I mozione. L'alternativa
di società
Primo
firmatario Fausto Bertinotti.
15 TESI
PER IL CONGRESSO
1- La vera novità di questo inizio
secolo è la nascita di nuovi movimenti e la loro capacità di connettersi
in un percorso collettivo. Essa ha parlato al mondo di una nuova possibilità
di trasformazione. La capacità di Rifondazione Comunista è stata
quella di capire la natura di questi nuovi movimenti e di predisporsi a raccogliere
le risorse da essi sprigionate per proporsi, assieme a una modificazione della
propria politica, di contribuire alla costruzione di una idea generale di riforma
della politica e del suo rapporto con i protagonisti sociali. Allo stesso tempo,
con una connessione non solo temporale, è emerso in maniera sempre più
dirompente il fallimento della globalizzazione capitalistica. L’una e
l’altra ripropongono oggettivamente come attuale il tema della trasformazione
della società capitalistica. Questo tema è posto anche soggettivamente
dalla crescita della consapevolezza dei movimenti e si può racchiudere
nella formula dei social forum “un altro mondo è possibile”.
Il problema è dunque posto ma non è risolto. È aperto anche
un altro scenario, quello dell’incrudelimento della crisi economica e
sociale e del precipitare della guerra in uno scontro di civiltà. L’incertezza
domina il nostro tempo. L’alternativa “socialismo o barbarie”
non è fuori da questo tempo.
2 - In Italia il PRC viene da un’importante
affermazione nelle elezioni europee e amministrative. È stato premiato
il suo progetto politico complessivo: scelta strategica di internità
al movimento, proposta politica di apertura sia al campo complessivo delle opposizioni
politiche e sociali sia come costruzione della sinistra di alternativa, innovazione
della politica e del soggetto della politica, innovazione di cultura e teoria
politica del movimento operaio. Questa accumulazione, che deve essere considerata
come patrimonio acquisito da tutto il partito, è ora la base per un ulteriore
sviluppo della rifondazione. Questo successo si è realizzato in una situazione
in cui è esplosa la crisi del tentativo di dare una stabile risposta
di destra alla instabilità del sistema politico italiano, tentativo imperniato
sul quel fenomeno complesso di natura neoconservatrice cui è stato dato
il nome di “berlusconismo”. A questa crisi concorrono sia motivazioni
oggettive (le grandi tendenze internazionali del fallimento della globalizzazione
capitalistica) sia la spinta della crescita dei movimenti. In esse si è
consumato il fallimento specifico del progetto berlusconiano. Anche in Italia
si dischiude una fase politica e sociale del tutto nuova, per affrontare la
quale non basta rimuovere Berlusconi, ma anzi bisogna affrontare le cause di
fondo che l’hanno portato al successo. Il problema è la costruzione
di un’alternativa di società: si tratta di riscrivere la costituzione
materiale del paese dopo la devastazione neoliberista.
3- Intanto, il neoliberismo in crisi
come impianto ideologico e modello generale di politica economica e sociale
cerca una nuova strada per riproporsi e per impedire il dispiegamento di una
nuova politica. La nuova versione del neoliberismo si nasconde dietro il “realismo”
della sopravvivenza dell’impresa. Dismesse le grandi promesse, si propone
lo stato di necessità. Si chiede il riconoscimento delle crisi come oggettive
e delle necessità imposte dalla competizione internazionale come indiscutibili.
L’obiettivo è ridisegnare al ribasso il sistema dei diritti, delle
condizioni di lavoro e di salario con il ricatto oggettivo della competitività.
Si tratta di un attacco insidioso perché si mimetizza dentro una realtà
concreta quanto apparente, in cui prende corpo un ricatto sui lavoratori che
punta a mettere in scacco la politica e a rovesciare il ruolo del sindacato
nella contrattazione del peggioramento della condizione dei lavoratori e dell’occupazione.
Per questa via, che vorrebbe risalire dall’impresa fino all’intero
sistema delle relazioni sociali e della legislazione sul lavoro e lo stato sociale,
il primo obiettivo è l’abbattimento del contratto nazionale di
lavoro. Questa offensiva è la base materiale su cui poggia l’ipotesi
politica neocentrista, quella di una uscita morbida dalla crisi delle destre
e del berlusconismo senza mettere in discussione l’ispirazione di fondo
delle politiche neoliberiste.
