LA RIFORMA BERLINGUER:

IL NESSO TRA FORMAZIONE E LAVORO

L'Autorganizzazione Studentesca è un coordinamento di studenti e studentesse che ha lottato e continua a lottare contro il progetto di riforma della scuola del governo Prodi portato avanti dal ministro Berlinguer. Ci siamo impegnati nella stesura di questo documento perché vogliamo evidenziare quanto anche sul terreno della formazione si giochi una partita importante nel processo di precarizzazione. Questo vuole essere solo un contributo affinché i militanti comunisti e le avanguardie proletarie che portano avanti la battaglia per il lavoro comincino a considerare ristrutturazione di scuola e università in base al suo reale peso.

Siamo convinti che le trasformazioni in atto nel mondo della scuola fanno degli studenti un soggetto sempre più inserito direttamente e a pieno titolo nel processo di ristrutturazione dell'intero mercato del lavoro. Anche la nostra pratica di lotta nei mesi di mobilitazione studentesca ha sempre rispecchiato questa nostra impostazione: abbiamo lavorato alla costruzione di momenti di lotta unitari con altri settori di classe (sindacati di base, disoccupati, lavoratori precari, immigrati).Questo elemento ci ha permesso di trasformare in senso unitario le battaglie di settore, partendo dalle esigenze degli studenti,

ma guardando sempre all'insieme della classe.

Purtroppo l'attenzione delle forze politiche contrarie alla riforma si è quasi esclusivamente riversata sulla questione del finanziamento pubblico alle scuole private, che di sicuro è uno degli elementi negativi della "proposta", ma certo non il fondamentale. Anche perché la critica a tale assunzione del governo è stata imperniata sulla sua incostituzionalità, o al massimo considerata come uno smacco alla scuola pubblica rispetto alla quale i tagli dei finanziamenti statali negli ultimi anni si contano in migliaia di miliardi. Questa analisi non inquadra il finanziamento pubblico ai privati come un tassello del mosaico antiproletario che sta costruendo il ministro Berlinguer in stretta collaborazione con il suo collega Treu.

E' necessario cercare di analizzare la struttura dei provvedimenti e delle loro conseguenze contenuti nella proposta Berlinguer. Complessivamente gli obiettivi della riforma si muovono su queste direttrici:

- punto primo:

la funzionalizzazione della struttura educativa e formativa rispetto alle nuove esigenze del mercato del lavoro.

- punto secondo:

la formazione di forza lavoro assuefatta ideologicamente e culturalmente all'individualismo, alla concorrenzialità e disponibile ad una vita precaria e ad un lavoro flessibile.

- punto terzo:

immettere sul mercato del lavoro un enorme quantità di lavoratori gratuiti per costringere disoccupati e lavoratori ad accettare salari sempre più bassi e condizioni sempre peggiori.

Può essere molto utile al fine di comprendere gli obiettivi di questo governo conoscere le dichiarazioni che fanno da prologo alle leggi. Non c'è nessun timore da parte degli estensori di chiamare le cose con il loro nome. Sintomo di quanto i rapporti di forza tra proletariato e borghesia siano grandemente favorevoli alla seconda in questa fase.

Che la riforma della scuola voluta dal governo prodi sia in funzione delle esigenze di questa fase del modo di produzione capitalistico emerge chiaramente da alcuni passaggi delle relazioni introduttive alle leggi. Globalizzazione e competizione mondiale, necessità dell'unificazione europea e conseguente adeguamento delle strutture formative e produttive sono i principi ispiratori della sinistra di governo, dei sindacati e della CONFINDUSTRIA.

Questi sono alcuni estratti (in corsivo) dalle relazioni delle commissioni del Ministero della Pubblica Istruzione:

"Nel corso degli anni '80 nei paesi industrializzati si è sviluppata la consapevolezza della centralità delle risorse umane come elemento di governo del cambiamento e della complessità generati dalla mondializzazione dell'economia e dei mercati dalle innovazione scientifiche e tecnologiche dal penetrante ruolo dell'informazione." Dal "Testo ufficiale del documento di lavoro proposto dal ministro della pubblica istruzione On. Luigi Berlinguer".

Dalla relazione iniziale alla "legge quadro in materia di riordino dei cicli dell'istruzione":

"Il disegno di legge "riflette l'esigenza di avvicinare il nostro sistema scolastico a quello degli altri paesi europei, per la costruzione della "casa comune dell'istruzione per la nuova Europa" e, al contempo, di mettere le premesse per la riforma del Welfare State, che non può non formarsi anche sulla formazione delle nuove generazioni, Su di essa poggia(.....)la solidità del sistema economico e industriale".(….)

