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Rete Nazionale Sprigionare

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Parlando di Monika Haas

Il "caso" Monika Haas è l’incredibile storia di un procedimento giudiziario le cui colonne portanti - incartamenti della Stasi e testimone principale - si sono spezzate da tempo. Nonostante questo, l’impianto accusatorio viene mantenuto con accanimento da parte della pubblica accusa. Questo avviene con l’appoggio tutt’altro che imparziale e generalmente manifesto da parte della sezione penale della corte d’appello di Francoforte, di una sezione di tutela dello stato, nei confronti dell’ufficio di pubblica accusa.

Monika Haas si trova già da due anni in stato di carcerazione preventiva, da più di un anno si procede contro di lei. A che punto è il processo?

1. Gli incartamenti della Stasi

Monika Haas nella seconda metà degli anni settanta vive con suo marito palestinese ed i suoi tre figli Aden nello Yemen del Sud. Come europea occidentale viene tenuta sotto sospettosa osservazione dalle autorità di pubblica sicurezza della DDR come potenziale agente dell’ovest. Vengono raccolte e sparse voci. In questo clima nasce, con modalità e attraverso persone a tutt’oggi ignoti, quella storia per-sentito-dire che a distanza di vent’anni viene prima diffusa da DER SPIEGEL come "rivelazione" e poi diventa fondamento per l’accusa della procura federale: pare che Monika Haas abbia trasportato a Mallorca armi per il commando palestinese che pare siano poi state utilizzate per il dirottamento dell’aereo Lufthansa "Landshut" a Mogadiscio. "Prova" centrale del processo è il "procedimento operativo Wolf". In base a dichiarazioni di ex collaboratori MfS, la Stasi non usava i procedimenti operativi per individuare la verità, ma come strumento contro critici fastidiosi o correnti politiche malviste.

Nel procedimento principale, un ex-ufficiale della Stasi ascoltato come testimone, dichiara che la stessa Stasi non prendeva sul serio le "acquisizioni" in relazione a Monika Haas, che il procedimento nei suoi confronti fosse stato chiuso perché l’ipotesi iniziale che Monika Haas fosse un’agente dell’ovest, non potessero trovare conferme, che l’incartamento non venisse nemmeno considerato pronto per la presentazione ai superiori, e che quindi non aveva note per il controllo.

All’inizio degli anni ottanta, la voce proveniente dall’incartamento Stasi per vie non ancora chiarite, entra nella documentazione dell’ufficio federale per la tutela costituzionale e dell’ufficio criminale federale. Impiegati della tutela costituzionale vengono sentiti come testimoni, ma senza che ne risultino chiarimenti. Non è permesso chiarire la storia di queste note in tribunale: il ministero degli interni federale ritiene che i testimoni dovrebbero essere protetti - nei confronti di chicchessia - ed il tribunale si adegua a questa opinione.

Intanto la pubblica accusa, come del resto il tribunale incaricato sanno ed hanno sempre saputo della dubbia natura, addirittura della ridicolaggine del lavoro di raccolta della pubblica sicurezza. La terza sezione penale della corte federale di cassazione finalmente con una decisione del maggio 1992 ritiene insufficiente il valore probante degli incartamenti della Stasi per muovere un’accusa contro Monika Haas e l’ordine di arresto contro Monika Haas viene revocato.

2. La testimone principale

A metà del 1994 su indicazione della procura federale, la polizia norvegese ad Oslo arresta la palestinese Souhaila Andrawes. Souhaila Andrawes è l’unica sopravvissuta del commando che nel ottobre 1997 dirotta l’aereo Lufthansa "Landshut". Il suo domicilio è noto da tempo alle autorità tedesche, ma ora Souhaila Andrawes è urgentemente necessaria come testimone per la procura federale. Dato che secondo la corte federale di cassazione gli incartamenti della Stasi non sono prove sufficienti, la presentazione di un testimone principale per la procura federale è l’unica possibilità di accusare Monika Haas.