4-
A questa nuova offensiva neoliberista, che si propone
di assumere il carattere di una proposta complessiva e si dispone a coinvolgere
uno spettro ampio di forze moderate sia in campo politico che sindacale, non
si può rispondere efficacemente in maniera difensiva o per singoli pezzi
isolati. La sconfitta di questa ipotesi richiede un salto di qualità
dell’opposizione politica e sociale. Di questo nuovo compito devono farsi
protagonisti l’articolato campo delle sinistre interessate al progetto
di alternativa, le organizzazioni sindacali che hanno progettato e praticato
una nuova autonomia dal governo e dalla Confindustria, i movimenti e le realtà
di lotta espresse nei conflitti di lavoro e sul territorio. È necessario
che l’insieme di questi soggetti produca una iniziativa unitaria che dia
corpo e visibilità a un progetto di unificazione dei movimenti. È
necessario lavorare a un progetto complessivo di movimento per la riforma della
società italiana. Per questo scopo occorre lavorare alla costruzione
di un incontro delle esperienze critiche e di lotta del mondo del lavoro, delle
città e dei territori. Solo dalla connessione con il movimento dei movimenti,
col movimento per la pace, con le esperienze di conflitti sociali e di lavoro
può nascere l’opposizione efficace e l’alternativa alla nuova
sfida liberista e la rinascita, qui e ora, della politica.
5- Si è aperta una fase di assoluta
instabilità. La politica è attraversata da due tendenze opposte:
una sua possibile rinascita o la sua eclissi. La democrazia vive una crisi profonda,
nella quale può essere cancellata la stessa nozione di sovranità
popolare. Possiamo avere davanti a noi un futuro senza democrazia. La fase politica
continua ad essere caratterizzata, nel mondo, in Europa, in Italia, da questa
crisi aperta a tutte e due gli esiti. Le medesime elezioni europee hanno mostrato,
accanto a una crescita dell’opposizione ai governi, il manifestarsi di
un malessere profondo e una sfiducia nei sistemi politici. Questa crisi non
investe solo le istituzioni ma coinvolge anche le masse, attraversate contemporaneamente
da istanze di riappropriazione della politica e da pulsioni verso una fuoriuscita
da essa, una sorta di esodo da una politica a sua volta separatasi dalla vita
quotidiana.
6- Il grande e terribile 900 ha visto
realizzarsi attraverso la lotta di classe l’ingresso delle masse nella
politica e, in questo corso, si sono prodotte grandi esperienze di emancipazione,
le più grandi fino ad ora conosciute. Contemporaneamente, però,
il 900 è stato il secolo in cui si sono consumate tragedie inenarrabili
(le guerre mondiali, i fascismi e i nazismi fino all’orrore di Auschwitz).
Il movimento operaio è stato il grande protagonista del secolo ma è
stato sconfitto in primo luogo per il fallimento laddove si è costituito
in stato nelle società post-rivoluzionarie nelle quali le istanze di
liberazione per cui era nato si sono anche rovesciate in forme di oppressione
drammatica. La critica allo stalinismo non è, quindi, semplicemente la
critica alle degenerazioni di quei sistemi ma al nucleo duro che ha determinato
quell’esito ed è per questo motivo il punto irrinunciabile per
la costruzione di una nuova idea del comunismo e del modo di costruirlo. Ora,
le esperienze di movimento, le nuove pratiche sociali e le riflessioni che sono
avanzate con esse consentono la costruzione di una critica al potere, che, anche
attraverso la scelta della nonviolenza come guida dell’agire collettivo
qui ed ora, contribuisce alla ricerca di una nuova idea e pratica della politica
come processo attuale di trasformazione e di liberazione. È così
venuta all’ordine del giorno la possibilità di una uscita da sinistra
dalla sconfitta del 900 e dalla crisi del movimento operaio. Si può lavorare
allora alla costruzione di un nuovo movimento operaio. La rifondazione comunista,
orizzonte della nostra ricerca e sperimentazione, trova in questa sfida la sua
ragione.
