Subject: ls: Ass nazionale I parte allegato2

Date: 19 May 00 12:13:07 MDT

From: assemblea nazionale studenti autorganizzati <3giorni_nazionale@usa.net>

segue l'allegato della convocazione dell'assemblea studentesca nazionale che si terrà al Faro (Roma) il 9-10-11 giugno

-RISTRUTTURAZIONE DEL SISTEMA FORMATIVO ITALIANO-

BOZZA MARTINOTTI, DPEF, PATTO SOCIALE, CONFERENZA EUROPEA DEI MINISTRI DELL’ISTRUZIONE SUPERIORE

Sintesi dei testi governativi e di concertazione

A cura del collettivo politico universitario F.Lorusso (maggio 2000)

INTRODUZIONE

In questo fascicolo sono riportati estratti da vari documenti, che contengono i progetti, gli orientamenti e gli obiettivi perseguiti in tema di università, e più in generale di sistema d’istruzione, formazione e ricerca, da tutti i governi succedutisi in Italia negli ultimi anni.

La lettura di questi documenti consente di ricostruire il disegno complessivo del Governo sulla scuola e sull’università ( strategie, metodi e linee di intervento, obiettivi, strumenti e tempi di azione, istituzioni coinvolte e rispettivi ruoli), al di là della apparente frammentarietà degli interventi legislativi di governi, parlamento e ministri in materia, che si verificano con frequenza ormai sempre crescente, e al di là della carenza, assenza o mistificazione, di informazioni veicolate quotidianamente attraverso stampa, televisioni, partiti e sindacati.

La conoscenza di questi documenti consente di interpretare in modo più organico, e di conseguenza contrastare in modo più efficace, le trasformazioni in atto, di "saggiare" il livello di avanzamento della strategia governativa e di cogliere in anticipo quelle dinamiche che oggi sono ancora sulla carta. Soprattutto, il carattere complessivo delle analisi governative chiarisce inequivocabilmente che le cause che oggi determinano la necessità di un massiccio intervento di riforma del sistema d’istruzione-formazione sono economiche e da ricondursi alla crisi di competitività del blocco economico europeo e alle tendenze generali dell’economia capitalista. E chiarisce anche il nesso che lega strettamente la ristrutturazione di scuola e università alla parallela ristrutturazione del mercato e del mondo del lavoro.

I documenti sono:

1) il Documento di programmazione economico finanziaria per gli anni 2000-2003 (DPEF);

2) la cosiddetta bozza Martinotti, dell’ottobre 1997;

3) il Patto sociale per lo sviluppo e l’occupazione, del 1 febbraio 1999;

4) la dichiarazione congiunta dei ministri europei, del giugno 1999.

Gli estratti dai documenti sono stati così divisi e organizzati per argomenti:

CAUSE ECONOMICHE DELLA RIFORMA

DIMENSIONE EUROPEA DELLA RIFORMA

STRATEGIA E PRINCIPALI LINEE D’INTERVENTO

SISTEMA DEI CREDITI

FORMAZIONE E MONDO DEL LAVORO

RICERCA E SVILUPPO TECNOLOGICO

I testi integrali sono reperibili ai siti: www.murst.it

www.parlamento.it

www.ilsole24ore.it

CAUSE ECONOMICHE DELLA RIFORMA

"Una capacità competitiva elevata nel nuovo contesto europeo e internazionale si basa su un crescente ruolo della creazione e diffusione di conoscenza, e, quindi, sul ruolo del sistema di istruzione, formazione e ricerca. Il ritardo accumulato dal nostro paese in questi campi è particolarmente grave e rischia di minacciare la collocazione dell’Italia e dell’Europa stessa nell’economia mondiale" (Patto Sociale 1999).

"La formazione occupa un posto centrale nei meccanismi di ridefinizione del welfare. Tale formazione deve avere caratteristiche di flessibilità e deve essere in grado di fornire a tutti i giovani quelle conoscenze, competenze e capacità che sono indispensabili in un mercato del lavoro e in un sistema produttivo in incessante trasformazione." (DPEF).

"Il rafforzamento dell’offerta integrata di istruzione, formazione, ricerca e trasferimento tecnologico costituisce un obiettivo strategico del Patto sociale per lo sviluppo e l’occupazione e può influenzare significativamente nel medio periodo il livello di efficienza del sistema produttivo italiano" (DPEF). "La moneta unica, attraverso l’accelerazione dell’integrazione dei mercati dei prodotti e dei fattori, è anche portatrice di cambiamento. In questo contesto di aumentata competizione, la nostra economia non potrà avvalersi del deprezzamento della moneta nazionale per compensare perdite di competitività. L’aumento di competitività dovrà essere ottenuto solo attraverso il contenimento delle dinamiche di prezzo ed il miglioramento della qualità dei prodotti e dei servizi.

L’adesione all’unione economica monetaria richiede quindi un processo di continuo adattamento del sistema produttivo anche attraverso profondi interventi strutturali. In questi anni sono stati già introdotti importanti cambiamenti: il risanamento della finanza pubblica, l’ammodernamento delle istituzioni sociali, la riforma organica del sistema tributario, la liberalizzazione dei mercati dei prodotti, la privatizzazione delle imprese pubbliche, lo sviluppo del mercato finanziario, le riforme della pubblica amministrazione. Tuttavia la modesta performance della crescita economica italiana negli anni novanta indica che l’aggiustamento non può dirsi ancora concluso: il completamento delle riforme strutturali già avviate, l’evoluzione del percorso di formazione del capitale umano, il potenziamento dell’attività di ricerca e sviluppo e la diffusione della cultura informatica e digitale, sono tra i pilastri di una politica economica diretta a modernizzare la società ed il sistema di produzione" (DPEF).

