Mettiamo in rete del materiale prodotto dal Collettivo Autonomo Studentesco negli ultimi anni.
Per contatti e info : Via dei Quintili 27/a Roma, tel. e fax 067611631. Inoltre parteciperemo il prossimo 15 gennaio all'incontro nazionale degli studenti medi autorganizzati a Parma.
UN SALUTO A PUGNO CHIUSO A TUTTI/E DOCUMENTO COLLETTIVO AUTONOMO STUDENTESCO 1998
La società capitalista nella quale viviamo è divisa in sfruttati e sfruttatori. Compito della scuola è di formare la forza lavoro (gli sfruttati) e la classe dirigente (gli sfruttatori) in modo da rispondere alle esigenze del mercato di lavoro. Nel momento in cui cambia il sistema produttivo cambia conseguentemente il sistema formativo. L'ultima grande riforma attuata in Italia, la riforma Gentile del 1924, richiedendo il mercato una forza lavoro non specializzata, limitava l'istruzione di massa alla scuola elementare, mentre creava licei classici per la formazione della classe dirigente e licei scientifici per favorire il progresso industriale.
Dopo la ricostruzione del dopoguerra, con il boom economico degli anni'60 e la conseguente necessità del capitale di manodopera specializzata, si assiste ad un ulteriore cambiamento dell'istruzione scolastica: l'obbligo scolastico viene innalzato all'età di 14 anni, vengono resi maggiormente accessibili gli istituti tecnici per garantire un'adeguata preparazione
professionale e più in generale si dà inizio ad una scolarizzazione di massa anche nelle università. Negli anni'70 si affermano all'interno del processo produttivo la centralità della fabbrica e conseguentemente dell'operaio. Infatti, se nel periodo immediatamente seguente al dopoguerra la scuola formava soggetti specializzati per il lavoro (specie nella fabbrica), ora l'attività dell'operaio si riduce alla ripetizione meccanica di un singolo gesto nella catena di montaggio (operaio massa).
Nella scuola nel 1974 vengono istituiti i Decreti Delegati, cavallo di battaglia del PCI, che se da una parte danno la possibilità di rappresentanza (4) a parole nel consiglio di istituto tramite votazioni tra gli studenti, dall'altra sono uno sbocco completamente in controtendenza rispetto alle pratiche politiche che gli studenti hanno sviluppato, di riflesso agli operai nelle fabbriche, all'interno delle scuole. Infatti l'unico momento politico decisionale riconosciuto sono le assemblee studentesche, che partendo dal rifiuto della delega e della rappresentanza permettono a tutti gli studenti di esprimere le proprie soggettività. Oggi con la globalizzazione del mercato è necessario un nuovo soggetto lavorativo, flessibile e precario, costruito tramite la scuola e l'università che sono investite di un nuovo ruolo formativo dello studente.
All'interno della riforma Berlinguer è previsto l'inserimento dei privati tramite finanziamenti alle scuole pubbliche. Questi finanziamenti che le imprese investono nella scuola sono volti ad aumentare la specializzazione e la selezione tra gli studenti, al fine di stabilire un legame preferenziale tra gli studenti e l'impresa finanziatrice. L'investimento finanziario vincola lo studente (uscito diplomato dopo un'accurata selezione) all'impresa stessa, la quale può inserire tramite un contratto che prevede un salario d'ingresso (cioè una retribuzione minima), lo studente sul posto di lavoro a tempo determinato o indeterminato secondo le esigenze di produzione.
La riforma Berlinguer che viene approvata alla camera ed al senato a piccoli passi ha una sua applicazione differenziata a seconda dei territori del paese.
Al Sud, dove risiede la grande maggioranza della forza lavoro disoccupata, la realizzazione del piano di riforma Berlinguer trova riscontro nei patti territoriali. I patti territoriali al Sud dovrebbero rappresentare una sorta di riqualificazione delle zone ad alto tasso di disoccupazione, ma in realtà attraverso un tirocinio gratuito che gli studenti migliori sostengono alla dipendenza dell'impresa finanziatrice della propria scuola, garantiscono una produzione non retribuita a vantaggio dell'impresa. In un secondo tempo l'azienda potrà decidere di asumere o meno lo studente in prova a seconda delle proprie esigenze.
