DOCUMENTO DI PROPOSTA DI DIBATTITO TRA LE REALTA' UNIVERSITARIE

Negli ultimi tre anni si sono accentuate manovre di ristrutturazione nell'ambito universitario, che hanno contribuito organicamente a delineare un processo più generale e di più lungo respiro la cui premessa e il cui risultato vengono a coincidere funzionalmente in una sintesi tra sistema produttivo e sistema formativo, dai caratteri strutturalmente irreversibili.

Vogliamo dire cioè che, aldilà dei modi più o meno diacronici o sincronici, e delle forme più o meno accelerate o diluite nel tempo, tutta una serie di passaggi, quali i numeri chiusi e relativo decreto Berlinguer, nuovi ordinamenti didattici "sperimentali" e riduzione degli appelli, aumenti ingiustificabili delle tasse e delle carenze di strutture e servizi, sono stati posti in essere per adeguare l' "impresa-università" e il mondo formativo italiano a quelle che sono e soprattutto saranno le esigenze di mercato e dell'evoluzione-cambiamento del sistema produttivo.

Il capitale, attraverso la destrutturazione dei precedenti rapporti spazio-temporali produttivi e l'introduzione di nuove priorità e forme globali di organizzazione sociale, ha ricomposto segmenti di razionalizzazione strutturale che passano anche per nuovi assetti di potere e di comando. Una di queste priorità è incarnata precisamente dall'università come luogo fisico portatore di uno spazio sociale e culturale in cui tutta una serie di forze può essere manovrata in funzione di quella riproduzione di "forza-lavoro" qualificata così imprenscindibile alla valorizzazione del capitale.

Flessibilità e malleabilità dello studente all'interno delle dinamiche universitarie sono caratteristiche intrinseche ad un processo formativo mirato a produrre (più ancora che a preparare) un soggetto unamo pronto per entrare nel grande mercato globale, i cui confini si sono espansi e si espandono fagocitando tutto ciò che può rivelarsi utile all'accumulazione.

Ma le università sono anche ambiti di produzione e circolazione di cultura in quanto merce intangibile trasmessa unilateralmente e recepita passivamente ed acriticamente. Del resto in un mondo in cui il concetto di società viene sussunto (fino quasi a scomparire) da quello di mercato, non c'è da stupirsi se anche l'università assume le forme e i contenuti (grazie anche all'autonomia finanziaria) di una propaggine del sistema-mercificazione.

In questo quadro a parer nostro diventa quantomeno difficile negare che lo studente rivesta allo stesso tempo il ruolo di co-produttore di merci intangibili e di forza-lavoro non direttamente salariata; pertanto, seguendo questo ragionamento, lo studente in quanto tale non esula da quell'insieme di contraddizioni insite nel rapporto capitale-lavoro.

Partendo dal presupposto che questa breve e sommaria analisi non si pone la pretesa di esaurire e concludere il dibattito (anzi vuole contribuire a stimolarlo), vorremmo ragionare in termini di riflessioni e proposte concrete circa una possibile ipotesi di coordinamento nazionale tra realtà studentesche e universitarie.

Un primo elemento su cui soffermarci concerne la quasi totale assenza di lotte e di movimenti in questa fase storico-politica nel nostro paese, in cui nonostante i ripetuti attacchi alle condizioni di vita delle masse, manovre, tagli e processi di ristrutturazione capitalistica vengono dipinti dal governo dell'Ulivo come il giusto ed inevitabile prezzo da pagare, in termini presuntamente equi, per entrare nell'Europa di Maastricht (leggi Europa dei padroni).

Un altro aspetto su cui ragionare riguarda i recenti movimenti studenteschi, ed in particolare quello che si è sviluppato e continua a svilupparsi in questi mesi e che evidenzia, aldilà dei limiti e delle contraddizioni che lo caratterizzano, il significato strategico e progettuale di una possibile ipotesi di coordinamento. In questa chiave di lettura ci sentiamo però anche in dovere di valutare un limite intrinseco ai recenti movimenti studenteschi e universitari, che coincide con due concetti purtroppo dolenti: estemporaneità e mancanza di progetto.

Dunque, alla luce dei passaggi incompiuti e dalla mancanza di sbocchi che hanno caratterizzato le recenti esperienze di percorsi nazionali a livello universitario delle realtà antagoniste ed autorganizzate, pensiamo si debba oggi esaminare attentamente tutta una serie di aspetti politici in assenza dei quali verrebbe a cadere sulla propria fragilità primordiale un'ipotesi di coordinamento; non estendendoci oltre ne proponiamo alcuni, essendo convinti che possano essere colonne portanti di un dibattito che, con la massima abnegazione e perseveranza ma senza ricercare inutili forzature o accelerazioni, contribuisca a tradurre in materialità effettiva quest'ipotesi:


STUDENTI PER L'ANTAGONISMO UNIVERSITARIO - TORINO