"Il profilo di crescita del PIL italiano negli anni novanta è stato inferiore a quello medio dei paesi UE e, in misura ancor maggiore, a quello medio dei paesi OCSE.

Molti dei fattori che frenano la crescita possono essere ricondotti a tre debolezze strutturali della nostra economia:

1) l’inadeguata valorizzazione

del capitale umano,

2) l’insufficiente processo di accumulazione di capitale fisico,

3) lo sfruttamento del tutto inadeguato delle potenzialità del Mezzogiorno.

Queste carenze si rispecchiano non solo nella entità della crescita, ma anche nella sua composizione e qualità, che si traducono in ulteriori anomalie: un settore dei servizi poco sviluppato e squilibrato, una eccessiva frammentazione del sistema produttivo" (DPEF).

"Questi fattori di debolezza sono da collegare al permanere di barriere che impediscono il funzionamento dell’economia italiana. In particolare, persistono barriere di carattere formativo: l’offerta di lavoro non sempre corrisponde alle mutate esigenze del mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda l’uso delle nuove tecnologie" (DPEF). "La formazione occupa un posto centrale nella ridefinizione dei meccanismi del welfare. Solo attraverso un investimento in questo campo si può passare alla produzione di nuova ricchezza. Tale formazione deve avere caratteristiche di flessibilità e deve essere in grado di fornire a tutti i giovani quelle conoscenze, competenze, capacità che sono indispensabili in un mercato del lavoro e e in un sistema produttivo in incessante trasformazione. Ciò significa anche che il percorso scolastico e formativo sia garante della possibilità di rapide riconversioni professionali. È ormai condiviso infatti che solo una formazione di base ampia e articolata ( comunque quantitativamente e qualitativamente maggiore dell’attuale obbligo) consente di realizzare senza danni per il lavoratore senza costi quei processi di mobilità professionale e eventualmente territoriale che sono e saranno sempre più frequenti" (Patto Sociale 1999).

DIMENSIONE EUROPEA DELLA RIFORMA

"A seguito dell’accordo raggiunto al Consiglio Europeo di Amsterdam del giugno 1997, il Consiglio Europeo di Lussemburgo del dicembre 1997 ha stabilito una strategia coordinata in materia di occupazione che i paesi verificano e rettificano annualmente nei Piani Nazionali d’Azione per l’occupazione (NAP) articolati su quattro linee direttrici comuni:

1) Pilastro I: migliorare l’occupabilità ( formazione e miglioramento del capitale umano, misure attive a favore dei giovani e dei disoccupati di lunga durata);

2) Pilastro II: sviluppare l’imprenditorialità (riforma dei mercati, misure dirette a favorire la creazione di nuovi posti di lavoro);

3) Pilastro III: incoraggiare l’adattabilità delle imprese e dei loro lavoratori ( modernizzazione dell’organizzazione del lavoro, modificazione degli orari di lavoro, nuove forme di contratti);

4) Pilastro IV: rafforzare le politiche in materia di pari opportunità ( misure dirette ad accrescerere il tasso di occupazione, misure dirette a ridurre l’esclusione dei gruppi più deboli e la discriminazione)" ( DPEF ). "Il governo propone un progetto di politica economica che, muovendosi nelle linee di azione individuate dal Consiglio Europeo, è diretto 1) a modificare le condizioni di produzione a livello settoriale e micro-economico, 2) a potenziare la formazione alle attività per le quali c’è già oggi una domanda di lavoro che non trova risposta, 3) a rafforzare e diffondere l’uso delle moderne tecnologie nel sistema industriale e nei servizi" ( DPEF ). "Il ritardo istituzionale va colmato tenendo ben presente che in tutti i sistemi europei di istruzione superiore si stanno trovando difficili e complessi adattamenti innovativi e rifuggendo da impostazioni astrattamente universalistici" (bozza Martinotti).

CONFERENZA EUROPEA:

Dichiarazione congiunta dei Ministri Europei dell’Istruzione Superiore Intervenuti al Convegno di Bologna il 19 Giugno 1999 La Dichiarazione della Sorbona del 25 Maggio '98, fondata su tali considerazioni, ha posto l'accento sul ruolo centrale delle Università per lo sviluppo della dimensione culturale europea ed ha individuato nella costruzione di uno spazio europeo dell'istruzione superiore uno strumento essenziale per favorire la circolazione dei cittadini, la loro occupabilità, lo sviluppo del Continente.

La direzione assunta dalle numerose riforme dell'istruzione superiore intraprese nel frattempo in Europa ha dimostrato la determinazione di diversi Governi di operare concretamente in tal senso.