7- La contesa si è fatta drammatica.
Lo stato di guerra permanente è covato dalla natura medesima della globalizzazione
capitalistica. Al contrario di quanto promesso, ovvero la dissoluzione dei conflitti,
essa produce instabilità attraverso l’acutizzazione delle disuguaglianze
mondiali, la concentrazione delle ricchezze e l’esasperazione dei conflitti.
Invece della crescita promessa, essa produce crisi. Persino la competizione
diventa distruttiva. La guerra preventiva è il sistema con il quale si
cerca una soluzione imperiale a questa instabilità. Ma il risultato è
quello di produrre nuove e più profonde instabilità a cui si risponde
con ulteriore inasprimento della guerra secondo la dottrina della guerra permanente.
La guerra alimenta il terrorismo, che è figlio e fratello della guerra.
Questo terrorismo si presenta come progetto elaborato nell’autonomia del
politico ed è, come la guerra, nostro avversario irriducibile repulsivo
per i mezzi che utilizza e per i fini che propugna. La guerra imperiale dell’amministrazione
Bush è una guerra infinita e indefinita. L’Iraq ne è il
banco di prova. Il suo sviluppo sarebbe la guerra di civiltà.
8- La pace è il terreno di rinascita
della politica perché esprime l’esigenza primaria del nostro tempo.
La pace va perseguita non semplicemente come assenza di guerra ma come costruzione
di un nuovo mondo che, spezzando il dominio imperiale, disegna nuovi assetti
del mondo fondati sull’autonomia e il dialogo, su diverse relazioni sociali
e culturali. È non solo sbagliato ma illusorio pensare alla costruzione
di questo nuovo assetto come parzialmente è accaduto nel passato ovvero
con la creazione di un equilibrio basato sulla forza delle armi. La leva fondamentale
per questa impresa è il nuovo movimento per la pace, come forza disarmata
e di disarmo, come altra potenza mondiale scesa in campo per contestare la guerra
e la sua logica e costruire un’alternativa di civiltà. Questa grande
novità mette in luce l’esigenza della costruzione di una nuova
soggettività politica organizzata che interpreti e faccia incidere nelle
relazioni economiche, sociali e statuali questa nuova istanza. Qui c’è
il terreno fondante dell’altra Europa in cui la scoperta di questa missione
faccia rileggere le sue radici per realizzare un modello economico, sociale
e culturale alternativo al neoliberismo e alla guerra. Su questo potrebbe poggiarsi
l’autonomia e l’indipendenza dell’Europa dagli Usa. Il Partito
della Sinistra Europea, di cui siamo tra i promotori e fondatori, vuole essere
uno strumento per perseguire questo obiettivo.
9- La costruzione del nuovo soggetto
della trasformazione è il tema cruciale per l’uscita da sinistra
dalla crisi della politica e dalla crisi del movimento operaio. Questo impegno
chiede lo spostamento del baricentro della politica dalle istituzioni e dalle
forze politiche alla società e ai movimenti, cioè dalla rappresentanza
alla organizzazione diretta della vita e delle relazioni sociali. La cifra di
fondo che caratterizza la natura della globalizzazione neoliberista è
la precarietà. La precarietà si fa condizione generale che informa
i tempi di lavoro e i tempi di vita, i rapporti di produzione e le relazioni
sociali e che penetra fino al tentativo di modificare il vivente. I mutamenti
imposti, da un lato dalla rivoluzione restauratrice del nuovo capitalismo sul
lavoro e, sul versante opposto, la natura dei nuovi movimenti, propongono una
nuova alleanza tra le esperienze che chiedono la liberazione del lavoro salariato
(il conflitto di lavoro) e le esperienze che chiedono la liberazione dal lavoro
salariato (la costruzione di beni comuni sottratti alla mercificazione, la costruzione
e realizzazione di relazioni e attività sottratte, seppure parzialmente,
al mercato, la valorizzazione dell’ambiente e dei legami con le storie
dei territori). Questa nuova alleanza consentirebbe l’ingresso, quali
elementi decisivi nella costruzione dell’alternativa, delle culture e
delle esperienze critiche. L’ecologismo tesse una critica ai modelli “sviluppisti”
anche nella versione moderata che parla di “sviluppo sostenibile”.
