MENO SI E’ IDENTITICI PIU’ SI E’ UNICI

 Difficilmente qualcuno riesce ad identificarsi in tutto e per tutto con un partito. Difficilmente.

Si identifica sempre meno.

Si identifica sempre più per minor tempo.

Si identifica sempre più solo per singole questioni.

Non potrebbe essere altrimenti. Non solo quelle politiche, ma tutte le identità tendono a squagliarsi. La perdita delle identità viene vissuta da molti imbecilli come una cosa drammatica. Drammatiche invece sono le incrostazioni delle identità. Le identità che ancora resistono assurdamente alla morte sono simili a quelle incrostazioni che si formano nei piatti sporchi: non hanno più nulla delle qualità che magari un tempo hanno avuto- quando erano cibo cucinato con uova, formaggio e sugo- ma puzzano e sono difficili da eliminare definitivamente.

La perdita delle identità va salutata come un atto liberatorio. Sempre. Non dovrebbe essere altrimenti. Alla perdita d’identità si accompagna una maggiore unicità dell’esistenza.

Non potrebbe essere altrimenti. Meno si è identici più si è unici. L’unicità della vita di ciascuno è il motore della libertà di tutti. E’ vero che a identità perdute fanno riscontrò altre identità trovate. E’ vero ma queste identità che si trovano hanno caratteri molto differenti di quelle che si perdono. Quelle che si perdono duravano dalla notte dei tempi, quelle che si trovano sono lì lungo la strada, vengono raccattate alla prima occasione e abbandonate senza problemi lungo il percorso.

Le identità perdute sono come la pelle della vita, ti rimangono in corpo finché non fai la muta. Le identità trovate sono come una cicca, le mastichi con piacere per qualche minuto, poi le sputi senza pietà. Fare la muta è necessario. Anche sputare è necessario.

L’esperienza politica di condivisione totale aveva a che fare con una società in cui le forme di vita erano univoche e sempre identiche. Non è più così. Le mie relazioni col mondo e le mie attività non sono sancite una volta per sempre. E anche la forma di vita quotidiana non si consuma in poche e sempre identiche relazioni. Questa multiformità di relazioni e di forme di vita comporta sempre più radicalmente che ciascuno di noi diventi veramente un individuo, una persona cioè che nella varietà delle sue relazioni sociali cambia in continuazione; una persona che stenta ad identificarsi una volta per sempre con questo o quello. Un individuo simile, portato alla metamorfosi, come si può pensare che abbia una identità politica organica? Come si può pensare all’esistenza di un partito che in tutte le sfere della vita sia in grado di rappresentarlo?

Non è più pensabile. Un individuo simile predilige l’espressione, non la rappresentanza. Non cerca chi lo rappresenti, cerca il modo d’esprimersi. Lo possono rappresentare in tanti, ma si esprime da sé. La rappresentanza è sempre più incerta perché l’espressione è più sicura.

  

Questo scritto ci è stato inviato da un nostro lettore che si è firmato black bloc. Ci è piaciuto molto e abbiamo deciso di farvelo leggere.

 

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