Le Istituzioni di istruzione superiore europee, per parte loro, hanno saputo raccogliere la sfida assumendo un ruolo di primo piano nella costruzione dello spazio europeo dell'istruzione superiore, sulla scorta anche dei principi fondamentali sanciti nel 1988 nella Magna Charta Universitatum di Bologna Il conseguimento di una maggiore compatibilità e comparabilità dei sistemi dell'istruzione superiore necessita peraltro di un costante impulso per potersi realizzare compiutamente. Occorre sostenerlo promuovendo misure concrete che consentano di realizzare tangibili avanzamenti. Dobbiamo guardare in modo particolare all'obiettivo di accrescere la competitività internazionale del sistema europeo dell'istruzione superiore. Ci impegniamo a coordinare le nostre politiche per conseguire in tempi brevi, e comunque entro il primo decennio del 2000, i seguenti obiettivi:

Adozione di un sistema di titoli di semplice leggibilità e comparabilità. Adozione di un sistema essenzialmente fondato su due cicli principali, rispettivamente di primo e di secondo livello. L’accesso al secondo ciclo richiederà il completamento del primo ciclo di studi, di durata almeno triennale. Il titolo rilasciato al termine del primo ciclo sarà anche spendibile quale idonea qualificazione nel mercato del lavoro Europeo. Il secondo ciclo dovrebbe condurre ad un titolo di master e/o dottorato, come avviene in diversi Paesi Europei.

Consolidamento di un sistema di crediti didattici- sul modello dell’ECTS –acquisibili anche in contesti diversi, compresi quelli di formazione continua e permanente.

Promozione della mobilità mediante la rimozione degli ostacoli al pieno esercizio della libera circolazione con particolare attenzione a studenti, docenti, ricercatori e personale tecnico amministrativo. Promozione della cooperazione europea nella valutazione della qualità al fine di definire criteri e metodologie comparabili.

Promozione della necessaria dimensione europea dell'istruzione superiore, con particolare riguardo allo sviluppo dei curricula, alla cooperazione fra istituzioni, agli schemi di mobilità e ai programmi integrati di studio, formazione e ricerca.

STRATEGIA E PRINCIPALI LINEE D’INTERVENTO

ANALISI STORICA

"In buona sostanza è accaduto che l’università italiana non abbia seguito l’evoluzione generale dei sistemi d’istruzione secondaria dagli anni sessanta in poi, se non con aggiustamenti legali parziali e tardivi, e molti adattamenti spontanei, migliorativi per questa o quella componente, ma generalmente peggiorativi per il sistema.

Si è trattato della trasformazione da un sistema tradizionale di piccole dimensioni basato sulla comunità dei docenti e su un corpo studentesco molto omogeneo in termini di classe sociale, a un sistema ampio e socialmente diversificato, anche se molto lontano dall’idea di accesso universale, che è stato investito dei problemi della mobilità sociale e della preparazione di una classe dirigente, ma senza aver acquisito gli strumenti istituzionali per risolverli.

Tra la metà degli anni sessanta e la metà degli anni novanta il corpo studentesco è più che raddoppiato mentre il corpo docente è passato da poche migliaia a varie decine di migliaia.contemporaneamente sono stati creati nuovi atenei, istituite nuove facoltà, ammessi nuovi corsi di laurea. Solo di recente, a partire dalla prima metà degli anni novanta si è cominciato un processo di autonomia teso a liberare le risorse ingabbiate, ma ancora ben lontano dall’aver prodotto risultati significativi" (bozza Martinotti).

LA STRATEGIA A MOSAICO

"Nelle condizioni caratteristiche del sistema accademico italiano non si può proporre un ridisegno complessivo in termini tradizionali. In primo luogo perché è il grado di complessità raggiunto dal sistema accademico a rendere improponibile un’azione di questo tipo. In secondo luogo perché gli interessi costituiti sono in grado di opporre resistenze efficaci a qualsiasi modello innovativo imposto o proposto dal centro. In terzo luogo perché l’avvio del processo di autonomia ha già ridotto considerevolmente la gamma degli strumenti di intervento a disposizione del governo centrale. Per questo si è scelta la strada di una pluralità di interventi/strumenti parziali da attivare contestualmente, in funzione di obiettivi determinati, comunque riconducibili ad un disegno generale di riforma ( conseguentemente: confronto politico-culturale e parlamentare non per modelli, ma su obiettivi e sull’adeguatezza degli strumenti adottati in funzione degli obiettivi perseguiti). Ciò comporta una strategia a mosaico" (bozza Martinotti).

CAMPI D’INTERVENTO E MACRO-OBIETTIVI

"Gli interventi del governo in tema di formazione saranno orientati verso cinque macro-obiettivi:

1) l’integrazione dell’offerta formativa e la complementarietà del sistema formativo integrato con il mercato ed il mondo del lavoro: azioni portanti di questo obiettivo sono, tra le altre, l’obbligo di frequenza ad attività formative, lo sviluppo di percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore, la promozione dell’educazione continua e permanente per giovani e adulti, la valorizzazione dell’apprendistato e del tirocinio;

2) l’inclusione dei soggetti svantaggiati: a questo obiettivo rispondono la riduzione e la eliminazione della dispersione e degli abbandoni scolastici, la concreta attuazione del diritto allo studio, il rafforzamento delle funzioni di orientamento;

3) la riqualificazione del sistema: attraverso il sostegno dell’autonomia scolastica e dell’autonomia didattica degli atenei, l’accreditamento delle strutture formative, la ristrutturazione degli enti di formazione, la certificazione delle attività formative e la costituzione di un sistema di crediti formativi e di valutazione dell’apprendimento, la gestione decentrata delle azioni formative anche attraverso gli strumenti della programmazione negoziata, la diffusione della formazione a distanza;

4) l’infrastrutturazione del sistema: che comprende la riqualificazione dell’edilizia scolastica ed universitaria, il completamento del pano di investimento nelle tecnologie informatiche;

5) la promozione della ricerca, dello sviluppo e del trasferimento tecnologico" (DPEF)

"Il gruppo di lavoro è cosciente che molti altri elementi costituiscono materie che vanno regolate in un quadro di contemporaneità e di coerenza: lo stato giuridico del corpo docente, l’organizzazione didattica e amministrativa degli atenei , la ricerca scientifica, il rapporto con il mondo delle imprese, le condizioni esistenziali del corpo studentesco, il diritto allo studio, i cambiamenti dell’istruzione secondaria superiore, l’internazionalizzazione dei mercati del lavoro con i connessi problemi di riconoscimento delle competenze, titoli e qualificazioni, lo sviluppo di una seconda rete di formazione post-secondaria che implica varie forme di interazione e di raccordo con il sistema universitario" (bozza Martinotti).

