Il Corriere della Sera - 05.04.98
L'INTERVISTA - LAUDI: MA LE MINACCE NON MI FERMERANNO IL PROCURATORE AGGIUNTO CONTESTATO: "CONTINUERO' NEL MIO LAVORO, SPERO CHE ORA IL CLIMA DIVENTI PIU' SERENO"
L. Off., TORINO
La voce al telefono è distante, ma chiara: "Oggi sono stato lontano da Torino, molto lontano. Non ho ancora avuto notizie sulla manifestazione in città. Com'è andata, non ci sono stati incidenti? Meglio così , ne sono contento". C'era anche prima, da almeno due settimane, campeggiava nei manifesti stradali e nei volantini e nei discorsi sulle onde della radio. Ma da ieri, là dove è passato il corteo degli squatter, il nome del procuratore aggiunto Maurizio Laudi campeggia anche su diversi muri della città: e mai da solo, ma sempre unito a insulti e minacce, marchiato in lettere nere o scarlatte. L'epiteto più comune è quello di "boia", e del rest o accomuna questo magistrato ad altri che hanno condotto le indagini più recenti in Piemonte o in altre regioni sui giovani di alcuni centri sociali. L'inchiesta sugli attentati della Val Susa, e il successivo suicidio in carcere della persona arrestata su suo ordine, l'anarchico Edoardo Massari detto Baleno, hanno trasformato Maurizio Laudi nel bersaglio numero uno dei messaggi lanciati dagli squatter. E' diventato, quasi come i giornalisti, la calamita della loro rivolta. Oggi il magistrato vive e lavora sotto scorta: nella sua carriera ha già attraversato tempi di grave tensione, come durante l'epoca del terrorismo negli anni Settanta, ma mai, un momento così pesante. "Laudi non è un uomo e non è vivo", ha ripetuto l'altro ieri una voce trasmessa in diretta sulle onde di radio Black Out, l'emittente in cui si riconoscono i centri sociali torinesi. Poi, sempre in diretta, è stata fornita una sorta di mini biografia del magistrato, naturalmente "riletta" e interpretata da chi era al microfono: Laudi, è stato detto, "è uno che insieme a Caselli e a Violante negli anni Settanta ha costituito il pool contro le Brigate rosse, l'ispiratore delle carceri speciali e del pentitismo, uno che ti teneva in galera anche un anno prima di interrogarti, uno che ha usato la politica per la carriera, uno che adesso è tornato ad occuparsi di eversione, e se non c'è se l'inventa". Più tardi, nel corso della stessa trasmissione, altre raffiche di insulti. Ripetute poi ieri, più volte, nei cori dei manifestanti lungo quasi tutto il percorso del corteo, prima e dopo la partenza, come un ritornello. Che cosa si prova, a sentirsi definire così, e che cosa si prova al vedere il proprio nome marchiato sui muri della città in cui si vive e lavora, indicato alla "vendetta", scandito in coro e assimilato al mestiere di boia o di assassino? "No, io su questo non vorrei proprio dir nulla - risponde Laudi - non vorrei parlarne". L'ultimo bollettino della manifestazione di sabato riporta qualche sassata e qualche petardo contro il carcere delle Vallette, e molte vetrate rotte al nuovo Palazzo di giustizia. Ma a parte il malore di due donne, almeno fino a tarda sera, non sono stati registrati feriti né gravi danni materiali. Può essere considerato un primo segno positivo, dopo tutti i timori de lla vigilia? "Direi di sì. Se è vero che non vi sono state gravi violenze, spero che tutto questo possa aiutare a riportare un clima più disteso". Le proteste, le minacce, quello che è accaduto in questo periodo, ha in qualche modo influito sulla sua inchiesta ancora in corso? "No, questo no. Continuo nel mio lavoro, come farebbe qualsiasi magistrato". Ma a parte le proteste e le minacce ricevute, l'indagine ha registrato nuovi sviluppi o correzioni di rotta negli ultimi giorni? "No, sta proseguendo come è iniziata". E domani? "Domani, cioè lunedì, io sarò dietro la mia scrivania, nel mio ufficio, al lavoro come sempre".