Il Manifesto - 05.04.98

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PAOLO ROSSI 
"Un po' di silenzio per ascoltare, capire, e riuscire a comunicare" 
 - GIOVANNA BOURSIER - TORINO 
Proprio in questi giorni Paolo Rossi è a Torino per presentare Rabelais.
Non era alla manifestazione di ieri perché impegnato al carcere minorile
del Ferrante Aporti dove ha presentato brani dello spettacolo. Gli abbiamo
chiesto cosa pensa di ciò che sta succendendo in città: "Ci sono tanti
fatti nuovi. Forse la cosa migliore sarebbe ascoltare prima di giudicare.
Ascoltare è molto importante. Io sono solo un comico, voglio esserlo e
restarlo. Ma poiché viviamo in un sistema comunicativo che si è
spettacolarizzato, si è costretti a prendere posizione. Così ieri ho dovuto
fare un comunicato stampa per smentire le falsità che mi erano state
attribuite proprio sugli squatters. Ascoltando, invece, cominci a capire ed
è il primo passo.  Nel tuo spettacolo parli di utopie; esistono ancora?
Assolutamente si. Io ci credo e ci crederò sempre. In una società
pragmatica come questa, l'utopia è fondamentale e si può esprimere in molte
forme, anche strane perchè nel vuoto la gente disperata comunica come può.
Ti dichiari anarchico. Cosa significa?  Ci sono tante forme di anarchia e
migliaia di modi per essere anarchici. Dipende dal grado di sofferenza e
disperazione. Quello degli squatters è certamente superiore al mio.  Oggi
al corteo mancavano anche le persone come te...Che cosa sei disposto a fare
di concreto in questa sistuazione?  Sono un comico e non lo so. Ma so che
prima di raccontare una storia, per esempio come quella sui fatti di questi
giorni, bisogna stare zitti, molto zitti, ascoltare e capire. Purtroppo il
problema vero è che se quelli che oggi hanno manifestato vengono isolati li
massacrano e quindi bisogna partecipare individualmente ma senza mettersi
in passerella. Io ieri ho passato la giornata in un carcere, osservando una
condizione assurda e incomprensibile. In particolare proprio al carcere
minorile bisognerebbe trovare forme alternative. Tutti i vecchi modi di
solidarizzare forse non funzionano più. Bisogna capire il nuovo e i modi in
cui le realtà nuove vengono isolate.  Il tuo modo di far spettacolo può
essere una forma di comunicazione?  A volte. Se il centro sociale è in una
situazione d'emergenza, sempre. Sono completamente disponibile, ma senza
mettermi in passerella nella società-spettacolo. 

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