Parliamo
di guerra... Parliamo di guerra... Quella che vediamo sui teleschermi ogni giorno, quella che doveva essere rapida ed indolore, una guerra lampo in cui i 'liberatori' avrebbero dovuto essere accolti con i fiori e i festeggiamenti, ed invece hanno trovato la resistenza di quello che viene definito un 'esercito di straccioni'. Questa volta le immagini non sono solo quelle dei bombardamenti ipertecnologici, questa volta il sangue schizza sullo schermo. Cade definitivamente il mito, l'illusione di una guerra asettica, chirurgica, senza morte e distruzione, quel mito a cui noi non avevamo mai creduto, buono solo per rassicurare chi non vuole rendersi conto di quello che gli succede intorno. Questa volta non c'è un paese invaso da 'salvare', come il Kuwait nel '91, un'etnia da "proteggere", come il Kossovo nel '99, dei pericolosi terroristi da fermare, come l'Afghanistan nel '99.
Neppure allora accettavamo quelle guerre, perché ne vedevamo,
dietro le giustificazioni ufficiali, solo il pretesto per portare
avanti gli interessi economici, di controllo delle aree da parte dignitosa,
tutto quello che ci viene negato quotidianamente da un sistema che sì
fondo sullo sfruttamento, sull'oppressione, che ci invade in ogni minimo
aspetto della nostra esistenza, dei nostro pensiero.
E' la guerra di chi opprime contro chi è oppresso.
La nostra vita, le nostre relazioni, anche quelle che crediamo più
libere e autentiche sono vittime dei pensiero unico delcapitalismo.
E' difficile da accettare, ma è fondamentale rendersene conto.
Fino a che non ce ne renderemo conto, sarà ben poco quello che
potremo fare per rompere queste catene che ci imprigionano.
Ci vogliono perfettamente allineati a questa logica, anzi, di più.
Vogliono che noi stessi la riproduciamo ogni giorno, in ogni nostro
pensiero, in ogni nostro gesto. Con
l'indifferenza, con la competitività, con il dominio dei genere maschile
su quello femminile ... prima ci buttano gli avanzi e poi ci osservano
sbranarci ... così recita il verso di una canzone che ci fa capire molto. E
allora cosa possiamo fare noi nel nostro piccolo, nei nostri rapporti,
nella quotidianità? Sabotare
la guerra, ad ogni livello, nelle piazze, ma anche nei posti di lavoro,
nei quartieri, nei rapporti con gli altri, nella famiglia.
Rompere il pensiero dominante, prendere coscienza dei fatto che
l'unico modo per cambiare quello che ci circonda è cambiare noi stessi,
continuamente, nelle relazioni con gli altri, cambiare insieme
e proporre qualcosa di Rilanciare pratiche di E'
per questo che siamo comunisti autonomi, anarchici, libertari-,
disobbedienti, no global, o come cazzo ci vogliono chiamare.
Perché siamo stanchi di accettare questo mondo che stiamo
devastando come l'unico possibile. Perché
non ci rassegnano ad accettare tutto questo come qualcosa di inevitabile. Perché vogliamo essere protagonisti delle nostre vite e dei
loro cambiamento. Perché
odiamo chi ci sfrutta, e non lo vogliamo nel nostromondo. E'
l'unico modo per sentirci davvero vivi. rukola81 |