non è quello dello stato di Macedonia, ma dell'etnia macedone. Infine, dal punto di vista militare, è evidente qual è il fine dell'attuale offensiva dell'esercito macedone. Si tratta di un esercito debole che agisce in territorio ostile. La tattica che sta utilizzando è bombardare alla cieca sui villaggi, per la semplice ragione che solo facendo terra bruciata può sperare non di "snidare i ribelli" (perché i bombardamenti non hanno mai snidato alcun guerrigliero in alcuna parte del mondo), ma di distruggere i villaggi in modo da togliere la base di sostegno popolare all'UCK. Si tratta dunque in maniera aperta di una guerra contro il popolo albanese di Macedonia.

La ragione per cui l'Occidente protegge il governo macedone l'abbiamo già analizzata (Cosa succede in Macedonia): persegue la stabilità, e se questa può essere raggiunta al prezzo di un po' di bombardamenti sui civili albanesi, chi se ne importa? Sembra ad esso la maniera più pratica e veloce per scongiurare una nuova guerra, che rimanderebbe ancora di troppo una piena sottomissione dei Balcani al dominio dei vari imperialismi. Solo appoggiando la maggioranza macedone dello stato di Macedonia, gli occidentali possono ragionevolmente sperare di mantenere la stabilità nell'area. Per questo chiedono una risposta "proporzionata", cioé un po' di morti, ma non troppi, perché altrimenti si "esacerbano gli animi" e diventa più difficile dare avvio all'epoca degli affari. Per questo i media occidentali forniscono una informazione distorta che minimizza i bombardamenti sui villaggi. Se provassimo ad immaginare cosa accadrebbe se, a seguito di un attentato dell'ETA, l'esercito spagnolo bombardasse Bilbao, comprenderemmo la visione razzista che sottende a questo comportamento.

Ben meno "comprensibile" risulta però l'atteggiamento della sinistra antagonista, che non si discosta in nulla da quello delle potenze occidentali. Come è stato più volte denunciato da noi e da altri (Limes e la sinistra, La sinistra anticapitalista italiana e la guerra dei Balcani) l'interpretazione della sinistra italiana sulla vicenda balcanica è stata segnata da un pesante pregiudizio antialbanese, molto inquietante se si pensa al ruolo imperialista giocato dall'Italia in Albania e alla discriminazione di cui soffrono gli immigrati albanesi in Italia. E infatti, vediamo.

Il Manifesto, invece di due, dà tre notizie, e presto scopriremo perché. La proporzione data ai due avvenimenti, tenuto conto della foto, è identica a quella del Corriere. Il titolo recita "La Macedonia sull'abisso". L'articolo è di Tommaso di Francesco, un giornalista di cui questa rivista si è già occupata (vedi Il Manifesto e il Kosovo) per l'opera di sistematica disinformazione riguardo ai Balcani e il cui filoslavismo ha una responsabilità non indifferente nel consolidarsi del razzismo antialbanese mascherato da antimperialismo che circola nella sinistra anticapitalista. L'articolo riporta, come il Corriere, le dichiarazioni della NATO e la posizione di Xhaferi in maniera neutrale. Poi si scatena: "in un'enfasi retorica che dimenticava semplicemente che le milizie dell'UCK vengono dal Kosovo e passano sotto gli occhi dei contingenti della NATO e che sono state finanziate, addestrate, cresciute dai Servizi occidentali, ha definito i miliziani albanesi nientedimeno che un 'manipolo di criminali assassini'" ecc. ecc. Non una parola sulla condizione degli albanesi di Macedonia.