Al Nord l'inserimento giovanile e non nel mondo del lavoro è gestito da agenzie interinali. Queste agenzie sono enti privati che subappaltano lavoro in aziende pubbliche o private a tutta la fascia di disoccupati che ne fanno richiesta presso le loro sedi, iscrivendosi nelle loro liste di ''collocamento privato''. L'agenzia d'accordo con le imprese e le parti sociali (CGIL,CISL,UIL) può stipulare con il richiedente un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato. Il lavoratore presterà servizio verosimilmente per un periodo di circa 4-6 mesi, per poi essere ''parcheggiato'' dall'agenzia interinale (che gli fornirà un sussidio minimo quasi irrisorio) in attesa di altra occupazione. Le agenzie ricavano dal salario del lavoratore una percentuale notevole (circa il 20%) come ''commissione'' per il posto di lavoro trovato, ed il contratto che stipula le garantisce l'esclusività della gestione della forza lavoro del richiedente. Inoltre oltre alla percentuale che l'agenzia ricava, il lavoratore non può usufruire dei fondi pensionistici. Questo sistema di ''occupazione virtuale'' abbassa la percentuale di disoccupazione nei paesi al livello necessario (3,2%) per rientrare nei parametri di Maastricht, ma nella realtà non risolve il problema ne' dell'occupazione ne' delle condizioni lavorative degli operai, degli impiegati, ecc. sul posto di lavoro, mantenendo sotto un falso ''lavorare tutti lavorare meno'' la totale subordinazione dell'uomo al lavoro salariato.
Queste condizioni hanno la possibilità di realizzarsi grazie al terreno offerto loro dai sindacati confederali (CGIL,CISL,UIL) che esprimendo ormai totale assenso al processo di globalizzazione dei mercati, con relativa precarietà e flessibilità della forza lavoro, danno via libera agli imprenditori, che creano in nome della ''produttività sovrana'' condizioni di sfruttamento che, grazie alla mediazione sindacale, non generano conflittualità all'interno del sistema produttivo pur accentuandone le contraddizioni. Questa pratica subordinata alla presenza dell'ex PCI e dell'ex DC (che influenzano larghe fasce sindacali specie CGIL e CISL) nel governo trova attuazione in altre fasce del tessuto sociale quali ad esempio la scuola, perno centrale della formazione. Se infatti nel mondo del lavoro i sindacati confederali svolgono un'opera di mediazione, lo stesso accade nella scuola e nelle università dove organizzazioni quali UDS - Giovani Comunisti (entrambi referenti di PDS - PRC) da una parte e Azione Studentesca - Zero in Condotta (referenti di AN) dall'altra, tentano attraverso pratiche istituzionali di incanalare in un ambito ''ufficiale'' il disagio espresso nelle scuole e nelle facoltà.
Il Collettivo Autonomo Studentesco è nato e si è sviluppato finora su un piano politico opposto alle organizzazioni partitiche all'interno della scuola. Il rifiuto della delega come strumento valido di lotta politica all'interno e all'esterno della scuola, è una questione affrontata sul piano teorico e pratico, e sulla quale il CAS è riuscito a sviluppare una presa di coscienza delle fasce studentesche in lotta, che ha portato gran parte del Movimento, che si è espresso tramite occupazioni e autogestioni, ad iniziare un processo di autorganizzazione (tra l'altro ancora in divenire) che poggia sul rifiuto del consueto sistema di rappresentanza sia nella scuola tramite il consiglio d'istituto, sia al di fuori del contesto scolastico. Per questo l'unico momento decisionale è rappresentato dalle assemblee cittadine che diventano così il principale strumento politico per la creazione di una reale lotta che parta e si esprima sul piano dialettico-pratico dal basso. Questo tipo di intervento di per se diviene discriminante politica nei confronti delle organizzazioni della cosiddetta sinistra tradizionale (PDS-PRC) e naturalmente partendo dall'irrinunciabile pregiudiziale antifascista discriminante anche per tutti quei surrogati di AN (AS-ZC) che cercano strumentalmente di indirizzare il disagio verso il partito di Fini. La lotta dal basso invece viene recuperata come patrimonio storico-politico dell' ''area antagonista'' dalla quale è nata e che il CAS, come struttura politica derivante da quest'area, cerca di riproporre in modo conflittuale all'interno del movimento studentesco. Gli strumenti principali per l'espansione di pratiche autonome di cui si forniscono gli studenti, sono senza dubbio i collettivi politici che si formano all'interno degli istituti e che danno possibilità organizzative agli studenti. Questi collettivi hanno il compito di esprimere secondo i principi della lotta dal basso, forme di controinformazione (radio, giornale), controcultura ed organizzazione delle lotte, che partendo comunque in maniera spontanea e quindi non determinabili da alcuna struttura, si dotano di una coscienza politica e di classe attraverso passaggi e strumenti comuni quali appunto controinformazione ecc.
