Napoli 17 marzo |
Oggi la sveglia ha cantato un po’ presto, ore 6.10, bisogna muoversi!, mi aggiro cautamente nella penombra di casa per evitare a tutti un risveglio anticipato, mi lavo, mi vesto, prendo tutto e vado all’appuntamento. Ore 6.35, ci siamo! Con un piccolo ritardo sulla tabella di marcia, comunque ininfluente perché già preventivato, ci avviamo in stazione, il pullman è alle 7. Ore 6,55, eccoci qua allo bus, la giornata si inizia ad illuminare, in tutti i sensi, siamo già più di quelli che mi aspettavo, ci sono un paio di compagni che stanno fuori, tornati apposta per l’occasione e qualche rifondarolo; dopo i saluti si salta su e si parte. Il viaggio dovrebbe essere di un paio d’ore, giusto il tempo per arrivare in perfetto orario al raduno in piazza Garibaldi; qualcuno discute, qualcuno legge qualcuno fa colazione, ma c’è anche chi riprende, rendendo partecipe tutti della cosa, il sonno interrotto.
Ore 9.00, cèd, cèb, a città e’ prcnell…! Siamo arrivati, per fortuna, al contrario di come avevamo pensato il tragitto del pullman non è stato modificato e ci porta fino a piazza Garibaldi, ma la prima impressione che ho di Napoli, sarà per le non poche camionette di caramba, sbirri e finanzieri che si vedono in giro o perché tutti questi allegri signori sono in tenuta o per lo meno portano con sé il loro fido borsone antisommossa, è di una città blindata. Nel centro cittadino, d’altra parte, è stata preservata una zona (rossa) dove a parte un piccolo drappello di uomini in giacca e cravatta non viene fatto accedere nessun’altro che non sia lì residente munito di pass. Scendiamo, ci sganchiamo, proviamo a contattare i compagni che studiano qui, ci procuriamo qualche mascherina per polvere, “siamo allergici” e nel frattempo ci scappa anche a’ sfugliatell. Mentre si aspettano gli altri si gira per la piazza e la stazione ci offre uno spettacolo da film americano , una cinquantina, o più, di pupazzi con tanto di casco e manganello a far da scorta a due gazebo di Forzaitalia . Ore 10.00, o giù di lì, il corte si inizia a definire, armato di volantini, striscioni, maschere pittoresche ed antigas, macchine fotografiche, zaini con viveri e frisketti anti-globalizzazione il popolo di Seattle riscende in piazza a manifestare ancora una volta contro la globalizzazione neoliberista questo grande mostro che si cela dietro l’illusione di un benessere collettivo e di uno sviluppo indirizzato alla comunità, ma che in realtà nasconde disoccupazione, precarietà, degrato sociale, devastazione ambientale, mucca pazza, uranio impoverito, disuguaglianze sociali e tante altre porcherie; perché l’unico fine di chi porta avanti questa politica è lo sporco profitto da raggiungere a tutti i costi. Siamo alle soglie della primavera ed infatti la giornata è perfetta per stare in piazza, ma sicuramente non è solo questo che oggi ha spinto, da stime successive circa 40.000 persone, centri sociali, collettivi studenteschi, associazioni di immigrati, sindacati di base, rifondazione comunista, diversi gruppi politici antagonisti, le associazioni ambientaliste e pacifiste, gli L.S.U., i disoccupati e tanti altri a manifestare fianco a fianco gridando: NO AI SIGNORI DEL MONDO!! Siamo davvero tanti, e quando la
testa del corteo arriva in piazza borsa, la coda si è appena mossa, ma
due sono le cose che più saltano all’occhio da una parte la diversità
di volti che avanzano al tuo fianco, c’è il ragazzo che va a scuola,
l’universitario, il quarantenne, la “mamma no smog” in
tailleur, il ragazzo rasta, il cinquantenne con la giacca, la
famigliola con la bambina di 4/5 anni, e dall’altra una miriade di
chiazze monocromatiche asserragliate in ogni vicolo e in ogni angolo che dà
sul vialone che vede scorrere la fiumana di manifestanti. Ore 13 mentre un
elicottero continua a riprenderci da quando siamo partiti, calorosamente
salutato e più volte anche incitato ad evoluzioni particolari con
schianto annesso, il corteo arriva sotto il maschio angioino e inizia a
compattarsi. Tutto intorno è pieno di “forze dell’ordine”, sul lato
della piazza che dà verso il palazzo regio dove si sta svolgendo il
global forum sono state alzate delle reti metalliche e il tutto mi appare
proprio come nient’altro che un grosso gabbione da circo, ma il corteo