"La qualità e quantità delle risorse umane disponibili è stata peraltro riconosciuta anche come fattore strategico per lo sviluppo dei livelli produttivi e occupazionali di ciascun paese. Il libro bianco pubblicato nel 1996 dalla commissione europea, intitolato "Insegnare e Apprendere. Verso la società conoscitiva" testualmente afferma che "l'investimento nelle risorse di materiale e la valorizzazione delle risorse umane incrementano la competitività globale, sviluppano l'occupazione e permettano di salvaguardare le realizzazioni sociali, quanto ai rapporti sociali fra gli individui, essi saranno sempre più guidati dalle capacità di apprendimento e dalla padronanza delle conoscenze fondamentali".

E' proprio sulla formazione che nel prossimo futuro si incentrerà la competizione economica internazionale, prima imperniata sull'approvvigionamento delle risorse naturali ed energetiche". Dalla relazione iniziale alla "legge quadro in materia di riordino dei cicli dell'istruzione".

Sia chiaro però che ogni adeguamento agli standard europei è un adeguamento al ribasso( in ogni paese dell'UE i proletari stanno subendo pesantissimi attacchi alle condizioni di vita).

In Europa tutti i sistemi formativi nazionali sono attraversati da profondi mutamenti imposti dalla necessità (per i padroni) di adeguarsi alla competizione globale. Negli anni '80 in Gran Bretagna -modello di riferimento per quanto riguarda la distruzione dello stato sociale e all'avanguardia in Europa nel processo di riorganizzazione della società- la prima vittima della politica della Signora Tatcher è stata la scuola pubblica. In Germania, all'avanguardia da sempre nel settore della formazione professionale classista e meritocratica, si vanno a chiudere anche le ultime possibilità di accesso all'università. In Spagna, in Francia, in Grecia si susseguono ciclicamente le lotte degli studenti contro le ristrutturazioni di scuola e università, che si scontrano con il gigante economico-politico europeo e con le sue strutture di propaganda e di repressione, finora risultate efficientissime per quello che riguarda l'attacco al proletariato.

Che l'Europa sia già una realtà nessuno lo mette in dubbio, tant'è che la battaglia di oggi non consiste nell'opporsi al processo di unificazione ma invece, al costo di essere banali, consiste nel costruire l'unità dei soggetti sociali sul piano europeo, per opporre ai piani della borghesia europea le aspirazioni del proletariato europeo cosciente della propria identità.

Per quanto riguarda il collegamento con i più recenti provvedimenti governativi così esordisce la relazione d'apertura della "Legge quadro in materia di riordino dei cicli dell'istruzione":

"Nel mese di gennaio 1997 il Governo, in attuazione del proprio programma e dell'accordo sul lavoro del 24 settembre 1996 annunciava l'intento di proporre una riforma generale del sistema scolastico italiano." Più chiari di così non potrebbero essere! Difatti tutta la legge quadro sul riordino dei cicli fa continuo riferimento alle leggi sul lavoro e, cosa ancora più preoccupante, rimanda frequentemente ai futuri accordi che le istituzioni locali stipuleranno sul territorio con le imprese e i sindacati. Purtroppo, ma anche per fortuna, siamo ancora in una fase di sperimentazione per cui sono assenti molti dei riscontri materiali che renderebbero più facile la comprensione del livello di interconnessione tra mondo della scuola e mondo del lavoro.

Secondo la nostra analisi lo scenario futuro potrebbe comporsi di questi tasselli:

Rispetto alla funzionalizzazione della scuola in base alle nuove esigenze del mercato del lavoro riteniamo sia fondamentale il progetto di autonomia finanziaria degli istituiti formativi.

Il concetto di autonomia consiste nel delegare ai singoli istituti le modalità di reperimento dei fondi sia attraverso la diversificazione dell'importo delle tasse scolastiche sia attraverso la stipula di accordi tra gli istituti e le strutture produttive dislocate sul territorio, cioè le imprese. Questo intervento consentirà di ottimizzare la spesa pubblica da un lato attraverso il taglio del personale( anche attraverso l'utilizzo di forme di lavoro a basso costo -LSU o LPU ad esempio-) e ai servizi (con la privatizzazione degli appalti -cosa che da tempo succede all'università-). Dall'altro lato elevando i livelli di spesa per la ricerca e la sperimentazione (settori strategici della produzione).

Parte degli oneri ricadranno sugli studenti in base alla relativa "liberalizzazione" delle tasse scolastiche con la conseguente creazione, o meglio rafforzamento, di un sistema scolastico che offre più o meno vantaggi in base al reddito.