Funzione fondamentale dei collettivi nelle scuole è dunque l'integrazione all'interno di eventuali movimenti che, partendo spontaneamente e dai bisogni degli studenti, si avvalgono dei mezzi prima citati per conseguire una reale presa di coscienza politica che porta parallelamente all'organizzazione pratica del disagio.
Il CAS è nato nell'estate del 1996 in seguito alla fine di una esperienza di organizzazione studentesca costituita da 4 coordinamenti di zona (nord sud, est ovest) che razionalizzavano il loro intervento politico sul territorio dove erano stati costituiti.
Dopo la conclusione di quell'esperienza politica i compagni che davano vita ai coordinamenti di zona hanno creato una nuova sperimentazione organizzativa, appunto il CAS, un collettivo che sviluppa la sua analisi e la sua pratica politica partendo da posizioni autonome rispetto ai partiti istituzionali ed a organizzazioni sindacali, e che fa della controinformazione e della controcultura due strumenti validi di comunicazione e di intervento a livello studentesco (ed in prospettiva giovanile) praticate attraverso strumenti quali: la trasmissione su RADIO ONDA ROSSA (in onda ogni venerdì) o la creazione di momenti assembleari nelle scuole su temi di attualità, o ancora mostre e proiezioni volte al recupero della memoria storica. Inoltre il CAS ha trovato un valido strumento di radicalizzazione nella costruzione scuola per scuola di collettivi direttamente collegati al CAS stesso che rappresentano un buon canale di comunicazione tra studenti.
Durante l'anno in corso (come ormai prassi da tempo) si sono svolte, durante i mesi di Novembre e Dicembre, occupazioni ed autogestioni in tutta Roma, ed in altre città (Parma, Napoli Palermo). Queste lotte sono ormai da anni diventate rituali e spesso facilmente ''recuperabili'' politicamente da parte dei partiti istituzionali. Questo avviene (a Roma come in altre città) perché non si riesce concretamente da una parte a sviluppare a livello di massa dei contenuti che siano discriminanti politicamente nei confronti dei partiti istituzionali (non basta portare parole d'ordine ''contro la riforma Berlinguer''), dall'altra a darsi, (nell'ambito di un Movimento che comunque nasce a prescindere da noi, ed in cui noi dobbiamo essere interni) un'organizzazione che permetta di sviluppare un livello di analisi e di pratica politica che divenga patrimonio di tutti gli studenti in movimento, questo perché l'esperienza pratica, almeno a Roma, ci ha portato a capire che se i passaggi politici non vengono assorbiti come patrimonio da tutti, la lotta è destinata a spegnersi col passare dei giorni.
Quindi durante quest'anno abbiamo cercato di costruire ambiti di discussione quotidiani con assemblee nelle scuole occupate per far si che tutti i passaggi politici di analisi e di pratica, partendo dal basso rappresentassero un momento di reale crescita e di presa di coscienza da parte degli studenti.
Inoltre particolare rilevanza assume a nostro giudizio l'ambito di discussione aperto a livello nazionale dai compagni Universitari e Medi di molte città, e che speriamo possa portare, con il contributo e le varie esperienze dei compagni, ad avanzare e crescere le lotte nelle varie realtà cittadine.
Le forme ''antagoniste'' di lotta sono duramente colpite dallo Stato che oltre alla consueta repressione contro i movimenti ed i compagni che agiscono all'interno di essi, ha trovato via via negli ultimi anni una valida sponda in tutte quelle realtà politiche filo-istituzionali o sedicenti autorganizzate che hanno permesso un isolamento e una marginalizzazione facilmente reprimibile da parte dello Stato.