è deciso vuole arrivare in piazza Plebiscito. Da un camion che ci ha
accompagnato sono già stati portati giù gli scudi di plexiglas e una
pannocchia gigante. Negli incontri avvenuti, qui a Napoli, nelle settimane
precedenti si è deciso di cercare di arrivare fin sotto il palazzo del
forum spingendo gli scudi per far poi salire una delegazione a far
presente le Nostre idee e a dire no alee oligarchie antidemocratiche che
ci trattano come carne da macello. Ognuno si trova una sua collocazione,
c’è anche chi si accomoda sul prato. Si riprende la marcia, iniziamo a
procedere lentamente verso la piazza del Municipio, la polizia arretra, si
avanza ancora, parte una prima carica delle guardie, ecco i primi
lacrimogeni (di una lunga serie), la testa tiene, dalla mia postazione non
è facile cogliere le varie fasi, l’altezza non mi ha mai aiutato e le
voci si susseguono confuse, pare che giornalisti siano stati fatti
allontanare dalla piazza, per problemi di “sicurezza”. Dai lati della
piazza una transumanza fuori stagione di montoni travestiti a festa arriva
a rinsaldare la zona calda, e via una seconda carica più violenta, noi
arretriamo e non cediamo, ma la terza è violentissima e totale, la piazza
nel giro di cinque minuti è invasa di lacrimogeni sparati ad altezza
uomo, a non più di quindici metri da me un ragazzo se lo prende su una
spalla, quasi immediato l’assalto delle guardie da ogni lato della
piazza, il corteo si spezza, c’è il panico più totale, la polizia
picchia indiscriminatamente, esaltati, fuori di testa caricano chiunque,
studenti medi, chi è rimasto a terra, chi è accecato dai lacrimogeni;
anch’io nonostante la mascherina ho problemi respiratori, ma si scappa,
qualcuno per alleviare il bruciore passa l’acqua, chi un limone. Ci
inseguono anche nei vicoli, si prova a riorganizzarsi ma siamo gruppi
sparsi, così si decide e si fa girare voce di ricompattarci davanti la
stazione. Ore 13.40 bianchi in volto per i lacrimogeni, in uno stato di agitazione ed allo stesso tempo di rabbia per l'accaduto, cerchiamo insistentemente ed invano di contattare telefonicamente i compagni assenti all’appello, intanto riprendiamo fiato e a respirare un po’ d’aria. Preoccupati per i non presenti e i tanti che abbiam visto picchiati selvaggiamente ci avviamo verso la stazione e sulla starda, in un negozio seguiamo di sfuggita uno dei primi telegiornali, è una delle reti di quel tale che tutto il mondo ci invidia, tale signor “ma che conflitto d’interessi?” e c’è quel libero opinionista di Mentana con una sua inviata, le immagini si susseguono, si intravedono scontri confusi in una densa nube e il commento sotto è di sdegno e colpevolizzazione nei confronti di questi “giovani” facinorosi che non nient’altro in testa di far casino e quest’ultima volta hanno portato le loro risse da stadio in piazza, hanno ferito gravemente poliziotti e giornalisti, hanno bloccato una città e soprattutto hanno provato a mettersi in mezzo a questioni che sicuramente non li riguardano, perché qui oggi si incontrano una decina di buoni amici così, per discutere del più e del meno, per giocare un po’ se c’è tempo con qualche gioco di società (global Risiko). Ancora più incazzati e rendendo pubblica la nostra stima ed in nostro affetto nei confronti del cavaliere e di tutta la sua stirpe ci appropinquiamo alla stazione , ma qui non c’e traccia del resto dei manifestanti, così chi ha deciso di tornare a casa ci ha salutato, gli altri son partiti in direzione della facoltà di architettura incaricati di ricevere aggiornamenti e di contribuire al presidio pomeridiano per impedire il raduno di forzanuova. Ore 14.20 la componente foggiana del movimento è ormai scissa, abbiamo lasciato alla fermata dei pullman chi ha deciso di tornare a casa, noi superstiti che non abbiamo atteso che ci venisse ripetuto due volte, subito dopo aver accettato ospitalità per la notte, ci siamo messi in cammino verso piazza del Gesù, che si trova ad un passo dallo SKA e dalla facoltà di architettura occupata per l’occasione il giorno prima dell’inizio del global forum per poter ospitare e far da quartier generale delle miriadi di “facinorosi” giunti da tutta Europa. Qui fortunatamente rincontriamo chi avevamo perso negli scontri, ma ciò che ci racconta non è affatto piacevole, botte di sbirri anche su chi ha cercato di estraniarsi