La Repubblica - 03.04.98
SQUATTER, BOTTE AI GIORNALISTI PER "BALENO" I FUNERALI DELLA VIOLENZA. E LA POLIZIA NON INTERVIENE
di RITA COLA e MEO PONTE
TORINO - Un urlo di rabbia e Daniele Genco, 55 anni, corrispondente dell'Ansa da Ivrea e redattore del bisettimanale "La sentinella del canavese" da cronista è diventato una preda. E' stato afferrato, trascinato in mezzo al corteo di squatter e anarchici che stava accompagnando nel Santuario di Brosso la bara di Edoardo Massari, detto Baleno, l'anarchico suicida nel carcere delle Vallette sabato scorso, preso a calci e pugni. E' stato poi sollevato di peso, portato dietro la chiesa e ancora pestato a sangue. Si sono accaniti contro di lui sino a quando non ha perso i sensi per la frattura di una vertebra. Guarirà in quaranta giorni. E l'aggressione a Genco è stata il segnale che ha trasformato i funerali del'anarchico in una caccia al giornalista. Altri cronisti sono stati individuati all'inizio del paese, inseguiti e picchiati. Gli squatter si sono accaniti contro le loro auto, distruggendone a sassate i finestrini. Quando Genco è stato "catturato" dai suoi aggressori, una collega è fuggita verso il Municipio dove ha chiesto aiuto a quattro carabinieri in borghese. "Avvertiamo subito" è stata la risposta, ma poi nessuno è intervenuto. Per tutta la mattinata Radio Black Out, l'emittente degli squatter aveva minacciosamente avvertito: "I giornalisti che vorranno seguire i funerali di Baleno lo faranno a loro rischio e pericolo". E verso mezzogiorno, al presidio anarchico davanti alla camera mortuaria dell'Istituto di Medicina Legale, si erano registrati i primi sintomi della voglia di rissa. Squatters e anarchici pattugliavano il quartiere, sbarrando il passo a chiunque avesse la faccia da giornalista. Ad un operatore di Mediaset era stata sfasciata la telecamera, uova piene di vernice erano state lanciate contro le finestre della Stampa e contro due impiegati della Sai scambiati per cronisti. Schegge di aggressività tutto sommato tollerabili pensavano carabinieri e polizia, avendo creduto ad anarchici e squatters che avevano promesso "un funerale tranquillo. Il gip, per diluire ulteriormente la tensione, nella tarda mattinata ha permesso a Maria Soledad Rosas, la donna di Baleno, di partecipare al funerale. Invece basta approdare a Brosso, un pugno di case al fondo della Valchiusella, ad una decina di chilometri da Ivrea, per capire che il paese è di fatto "occupato". Sono circa 130 gli anarchici che girano per il paese. Gruppi di squatter fermano le auto all'entrata del centro, riconoscono i giornalisti, minacciano: "Per voi non c'è posto. Ultimo avvertimento poi arrivano gli schiaffi". Il sindaco di Brosso Ilario Vigliermo osserva e commenta: "Non siamo contenti di tutta questa notorietà". Daniele Genco però è arrivato qualche ora prima ed ha evitato i posti di blocco. Il servizio di sorveglianza osserva i patti: diciotto carabinieri sono attestati nella caserma di Vico Canavese, gli agenti del Battaglione Mobile di polizia sostano fuori dal paese. Arrivano monsignor Luigi Bettazzi, il vescovo di Ivrea e don Luigi Ciotti, il fondatore del Gruppo Abele e si infilano in fretta in chiesa. Monsignor Bettazzi nell'omelia paragona Edoardo Massari al buon ladrone crocefisso sul Golgota. "Quell' uomo rappresentava gli oppositori al potere romano, un po' come gli squatter per la società moderna" spiega il vescovo. Fuori dalla chiesa però sta per esplodere la violenza. Tra gli anarchici che seguono la bara chiara di Baleno che sarà poi coperta dalla bandiera nera con la rossa A di anarchia, uno riconosce Daniele Genco che più tardi in ospedale racconterà: "Non avevo né penna né taccuino. Sapevo di essere un bersaglio. Avevo testimoniato contro Massari al suo primo processo per esplosivi". E' uno squatter di Ivrea quello che urla: "Eccolo Genco, l'assassino, il bastardo". Gli sono addosso in quindici, lo tempestano di calci e pugni. "Ho pensato che se riusci vano a portarmi dietro la chiesa ero morto" racconta il giornalista. Ed è proprio quello che succede. Trascinato dietro la chiesa Genco è stato pestato sino a quando non ha perso i sensi. All'ospedale più tardi gli riscontreranno la frattura della dodicesima vertebra e altre ferite. E' solo l'inizio. Al pronto soccorso finiranno anche Jenner Meletti dell'Unità, Fabrizio Ravelli di Repubblica, il fotografo Claudio Papi. Paolo Griseri del Manifesto se la cava con un paio di pugni e l'auto distrutta. Intanto la cerimonia funebre è finita. La bara, coperta dalla bandiera nera, è portata nel cimitero. Arriva un cellulare e scortata da un pattuglia di guardie carcerarie ne scende Maria Soledad Rosas. Le tolgono le manette e può abbracciare Paola, la madre di Baleno. Soledad piange e tra le lacrime ricorda i suoi giorni con Edo e ripete le accuse contro magistrati, giornalisti, l'Alta Velocità. Intorno a lei gli anarchici urlano: "Libertà per Sole e Silvano". Prima di tornare in carcere la ragazza argentina abbandona un mazzo di fiori gialli sulla bara di Baleno. I ragazzi dei centri sociali però non l'abbandonano. Qualche ora dopo una piccola folla è davanti al carcere delle Vallette ad invocare la sua liberazione con fumogeni e petardi. C'è anche un lancio di bottiglie e di sassi contro il furgone delle guardie.