"Il Governo si impegna ad attuare: completamento dell’autonomia scolastica mediante i regolamenti attuativi ancora occorrenti; definizione di un sistema nazionale di valutazione, autonomo e indipendente rispetto all’Amministrazione; approvazione in via definitiva del disegno di legge sull’elevamento dell’obbligo scolastico nella prospettiva dell’elevamento della durata dell’obbligo a 10 anni e dell’introduzione dell’obbligo formativo a 18; rapida ridefinizione, alla luce anche delle nuove norme sull’obbligo, del disegno di legge sul riordino dei cicli scolastici; impegno per una efficace e innovativa azione per il diritto allo studio dei giovani studenti e degli adulti; ampliamento dell’offerta formativa, proseguendo, in particolare, nel sostegno all’insegnamento della musica e di una seconda lingua straniera e nell’uso di tecnologie multimediali. Il Governo si impegna a sostenere progetti mirati e integrati per la riduzione del tasso di abbandono e dispersione nelle zone a più alto indice e ad effettuare azioni di monitoraggio, assistenza e supporto al processo di sperimentazione dell’autonomia in atto.

Il Governo ritiene inoltre che si debba prevedere:

(i) un piano straordinario per l’edilizia scolastica,

(ii) il rifinanziamento del piano quadriennale di investimenti nelle tecnologie informatiche che scadrà nel 2000;

(iii) un investimento significativo nella professionalità e nella formazione dei docenti, al fine di potenziare il processo di specializzazione e di nuova articolazione della funzione docente" (Patto Sociale 1999). "Il Governo si impegna a confermare le modalità di concertazione delle parti sociali sviluppando l’esperienza del tavolo quadrangolare e a: completare al più presto il processo di autonomia didattica degli Atenei in attuazione dell’art. 17 della L. 127/97 emanando i relativi decreti di area entro la primavera del 1999; potenziare il sistema di orientamento degli studenti; individuare modalità permanenti per l’analisi dei fabbisogni formativi e per il monitoraggio degli esiti occupazionali dei diplomati e laureati universitari; potenziare gli interventi a sostegno del diritto allo studio, costituendo un Fondo nazionale attraverso il ricorso a risorse pubbliche e private; ringiovanire il sistema con politiche di avviamento al lavoro scientifico e di formazione attraverso la ricerca; aprire i dottorati di ricerca al mondo del lavoro e potenziare specializzazioni e masters direttamente professionalizzanti; promuovere e sostenere, nell’ambito del sistema professionale integrato programmi di formazione continua e ricorrente di medio e alto profilo, in sintonia con le Università, le Regioni, gli Enti locali, le parti sociali; avviare la costituzione di un sistema nazionale di valutazione a aprire dalla positiva esperienza dell’Osservatorio permanente, migliorando progressivamente gli attuali meccanismi di valutazione della qualità delle attività formative e di ricerca, anche in funzione dell’introduzione generalizzata dei crediti formativi spendibili nel più ampio contesto della formazione professionale integrata; completare il processo di decongestionamento dei mega-atenei, avviato sulla base delle disposizioni di cui al collegato alla Finanziaria 1997 (L.662/96); attivare specifici interventi finanziari ai fini del completamento dei programmi di edilizia universitaria generale e dipartimentale, nonché del finanziamento delle residenze e dei collegi universitari; ampliare gli strumenti d’ordine fiscale (art. 14, L. n. 196/97 e art. 51, L. n. 449/97) al fine di incentivare, come in altri Paesi, il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati nella promozione e sostegno dello sviluppo dell’alta formazione e della ricerca scientifica universitaria; avviare il processo di riordino dello stato giuridico dei professori e dei ricercatori universitari, in funzione di una efficace utilizzazione delle risorse umane, attivando sin d’ora le previste forme di incentivazione dell’impegno didattico e di ricerca" (Patto Sociale 1999).

MASTERPLAN

"Il governo si impegna a presentare prima del DPEF 2000-2002 un piano pluriennale (Masterplan) delle attività, dei tempi e delle risorse necessarie a realizzare gli obiettivi di riforma e modernizzazione del sistema dell’istruzione, della formazione professionale e della ricerca, in una logica di sviluppo e di governo integrato del sistema. Al fine di assicurare il costante coordinamento delle iniziative volte alla realizzazione di tali obiettivi, sarà istituito presso la Presidenza del Consiglio -entro il gennaio 1999- un comitato con la partecipazione dei ministeri interessati, della Conferenza Stato-Regioni e delle parti sociali. Comitati con le stesse finalità saranno istituiti a livello regionale" (Patto Sociale 1999).