dal caos più totale degli scontri ed è rimasto seduto sul prato pensando di uscirne illeso, botte si ragazzini, manganellate e calci anche a chi stava a terra sanguinante, colpi col calcio del fucile a chi fermava con le mani alzate, minacce verbali e non, ematomi personali e feriti gravi. Si va ad architettura, notizie confuse di feriti e compagni fermati si susseguono, intanto si raccolgono foto e filmati dell’aggressione poliziesca subita che documentino ciò che è successo e che dimostrino chiaramente le atrocità compiute dalle forze “dell’ordine” e l’obbiettiva preterintenzionalità dell’accaduto, dato che se la il tutto fosse nato dal blocco delle strade le cariche si sarebbero dovute limitare ad un solo lato del corteo. Ore 15.00 tornati a piazza del Gesù la fame si fa sentire, ci sediamo e cominciamo i turni tra chi raccoglie i soldi per comprare birra e chi rulla nà cann. L’aria è strana ho parecchi pensieri gli scontri, gli ideali, la realtà, la libertà, che inevitabilmente si traducono in molteplici stati d’animo, rabbia, soddisfazione, stanchezza e il tutto si riversa in una discussione continua con tutti quelli che mi sono vicini. Dei compagni veneti ci offrono del vino e sono proprio loro che una mezz’ora più tardi iniziano a distribuire gessi in tutta la piazza. Viene presa una decisione collettiva di cui il gruppo foggese è promotore, fare una bella scritta a terra indirizzata a quel cazzo di elicottero che ancora continua a ronzarci sulle teste e a riprenderci, penso che a quest’ora siano in grado di dirmi perfino quanti peli ho nel naso, noi però sicuramente gli abbiamo detto più parole di quelli che loro hanno… .Allora dicevamo, si è deciso di scrivere un messaggio, e poiché la nostra vera forza è di essere un esercito di sognatori e per questo invincibili, la fantasia è una delle armi più forti che abbiamo e così e stato partorito un bel “SBIRRORISTI INORRIDITE”, che poi qualcuno ha ripassato con lo spray. Ore 16 arriva la notizia che ci rallegra, dopo che il raduno di forzanuova era stato spostato fuori Napoli, viene definitivamente annullato, così decidiamo di andarci a prendere un caffè a casa di un compagno. Ore 17.50 torniamo ad architettura, le notizie sono più precise, la polizia presidia gli ospedali, ci sono feriti gravi, un compagno 48enne con ecchimosi alla testa, un altro con varie fratture, oltre a loro altri tre rimangono sotto osservazione, i fermati sarebbero una settantina. Ore 18.30 si sta ancora svolgendo la conferenza stampa, molti giornalisti, molte testimonianze raccapriccianti e documenti video che mostrano l’assurda brutalità della polizia. Di fronte la facoltà siamo centinaia di compagni, due arrestati sono usciti e le notizie sui feriti si fanno meno preoccupanti. Ore 19.15 mentre sui sta vagliando l’ipotesi di un corteo fino alla questura per far rilasciare i fermati, giunge voce che i filmati incriminino inderogabilmente l’atteggiamento violento e privo di senso delle “forze dell’ordine” e che per questo stanno rilasciando a scaglioni i compagni fermati. Ore 20.00 la situazione semgra abbastanza definita, ci sono due ragazzi, un barese e uno spagnolo, in stato di arresto gli altri verranno rilasciati; si decide così di organizzare un presidio davanti al carcere di Poggio Reale lunedì’ alle 10.00 e di muoversi ora in massa verso la stazione aspettando i compagni rilasciati che devono partire. Ore
21.30 piazza del Gesù c’è il concerto e la festa kurda, la gente si
diverte ci sono anche i 99 Posse, io sono troppo stanco per pogare
comunque sono soddisfatto. Oggi c’erano 40.000 persone in piazza, tutte
in unico, grande, maturo, unitario corteo degno coronamento di queste
quattro giornate di risposta ad un potere che ci vuole legati ad una sola
logica, a sole tre azioni fondamentali nella nostra esistenza: PRODUCI
CONSUMA CREPA, e che oggi ha cercato, aggredendoci, di infliggerci una
sconfitta, ma non c’è riuscito, ha trovato davanti un ostacolo, un muro
retto dalla grande e consapevole unità tra tutti i soggetti sfruttati e
non garantiti di questa società, in definitiva un ottimo primo tempo
della mobilitazione in Italia, in prospettiva del grande appuntamento di
luglio a Genova per il G8. racconti antagonisti di strada a cura di alex |
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