Il femminismo è il contributo fondamentale per una idea della società
e dei rapporti sociali fondati sulla valorizzazione della differenza e della
persona e sulla contestazione del sessismo e del dominio scientista sui corpi
e il vivente. Il pacifismo e le mille pratiche della nonviolenza si configurano
come costruzione di una rete di relazioni che contestano il dominio del profitto
e del potere. Questa ricerca teorica, questo lavoro politico nel profondo della
società e nella realizzazione di esperienze originali costituiscono la
base fondamentale per la costruzione di una sinistra di alternativa che in Italia
veda impegnate tutte quelle forze, ovunque collocate, che sono interessate a
questa ricerca. È venuto il tempo di un suo nuovo protagonismo in Italia
e in Europa.
10- Il quadro di questa ricerca è
la costruzione della democrazia della partecipazione e del conflitto. Non è
un caso che proprio il carattere progressivo della Costituzione italiana è
sotto attacco. Questo attacco prende varie forme: si cancella nella pratica
l’articolo 11 della Costituzione, si riduce il tema dei migranti, decisivo
per l’assetto della società futura, a problema di ordine pubblico,
si parla di cancellare il carattere antifascista della Repubblica, si minano
i caratteri fondamentali dell’unitarietà delle prestazioni sociali
e dell’esigibilità dei diritti sul territorio nazionale, si svuota
il Parlamento. In sostanza si vuole affermare un’idea della democrazia
dimezzata, funzionale al modello neoliberista, interna al dominio del mercato,
dunque inerte e, al fine, inutile. La costruzione di una democrazia partecipata
in cui si possa trasformare la critica dei movimenti in una alternativa politica
e programmatica di sinistra è la sfida fondamentale di fronte a noi.
La democrazia, come forza propulsiva di partecipazione e la pace, come costruzione
di nuove relazioni sociali e statuali, sono al primo posto nella rinascita,
qui e ora, di un processo di trasformazione della società capitalistica.
11- Il problema della partecipazione
al governo di una forza antagonista in un Paese europeo va collocata in questo
quadro. Anche la critica alla presa del potere e al potere medesimo non è
senza conseguenze rispetto al modo di concepire il governo e la collocazione
di governo. Nella nostra strategia, il governo non è una scelta di valore
ma una variabile dipendente dalla fase. Il governo, cioè, non è
l’obiettivo o lo sbocco della politica di alternativa ma può essere
un passaggio necessario. In Italia la sua necessità nasce da una precisa
congiuntura politica: l’esigenza improrogabile di sconfiggere il governo
Berlusconi e costruire ad esso una alternativa. Per questo oggi assumiamo l’obiettivo
di una coalizione di forze per dare vita a una alternativa programmatica di
governo in cui il PRC e le forze della sinistra di alternativa nel loro complesso
siano presenti da protagonisti. Chiamiamo questa coalizione democratica per
definirne così il suo primo scopo: costruire democrazia e partecipazione.
La costruzione della democrazia partecipata non è solo una questione
di metodo, essa, è il primo contenuto di un programma riformatore. L’autonomia
dei soggetti critici o socialmente attivi non è più solo una prerogativa
di tutela dei movimenti e delle organizzazioni sociali dalla loro alienazione,
essa è oggi diventata il possibile motore dell’intero processo
riformatore e perciò deve diventare un fondamentale punto programmatico
dell’alternativa di governo. Questa è la prima riforma necessaria:
quella della politica e della stessa concezione del governo. Della stessa riforma
è parte rilevante la conquista di un’autonomia strategica della
sinistra di alternativa e, con essa, del PRC dal governo di cui pure sia possibile
far parte per il livello dell’accordo programmatico conseguito tra tutte
le forze che oggi sono all’opposizione del governo Berlusconi. Per farlo
il PRC e la sinistra di alternativa debbono saper passare anche per l’esperienza
di governo in funzione della crescita qualitativa dei movimenti e della possibilità
di dispiegare una più vasta, complessa e lunga azione politica nella
società per la realizzazione del più ambizioso programma di fase.
