OMICIDIO BIAGI LETTERA APERTA DI LUCA CASARINI, portavoce del movimento dei/lle disobbedienti A tutta la società civile a Sergio Cofferati e alla Cgil agli organi di informazione Quello di Bologna è un orribile "omicidio per il regime". Lo riaffermo, continuerò a dirlo con tutte le forze insieme a migliaia e migliaia di persone e sapendo che questo è il pensiero diffuso tra moltissima gente. Che cosa significa? Che non è il "terrorismo" per come questo termine viene utilizzato per riferirsi al passato di questo paese. Non è nemmeno la "strategia della tensione", quella inaugurata nel 1969 con le bombe fasciste e di stato a Piazza Fontana. I contesti erano completamente diversi, le culture, il clima politico e sociale in Italia e nel mondo. Erano diverse anche le esigenze di alcuni apparati dello stato, era diverso il "campo di azione", lo stato nazionale. Era diverso ciò che pensavano migliaia di giovani che volevano combattere con le armi. Il professor Biagi è stato "fatto" uccidere in questo tempo, oggi. Chi legge il delirio mandato via e-mail per rivendicare questo assassinio, capisce molte cose. La cultura che si esprime in quelle pagine è morta e sepolta, sia nella società che nelle grandi, straordinarie espressioni dei nuovi movimenti che lottano per una nuova democrazia. Quella cultura, che parla di "imperialismo" e non di Impero, che vorrebbe la "dittatura del proletariato" (quale proletariato? la dittatura? su che cosa, sulla globalizzazione?), e non la democrazia reale come diciamo noi, quelle frasi sapientemente composte tra informatissime nozioni di economia finanziaria e assurde preistoriche letture dello sviluppo sociale, non sono espressione di alcuna soggettività viva, reale. Tradiscono una astrazione di ragionamento che si configura più come patologia psicotica, maniacale che come linea politica. Attribuire come si sta facendo un "disegno" destabilizzante a questa cosa, sarebbe come attribuirlo ai delitti del mostro di Firenze, o dei serial killer che ogni tanto spuntano qua e là (Ma che cavolo di strategia della lotta armata è ammazzare "in combattimento" -sic! - un professore ogni tre anni???; N.d.R.). Questi sono omicidi seriali, non azioni che esprimono una qualche "volontà politica". Ma diventano politiche perché qualche "manovratore" pubblico le rende tali. Sono omicidi che "stabilizzano". Servono solo a chi vuole fermare i grandi movimenti, a chi vuole trascinarci nella "guerra contro i civili" che abbiamo conosciuto a Genova come a New York e in Afghanistan, per produrre una nuova sovranità, dispotica, antidemocratica, in cui le violazioni dei diritti umani sono cosa normale. E' stato un omicidio per il regime non solo per l'uso politico ignobile che ne viene fatto da parte della Confindustria, del governo, di apparati politici di potere anche a sinistra che invece di dire fino in fondo quello che sanno, continuano a coprire evidenze enormi, oggettive. Lo è stato perché era annunciato, anzi evocato, da ministri, presidenti del consiglio, sottosegretari. Era evocato per dire che il conflitto sociale per i propri diritti, per la democrazia che in questi anni si è espresso in maniera radicale, pacifica, disobbediente, non omicida, significa sempre e solo pericolo. Morti. Tragedie. Paura. Come la bomba al Viminale dopo il Palavobis e i girotondi. Marco Biagi sapeva di essere in pericolo. Aveva più volte chiesto di nuovo protezione che non gli è stata data dal Ministro Scajola, quello di Genova. La pubblicazione (una settimana prima dell'assassinio, N.d.R.) su un settimanale (Panorama, N.d.R.) della relazione dei servizi che lo descrivevano chiaramente come l'obiettivo, va letta probabilmente come un tentativo fatto da qualcuno che sta dentro questi apparati di far fallire il piano dell'uccisione "pilotata" di Biagi. Quella pubblicazione, fatta ora, aveva il senso di mettere sull'avviso. Anche la telefonata ricevuta martedì dal professore probabilmente è da leggere come un avvertimento più che una minaccia. Chi vuole uccidere qualcuno non lo avverte prima. Qui siamo in presenza di uno scontro anche tra apparati dello Stato. E' questa complessità che spiega l'omicidio per il regime. E' utilizzo l'uno dell'altro, tra sette malate con un logo famoso e apparati di "militari" che ormai si muovono in piena autonomia, che spiega ciò che oggi accade. Mentre i migranti vengono affrontati dalle navi della Marina Militare e si dichiara lo stato d'emergenza. Mentre si afferma l'impunità per i potenti e corrotti e più carcere per i deboli. Mentre si accentra tutto il potere informativo in una società che vive di informazione e si tenta di impedire che vivano i media indipendenti. Questo è il mio pensiero. Per queste cose nell'ultimo documento delirante della setta che si fa chiamare NTA (Nuclei Territoriale Antimperialisti) sono stato indicato come un obiettivo da colpire. Per lo stesso motivo Maroni mi indica oggi come un obiettivo da colpire, nominandomi per nome e cognome. Si vede che vanno d'accordo. Se mi vogliono colpire sappiano che il 23 sarò a Roma, con i miei compagni e compagne. E lotterò per lo sciopero. Di tutto un paese per una nuova democrazia. Luca Casarini N.d.R.: note della Redazione di R.U.K.O.L.A. |
sommario rukola5 |