La Repubblica - 03.04.98
Nella notte a Bologna scontri tra anarchici e polizia. Ancora in ospedale il cronista ferito ieri. L'attesa di Torino tra rabbia e paura. Si temono disordini durante la manifestazione di domani in memoria di Edoardo, lo squatter che si è suicidato nel carcere delle Vallette
di ANTONIO SCUTERI
Da una parte la Torino del centro, del salotto sabaudo, degli affari e dei caffè storici. Dall'altra la Torino delle periferie e del disagio, delle case occupate, degli "otto in una stanza". Due città diverse si confronteranno, domani. Si sfioreranno, probabilmente senza parlarsi, senza capirsi. E, tra di loro, uno schieramento di polizia, in assetto antisommossa, manganelli e lacrimogeni bene in vista. La manifestazione degli squatter, dei centri sociali, degli anarchici in memoria di "Baleno", Edoardo Massari, morto suicida nel carcere delle Vallette, sarà, come spesso avviene in questi casi, solo un problema di ordine pubblico. Troppa rabbia in giro, nei centri sociali, nel tam tam su Internet. Troppo odio per poter sperare in un dialogo. Almeno per il momento. Un sintomo, grave, è stata l'aggressione ai giornalisti di ieri, durante i funerali di Edo. Il cronista che ha avuto la peggio, Daniele Genco, corrispondente dell'Ansa, è ancora in ospedale. Così come indicativi della brutta aria che c'è in giro sono stati gli incidenti di questa notte a Bologna. Oltre due ore di guerriglia al Pratello, tra polizia e circa 200 manifestanti che avevano organizzato una protesta davanti al carcere minorile, in memoria dello squatter torinese. Per fortuna solo due feriti lievi, ma poteva andare peggio. Al termine dei disordini sono stati identificati una ventina di giovani, che saranno denunciati per danneggiamenti, lesioni, manifestazione non autorizzata, resistenza a pubblico ufficiale, incendio. I manifestanti si erano riuniti davanti alla sede del carcere verso le 21. Agli anarchici che avevano organizzato una specie di festa in strada si sono aggiunti via via autonomi, metallari, "cani sciolti". Verso le 22.30 hanno acceso un falò in mezzo alla strada e hanno chiuso la zona con cassonetti, alcuni dei quali sono stati incendiati. Secondo la versione della Questura, è stato quando i giovani hanno impedito ai vigili del fuoco di spegnere gli incendi che sono intervenute le forze dell'ordine con diverse cariche, alle quali i manifestanti hanno risposto con il lancio di sassi e vetri. Nella zona sono stati danneggiati con sassi e vernici colorate auto, muri e telecamera esterna del carcere (con scritte siglate dalla "A" anarchica: "no Tav", "carcere assassino", "saccheggia e festeggia") e porta e insegne del commissariato. Colpite con mazze anche le vetrate di una banca della vicina via Riva Reno, con accanto la sigla di Autonomia Operaia. Il governo ha deciso, comunque, di non vietare il corteo. Della questione si è occupato anche il Consiglio dei ministri di oggi, con una comunicazione del ministro degli Interni. Decisione che, ovviamente, ha attirato le aspre critiche del Polo. In piazza, domani, non ci saranno solo gli autonomi e gli anarchici torinesi, ma delegazioni arriveranno da tutta Italia. Quelle più numerose da Milano e Genova. Non sarà invece una presenza massiccia quella dei ragazzi dei centri sociali del resto del nord. Secondo Luca Casarini, uno dei portavoce dei Centri sociali del nord-est, la presenza triveneta è dettata dalla volontà di ricucire un rapporto con i cittadini e le istituzioni che gli squatter di Torino "una banda di una ventina di disperati - come li ha definiti Casarini stesso - hanno compromesso". "La risposta rabbiosa e di provocazione, come picchiare i giornalisti - dice Casarini - è proprio il sintomo di una volontà di allontanarsi che appartiene ad una visione post moderna del 'no future punk', visione che invece non appartiene alla grande maggioranza dei giovani che frequentano i centri". "Gli squatter torinesi sono lontani da noi - prosegue - che dialoghiamo con le istituzioni e lavoriamo su progetti e iniziative; i centri sociali noi li utilizziamo come sede, li apriamo alla mattina e li chiudiamo alla sera, loro occupano per viverci e isolarsi dal resto della comunità". Sulla bomba incendiaria lanciata a Padova contro una sede penitenziaria, Casarini afferma che "paradossalmente capisco più questo gesto, avvicinabile ad uno sfogo di rabbia, che quanto avvenuto ieri a Torino".