L’obiettivo di questo nostro impegno è la sconfitta della legge
del pendolo secondo la quale quando le sinistre sono all’opposizione suscitano
speranze e attese che vengono disattese quando assumono il governo, determinando
così la sfiducia nella politica da parte di larghe masse e creando le
condizioni per il ritorno delle forze conservatrici.
12- Un programma di governo deve, in
questa fase, avere come caratteristica fondamentale quella di rappresentare
una rottura di continuità con le politiche del governo Berlusconi, di
costituirne un’alternativa reale e di aprire una strada nella quale l’autonomia
dei movimenti e del conflitto di classe possa conquistare nuovi spazi di trasformazione
della società. Tre sono le linee guida attorno a cui organizzare un programma
di alternativa, che già dal suo avvio deve trasmettere al Paese un messaggio
univoco e una sollecitazione alla mobilitazione di tutte le energie riformatrici.
La prima è la collocazione internazionale del paese per la pace contro
la guerra e il terrore, a partire dall’impegno per il ritiro delle truppe
italiane, per fermare la guerra in Iraq e per costruire un’Europa di pace
nel mondo e di cooperazione tra nord e sud e di dialogo tra le religioni e le
civiltà. In secondo luogo, in Italia le politiche del governo Berlusconi
e la crisi nella coesione sociale che hanno prodotto, sono un ostacolo impedente
il cambiamento e l’avvio di un nuovo corso. L’azione di bonifica
sul terreno civile, economico e sociale è perciò un impegno ineludibile.
L’abrogazione della legge 30, della legge Bossi-Fini, della legge Moratti
da un lato e di quella della fecondazione assistita dall’altro, danno
chiaramente il senso della necessità e della forza di questa operazione
politica. Ma la qualificazione di un programma che voglia avere l’ambizione
di dar corpo alle aspettative di cambiamento che sono maturate nella società
avviene sul terreno del nuovo assetto da dare al Paese affinché possa
progettare il suo futuro. Sono le grandi riforme di rottura col ciclo neoliberista,
le riforme che aprono la strada ad un’innovazione del modello generale
di organizzazione della società. Esse possono essere individuate attorno
a quattro grandi assi: la valorizzazione del lavoro e una redistribuzione del
reddito a favore del salario, degli stipendi e delle pensioni, l’introduzione
di un salario sociale e una politica di attacco alla rendita; la conquista,
la qualificazione e l’estensione di diritti individuali e collettivi tali
da configurare una nuova cittadinanza sociale universale, il rispetto della
persona e un sistema di garanzia e di tutela per tutte e tutti; la costituzione
di beni comuni da sottrarre alla logica del mercato mediante la valorizzazione
pubblica dell’ambiente, del territorio e della cultura; la costituzione
di un nuovo intervento pubblico nell’economia dalla programmazione all’organizzazione
di fattori per l’innovazione del modello economico e sociale.
13- Il programma dell’alternativa
di società non è riducibile ad un programma di governo, neppure
al più avanzato. Esso deve essere pensato come ad un programma di fase,
deve poggiarsi su un discorso sul capitalismo italiano all’interno di
quello europeo: il discorso su un declino e su una classe dirigente dimissionaria
rispetto alla progettazione di futuro, che ricorre alle diverse lezioni del
neoliberismo come galleggiamenti sulle crisi ed estremo adattamento ad esse.
Il programma di fase è la messa a fuoco delle visioni dell’altra
Europa e, in esso, dell’altra Italia, una visione di come la prefiguriamo
tra 10-15 anni all’interno di quell’altro mondo possibile che il
movimento di cambiamento ha intravisto. Il programma in questo senso generale
di costruzione di alternativa di società non risiede solo (eppure sappiamo
quanto è già difficile) nelle fissazioni di discriminanti programmatiche
per una alternativa di governo alle destre, esso richiede l’elaborazione
di un progetto politico e la costruzione di un processo per la trasformazione
in cui il rapporto con lo sviluppo dei movimenti è la leva principale
seppure non sufficiente. Questa è la ricerca che abbiamo intrapreso.