 

PRINCIPIO DI CONTRATTUALITA’

"Il principio che in un certo senso informa il complesso della filosofia organizzativa della bozza è il principio della contrattualità, cioè la trasformazione dell’attuale meccanismo d’iscrizione in un accordo trasparente mediante il quale entrambi i contraenti si obbligano ad una serie di prestazioni verificabili da entrambe le parti" (bozza Martinotti). "Il sistema universitario deve creare le condizioni perché questo percorso si svolga con la massima regolarità possibile, inserendo nel contratto le condizioni necessarie per il regolare completamento degli studi per gli studenti a tempo pieno e i doveri che essi sottoscrivono" (bozza Martinotti).

DIVISIONE TRA STUDENTI FULL TIME E PART TIME

"Il processo educativo oggi si rivolge ad un corpo studentesco non più omogeneo e cristallizzabile in un modello "in corso", ma ad un corpo studentesco con diverse esigenze, che possono essere soddisfatte da una partecipazione a tempo pieno o a tempo parziale" (bozza Martinotti). "Al tempo stesso deve svilupparsi una risposta ad altri soggetti che intendono conseguire il titolo di studio senza un termine di tempo preciso, ovvero in tempi dilazionati, e agli adulti già inseriti nel mondo del lavoro che rientrano periodicamente nel sistema formativo.

Questo principio deve portare alla eliminazione dello status e della stessa idea di "fuori corso", che va sostituita con diverse forme di contratto a tempo parziale" (bozza Martinotti).

"Il modello punta alla tendenziale riduzione degli anni occorrenti per raggiungere la laurea" (bozza Martinotti).

LA FUNZIONE DI VALUTAZIONE ESTERNA E INTERNA

"La valutazione è una conseguenza necessaria e non eludibile della scelta autonomistica fatta. Il passaggio da un ministero che governa ad uno che indirizza comporta di necessità un monitoraggio e il controllo dell’efficienza nell’autogoverno, dell’efficacia dei processi e della qualità dei prodotti. Non ci può essere autonomia senza responsabilità né responsabilità senza valutazione" (bozza Martinotti).

"Sebbene siano stati ormai istituiti nuclei di valutazione interna presso oltre il 90 per cento delle università, nel complesso la attività di valutazione interna va giudicata largamente insoddisfacente. Ma se è importante una piena operatività degli organismi di valutazione interna, occorre altresì ribadire l’importanza assolutamente centrale che riveste la valutazione esterna nell’ambito del nuovo modello di relazione che si stabilisce tra MURST e singola istituzione universitaria. Essa costituisce infatti un complemento indispensabile della auto-valutazione. Sebbene l’Osservatorio per la valutazione del sistema universitario italiano abbia svolto un ruolo di parziale supplenza in questo senso, esso è stato finora caricato di una moltitudine di altri compiti che fuoriescono dalla valutazione esterna. Si pone pertanto l’esigenza di dare compiuta definizione istituzionale ed operativa ad un organismo di valutazione esterna" (bozza Martinotti).

"Maggiore è l’autonomia, più stringente deve essere l’obbligo da parte dei soggetti di confrontarsi con una valutazione anche esterna del proprio funzionamento" (bozza Martinotti).

"Con la riforma assume una importanza centrale la funzione di valutazione. È necessario mettere a punto un sistema di valutazione nazionale. Questa funzione rinvia all’attività dell’Osservatorio presso il MURST. Per completare le prospettive di funzionamento del sistema proposto è tuttavia necessario prevedere meccanismi che forniscano anche una verifica esterna non affidata esclusivamente alla domanda del mercato del lavoro.

Sono stati individuati due importanti meccanismi: da un lato il coordinamento territoriale, che si deve sviluppare all’interno di bacini non necessariamente coincidenti con l’ambito regionale, dall’altro lato i dati dell’Osservatorio dovrebbero potersi collegare ad un più ampio sistema di monitoraggio della destinazione dei laureati a breve e medio periodo, nonché alla cooperazione con i grandi centri produttori di informazioni a cominciare dall’ISTAT" (bozza Martinotti).

FLESSIBILITA’ DIDATTICA

"La pluralità dell’offerta implica la flessibilità curricolare, che vuol dire offrire agli atenei la possibilità di avviare nuove attività formative, anche temporanee, senza lunghe e defatiganti procedure di approvazione preventiva. La flessibilità curricolare facilita l’adeguamento dell’offerta formativa ai cambiamenti del mondo del lavoro" (bozza Martinotti). "L’innovazione didattica deve riguardare non solo i curricoli ed i contenuti disciplinari, ma anche le modalità delle attività didattiche" (bozza Martinotti).

"La possibilità di avviare e chiudere corsi di studio di vario tipo implica ovviamente la eliminazione della rigida corrispondenza tra docente e cattedra/materia, che del resto è una peculiarità del sistema italiano" (bozza Martinotti).

ORIENTAMENTO

"L’attenzione ai bisogni di professionalità e di cultura a livello locale e nazionale costituisce il fondamento e la sostanza della nuova concezione dell’orientamento. L’offerta di istruzione superiore deve essere definita anche attraverso una interazione delle università con istituzioni e soggetti economici locali e nazionali" (bozza Martinotti).

"La maggiore flessibilità del sistema di istruzione impone una maggiore e crescente importanza della funzione di orientamento. L’orientamento deve avere una funzione sia nei confronti del sistema formativo che del sistema occupazionale" (bozza Martinotti).

