La Stampa - 05.04.98

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NEL MIRINO DEI MANIFESTANTI SOPRATTUTTO IL PALAGIUSTIZIA: DISTRUTTE
CENTINAIA DI VETRATE. SASSAIOLE, MA NESSUNO SCONTRO AL CORTEO CON 5000
SQUATTER
TORINO.
La paura è passata: la manifestazione nazionale degli
squatter ha lasciato un segno sulla città ma non si è arrivati al dramma.
Il serpentone dei 5000 giovani, pur con qualche licenza sul tracciato
concordato con la questura, ha toccato i poli previsti: il Balon, le
carceri Nuove, il Palazzo di Giustizia ancora da inaugurare, l'elegante
piazza Statuto. Con momenti caldi solo in corso Vittorio Emanuele:
prima davanti alla vecchia prigione, colpita da uova di vernice, poi
intorno al Palagiustizia, raggiunto da centinaia di cubetti di porfido che
hanno mandato in frantumi altrettante vetrate, blindate e non, per un
danno di 200 milioni. Ma non c'è stato nemmeno un ferito, e questo
era il solo obiettivo che contasse.
Cinquemila squatter, s'è detto. "Più del previsto" concordano
carabinieri e polizia che nei piani della vigilia ne avevano ipotizzati la
metà. A rendere imponente la massa dei manifestanti i consistenti
arrivi da fuori Torino: fra treni, pullman e auto si stima in 700 persone
il "contributo" dei milanesi, in 400 quello dei bolognesi, in 300 quello
dei romani, in 200 quello dei veneti con altrettanti genovesi. Poi un
cospicuo concorso da tutta la provincia. Il successo della
manifestazione ha preoccupato le autorità soprattutto quando, alle 15,
gli squatter hanno fatto capire che avrebbero scelto un altro percorso
rispetto a quello concordato nei giorni precedenti con la questura. E
così il corteo, quando si è mosso, alle 16,10, ha puntato diritto su
Porta Palazzo. E ci sono stati subito due botti, i più forti dell'intero
pomeriggio: grossi petardi lanciati fra le bancarelle del mercato
ortofrutticolo. Anche per via dell'affollamento il loro effetto è stato
pesante: tre persone sono state soccorse dalle ambulanze e
trasportate al Gradenigo (Francesco Cusano, 57 anni, la figlia Stefania
Cusano, 21 anni, la cugina Lorena De Paoli, 25 anni). Qui a una delle
ragazze è stata riscontrata la lacerazione di un timpano. Con
successive, vibranti proteste dei venditori ambulanti ma anche dei tanti
torinesi che in quel momento erano lì a fare la spesa.
Poi le bombe hanno lasciato posto agli stricioni ("Assassini", "Sole e
Silvano liberi", "Fuoco ai tribunali") e agli slogan diretti, in prevalenza,
contro magistrati e giornalisti ("giornalisti, Rai, Tv, delle vostre palle
non ne possiamo più"). Fra i presi di mira anche Daniele Genco, il
corrispondente dell'Ansa seriamente ferito giovedì a Brosso. Gli stessi
nomi già comparsi sui volantini affissi ai muri di diverse città italiane.
Che "qualcosa" sarebbe inevitabilmente successo in corso Vittorio lo
sapevano tutti, anche polizia e carabinieri, che hanno assistito al lancio
di uova di vernice e di cubetti di porfido, contro gli obiettivi
"istituzionali", cioè carcere e tribunale. Nessuno è intervenuto perché
questa era stata la scelta delle autorità: evitare cariche che potessero
far divampare la guerriglia in città. La peggio l'ha avuta lo sfortunato
Palagiustizia che ha aggiunto un altro pomeriggio nero alla sua già
lunga serie di sventure. Stavolta ci sono state sassaiole sia dal lato di
corso Vittorio, sia da quello di corso Ferrucci. Che gli squatter
abbiano picchiato sodo è anche confermato dai vetri "blindati" delle
garritte, andati ugualmente in mille pezzi.
Poi il corteo ha puntato, decisamente, verso piazza Statuto dove, già
prima delle 18, risultava sciolto. C'è però stato, come vuole la
tradizione, qualche strascico: a Porta Palazzo, verso le 19, un gruppo
di squatter che stava rientrando all'Eskatasuna ha lanciato una bottiglia
di birra vuota contro un blindato dei carabinieri mentre qualche minuto
dopo, in via Duchessa Jolanda, una Fiat Uno con a bordo tre militari è
stata centrata da un grosso sasso, che ha sfondato il parabrezza. La
notte non ha poi aggiunto altro, alla cronistoria della giornata, se si
eccettua la grande festa musicale che ha riunito centinaia di
partecipanti a Collegno, presso la Casa Occupada, l'ex obitorio
dell'ospedale pischiatrico diventato la casa di "Baleno" Massari,
"Sole" Rosas e Silvano Pelissero, il cui arresto ha aperto questa
infuocata stagione.
A ben vedere, prescindendo dai pesanti danni al Palagiustizia, il
pomeriggio si è dipanato meglio del previsto. E questo nonostante i
presagi poco propizi che venivano dal colpo di arma da fuoco esploso
venerdì notte contro il carcere di Ivrea e dalla riverniciatura del
palazzo del Tribunale della Libertà, che da ieri mattina è rosa
shocking. Merito forse dell'imponente spiegamento di forze (circa
1600 fra carabinieri, agenti e guardie di finanza), ma merito
soprattutto degli squatter che hanno cercato, anche attraverso gli inviti
diffusi da Radio 2000 Black Out, di dare al corteo un taglio sì di
protesta (nel ricordo di Edo Massari e nel contesto di una ferma
protesta per la liberazione di Silvano Pelissero e di Maria Soledad
Rosas), ma senza cadere nel teppismo fine a se stesso.
Un pomeriggio atteso con paura, in una città blindata e semideserta,
ma un pomeriggio che potrebbe costituire il momento dal quale partire
per ricercare quel dialogo che è forse difficile per tutti, ma che prima o
poi qualcuno dovrà cominciare.
Angelo Conti

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