Vorremmo far notare la costruzione del periodo, tipica del filoslavismo nostrano. I nostri nostalgici di Milosevic si trovano in forte difficoltà: durante la guerra ci dicevano che essa era stata scatenata dagli USA per rendere indipendente il Kosovo e destabilizzare la Serbia "socialista"; ora non sanno più che pesci pigliare: come spiegare che l'Occidente si è schierato contro l'indipendenza del Montenegro, quando ci hanno raccontato che la frantumazione della Jugoslavia è stata opera di un complotto capitalista? Come spiegare che la NATO ha dato via libera all'esercito serbo per rioccupare la Valle del Presevo? Come spiegare che nel quadro legislativo che stanno facendo passare in Kosovo non hanno voluto sentir parlare di futuro referendum di autodeterminazione? Con la Macedonia l'imbarazzo è al massimo: l'equazione razzista albanesi=NATO non funziona più, dato che il governo macedone è di destra e sfacciatamente filoccidentale. Dopo che gli orfani di Milosevic avevano tentato di spiegare la sollevazione armata non con l'oppressione sociale degli albanesi di Macedonia ma con l'ennesimo complotto ordito a Washington, si sono visti costretti a rimangiarsi tutto a causa del chiarissimo sostegno NATO, politico e militare, all'esercito macedone. Dunque rinunciano a spiegare i perché, dato che la loro impostazione mai potrebbe fornire risposta dotata di un qualche senso, e infarciscono il loro periodare di frasi del tipo: "persino la NATO ha detto che" , "anche la NATO lo ammette, dimenticando che lei per prima ... ", ecc. ecc. che non spiegano un bel nulla.

In realtà la NATO ha fatto la guerra ai serbi per la stessa ragione per cui ora aiuta i macedoni a far la guerra agli albanesi: la NATO vuole la stabilità dell'area, l'ha sempre voluta, e per questo, di volta in volta, cerca di capire qual è la forza appoggiando la quale si può garantire il congelamento delle questioni etniche irrisolte. Per questo prima della guerra del Kosovo la NATO chiamava quelli dell'UCK "terroristi" e dava via libera a sanguinose offensive serbe, ma ha poi cambiato partito quando la vastità della repressione serba e le dimensioni della resistenza albanese l'ha convinta che l'unica maniera di risolvere il suo problema (la stabilità) era di mantenere il Kosovo sotto protettorato, come la Bosnia. I nostri filoslavi invece partono dal pregiudizio ideologico che la Jugoslavia di Tito e la Serbia di Milosevic fossero dei bastioni antimperialisti, e dunque non possono accettare alcun tipo di interpretazione delle guerre balcaniche che ne ricerchi le cause nelle stesse contraddizioni di quei regimi, contraddizioni di classe e nazionali.

L'articolo prosegue poi con la disinformazione. "La battaglia sul campo però non si ferma: elicotteri dell'aviazione militare macedone sono tornati a colpire le montagne del sud est". Non colpiscono affatto le montagne ma, come testimoniano le immagini della CNN, le case dove abitano delle persone. Non c'è alcuna battaglia in corso, ma dei bombardamenti su obiettivi civili. Prosegue: "Il fronte della battaglia contro le milizie dell'UCK sempre all'offensiva - e che negli ultimi nove giorni in imboscate hanno ucciso 10 soldati- ". L'UCK non è affatto all'offensiva, e ci sono state due "imboscate", azioni che anche per chi la consideri negativamente, non dovrebbe comportare il bombardamento delle case dei propri concittadini. Il Nostro prosegue imperterrito: racconta che i civili sono nascosti nei sottoscala e "molti subiscono le intimidazioni dell'UCK": in base a quale fonte fa questa affermazione? Non vi è alcun giornalista nelle case di Vakcine e Slupcane bombardate, non vi è stato alcun fuggitivo che abbia denunciato pressioni.

Ben diversamente Di Francesco tratta i nazionalisti serbi. Dopo la vergognosa manifestazione contro la ricostruzione della moschea (della quale non gliene importa letteralmente nulla, mentre ha speso fiumi d'inchiostro sulle chiese ortodosse distrutte dagli albanesi in Kosovo) Di Francesco non dedica una sola parola di commento sul fatto che i musulmani della repubblica serba di Bosnia non abbiano diritto di cittadinanza (quando invece del destino assai crudo della comunità serba del Kosovo parla praticamente ogni giorno, accusando la parte albanese di essere coinvolta nei più sordidi traffici), e per ridimensionare ancor più l'accaduto, riporta, unico giornale nazionale, un'altra notizia balcanica: "Kfor-NATO uccide un serbo", su un serbo kosovaro ucciso a un posto di blocco: in questo caso, invece, non manca il commento "politico": "un serbo morto in Kosovo a chi mai può interessare?".

