Il Manifesto - 04.04.98

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TORINO CITTA' APERTA - Per rompere il muro, Porta Palazzo ore 14 
- ORSOLA CASAGRANDE - TORINO 
Arriveranno da Milano, Roma, Genova, il Veneto, Firenze, le
Marche. Ci saranno i centri sociali ma anche gruppi e associazioni.
Sindacalisti e singoli che hanno aderito alla manifestazione che questo
pomeriggio alle 14 partirà dal Balon, a Porta Palazzo. Uno dei quartieri
simbolo di Torino. Simbolo, per i più, negativo perché sinonimo (forzato
e fuorviante) di delinquenza, prostituzione, spaccio, immigrazione
clandestina. In realtà simbolo di una città che sta affannosamente
cercando di nascondere un disagio che c'è, ma che non è provocato da
(elenchiamo nell'ordine quelli che sono stati definiti recentemente come
"nemici") prostitute, cittadini stranieri, senza fissa dimora, sbandati (non
meglio identificati) che affollerebbero gli ospedali cittadini di notte,
tossicodipendenti, e di nuovo cittadini stranieri. E ora, quelli che
sommariamente vengono definiti squatters, che poi sarebbero quelli che
frequentano, gestiscono, vivono, organizzano eventi nei posti occupati di
questa come di altre città. Una città che sta cercando di nascondere il
disagio provocato dalla disoccupazione giovanile, da lavoratori che
vedono lentamente erosi i diritti conquistati con le lotte. Un disagio che si
preferisce ignorare perché significherebbe cominciare a parlare di cosa
diventerà la città nel prossimo futuro: soprattutto se la Fiat se ne andrà.
Una prospettiva che fa venire in mente Manchester o Liverpool.
E' in questo contesto, con questo spirito che oggi pomeriggio tanti di
quelli che hanno accolto l'invito dei centri sociali e delle case occupate
torinesi, saranno al Balon. Per esprimere la loro solidarietà con i due
anarchici che rimangono in carcere, Silvano Pellissero e Maria Soledad
Rosas. Per chiedere chiarezza sulla morte di Edoardo Massari. Ma
anche per continuare (in alcuni casi) o cercare di avviare un dialogo tra
anime diverse di una sinistra che si interroga su quello che sta
succedendo a Torino. E in questo senso gli stessi centri sociali saranno al
Balon anche con posizioni diverse. "Murazzi" e "Askatasuna" per
esempio dichiarano di "non essere contrari pregiudizialmente alle richieste
di dialogo che sono giunte in questi giorni. E' chiaro che si valuterà -
dicono - anche la provenienza di queste richieste: perché se è vero che
con alcuni soggetti il dialogo è in già in corso, con altri più istituzionali
finora è stato nullo". Più esplicitamente i riferimenti sono alla lettera del
ministro Livia Turco e alle dichiarazioni del sindaco Valentino Castellani e
del vicepresidente del consiglio Walter Veltroni. "Non abbiamo
pregiudiziali -dicono Murazzi e Askatasuna -ma vogliamo che le
dichiarazioni di intenti si trasformino in fatti".
Per questo, oggi pomeriggio si chiederè "la liberazione di Silvano
Pellissero e Maria Soledad Rosas, ma anche impegni concreti sulla
questione degli anni '70. E poi chiediamo una riflessione seria su Torino.
In particolare la chiediamo al sindaco che continua a privilegiare
l'apparenza della città anziché investire su iniziative che incidano sulla
situazione sociale". I centri sociali del nord est che saranno a Torino con
una delegazione, dicono che "bisogna ricucire con i cittadini e le istituzioni
un rapporto - dice Luca Casarini, il portavoce - che è stato
compromesso".
Ieri pomeriggio, alcuni occupanti dell'"Asilo" hanno accolto i giornalisti
convocati per una conferenza stampa mettendo su un tavolo della carne
cruda: "Questa è per voi, abbuffatevi". Un altro tassello, in una giornata
caratterizzata dai tentativi di riportare sui binari del dialogo una questione
che, per il verde Pasquale Cavaliere "è davvero paradossale". Il sindaco
Valentino Castellani ribadisce di non aver intenzione "di cambiare
atteggiamento nei confronti dei centri sociali. Ma per dialogare bisogna
essere in due". Castellani dice di voler "perseguire e isolare le persone
che scelgono di rapportarsi con la città ricorrendo alla violenza". Ma
aggiunge che "a Torino il livello di tolleranza rispetto alle soglie della
legalità è molto più basso che altrove: qui si reagisce prima". Romano
Prodi si è detto preoccupato per quanto avvenuto a Torino e Bologna,
mentre Umberto Agnelli, presidente dell'Ifil ha sottolineato che "la
violenza è sempre una cosa brutta, ma non bisogna fare troppa
pubblicità" perché si rischia di "allargare questa macchia".
Pasquale Cavaliere e Marco Revelli, puntano l'indice contro
"atteggiamenti poco equilibrati che sono passati dalla criminalizzazione di
squatters e centri sociali alla loro sublimazione e poi ancora alla loro
criminalizzazione". Per Cavaliere e Revelli le responsabilità sono "dei
giornali ma anche dei politici. Certamente - aggiunge Cavaliere - sono
anche degli squatters, ma il problema è nato da una facile equazione:
centri sociali uguale ecoterroristi". Equazione "favorita dalla poca
chiarezza della magistratura su questa vicenda". Quanto alle aggressioni
ai giornalisti, Cavaliere ribadisce la sua "condanna scontata". Intanto sta
meglio il corrispondente dell'Ansa da Ivrea, Daniele Genco. "Ha avuto il
coraggio - dicono a radio Black out - di presentarsi davanti alla chiesa
dove si svolgevano i funerali di Edoardo Massari. Genco è testimone in
un processo contro gli squatters del canavese e uno dei maggiori artefici
della loro criminalizzazione". 
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