"La competitività tra atenei va intesa preliminarmente sotto forma di incentivi alla trasparenza e alla diffusione delle informazioni relative alle caratteristiche delle istituzioni formative e all’insieme dell’offerta formativa a livello terziario. Occorrerà dunque sia misurare la capacità ricettiva delle singole istituzioni, le loro specificità disciplinari, e le politiche culturali e scientifiche che le caratterizzano, sia offrire elementi di conoscenza relativi al complesso dell’offerta formativa presente in un’area di gravitazione della domanda" (bozza Martinotti).

OBBLIGO FORMATIVO

"Dare piena attuazione e sviluppare le scelte contenute nell’accordo per il lavoro del 24 settembre 1996. In questo quadro il governo si impegna a istituire l’obbligo di frequenza ad attività formative fino a diciotto anni. Le competenze acquisite saranno certificate e avranno valore di crediti formativi. Con l’istituzione dell’obbligo di frequenza ad attività formative fino a diciotto anni il governo e le parti sociali intendono realizzare una riforma dell’offerta formativa in grado di interpretare le nuove domande di formazione di qualità già presenti nelle nuove realtà del lavoro" (Patto sociale 1999).

"Il Governo, al fine di potenziare la crescita culturale e professionale dei giovani, si impegna a istituire l’obbligo di frequenza ad attività formative fino a 18 anni.

Tale obbligo può essere assolto in modo integrato: nell’ambito del sistema di istruzione scolastica; nell’ambito del sistema di formazione professionale di competenza regionale, all’interno di strutture accreditate ai sensi dell’art. 17 della legge 196/97; nell’ambito dei percorsi di apprendistato. Le competenze acquisite mediante la partecipazione alle attività formative saranno certificate e avranno valore di crediti formativi"(Patto sociale 1999).

TIROCINI, APPRENDISTATO e FORMAZIONE CONTINUA

"L’adattabilità delle imprese e dei loro lavoratori verrà incoraggiata attraverso l’estensione dei tirocini in tutti i percorsi di istruzione e formazione.

Inoltre verrà resa operativa la Fondazione per la Formazione Continua per sostenere la realizzazione di interventi di formazione previsti dai piani formativi aziendali e territoriali concordati tra le parti sociali" (DPEF). "Il governo procederà in tempi rapidi alla costituzione della Fondazione per la Formazione Continua. La fondazione sosterrà la realizzazione di interventi di formazione continua, previsti da piani formativi aziendali e territoriali concordati tra le parti sociali" (Patto Sociale 1999). "Il governo concorda sulla necessità di estendere i tirocini formativi in tutti i percorsi di istruzione e formazione, come strumento indispensabile di raccordo tra formazione e lavoro, secondo le modalità stabilite dall’art. 18 della l.196/97 ( progetti formativi concordati tra strutture formative e aziende, tutoraggio, coinvolgimento di istituzioni e parti sociali )" (Patto Sociale 1999).

"La formazione per gli apprendisti sarà intensificata ed estesa. Per la realizzazione di questo obiettivo governo regioni ed enti locali assicureranno la necessaria offerta formativa da parte delle strutture della formazione professionale e della scuola, integrate fra loro" ( Patto Sociale 1999 ). "La formazione esterna per gli apprendisti, consistente in almeno 120 ore annue, in via di sperimentazione a livello nazionale e regionale sarà estesa a tutti gli apprendisti, sulla base dei contenuti formativi verificati nelle sperimentazioni e recepiti nei decreti ministeriali previsti. Al fine di individuare percorsi e modelli formativi idonei alla realtà dell’imprenditoria diffusa verranno incentivate, a partire da quanto già definito nel decreto attuativo dell’art. 16 della L. 196/97, le attività di tutoraggio interno alle imprese.

Il Governo si impegna a promuovere un confronto con le parti sociali al fine del più ampio utilizzo dell’apprendistato.

Governo e parti sociali concordano sulla necessità di estendere i tirocini formativi in tutti i percorsi di istruzione e formazione, come strumento indispensabile di raccordo tra formazione e lavoro, secondo le modalità stabilite dall’art. 18 della l. 196/97" (Patto Sociale 1999).

DOCENTI E PRESIDI

"L’insieme di tali misure di trasformazione presuppone una ulteriore valorizzazione del ruolo dei docenti e dei dirigenti scolastici" (DPEF).

CARATTERE INCLUSIVO DELLA RIFORMA

"L’inclusione dei soggetti svantaggiati: a questo obiettivo rispondono la riduzione e la eliminazione della dispersione e degli abbandoni scolastici, la concreta attuazione del diritto allo studio, il rafforzamento delle funzioni di orientamento" (DPEF).

"Il governo si propone di incrementare sensibilmente il numero di diplomati, di contrastare e ridurre i fenomeni di abbandono e dispersione scolastica, di aumentare le opportunità formative per i giovani di ogni condizione sociale" (Patto Sociale 1999)."Il governo si impegna, nel campo dell’alta formazione universitaria, a ricercare tutte le forme e gli strumenti capaci di elevare la partecipazione all’istruzione universitaria, contenere la durata dei corsi di diploma e di laurea, contrastare l’alto tasso di dispersione, superare la crescente discriminazione sociale negli accessi, aprire l’università al territorio e assicurare la coerenza dei corsi di studio con le esigenze di nuova professionalità emergenti dal tessuto economico-produttivo e sociale del paese. Su tali temi, il governo conferma la modalità della concertazione con le parti sociali e l’esperienza del tavolo quadrangolare" (Patto Sociale 1999).