Infatti il percorso autorganizzato, in quanto tale rifiuta ogni tipo di concertazione o di contatto con le istituzioni e riteniamo che chi è rientrato in questo tipo di logica deve essere considerato alla stregua di Rifondazione o PDS, oggi partiti che sorreggono in parlamento un governo padronale totalmente asservito alle esigenze neocapitaliste.
Perciò riteniamo che nella scuola come nei quartieri o sul lavoro, chi si definisce autorganizzato ma nella pratica ha concreti legami con le istituzioni non solo svende il significato dell'autorganizzazione, ma di fatto fiancheggia lo Stato nella sua opera di repressione contro movimenti che si sviluppano su istanze antagoniste.
(Storicamente lo Stato ha sempre represso ogni momento di lotta di classe e testimonianza di oggi sono i più di 200 compagni\e che sono costretti nelle carceri per le lotte degli anni'70). La prospettiva e la progettualità politica che il CAS si pone di realizzare come passaggio di lotta sono rappresentate dalla realizzazione, in tempi medio-lunghi, di nuovi coordinamenti di zona che possano poi ritrovarsi in un confronto centrale e possano sviluppare lavora territoriale su tematiche scolastiche e giovanili partendo anche dalle istanze dettate dal territorio per dare vita alla creazione di reale conflittualità organizzata.
Inoltre la parallela creazione di un'assemblea di precari\e sta prendendo forma in queste settimane ed è da noi valutata politicamente fondamentale per lo sviluppo dialettico-pratico per la lotta. L'inscindibile legame tra formazione e lavoro deve diventare il motivo portante di continui ed organici contatti e confronti politici tra mondo studentesco e precariato.
Quest'assemblea del precariato dovrà essere parallela e non omologante per il CAS che mantenendo la sua specificità dovrà fornire il proprio contributo a questa realtà politica in divenire.
Quindi una situazione di coordinamento tra i 4 collettivi studenteschi di zona con una convergenza centrale è la prospettiva su cui il CAS deve lavorare. Inoltre per l'assemblea dei precari la strutturazione studentesca deve rappresentare un costante serbatoio per creare una omogeneità di intervento che produca aggregazione politica e organizzazione dialettico-pratica.
OPUSCOLO DI CONTROINFORMAZIONE SU RIFORMA BERLINGUER E AUTONOMIA SCOLASTICA
COLLETTIVO AUTONOMO STUDENTESCO, ESTATE 1999
INTRODUZIONE
La scuola all'interno della società capitalista si trasforma in luogo di formazione funzionale alle esigenze del mercato, che diventa con il passare degli anni sempre più spietato. A questa continua richiesta di personale specializzato la scuola risponde confezionando futuri burattini pronti a soddisfare i bisogni aziendali. La cultura impartita non ha la funzione di formare reali personalità critiche capaci di mettere in discussione le regole del gioco istituzionale, addormenta le coscienze e le modella a suo piacimento. Abbiamo tentato di svelare il ruolo che la scuola assume e di rintracciare alcune contraddizioni in essa celate. Questo opuscolo nasce dall'esigenza di creare controinformazione portata aventi dagli stessi studenti che si mobilitano, svincolata dai soliti canali (tv, giornali, ecc.) usati come strumenti di manipolazione delle nostre menti.
TRASFORMAZIONI DEL MONDO DEL LAVORO E ADATTAMENTO DELLA SCUOLA
L'obiettivo della scuola è quello di formare la forza lavoro (sfruttati) e la classe dirigente (sfruttatori). Ogni qual volta che il sistema lavorativo cambia quello formativo si adatta.
Negli anni'60 con il boom economico il capitale ha necessitato di una manodopera specializzata; di conseguenza si è avuta una scolarizzazione di massa attraverso la diffusione di istituti professionali e tecnici, atti a formare la specializzazione dello studente, e l'innalzamento dell'obbligo scolastico a 14 anni.
