Il Manifesto - 29.03.98
Morte in carcere
Edoardo Massari, trentacinque anni, era stato arrestato il 5 marzo con l'accusa di "ecoterrorismo", per alcuni reati minori legati agli attentati ai cantieri dell'alta velocità in val di Susa. Gli ultimi a visitarlo lo avevano trovato in piena depressione
PAOLO GRISERI - TORINO
LO HANNO trovato le guardie del "giro" del mattino, appeso al letto a castello della cella, impiccato con un lenzuolo. Edoardo Massari aveva 35 anni ed era rinchiuso alle Vallette dal 5 marzo scorso, accusato di aver partecipato, insieme alla sua compagna Maria Soledad Rosas e a Silvano Pellissero, ad alcuni attentati in val di Susa. Forse non erano quelli firmati dai fantomatici "Lupi grigi", il gruppo che ha rivendicato le azioni contro i cantieri ferroviari per boicottare l'alta velocità. Quelli imputati a Massari erano certamente attentati minori, sui quali però la procura stava indagando da tempo, anche con intercettazioni ambientali. E dalle registrazioni sarebbero emerse le prove contro Edoardo e gli altri due "squatter". Sulle pagine di cronaca erano diventati da subito gli "ecoterroristi" e contro il loro arresto erano scesi in piazza i centri sociali. Il pomeriggio del 6 marzo la manifestazione indetta di fronte al municipio era rapidamente degenerata con cariche della polizia e decine di vetrine del centro sfasciate.
Edoardo Massari era finito in mezzo a tutte queste vicende e aveva ormai la certezza di non essere più in grado di controllare la situazione. Chi lo ha incontrato in carcere descrive un uomo depresso e spaventato: "Posso aver fatto qualche cazzata ma questa storia è più grande di me". E che la storia degli attentati in val di Susa possa essere ben più grande dei reati imputati ai tre squatter lo si capisce subito dopo gli arresti del 5 marzo: "Non abbiamo prove che gli arrestati abbiano partecipato direttamente agli attentati più gravi - dichiara in conferenza stampa il procuratore aggiunto di Torino, Maurizio Laudi - ma abbiamo la granitica certezza del loro coinvolgimento negli episodi minori", come l'incendio di Caprie, in bassa valle di Susa. Per questo la procura ipotizza il coinvolgimento non solo negli episodi specifici ma nell'associazione responsabile degli attentati.
Appena arrestato, Massari mostra a chi lo incontra i sintomi di una grave depressione. Per lui non è il primo arresto. Era già finito in carcere nel '93 dopo l'esplosione della bomba che stava costruendo nel retrobottega del suo negozio di riparazione di biciclette, a Ivrea. Ma questa volta Massari è convinto che sarà più difficile uscirne fuori. Teme per la sorte della compagna, Maria Soledad, giunta dal Sudamerica in Italia solo un anno fa e conosciuta alla fine dell'estate al centro sociale "Casa okkupada" di Collegno, alle porte di Torino. Edoardo e Maria Soledad comunicano tra loro con un carteggio quotidiano. Martedì scorso sfuma per tutti e tre la possibilità di una scercerazione immediata: il tribunale della libertà conferma i provvedimenti di arresto chiesti dalla procura. "Avevo detto loro che non c'erano molte speranze", ricorda Claudio Novaro, avvocato dei tre squatter.
La decisione del tribunale, per quanto prevedibile, getta Massari nello sconforto. Mercoledì invia un telegramma al consigliere regionale dei Verdi Pasquale Cavaliere, che era stato l'unico a visitarlo dopo l'arresto. Cavaliere ricorda l'incontro con un uomo prostrato: "Quando sono entrato in cella è scoppiato a piangere. Mi ha detto di essere vittima di un teorema, che non c'è rapporto tra quel che aveva fatto e la gravità delle accuse che gli rivolgeva la procura". Il consigliere regionale esce dalla cella a sua volta colpito: "Sono andato a parlare con il direttore del carcere - ricorda - per segnalargli lo stato di grave sconforto del detenuto".
Ma il campanello d'allarme suona a vuoto. Venerdì pomeriggio l'ultima persona a incontrarlo è il suo avvocato: "Mi ha detto di essersi lasciato prendere un po' dallo sconforto - ricorda Novaro - di aver avuto un cedimento nervoso in occasione dell'incontro con Cavaliere. Ma mi ha anche aggiunto che ora si sentiva meglio. Poi abbiamo discusso insieme i problemi del futuro processo".
Massari ha attuato il suo proposito nella notte. In cella si trovava solo, pare perché lui stesso aveva chiesto di non avere compagni. In ogni caso nessuno ha ritenuto di dover prendere precauzioni per evitare il peggio. Così Edoardo ha potuto utilizzare un lenzuolo arrotolato come cappio, appenderlo al montante del letto a castello e togliersi la vita. Alle 5 il suo corpo è stato scoperto dalle guardie carcerarie. Al carcere delle Vallette si sono subito recati, oltre a Cavaliere, i parlamentari Giorgio Gardiol e Furio Colombo e il sottosegretario Piero Fassino. Nel pomeriggio la sezione torinese della Fai, la Federazione anarchica, ha diffuso un comunicato: "Edoardo era vittima di uno dei peggiori soprusi: era stato privato della libertà e a questo ha preferito la morte".