La Repubblica - 07.04.98
Il day after di vinti e vincitori. Niente guerriglia, ma ora si teme per la visita del Papa
di LEONARDO COEN - TORINO
Il giorno dopo, chi ha vinto? Chi ha perso? E adesso, che succederà? Intanto, di una cosa tutti qui a Torino sono sicuri: sabato pomeriggio, non c'è stato pareggio nella difficile "partita" ingaggiata dal corteo squatter. Il risultato ha decisamente spiazzato coloro che avevano pronosticato lo sfascio e la guerriglia, come i rappresentanti dei commercianti e delle destre in generale. Che infatti denunciano stizza nelle loro dichiarazioni post manifestazione, più o meno tutte sul tono "il pericolo rimane, ci difenderemo con ogni mezzo, la situazione resta difficile". Esplicito il commento dell'onorevole Raffaele Costa, segretario dell'Unione di Centro: "Non ci lasceremo intimidire n é dai bonzi torinesi della vecchia cultura della sinistra, né dai solidaristi di professione". Il problema è che gli "abitanti degli spazi sociali" non hanno affatto intenzione di demordere dai loro obiettivi. Dicono: "Non siamo nati ieri, sappiamo che siete bravi a ciurlare nel manico, siete esperti ad integrare e a svuotare i movimenti e le istanze dell' antagonismo", affermano i militanti dei centri Murazzi Po, Askatasuna, Onda, del centro di documentazione Santa Pazienza, e quindi la guardia non deve essere abbassata, tra dodici giorni arriva il Papa per l'esposizione della Sacra Sindone, ci si attende qualche altra sortita da parte degli squatter, ben prima che Massari si impiccasse, uno dei giochi più in voga tra i centri era la "caccia alla Sindone"... Eppure, qualche piccolo spostamento nella complicata scacchiera torinese, c'è stato. A cominciare da chi è uscito vincitore. I gol della partita, infatti, li hanno segnati, sia pure giocando su fronti opposti, il questore Francesco Faranda, coadiuvato dal colonnello dei carabinieri Tullio Del Sette, garantendo tutto sommato una manifestazione tesa e ritmata da slogan durissimi, però senza "code" drammatiche; e i centri sociali che si sono contati, si sono visti e hanno capito d'essere in tanti. Ecco, proprio questa dimostrazione di forza - questo porsi come fatto non solo torinese bensì nazionale - ha messo in luce prospettive e strategie a lungo termine, "contro repressione, istituzioni e mass media scendiamo in piazza per rompere il ghetto, noi siamo per la creazione di un movimento che allarghi sempre più il suo raggio di azione nei quartieri, nelle fabbriche, nelle scuole, per creare percorsi autonomi di liberazione dal lavoro, dallo sfruttamento, dalla povertà diffusa e la ricchezza per pochi" (Sociale Onda Occupata). Ieri, per esempio, allo stadio Delle Alpi, durante la partita Torino-Andria Fidelis, è spuntato all'inizio del secondo tempo uno striscione, "solidarietà agli squatter, ribellarsi è giusto". Nel primo tempo, lo stesso gruppo ultras aveva esposto un altro striscione di tono rivendicativo: "Politici, giù le mani dal Filadelfia", perché la ristrutturazione del vecchio stadio torinese è uno dei tanti punti controversi della politica comunale. Una volta tanto, polizia e carabinieri hanno accantonato la storica rivalità e gestito con intelligenza il problema del servizio d'ordine. In questo, assai efficace è stata la collaborazione del colonnello Del Sette, comandante del comando provinciale dei carabinieri, a lungo prima di questo delicato incarico, presso l'ufficio stampa dell'Arma. Polizia e carabinieri, infatti, disponevano di 1200 uomini, una forza ragguardevole. La preoccupazione di tutti era quella di evitare lo scontro e le provocazioni. Immaginando che i momenti di più forte tensione sarebbero stati quelli davanti alle vecchie carceri delle Nuove e al cantiere del nuovo palazzo di Giustizia, il questore ha sguarnito i presidi allestiti in mattinata e ha lasciato mano libera ai manifestanti. Meglio due vetrine rotte che due teste rotte, deve essere stato il pragmatico ragionamento. In battagli a vince chi perde di meno. L'aver costretto le forze dell'ordine a vigilare senza intervenire è stato "letto" dal movimento degli "antagonisti" come un successo. Tant'è vero che terminato il corteo si sono ritrovati tutti nei vari centri per far festa. Radio 2000 Black Out ha continuato imperterrita a trasmettere le accuse contro i giornalisti, ma non tutti gli ascoltatori che hanno telefonato sono stati altrettanto violenti. Quando ha chiamato un ascoltatore che si è autodefinito "comunista anarchico" ha invitato i radiocronisti a mitigare l' atteggiamento eccessivamente "nichilista", gli è stata tolta la linea. Segno che un certo dibattito, fuori dai 105.20 megahertz di Radio 2000 Black Out ma all'interno della variegata galassia dei centri sociali torinesi e no, è stato innescato. Lo capiremo (o scopriremo) nei prossimi giorni.