IL SISTEMA DEI CREDITI

"Il sistema dei crediti sostituisce la definizione dei corsi di studi che oggi è in annualità e in ore.

I crediti sono valori numerici e devono riflettere la quantità di lavoro totale, comprese le lezioni, il lavoro sperimentale e pratico, i seminari, i tutorial, gli elaborati, i tirocini, gli stages, lo studio individuale, le tesi, gli esami e le altre attività di valutazione" (bozza Martinotti). "L’introduzione del sistema dei crediti è tesa a sostituire progressivamente la rigidità dell’organizzazione per corsi semestrali o annuali e a sostenere la flessibilità educativa e didattica" (bozza Martinotti).

"Il sistema dei crediti

1) permette una maggiore mobilità degli studenti nei percorsi didattici sia tra facoltà diverse dello stesso ateneo sia tra diversi atenei sia tra diversi livelli di corsi di studi

2) consente ai docenti di costruire proposte didattiche che accedono a tipologie composite (lezioni a fronte, insegnamento a distanza, utilizzo delle tecnologie mediatiche)

3) può stabilire raccordi interessanti con enti estranei all’università, quali strutture formative post-secondarie o enti di ricerca o imprese, amministrazioni pubbliche o enti locali che attivino tirocini o stages" (bozza Martinotti)."I crediti sono unità di misura standardizzate dell’esperienza conoscitiva acquisita. L’adozione di un sistema di crediti costituisce l’accettazione del principio della riutilizzabilità di tutti gli investimenti formativi" (bozza Martinotti).

"Il sistema dei crediti mostra interessanti possibilità anche di fronte alle esigenze di ammodernamento e rinnovo dei contenuti delle conoscenze e delle competenze: insomma rispetto al problema della formazione permanente, intesa come strumento di lavoro. I crediti accumulati da un individuo potrebbero rappresentare una misura del capitale disponibile ed indicare, di volta in volta, gli aggiustamenti necessari" (bozza Martinotti).

"Il sistema dei crediti dovrebbe tra l’altro mettere a disposizione uno strumento utilizzabile anche per un buon grado di mobilità fisiologica e di ri-orientamento all’interno del sistema locale, nazionale e internazionale" (bozza Martinotti)."I cicli di studio di durata elevata devono prevedere sistematicamente, per chi non li concluda, l’utilizzabilità di tutto il percorso compiuto positivamente. Va pertanto favorita una struttura di curricoli organizzata su una pluralità di livelli successivi" (bozza Martinotti).

FORMAZIONE E MONDO DEL LAVORO

"Il governo ha già avviato una vasta riforma del sistema d’istruzione. Ad essa è necessario associare misure che amplino le opportunità di formazione sul posto di lavoro e i programmi di formazione esterna, configurando la formazione come processo di continua crescita in grado di accompagnare l’individuo lungo l’arco dell’intera vita" (DPEF). "L’offerta formativa a livello locale dovrà tendere ad adeguarsi alle caratteristiche del mercato del lavoro e della economia del territorio. Il coordinamento territoriale potrebbe essere assicurato da un comitato di rettori e presidi di facoltà presenti sull’area, al quale andrebbero affiancati rappresentanti degli organismi economici e scientifici locali da coinvolgere in specifici progetti a ricaduta locale. L’offerta consorziata comporterà sia l’accentuazione di specializzazioni di sede sia duplicazioni che dovranno essere utilizzate per la redistribuzione della domanda sul territorio: se la domanda si orienterà troppo su una sede, si offrirà al surplus la possibilità di iscriversi nella sede meno richiesta, che dovrà offrire in concreto la possibilità di essere scelta alternativamente: qualità dell’offerta formativa, raggiungibilità e livello di accoglienza della sede" (bozza Martinotti).

"Le politiche per il mercato del lavoro mirano a legare fortemente la formazione professionale alle esigenze della domanda" (DPEF). "La formazione per gli apprendisti sarà intensificata ed estesa. Per la realizzazione di questo obiettivo governo regioni ed enti locali assicureranno la necessaria offerta formativa da parte delle strutture della formazione professionale e della scuola, integrate fra loro" (Patto Sociale 1999). "La formazione esterna per gli apprendisti, consistente in almeno 120 ore annue, in via di sperimentazione a livello nazionale e regionale sarà estesa a tutti gli apprendisti, sulla base dei contenuti formativi verificati nelle sperimentazioni e recepiti nei decreti ministeriali previsti. Al fine di individuare percorsi e modelli formativi idonei alla realtà dell’imprenditoria diffusa verranno incentivate, a partire da quanto già definito nel decreto attuativo dell’art. 16 della L. 196/97, le attività di tutoraggio interno alle imprese.

Il Governo si impegna a promuovere un confronto con le parti sociali al fine del più ampio utilizzo dell’apprendistato.

Governo e parti sociali concordano sulla necessità di estendere i tirocini formativi in tutti i percorsi di istruzione e formazione, come strumento indispensabile di raccordo tra formazione e lavoro, secondo le modalità stabilite dall’art. 18 della l. 196/97"(Patto Sociale 1999). "Il governo concorda sulla necessità di estendere i tirocini formativi in tutti i percorsi di istruzione e formazione, come strumento indispensabile di raccordo tra formazione e lavoro, secondo le modalità stabilite dall’art. 18 della l.196/97 ( progetti formativi concordati tra strutture formative e aziende, tutoraggio, coinvolgimento di istituzioni e parti sociali )" (Patto Sociale 1999).