Inoltre sia chiaro da subito che la creazione di un sistema di istruzione integrato tra scuole pubbliche e private, ed in questa ottica si inserisce il finanziamento statale ai privati, fornirà alle imprese condizioni favorevoli di "investimento" dati gli elevatissimi livelli di concorrenzialità che si scateneranno tra gli istituti. Una delle conseguenze dell'autonomia finanziaria sarà quella di accelerare al massimo i processi di valorizzazione delle sinergie create dalla riorganizzazione dei poteri e delle competenze su base territoriale (vedi patti territoriali, gabbie salariali ecc.).

Ogni impresa finanziatrice avrà la possibilità di imporre la propria volontà nella programmazione didattica nelle scuole, poiché è prevista la presenza dei rappresentanti delle aziende all'interno dei consigli scolastici. Questo è il concetto di autonomia didattica degli istituti, e sarà uno degli assi portanti della formazione di una nuova forza lavoro assuefatta ideologicamente e culturalmente all'individualismo e al lavoro flessibile e precario. Recita ancora la relazione alla legge quadro:

"Tra gli obiettivi che il governo si propone di realizzare c'è la crescita di una moderna cultura professionale, che, accanto alle abilità e capacità professionali proprie di ciascun indirizzo,"(…). Inoltre si propone di realizzare: "una nuova cultura del lavoro valorizzando la conoscenza delle nuove forme organizzative, della flessibilità, del lavoro autonomo". Inoltre "il disegno di legge in esame(…)pone i presupposti per l'integrazione del sistema scolastico con quello della formazione professionale, si propone di confermare stabilmente una via non universitaria per gli studi superiori".

Con la scusa della formazione professionale le imprese avranno la possibilità di formare i propri lavoratori a costi bassissimi. Inoltre per i padroni ci sarà anche la possibilità di valorizzare (in termini di profitto) questa formazione scolastica attraverso l'utilizzo degli "studenti" sugli stessi luoghi di produzione. Difatti la proposta prevede due opzioni per le imprese: la prima consente alle aziende di mettere a disposizione per stage formativi esterni le strutture e i macchinari delle imprese stesse; la seconda permette di finanziare l'installazione di strutture e laboratori all'interno della scuola. Fino ad ora non c'è nessun criterio che faccia delle distinzioni tra la formazione scolastica e quella dei contratti di formazione professionale. A tutto ciò si aggiunga l'interesse manifestato dal governo nella cosiddetta formazione professionale post-diploma, per ora un punto oscuro della riforma ma che già dai primi accenni sembra ulteriormente indirizzata allo sfruttamento del lavoro degli "studenti".

L'insieme di questi provvedimenti concretamente significherà che le imprese potranno usufruire di una enorme massa di forza lavoro gratuita mascherata da formazione. Questo è il tassello che trasformerà migliaia di studenti in lavoratori gratuiti per costringere disoccupati e lavoratori ad accettare salari sempre più bassi e condizioni sempre peggiori.

Contro i lavoratori l'arma più efficace della borghesia è la frammentazione della classe: con la parcellizzazione dei soggetti attraverso l'imposizione di rapporti di lavoro e modi di produzione i padroni rompono le forme di aggregazione e le possibilità organizzative della classe tipiche della fase fordista della produzione. Nello stesso modo da oggi contro gli studenti si imporranno non solo dei rapporti sociali sempre più improntati all'accettazione di valori gerarchici e meritocratici, ma dei veri e propri rapporti di lavoro e modi di produzione che li renderanno un soggetto ibrido, ambiguo, non ancora lavoratore salariato ma neanche più individuo in formazione. Un soggetto i cui componenti saranno in perenne competizione tra loro per quei pochi posti di lavoro esistenti e che da subito contribuiranno a rendere ancora più soffocante il ricatto del lavoro.

Per questo la battaglia per il lavoro, per la difesa e il miglioramento delle condizioni materiali di vita dei proletari, non può relegare la "questione scuola" ad un ruolo marginale. Una lettura di classe che abbia un minimo di respiro in prospettiva deve cominciare ad affrontare la lotta contro la riforma Berlinguer come uno degli elementi centrali nello scontro di classe in Italia ed in Europa.

I tecnici della borghesia con queste ristrutturazioni stanno cercando di levarci il terreno sotto i piedi, con un intervento complessivo stanno annientando sul nascere tutte le possibilità di ricostruire l'unità del proletariato.

FACCIAMO IN MODO CHE NON CI RIESCANO!

28/5/98

AUTORGANIZZAZIONE STUDENTESCA