Il Manifesto - 01.04.98
EDOARDO - Tutta la solitudine del mondo
PINO CACUCCI
G randi narratori avventurieri hanno scritto pagine memorabili e struggenti sul senso di solitudine dell'essere umano di fronte ai grandi spazi, lo smarrirsi nell'immensità del deserto o dei ghiacci, in mezzo a un oceano d'acqua, o nello sterminato orizzonte verde della pampa... Ma la solitudine assoluta, quella che toglie ogni speranza e annebbia lo sguardo, quella che allontana irrimediabilmente qualsiasi affetto, trasformandolo in dolore lancinante, in assenza insopportabile, quella solitudine, accade di provarla nel luogo più affollato del mondo: un carcere italiano, fitto di persone, ossessionante di presenza umana, dove si concentrano più corpi che da qualsiasi altra parte.
Tutta la solitudine dell'universo, deve aver provato Edoardo stringendosi quel lenzuolo alla gola, scegliendo il modo più atroce per spegnere l'angoscia, perché in cella non ci sono ganci in alto, e la branda a castello è troppo bassa per farla finita in fretta. Eppure non era davvero solo, certo i suoi compagni sono pochi, pochissimi, ma in questi giorni hanno fatto l'impossibile per rompere il silenzio agghiacciante delle nostre città di morti viventi. Ma sono rimasti invisibili, e il silenzio non si è rotto. Non è servito a niente andare a "rompere le palle" a Dario e Franca, scegliendo forse il modo meno simpatico e più fastidioso, attirandosi frasi fatte del tipo: "Proprio a chi si batte contro la galera, dovevate a rompere le palle?". E invece bisognava tentare di ascoltare, perché un'intollerabile ingiustizia rende a volte antipatici e rompipalle, però era tutto qui quello che volevano fare: dirci che Edoardo (e non solo lui, ovviamente) stava subendo le peggiore delle condanne, quella alla solitudine che uccide.
Ubriachi di Europa e Borsa, capaci di sognare soltanto grattando e perdendo, o tracciando segni arcaici su una schedina, gli alienati abitanti del "paese normale" si dividono tra indifferenti e incarogniti. Per loro non è più concepibile che qualcuno faccia sogni diversi, magari ingenui, o un po' rozzi, ma sicuramente sogni e non anestesie da tracciato piatto.
Distrattamente, fra una fiction-Rai e una fiction-Mediaset, seguono sullo schermo la fiction-rivolta degli oscenamente ricchi, i pasciuti padroni (cosa ho scritto? Padroni? Cielo, quanto sono retrò) che dopo aver infranto tutti i record di guadagni precedenti, insorgono e fanno la faccia truce: meglio così, se sorridono appaiono ben più agghiaccianti, mostrando quelle zanne bianche con cui sbranano chiunque sia più debole, compresi i membri della propria razza...Edoardo e gli altri sarebbero stati accusati niente meno che di "ecoterrorismo", cioè di aver "fiancheggiato" improbabili attentati all'Alta velocità... E suona davvero grottesco, quel termine, in un paese i cui cittadini, da ormai molti mesi, sono terrorizzati da una sola cosa: i treni veloci. Inquirenti in perenne crisi di astinenza da emergenzialismo, hanno scomodato il terrorismo scambiando petardi per bombe, e un sistema carcerario basato sull'annientamento ha fatto il resto. Ogni giorno ci sono persone che, come Edoardo, provano in una cella tra "tutta la solitudine dell'universo" concentrata nel proprio cuore, e quel cuore gli scoppia nel petto. Edoardo, almeno, è riuscito a rompere il silenzio da morto.
Brutta consolazione. Anzi, non consola affatto. E davvero non saprei a chi rivolgere quello striscione, chi definire "assassini": siete in così tanti, che comunque andrete assolti.