Verso la fine degli anni'60 si sviluppò un nuovo sistema produttivo, il 'fordismo', basato sulla centralità della fabbrica, sulla figura dell'operaio massa e della catena di montaggio. La scuola quindi non ebbe più il compito di formare un futuro lavoratore specializzato professionalmente, ma richiese un soggetto capace di ripetere meccanicamente un singolo gesto (catena di montaggio). Le lotte operaie riuscirono a mettere in crisi questo sistema produttivo quindi nel 73 lorsignori (la borghesia) elaborarono la ristrutturazione, strategia per riprendere il controllo della produzione.
Per avere un rapporto di minor dipendenza con la forza-lavoro e riducendo i costi, introdussero la tecnologia nelle fabbriche. L'innovazione tecnologica nelle scuole e nelle fabbriche creò una nuova figura sociale: lo studente-lavoratore-precario ed emarginato. La necessità di un operaio specializzato, in grado di saper utilizzare le nuove tecnologie, e flessibile, capace di adattarsi alla nuova produzione, che richiede sempre meno stabilità e sempre più capacità di riciclo delle varie mansioni fa si che nelle scuole si introducano strumenti innovativi e tecnologici che preparino professionalmente lo studente a rispondere alle nuove esigenze lavorative. Negli anni'80 queste dinamiche subiscono un'accelerazione fino ad arrivare allo sviluppo della globalizzazione.
Negli anni'90 la catena di montaggio viene definitivamente rotta. La produzione si articola intorno a tanti segmenti indipendenti fra loro.
Sempre più nuclei produttivi si spostano nel terzo mondo e si sviluppa la vendita di unità produttive fra le aziende. La scomposizione della fabbrica porta ad un ulteriore trasformazione della scuola, finanziata e gestita come un azienda. Gli istituti diventano laboratori di formazione professionale atti a 'costruire' sia mentalmente che materialmente uno studente ultra flessibile e precario, in grado di adattarsi in qualsiasi momento e luogo. Tale scomposizione della scuola si verifica oggi con l'autonomia scolastica: la stessa libertà di produzione delle imprese la ottiene anche la scuola che ha ampi margini di scelta decisionale autonomi (sia sulla gestione finanziaria che su quella didattica). Si creano quindi dei 'segmenti scolastici' staccati ed indipendenti fra di loro.
Concretamente ciò si manifesta tramite stages, salario d'ingresso, finanziamento di imprese a scuole pubbliche, ecc. per la creazione di un mercato europeo e un adattamento del sistema formativo italiano a quello (es.) inglese e tedesco, in grado di soddisfare le nuove esigenze di monsieur le capital (il capitale).
L'AUTONOMIA NELLE SCUOLE
Con l'autonomia scolastica la gestione finanziaria e didattica della scuola sta subendo dei forti cambiamenti. Da sempre la scuola forma e prepara il giovane al mondo del lavoro; oggi le nuove leggi del mercato richiedono un soggetto sempre più flessibile e precario quindi la scuola si adatta facendo entrare direttamente al suo interno le imprese.
Negli istituti professionali, il cui compito è quello di 'fare uscire' i futuri lavoratori, l'autonomia si manifesta tramite finanziamenti diretti di imprese che acquistano la facoltà di gestire in prima persona la forza lavoro attraverso esperienze lavorative non retribuite (gli stage).
Perciò puntando sulla preparazione professionale i programmi scolastici sono svuotati di ogni contenuto culturale e finalizzati esclusivamente alla formazione lavorativa dello studente. Inoltre gli orari scolastici sono ridotti e modificati al fine di abituare psicologicamente lo studente ai ritmi lavorativi flessibili. Le imprese si assicurano quindi il controllo completo della forza-lavoro sia all'interno della scuola (stage e selezione) sia all'esterno tramite l'assunzione degli studenti più produttivi, retribuiti con un salario d'ingresso. L'autonomia non viene applicata solo negli istituti professionali e tecnici, ma anche nei licei.