Quello che proponiamo fin d’ora è l’orizzonte di questo cammino.
Il suo punto di avvio può essere l’orizzonte del programma di fase
delle forze del cambiamento per l’Europa intera e per ciascuno dei suoi
Paesi, che deve assumere, in questa fase dello sviluppo capitalistico, un’ambizione
alta, quella dell’uguaglianza. Esso si deve concretizzare in un’immediata
rottura e inversione rispetto alla tendenza, caratteristica di questo nuovo
ciclo capitalistico, all’aumento delle disuguaglianze per configurare
una tappa impegnativa di avvicinamento all’uguaglianza tra le persone
e di mutamento di fondo del rapporto tra le classi. Due obiettivi strategici
debbono dar corpo a questa prospettiva: la conquista della piena occupazione
e la conquista di una cittadinanza universale per tutte e tutti, sia nativi
che migranti. Quest’ultima deve poggiare sulla messa in opera di un quadro
di diritti sociali, civili e culturali esigibili e di altrettanto esigibili
accessi garantiti per ognuno ai beni comuni: un nuovo stato sociale sopranazionale.
Il lavoro salariato, in tutte le forme in cui oggi si presenta sia storiche
che inedite, dovrebbe poter guadagnare in esso, e all’interno di una tendenza
alla mondializzazione dei conflitti di classe, un nuovo statuto di democrazia,
di potere e di libertà. Le lavoratrici e i lavoratori dovrebbero poter
guadagnare, contro la tendenza degli ultimi due decenni, una nuova tappa nel
processo di liberazione, attraverso la valorizzazione delle componenti cognitive
e creative, dirette e indirette oggi contenute nel lavoro e la generalizzazione,
seppur in diversi gradi, di quelle dirette. È necessario perseguire la
conquista di elementi d’autogoverno sulle prestazioni lavorative e sul
rapporto tra tempo di lavoro e tempo di vita. È necessario conquistare,
contro la flessibilità, elementi di “rigidità” per
la soddisfazione dei propri bisogni individuali e collettivi da cui far scaturire
nuove forme di controllo sociale e di democrazia diretta e partecipata. Questa
ricerca sul campo delle lotte come quella del soggetto della trasformazione,
il nuovo movimento operaio, sono le possibili levatrici della sinistra di alternativa
in Italia e in Europa.
14- La sinistra di alternativa si costruisce
col fare e sul fare, fuori da ogni tentazione di cercare la soluzione in un
qualche assemblaggio dei ceti politici dei partiti che stanno alla sinistra
del listone. Altro è il quadro delle soggettività da cui muovere
e altra deve essere l’ambizione politica. Proponiamo la nascita di luoghi
in cui far crescere esperienze comuni di lavoro politico continuativo: comitati,
circoli, associazioni, organizzazioni autogestite in tutte le realtà
diffuse del Paese e nei luoghi del conflitto e della sperimentazione sociale.
Proponiamo l’autoconvocazione di un’assise nazionale in cui quelle
esperienze si confrontino. Un’assemblea che chiami a sè quanti
si riconoscono in questa esigenza e che hanno sperimentato percorsi di movimento
che sono venuti facendosi comuni: partiti, loro componenti, sindacati, espressioni
di movimento, di governo locale partecipato, associazioni, comitati, singoli,
per collegarsi tra loro in un reciproco e paritario riconoscimento, nella definizione
di un percorso condiviso di azione unitaria e per la definizione di un progetto
politico comune. Proponiamo la convocazione aperta e condivisa dell’assemblea
costituente della sinistra alternativa. I tempi sono maturi ma non infiniti.
Occorre organizzare le disponibilità e le volontà in una scelta
da parte di tutti gli interessati. Noi siamo pronti a compierle.