Liberazione compie un'operazione più contraddittoria del Manifesto, segno della divisione che regna nel partito sulle questioni internazionali. E' l'unico quotidiano che riporta un articolo sulla vicenda della moschea che permette di comprenderne il retroterra. Nel pezzo si riporta un'altra notizia e cioé che "un'analoga manifestazione a Trebinje ha impedito la posa della prima pietra per la ricostruzione della moschea di Osman Pascià [...] una delle 618 moschee distrutte durante la guerra in Bosnia" e fornisce altre informazioni sulla ormai dimenticata guerra del nazionalismo serbo contro la cultura musulmana.

L'articolo sulla Macedonia slitta però pesantemente verso il filoslavismo. Con qualche sprazzo di verità: una foto ritrae un gruppo di case bombardate, si parla chiaramente che "elicotteri, carri armati, artiglieria pesante, teste di cuoio, bombe su case i villaggi"; di "un confronto etnico tra l'esercito regolare di Skopje e gli irredentisti albanesi dell'UCK" facendo dunque per lo meno intendere che si tratta di un conflitto vero e non di un complotto sfuggito di mano ai suoi esecutori. Poi però non rinuncia a prendere per oro colato la storia degli scudi umani, e ad utilizzare il classico periodare di chi non riesce a spiegare il comportamento NATO: "Robertson, lo stesso che durante la guerra contro la Jugoslavia definiva l'UCK un esercito di liberazione popolare ha cambiato decisamente rotta." L'articolo usa più volte l'espressione "ultrà albanesi" alternandola a "irredentisti" e "estremisti". Poi propende decisamente verso la bugia ideologica e rassicurante verso il razzismo mascherato da antimperialismo del popolo di sinistra, pur utilizzando una forma dubitativa: "molti hanno paura di abbandonare i propri averi e le case, ma il pericolo principale sembra rappresentato proprio dai ricatti messi in atto dai guerriglieri, molto più garantiti dalla rappresaglia macedone fin quando agiscono coperti dalle migliaia di civili asserragliati nei sottoscala delle loro abitazioni" e termina con: "l'OCSE li ha definiti scudi umani dell'UCK. Ostaggi del virus dell'odio etnico che sta ingoiando un'altra fetta dei Balcani. "

Quando denunciamo lo strisciante razzismo antialbanese della sinistra anticapitalista siamo spesso accusati a nostra volta di antislavismo pregiudiziale. Noi invece affermiamo un principio molto semplice: la sinistra deve sempre schierarsi al lato dei popoli oppressi, e quando costoro divengono a loro volta oppressori, schierarsi coi nuovi oppressi. Siamo a favore del diritto dei serbi a ritornare nelle loro terre in Croazia da cui sono stati cacciati, siamo a favore dello stesso diritto per i musulmani di Bosnia, siamo a favore del diritto all'autodeterminazione del Kosovo e allo stesso tempo difendiamo il diritto alla piena cittadinanza per i serbi del Kosovo. Siamo dunque per il diritto dei macedoni ad un loro stato indipendente e difendiamo i diritti della minoranza macedone in Grecia ferocemente oppressa. Allo stesso tempo siamo per il diritto degli albanesi di Macedonia alla piena cittadinanza, ed anche, come ultima risorsa, alla loro autodeterminazione sino alla separazione territoriale. Ci dicono che sarebbe una posizione irresponsabile perché così si alimenterebbero le guerre: un secolo di guerre balcaniche invece stanno lì a insegnarci che è proprio dalla negazione del diritto dei popoli balcanici alla autodeterminazione che sono derivate gran parte delle guerre che hanno insanguinato la regione.

 



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