Il preside assume un potere decisionale assoluto che gli permette di cambiare gli orari e i programmi scolastici e di aumentare le tasse d'iscrizione. Ciò (riferito ad un quadro più ampio di caro-scuola) non fa che accentuare il carattere classista dell'istituzione in quanto l'aumento delle tasse incentiverebbe lo studente proletario ad abbandonare gli studi (perché troppo cari) e ad entrare nel mondo del non-lavoro. La finalità delle scuole liceali è quella di 'far uscire' la nuova classe dirigente preparata professionalmente a svolgere le funzioni dirigenziali. Quindi i programmi acquistano un carattere ancora più nozionistico e la selezione, adeguata alle nuove esigenze del mercato, sarà maggiore in modo tale da abituare gli studenti al mondo universitario sempre più selettivo, meritocratico e classista. A tutto ciò si aggiunge un uso sempre più di parte dei vari strumenti repressivi (note, sette in condotta, bocciature) volti a soffocare ogni tipo di pensiero critico e di controinformazione. Le scuole potranno gestirsi autonomamente senza nessun vincolo a seconda della propria specificità, favorendo maggiore sfruttamento e controllo delle risorse professionali e intellettuali degli studenti.
GESTIONE DEGLI ORARI E DEI PROGRAMMI NELLE NOSTRE SCUOLE
Con l'autonomia scolastica, nelle scuola ma più in particolare negli istituti professionali si è verificato un sostanziale cambiamento nella gestione dell'orario delle lezioni e nella trattazione dei programmi.
Come già affermato in altri ambiti, il rapporta tra istituti tecnici e aziende è
sempre più stretto : l'azienda entra nella gestione tecnica degli istituti avanzando progetti che si possono integrare ai programmi scolastici e modificando gli orari e i programmi da seguire nel corso dell'anno. Con le sempre maggiori esigenze delle aziende, le finalità dell'istruzione professionale sono mutate e rese volte a formare una nuova figura lavoratrice capace di integrarsi nei nuovi cicli produttivi. Entrando nei dati più tecnici, affrontiamo i mutamenti degli orari e dei programmi prendendo come modello il quarto e il quinto anno delle superiori. Nel 1997 e nel 1998 c'è stata una drastica riduzione degli orari che sono passati da 40 ore settimanali a 29. Riduzione data dall'esigenza delle industrie di spostare la formazione dalle scuole alle aziende, con l'attuazione di stage, che in alcuni casi si integrano all'orario mattutino delle lezioni, in altri si sostituiscono ad esso per determinati periodi e che sono volti ad abituare il nuovo soggetto lavorativo ai ritmi imposti dei cicli produttivi. La maggiore presenza degli studenti nelle fabbriche porta, con la scusa dei corsi professionali, un quantitativo enorme di manodopera gratuita. Inoltre le ore di esercitazioni pratiche in officina superano di gran lunga quelle delle altre materie. Ciò determina una lunga presenza dello studente all'interno del ciclo di produzione. Nel quinto anno la
questione subisce dei mutamenti, diminuiscono le ore di pratica e aumentano quelle di teoria in cui viene affrontata la preparazione del futuro operaio. Viene trattato come argomento principale la scienza dell'organizzazione del lavoro; l'insegnamento dei vari teorici di questa materia come Ford, Taylor e Fayol porta alla delineazione di alcuni punti generali come l'abbassamento dei tempi di produzione e dei costi, la flessibilità, la precarietà, che vengono inculcati agli studenti come unici metodi da seguire perché un ciclo produttivo sia efficace. A tutto ciò si aggiunge l'insegnamento dei vari modelli gerarchici nell'azienda che vengono illustrati rigidamente e rigorosamente da rispettare. Questioni come sicurezza sul posto di lavoro o trattazione dei diritti del lavoratore non vengono neanche lontanamente affrontate. E' palese che questo tipo di istruzione è atta a formare un soggetto lavorativo che non ha la capacità di ribellarsi ai ritmi imposti dai cicli di produzione e ai soprusi dei padroni ma soltanto capace di concepire la fabbrica con la stessa mentalità del padrone con l'unica differenza che chi ne trae profitto è solo quest'ultimo. A conferma di ciò si può prendere come esempio l'insegnamento della storia: avvenimenti come il Biennio Rosso, il Movimento spartachista in Germania, la resistenza di classe antifascista in Italia, vengono trattati nozionisticamente e in maniera superficiale, per lasciare spazio a fatti che evidenziano lo sviluppo di economie liberiste in paesi come gli USA e L'Inghilterra. Inoltre nella maggior parte dei casi vengono identificate come lotte sociali le 'non lotte' dei socialisti riformisti di Turati, della CGIL o addirittura della CISL e lasciate in disparte quelle anarchiche e comuniste. Parole chiave come concertazione mediazione e pace sociale sono punti cardine di un insegnamento mirato a formare un futuro operaio facilmente manipolabile. E' importante sviluppare dibattito su alcuni fatti oggettivi che si riscontrano nell'analisi sul tipo di formazione e cultura che viene trattata nelle nostre scuole che nei casi specifici degli istituti professionali è intenta a formare una nuova generazione di sfruttati. Contro la cultura borghese dello Stato gli studenti devono impegnarsi a cercare maggiore internità nei propri istituti e a diffondere sempre maggiore controinformazione. Ciò passa attraverso la pratica dell'autorganizzazione, volta a creare reali momenti di discussione e di lotta, il cui obiettivo non è quello della realizzazione di una scuola ''migliore e più democratica'' ma quello di una critica complessiva all'istruzione che ci impongono le istituzioni perché ci vogliono sfruttati; per una scuola capace di 'formare' reali coscienze critiche e soggetti capaci di pensare autonomamente.
