APRIRE SPAZI ROMPERE LA GABBIA |
Nella nostra città si è formato un gruppo di persone che ha deciso di iniziare un percorso collettivo per creare un Centro Sociale Occupato Autogestito. In un territorio come il nostro privo di luoghi di aggregazione, specie per i giovani, dove disoccupazione, precarietà, lavoro nero sono la regola, dove l’omologazione culturale è legge, abbiamo deciso di mettere in piedi un progetto per creare un posto liberato dalle logiche del profitto, del dio denaro, della mercificazione, della competizione e in cui si possano creare nuove forme do cooperazione sociale basate sulla solidarietà, dove si possa sperimentare la democrazia diretta, l’autorganizzazione e l’autogestione, contro le logiche dei palazzi di potere, dei partiti, del far decidere agli altri il nostro futuro. Il nostro progetto ha due punti qualificanti: 1.
Il centro sociale deve essere un posto, aperto alla società
civile, che offra spazi di socialità e servizi gratuiti o a prezzi
bassissimi (sala prove per suonare, organizzazione di concerti,
laboratorio teatrale e per tutte le forme artistiche, doposcuola per i
bambini, autoproduzioni, ecc.) 2.
Nello stesso tempo il Centro Sociale deve essere un luogo, aperto a
tutti coloro che sentono la necessità di un modello di sviluppo basato
sul rispetto della dignità umana e della natura, di discussione e di iniziativa su: diritto
al reddito (per un reddito di cittadinanza a tutti/e), riduzione generalizzata dell’orario di lavoro (per un radicale
“lavorare meno lavorare tutti”), antiproibizionismo
(per affrontare il problema delle droghe al di fuori della logica
della repressione e dell’emarginazione, rivelatasi totalmente
inefficace), antirazzismo (per
combattere ogni forma di razzismo, per i diritti di cittadinanza e “un
mondo di tutti i colori, senza frontiere e senza padroni!!”) antifascismo
militante (per mantenere la memoria storica, perché in tutta Europa
è in corso una riabilitazione ideologica e politica del fascismo, che è
funzionale alla creazione di una società ancora più repressiva e priva
di diritti di quella attuale) diritto
alla salute (contro le mucche pazze ei polli alla diossina, lotta alle
“leggi del mercato” e alle multinazionali) diritto
all’istruzione (contro la privatizzazione della scuola pubblica e la
scuola e l’università azienda). Nei suoi primi mesi di vita il Collettivo Spazio Liberato, oltre a prendere posizione su varie questioni e a partecipare alle iniziative del NO GLOBAL FORUM (partecipazione al corteo del 17 marzo, diffusione dei comunicati e del libro bianco sul comportamento delle “forze dell’ordine”), ha creato dei laboratori. I laboratori sono dei gruppi di persone che cooperano insieme su alcuni progetti al fine di creare una dimensione collettiva e aggregativa, primo passo verso la costituzione di un collettivo capace di occupare e portare avanti un centro sociale autogeastito. Al momento sono stati avviati tre laboratori: 1. Laboratorio di dibattito politico 2. Laboratorio di scacchi 3. Laboratorio di cartapesta 1) LABORATORIO DI DIBATTITO POLITICO Il laboratorio di dibattito politico si è concretizzato in diverse assemblee che, preparate dalla diffusione di materiali sui vari argomenti e dalla introduzione di alcuni partecipanti, hanno avuto i seguenti temi di dibattito: a) Le trasformazioni delle tecnologie e del sistema produttivo negli ultimi trenta anni nei paesi maggiormente industrializzati. Il neoliberismo e la globalizzazione. b) I movimenti che si oppongono alla globalizzazione neoliberista: metodi, parole d’ordine, obiettivi. Lo zapatismo e il movimento di Seattle. Il dibattito è giunto, al momento, a delle prime acquisizioni che, molto sinteticamente, possono essere così definite: Negli ultimi trenta anni i paesi maggiormente industrializzati sono stati investiti da una nuova rivoluzione tecnologica. Questa rivoluzione è stata principalmente determinata dal conflitto sociale, cioè dalla necessità da parte di chi comanda-gestisce la produzione della ricchezza sociale, di far fronte alle lotte degli operai, degli studenti, degli esclusi, delle donne, in generale di tutti coloro che vivono una condizione di subalternità e di oppressione. Lotte che tra la fine degli anni 60 e gli anni 70 avevano assunto una portata tale da mettere in discussione l’organizzazione sociale e il potere costituito. Il contenuto di questa rivoluzione è stato l’enorme sviluppo della robotizzazione e soprattutto della computerizzazione e informatizzazione. Le caratteristiche di questa grande trasformazione sono la centralità assoluta che, nel processo produttivo, hanno assunto la cooperazione sociale (sia a livello di singola azienda sia a livello dell’intero sistema) e la conoscenza, il lavoro immateriale, l’insieme di saperi scientifici, sociali, relazionali, comunicativi: tramite la scienza direttamente produttiva, la pubblicità, il