15- Rifondazione Comunista è interlocutore
fondamentale di questo progetto e ne è tra i protagonisti. Ciò
è reso possibile non solo dalla sua forza militante ed elettorale, dalla
sua presenza articolata e capillare nella società. In primo luogo è
dovuto alla sua internità ai conflitti e alla capacità di cogliere
la grande novità dei movimenti di questo secolo e al rapporto sviluppato
con essi sapendo innovare la propria cultura e la proposta politica. In anni
difficili, nei quali sembrava espunta dall’orizzonte delle possibilità
ogni ipotesi di trasformazione, Rifondazione Comunista ha tenuto aperta una
ricerca e una azione politica e culturale. Con la costruzione della sinistra
di alternativa è possibile andare oltre e riaprire la politica a un processo
generale di trasformazione sociale, in cui essa possa tornare protagonista.
Non è in gioco l’esistenza di Rifondazione Comunista e la sua autonomia
politica e culturale che rimane per l’oggi e il domani. È in gioco
invece la possibilità di compiere tutti assieme un balzo, un vero salto
di qualità, così come abbiamo cominciato a fare in Europa con
la fondazione del Partito della Sinistra Europea. Per questo una vera e profonda
riforma del partito nel senso dell’apertura e della sperimentazione di
nuove forme aggregative e di relazione è tema fondamentale del percorso
della rifondazione. In molti possiamo condividere questa sfida.
FIRMATARI
Fausto Bertinotti (Segretario nazionale), Sandro Curzi (Direzione nazionale,
già direttore Liberazione), Paolo Ferrero (Segreteria nazionale), Loredana
Fraleone (Segreteria nazionale), Franco Giordano (Capogruppo Camera dei Deputati),
Roberto Musacchio (Capogruppo Parlamento Europeo), Patrizia Sentinelli (Segreteria
nazionale), Stefano Zuccherini (Presidente Comitato Politico Nazionale), Maurizio
Acerbo (Cpn, Segretario reg. Abruzzo), Stefano Alberione (Cng, Segretario fed.
Torino), Martino Albonetti (Cpn, Segretario fed. Ravenna), Fabio Amato (Cpn),
Roberto Antonaz (Cpn, Assessore Regione Friuli Venezia Giulia), Ritanna Armeni
(giornalista), Marco Assennato (Segretario fed. Palermo), Valdemaro Baldi (Cng),
Paola Barassi (Cpn, Segretaria fed. Verbania), Imma Barbarossa (Cpn, Forum delle
Donne), Sandro Barzaghi (Cpn, Assessore Provincia Milano), Rossetta Basile (Segretaria
fed. Siracusa), Marco Berlinguer (Direttore Transform), Sergio Boccadutri (Cpn,
Esecutivo nazionale Gc), Ugo Boghetta (Direzione nazionale), Francesco Bonato
(Cpn, Tesoriere nazionale), Dino Bozzi (Cpn), Giuliano Brandoni (Segretario
reg. Marche), Antonella Cammardella (Direzione nazionale, Forum delle Donne),
Giovanna Capelli (Direzione nazionale, Forum delle Donne), Milziade Caprili
(Direzione nazionale), Carlo Cartocci (Responsabile nazionale Immigrazione),
Giusto Catania (Parlamentare europeo, Segretario reg. Sicilia), Pino Commodari
(Cpn), Gianni Confalonieri (Cpn, Capogruppo Consiglio regionale Lombardia),
Giacomo Conti (Segretario reg. Liguria), Rita Corneli (Cpn, Forum delle Donne),
Aurelio Crippa (Direzione nazionale), Lello Crivelli (Segretario fed. Bari),
Roberto Dal Bello (Segretario fed. Venezia), Dario Danti (Cpn), Alberto Deambrogio
(Segretario reg. Piemonte), Walter De Cesaris (Cpn), Giuseppe De Cristofaro
(Direzione nazionale, Segretario fed. Napoli), Cinzia Dell’Aera (Cpn,