CHE ''COSA'' FARE ?
Alla luce di questi grandi cambiamenti della scuola conseguenti alla ristrutturazione capitalista basata sulla concertazione e flessibilità, e recuperando l'esperienza storico-politica dell'area antagonista'' è necessario e possibile dotarsi di strumenti per l'espansione di lotte sempre più coscienti, i Collettivi Politici Autorganizzati. Questi saranno l'alternativa di tipo assembleare alle gerarchie e ai verticismi imposti agli studenti nella scuola e al suo esterno. Attraverso la pratica del rifiuto della delega il collettivo può esprimere momenti di controinformazione, dibattito e di organizzazione dei movimenti spontanei di classe che partono dal disagio e dai bisogni degli studenti per rendere sempre più cosciente , radicale e organizzata la nostra lotta. Riteniamo fondamentale sviluppare controinformazione quotidiana, tramite volantini, giornali e da-tse-bao su tematiche interne alle esigenze e ai bisogni degli studenti. Infatti l'esperienza degli anni passati ci ha dimostrato come un
collettivo possa crescere impostando la lotta su tematiche come strutture fatiscienti, autoritarismo e selezione e per la riappropriazione di spazi gestiti direttamente dagli studenti (es. aula autogestita). Ribadiamo al tempo stesso l'importanza di prendere in considerazione la figura dello studente anche al di fuori dell'ambito scolastico, trattando argomenti come il caro-vita, la mancanza di spazi. La repressione e la precarietà del lavoro e della vita. Un collettivo può nascere anche da tre persone che incominciano ad attaccare da-tse-bao o a distribuire volantini, che si riprendono l'assemblea come momento di dibattito fra gli studenti e non dei rappresentanti d'istituto, e con 'campagne' di controinfromazione e di lotta interne alle esigenze del proletariato giovanile, riescono ad aggregare gli studenti e a aumentare la lotta e arricchire il dibattito critico. Pensiamo che il collettivo debba essere interno ai movimenti spontanei di classe e essere visto come mezzo di lotta e momento di
dibattito dagli studenti che si vivono quotidianamente il caro-vita, quartieri senza spazi e sempre più polizia. La lotta del collettivo deve fare piazza pulita di tutti i partiti, partitini e sindacati che vogliono solo speculare sui bisogni degli studenti per ritagliarsi fette di potere; l'unico rapporto con le istituzione è critico e conflittuale ma soprattutto antagonista e in grado di organizzare il disagio e la rabbia giovanile nelle scuole. Riteniamo fondamentale la comunicazione tramite assemblee cittadine che determinino i percorsi comuni di lotta fra le vari e realtà studentesche contro questa scuola lager, contro chi ci vuole asserviti, assuefatti e obbedienti e contro la tregua del Giubileo, volta a far arricchire lo Stato e i padroni.
SEMINANDO ANCORA L'ENTUSIASMO RIVOLUZIONARIO E COSCIENTI CHE LA SCUOLA BORGHESE SI DISTRUGGE E NON SI RIFORMA…….
……….RIBELLARSI E' GIUSTO, NECESSARIO, POSSIBILE !