marketing ogni aspetto della vita degli individui viene messo in produzione, a diventare merce. Sulla base di queste considerazioni bisogna affermare, che oggi come oggi, è praticamente impossibile distinguere tra tempo di lavoro e tempo di non lavoro, in quanto ognuno di noi è costantemente messo in “valore”. A differenza delle precedenti rivoluzioni tecnologiche che tendevano a sostituire il lavoro manuale dell’uomo, la rivoluzione informatica sostituisce il lavoro intellettuale; non solo, ma mentre le precedenti rivoluzioni tecnologiche riducevano il numero di manodopera necessaria in un settore ne aprivano altri (qui non ci dilunghiamo sulle, spesso terribili, sofferenze che queste trasformazioni, avvenute sotto il controllo del capitale e della burocrazia, sono costate ai lavoratori e ai proletari): dall’agricoltura all’industria, dall’industria ai servizi, questo non si dà nella rivoluzione informatica. L’enorme quantità di lavoro che non serve più (citiamo solo le migliaia di licenziamenti annunciate in questi mesi dalla DAEWOO e dalla DANONE), non ha un nuovo vasto campo di inserimento nel quadro della produttività capitalistica. La nuova organizzazione del lavoro laborsaving e timesaving (che ha preso il nome di postfordismo perché, appunto superamento dell’organizzazione precedente che aveva il suo modello nelle fabbriche della Ford) ha sostituito e sta sostituendo il modello della mega fabbrica, della catena di montaggio, della rigida piramide aziendale (divisione nettissima tra funzione di progettazione, esecuzione e distribuzione) con la creazione di gruppi di lavoro che “cooperano in rete”, per un’organizzazione del lavoro il più flessibile possibile, in grado di ottimizzare l’uso delle nuove tecnologie informatiche (conoscenza in tempo reale delle trasformazioni della domanda, andamento dei mercati, controllo-pianificazione computerizzata del lavoro in grado di migliorare costantemente la produzione e di eliminare i tempi morti e guasti, eliminazione di forza lavoro). Di conseguenza la disoccupazione-sottoccupazione (lavoro precario flessibile, nero, nerissimo, tendenzialmente servile, anche nel senso letterale del termine) è diventata una caratteristica strutturale delle società contemporanee. Non solo, ma coloro che hanno un lavoro sono sottoposti a ritmi spesso infernali e a stress enorme (si considerino a riguardo gli studi della psicodinamica del lavoro, Dejours 93;99). Di fronte a questa situazione che annuncia, di qui ai prossimi decenni, scenari sociali da incubo (con sempre più precarietà, emarginazione , relazione sociali inumane, repressione, guerre, razzismi, differenza tra ricchi e poveri) stanno rinascendo il conflitto sociale e vasti movimenti di protesta che si oppongono alle politiche neoliberiste (quelle che pensano che il mercato debba decidere tutto e che ispirano le politiche del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale, dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e della grandissima maggioranza dei governi nazionali, cioè delle amministrazioni e dei vassalli dell’Impero) e alla cosiddetta “globalizzazione” (per cui il “libero commercio”, cioè lo sfruttamento selvaggio di uomini e ambiente non può avere alcuna limitazione, tantomeno geografica). Questi movimenti, pur diversissimi (dagli indigeni del Messico ai lavoratori dei servizi pubblici francesi, dai disoccupati napoletani agli operai sudcoreani, dai lavoratori atipici agli immigrati, ecc) si stanno raccogliendo intorno ad alcune tematiche-rivendicazioni comuni: · Un reddito garantito per tutte e tutti; · Abbattimento delle frontiere per una cittadinanza universale: · Controllo dal basso sulla produzione e sulle risorse dei territori; Questi movimenti sono anche portatori di un nuovo metodo d’agire. Questo metodo, lo schema dell’avanguardia e la logica della presa del potere in tutte le sue versioni, si base su una forte capacità comunicativo-mediatica e sulla costruzione di coordinamenti, organizzazioni orizzontali dove la ricerca dell’unità contro il mostro neoliberista si cognuga con la pluralità e il rispetto per la specificità di ciascuna lotta, gruppo, individuo. Oggi è in corsola costruzione di una vasta opposizione mondiale, “globale”, che nelle sue stesse lotte, nella sua irriducibilità agli schemi tradizionali e istituzionali della politica, prefiguri e sperimenti nuovi modelli sociali basati sul rispetto della dignità della persona umana e dell’ambiente e non sul profitto, la sopraffazione e il dominio dei molti sui pochi. Per dirla con le parole dell’E.Z.L.N. si tratta di camminare domandando verso un mondo migliore, si tratta di una grande scommessa, una grande scommessa che noi abbiamo deciso di fare, la cui posta in gioco è la possibilità di un futuro degno di essere vissuto. COLLETTIVO SPAZIO LIBERATO FOGGIA
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