La Stampa- 04.04.98
CASTELLANI: SI' AL DIALOGO MA BISOGNA ESSERE IN DUE
LE ATTESE DEL SINDACO - TORINO
La radio degli squatter se la prende con il magistrato Maurizio Laudi per l'inchiesta che ha portato in galera Edoardo, Sole, Silvano. Se non ci fosse stato quell'arresto, non ci sarebbe stato il suicidio e... tutto il resto, dicono. Poi le voci di Blackout ricordano i "trascorsi" delle "toghe rosse". Con Laudi, quelle di Giancarlo Caselli, dell'attuale presidente della Camera, Luciano Violante. "La sinistra giustizialista", il pci della "fermezza", "che sfruttò i pentiti", "che mandò in carcere giovani anarchici". Di Valentino Castellani la radio degli Squatter parla raramente, ma il suo governo è criticato, "questa città è morta", sentenzia. Signor sindaco, la sinistra sembra, comunque, il primo avversario per gli squatter. Dunque: meglio fare come nel Vicentino dove la polizia è intervenuta per sedare le proteste degli agricoltori oppure come a Torino dove lo stesso governo Prodi autorizza la manifestazione odierna dei centri sociali? "La situazione nel Veneto non la conosco. E a questa domanda non tocca a un sindaco rispondere. La manifestazione odierna è nazionale. Quel che è meglio fare lo valuti il Consiglio dei ministri. Mi auguro che la scelta per Torino sia quella giusta. Io sono per continuare a cercare il dialogo, ma bisogna essere in due, e spero che anche negli altri prevalga il buon senso". L'atteggiamento del governo che lei guida è sicuramente tollerante, di più: comprensivo, rispetto ai giovani che occupano spazi da anni. Alla luce di quanto sta capitando, della mano violenta che stanno dimostrando di saper mobilitare, perché la ritiene ancora la strada giusta? "Comprensivo certo, ma sempre dentro il rispetto delle regole. Oggi fa specie dirlo, ma a Milano dove si sono fatte altre scelte c'è stata guerriglia. Torino, invece, non ha avuto problemi. Anzi ha rapporti positivi con centri sociali che fanno attività interessanti". Ma ora i problemi ci sono. "Ora ci sono, ma per fatti dove la Città c'entra solo come luogo di svolgimento. Gli attentati al Tav, l'indagine, i tre arresti... tutto parte di lì. E, guardi, che insistere con il dialogo non significa offrire connivenze a chi commette reati. Chi vìola la legge va perseguito, individuato, isolato. Non solo dalla legge. Certe cose che ho sentito dire dalla loro radio sono alluncinanti. E' una cultura che va cambiata coinvolgendo i giovani che hanno valori sani. Credo che anche tra loro i più condannino la violenza". Loro dicono che questa è "una città morta". "Hanno l'incertezza del futuro. Una paura di tutte le grandi città, non solo italiane. Glasgow ci ha messo vent'anni per uscire dalla crisi industriale. E può Torino, da sola, farcela? Noi abbiamo 5 milioni di metri quadrati da riutilizzare. Sapete che cosa significa in miliardi per la sola bonifica? Fate 300 mila lire al mq per 5 milioni". Fa 1500 miliardi. "Per Bagnoli il governo ha dato mille miliardi. E pure Sesto San Giovanni ne ha avute alcune centinaia. Noi abbiamo messo in piedi i cantieri per il raddoppio del Politecnico, per l'Environment park, abbiamo inventato l'assessorato per le Periferie, riq ualificato piazza Abba, facciamo progettare piazza Vallette, cerchiamo la partecipazione. Ma, da soli, non creeremo mai lavoro per il 40% dei giovani che vivono in zone emarginate". Chiedete aiuto al governo? Agli imprenditori? A chi? "Anche. A tutti. Anche ai media. Si è fatto un accordo con la Motorola. Un nuovo investimento per Torino, ma chi lo ha saputo? C'è una scritta sui portici di via Po e, invece, la vede l'Italia intera. Lo dico anche agli squatter: devono sapere che senza l'Alta Velocità si isola Torino; l'impatto ambientale è un'altra cosa, e qui anch'io dico che dovrà essere il meno dannoso". Vero che il suo sogno sarebbe chiedere a qualcuno di questi giovani squatter di collaborare con l'amministrazione civica? Ha detto che farebbe, addirittura, dei contratti da consulenti? "No. Ho portato l'esempio di un giovane veneto di questi centri sociali che è diventato consulente del ministro Livio Turco, e ho considerato che allora, forse perché ci sono realtà diverse, ma da qualche parte, in qualche modo, dialogare si può. Io insisto".
Luciano Borghesan