La signora Andrawes viene interrogata per una settimana dai norvegesi sulla sua partecipazione al dirottamento del Landshut e rivela numerosi nomi e dettagli. Monika Haas non è tra le persone nominate e anche sulla provenienza delle armi non sa dire nulla. Poi tocca ai procuratori federali: mettono Souhaila Andrawes a conoscenza delle disposizioni sui testimoni principali. Per tre giorni le chiedono di Monika Haas, le leggono ripetutamente gli incartamenti della Stasi contenenti la voce che Monika Haas abbia trasportato le armi e davanti a Souhaila Andrawes sostengono che questo sia ormai accertato. La signora Andrawes assicura continuamente di non sapere nulla riguardo a un aiuto o ad una partecipazione di Monika Haas al dirottamento Landshut, ma si fa prendere sempre più dal panico di fronte alla minaccia dell’estradizione e di dover scontare l’ergastolo in Germania. Il 4 novembre si fa portare dalla polizia norvegese. Fa mettere a verbale la seguente dichiarazione: Monika Haas ha portato gli esplosivi e le armi per il dirottamento Landshut a Mallorca.

In base alle dichiarazioni di Souhaila Andrawes Monika Haas viene arrestata dopo pochi giorni, Andrawes viene rilasciata con la condizionale dalla detenzione in vista dell’estradizione. Nonostante il fatto che Monika Haas assicuri alla procura federale di non volersi sottrarre al procedimento, ma che intende richiedere spiegazioni in relazione alle accuse formulate contro di lei, resta in stato di custodia preventiva.

Nel maggio 1995 la procura federale di Karlsruhe insiste che Monika Haas si metta a disposizione anche lei come testimone principale. In cambio le viene offerto il rilascio. Monika Haas rifiuta.

Nel dicembre 1997 Souhaila Andrawes viene estradata in Germania e portata in tribunale ad Amburgo. In una lettera al procuratore federale Homann del 19 gennaio 1996 ritira le sue dichiarazioni contro Monika Haas, sostiene però contemporaneamente di non aver inventato o mentito: "the police had the information".Ma la procura federale e la quinta sezione penale vogliono usare le dichiarazioni fatte da Souhaila Andrawes ad Oslo ad ogni costo. Souhaila Andrawes nel procedimento contro di lei si oppone a "ricevere" trattamenti come testimone principale. Durante l’enunciazione della sentenza il 19 novembre 1996 grida in diverse lingue: "Monika Haas non ha portato le armi a Mallorca!". Quando il tribunale si rifiuta di prendere atto di questa esplicita dichiarazione, scrive un biglietto e prova a consegnarlo al procuratore federale Homann. Homann, che rappresenta la pubblica accusa anche nel procedimento contro Monika Haas, rifiuta di prenderlo. Il presidente della quinta sezione penale più tardi nel procedimento contro Monika Haas definisce la dichiarazione a discarico da parte della Andrawes come "dettaglio irrilevante".

3. Giudici parziali

Nel procedimento spiccano i ripetuti interrogatori unilaterali dei testimoni, la divulgazione distorta e l’interpretazione unilaterale delle dichiarazioni dei testimoni a carico di Monika Haas. L’esposizione nel merito degli accusati e le dichiarazioni a discarico dei testimoni vengono trascurati per principio. Gli interrogatori dei testimoni da parte della difesa vengono interrotti o addirittura conclusi proprio durante momenti nevralgici per la procura federale. Il processo viene trascinato dal tribunale, si procede solo per un giorno alla settimana, e parecchie sedute sono molto brevi, a volte durano solo un ora. Contro questo Monika Haas ha continuamente protestato richiedendo anche un’accelerazione del processo.

Il Forum per Monika Haas, molti osservatori del processo ed esponenti dei media sono costernati dal modo di procedere ingiusto e dal rifiuto della sezione di tutela dello stato di revocare finalmente la carcerazione i cui termini sono scaduti da tempo.

La richiesta di custodia nei confronti di Monika Haas è stata revocata il 19 marzo 1997 con la condizionale. Il procedimento prosegue.

3 maggio 1997

Forum per Monika Haas

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