Segretaria fed. Enna, Assessora Provincia Enna), Michele De Palma (Cpn, Coordinatore
nazionale Gc), Titti De Simone (Deputata), Elettra Deiana (Deputata), Peppino
Di Lello (già parlamentare europeo), Marco Di Martino (Cpn, Segretario
fed. Ragusa), Italo Di Sabato (Cpn, Capogruppo Consiglio regionale Molise),
Monica Donini (Cpn, Segretaria reg. Emilia Romagna), Erminia Emprin (Direzione
nazionale, Forum delle Donne), Roberta Fantozzi (Direzione nazionale, Segretaria
fed. Pisa), Giuseppe Fazzese (Cng), Francesco Ferrara (Direzione nazionale),
Saverio Ferrari (Cpn), Francesco Forgione (Direzione nazionale, Capogruppo ARS),
Nicola Fratoianni (Cpn, Segretario reg. Puglia), Rina Gagliardi (Direzione nazionale,
giornalista), Alfonso Gianni (Deputato), Domenico Iervolino (Direttore rivista
“Alternative”), Giulio Lauri (Segretario reg. Friuli Venezia Giulia),
Donatella Linguiti (Cpn, Assessora Provincia Ancona), Ezio Locatelli (Cpn, Segretario
reg. Lombardia, Consigliere regionale), Angela Lombardi (Segretaria fed. Potenza),
Gemma Lunian (Cpn), Michele Magnani (Cng), Ramon Mantovani (Deputato), Laura
Marchetti (Direzione nazionale, Assessora Provincia Bari), Pasquale Martino
(Cpn, Assessore Comune Bari), Graziella Mascia (Deputata), Citto Maselli (Cpn,
regista), Gennaro Migliore (Direzione nazionale), Enrico Milani (Cpn), Federica
Miralto (Cpn, Esecutivo nazionale Gc), Pietro Mita (Cpn), Bruno Morandi (Responsabile
nazionale Formazione), Raul Mordenti (docente universitario), Donatella Mungo
(Segretaria fed. Imola), Betti Mura (Cpn, Segretaria fed. Teramo), Martina Nardi
(Segretaria fed. Massa Carrara), Marco Nesci (Cpn, Consigliere reg. Liguria),
Alfio Nicotra (Cpn), Vito Nocera (Cpn, Segretario reg. Campania), Anna Nucera
(Cpn), Nadia Palozza (Cpn), Rosa Palumbo (Cpn, Forum delle Donne), Rocco Papandrea
(Direzione nazionale, Capogruppo Consiglio regionale Piemonte), Bruno Pastorino
(Segretario fed. Genova), Niccolò Pecorini (Cpn, Segretario fed. Firenze),
Ivano Peduzzi (Segretario reg. Lazio), Maria Cristina Perugia (Cpn, Segretaria
fed. Roma), Ciro Pesacane (Forum Ambientalista), Paolo Pietrangeli (regista,
musicista), Tamara Piraccini (Cpn), Nicoletta Pirotta (Cpn, Forum delle Donne),
Mimmo Porcaro (Cpn), Patrizia Poselli (Cpn), Anna Lucia Riberto (Segretaria
fed. Rovigo), Andrea Ricci (Cpn, Capogruppo Consiglio regionale Marche), Mario
Ricci (Direzione nazionale, Segretario reg. Toscana, Consigliere regionale),
Simona Ricotti (Segretaria fed. Civitavecchia), Augusto Rocchi (Cpn, Segretario
fed. Milano), Massimo Rossi (Presidente Provincia Ascoli Piceno), Franco Russo
(Cpn, Forum Ambientalista), Giovanni Russo Spena (Deputato), Giacomo Schettini
(Segretario reg. Basilicata), Scipione Semeraro (Presidente Transform), Monica
Sgherri (Cpn), Massimiliano Smeriglio (Cpn, Presidente XI Municipio Roma), Tommaso
Sodano (Senatore), Gino Sperandio (Cpn, Segretario reg. Veneto), Damiano Stufara
(Cpn, Segretario fed. Terni), Alessandra Tibaldi (Segretaria fed. Castelli),
Federico Tomasello (Esecutivo nazionale Gc), Titti Valpiana (Deputata), Nichi
Vendola (Deputato), Alessandro Vinci (Cpn), Luigi Vinci (già parlamentare
europeo), Stefano Vinti (Cpn, Segretario reg. Umbria, Consigliere regionale),
Pasquale Voza (docente universitario).
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