Tribunale per i diritti del malato

Campagna Nazionale

C h i u s i   per   f o r z a !
Giù le mani dalla sanità. A chi (Fitto e dintorni), pur di chiudere gli ospedali, parla di “ristrutturazione e razionalizzazione delle strutture sanitarie”, noi cittadini attivi diciamo quattro volte no!

 È giusto risparmiare sulla nostra pelle dopo anni di sprechi del denaro pubblico, di disservizi, di mancate risposte alle domande di qualità e accessibilità dei servizi?

No

È giusto prendere le decisioni dall’alto, senza neppure informarci, se non a cose fatte, e senza tenere conto delle specificità locali?

No

 

È giusto mancare di trasparenza sugli obiettivi, sui tempi, sulle risorse, sui percorsi alternativi, sul rapporto tra strutture pubbliche e strutture private, e in generale sul futuro della sanità in questo paese, tutte cose che ci interessano, e molto?

No

 

È giusto continuare a chiedere a chi ha già dato e, cioè, a noi cittadini che paghiamo i ticket per i farmaci e le medicine fuori prontuario, i ricoveri e le analisi a causa delle liste di attesa nel pubblico, l’assistenza a domicilio per i nostri malati cronici, le cure e la riabilitazione per i nostri anziani, addizionali Irpef e balzelli vari?

No

Per questo preferiamo un ospedale piccolo, un reparto doppione, un servizio “qualunque”… piuttosto che niente.

Chiediamo     a    chi    governa    di   rispettare    queste   cinque    condizioni:

  • Prima la consultazione, poi la ristrutturazione. Sentire la gente, accogliere indicazioni, cambiare le decisioni non sono atti di magnanimità, ma obblighi sanciti dalla legge (articolo 12 della legge 229/1999), che vincola le amministrazioni a raccogliere e a tenere conto del punto di vista dei cittadini in ogni atto di programmazione sanitaria.
  • Innanzitutto, i soldi. Poiché non è possibile ristrutturare, spostare, rifare, riconvertire un servizio senza denaro, se non ci sono soldi stanziati e utilizzabili vuol dire che non si ha un reale intento di razionalizzazione, ma si vuole soltanto chiudere.
  • Servizi in cambio, e subito. È impossibile accettare anche la soppressione di un solo posto letto senza avere in cambio, e subito, un servizio migliore, per rispondere sia a problematiche ordinarie (pronto soccorso, certificazioni, attività ambulatoriali) sia a problemi emergenti (le malattie croniche, l’assistenza agli anziani).
  • Ogni caso particolare vale per sé. Al di là dei parametri nazionali, ogni cambiamento deve essere subordinato e adattato alla situazione locale e tener conto di fattori come la viabilità, le tradizioni locali, gli aspetti legati all’umanizzazione dei trattamenti, le condizioni economiche della zona, e così via.
  • Niente accordi sottobanco. Tutte le questioni in gioco devono essere messe sul tappeto: è inaccettabile che non si sappia se ci sono già accordi con strutture private, è inaccettabile che si chiudano strutture approfittando delle ferie estive, è inaccettabile che non si dica la verità sui conti pubblici.

 Invitiamo tutti i cittadini che vogliono dare e scambiare informazioni, o che già si stanno mobilitando per servizi, reparti o ospedali chiusi o a rischio di chiusura, a unire i loro sforzi ai nostri contattando Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato

(per inf.: toninodangelo@libero.it)

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