"Il governo si impegna a realizzare tutte le misure atte a:

1) elevare la qualità dei sistemi formativi, a partire dalla ristrutturazione degli enti di formazione

2) raccordare l’attività dei nuovi servizi per l’impiego con gli interventi formativi

3) consolidare il ruolo nevralgico delle regioni e degli enti locali per la programmazione dell’offerta formativa

4) costituire e rafforzare, a livello nazionale e decentrato, le sedi della concertazione tra istituzioni e parti sociali sulle politiche formative e sulla loro integrazione con quelle dell’istruzione e dell’università" (Patto Sociale 1999). "I piani di ristrutturazione degli Enti di formazione, definiti dalle Regioni con il coinvolgimento delle parti sociali, e la riqualificazione e riconversione degli operatori, devono rispondere alla necessità di garantire un’offerta formativa coerente con di l’obbligo di frequenza fino ai 18 anni. La realizzazione del sistema di accreditamento delle strutture formative e di certificazione delle competenze sono indispensabili per rendere effettiva l’offerta integrata di formazione, tanto più nella prospettiva dell’obbligo di frequenza fino a 18 anni" (Patto Sociale 1999).

"I lavoratori ad alta qualificazione rappresentano in tutti i paesi più sviluppati una parte crescente, per dimensione e per ruolo, del mondo produttivo e dei servizi. Il governo ritiene quindi che l’offerta formativa deve riqualificarsi su due versanti: pieno coinvolgimento del sistema universitario e costruzione di un sistema di Formazione Superiore Integrata ( FIS ) e, al suo interno, del nuovo canale di Istruzione e Formazione Tecnico-Superiore (IFTS)" (Patto Sociale 1999).

"I lavoratori ad alta qualificazione e i dirigenti d’azienda rappresentano in tutti i paesi più sviluppati una parte crescente, per dimensione e per ruolo, del mondo produttivo e dei servizi, coinvolta in rapidi e profondi mutamenti dei profili e dei contenuti professionali.

Il Governo si impegna, pertanto, a costruire il nuovo sistema di Formazione Superiore Integrata (FIS) - teso a investire e a innovare nel sistema dei diplomi universitari, nell’istruzione scolastica post-diploma e nella formazione professionale – nonché, al suo interno, a sviluppare e consolidare il nuovo canale di Istruzione e Formazione Tecnico-Superiore (IFTS), sulla base del documento approvato dalla Conferenza Stato-Regioni nella riunione del 9 luglio 1998, per pervenire alla definizione, entro il 1999, di un sistema strutturato a regime per giovani e adulti. Ai progetti pilota dell’IFTS dovranno applicarsi le regole di sistema per l’integrazione, sia relativamente all’attività di indirizzo sia relativamente alla valutazione ed alla certificazione integrata delle competenze acquisite e dei crediti formativi, spendibili nei diversi segmenti dei sistemi di istruzione e di formazione e nel mondo del lavoro, con validità in ambito nazionale e riconoscibili anche in ambito europeo" (Patto Sociale 1999).

"Il Governo procederà in tempi rapidi alla costituzione del Fondo interprofessionale per la formazione continua. Il Fondo sosterrà la realizzazione di interventi di formazione continua, previsti da piani formativi aziendali e territoriali concordati tra le parti sociali, che saranno rivolti, oltre che ai lavoratori dipendenti – operai, impiegati, quadri e dirigenti – e ai soci lavoratori delle imprese cooperative, e - con risorse specifiche - ai piccoli imprenditori ai titolari soci e coadiuvanti delle imprese artigiane del commercio e dei servizi. In questo quadro, il Governo si impegna a valorizzare il ruolo delle rappresentanze del movimento cooperativo negli organi del Fondo, nonché a favorire l’individuazione di idonee metodologie formative per l’imprenditoria diffusa. Per realizzare gli obiettivi nei settori dell’apprendistato e della formazione continua, saranno destinati 600 miliardi nel 1999 e 500 miliardi annui nel 2000 e nel 2001. Il Governo provvederà quanto prima alla costituzione del Fondo per la formazione dei prestatori di lavoro temporaneo, definendone altresì i raccordi operativi con la Fondazione per la formazione continua. Il Governo si impegna altresì a predisporre, nell’ambito della formazione permanente, un progetto specifico e risorse aggiuntive mirate alla formazione iniziale e ricorrente finalizzata alla creazione di lavoro autonomo e cooperativo.

Il Governo si impegna a predisporre un progetto specifico e risorse mirate per la sperimentazione e la messa a regime di un sistema di educazione per gli adulti. Tale progetto avrà caratteristiche di integrazione, modularità, interdisciplinarietà e flessibilità, per consentire percorsi formativi personalizzati, e prevederà inoltre una certificazione integrata e il riconoscimento di crediti, spendibili nei percorsi di studio e nel mondo del lavoro. Governo e Regioni assicureranno un’offerta formativa integrata tra Università, scuole e agenzie di formazione professionale, che potrà trovare un punto di riferimento nei Centri territoriali per l’educazione degli adulti, opportunamente integrati dall’apporto delle strutture della formazione professionale e dell’Università. Tale offerta formativa sarà organizzata in modo da sostenere l’inserimento lavorativo delle fasce deboli del mercato del lavoro" (Patto Sociale 1999).

"Il governo, le regioni e gli enti locali si impegnano a riservare quote definite di risorse pubbliche alla formazione dei lavoratori per ogni progetto di intervento pubblico, in particolare nei patti territoriali, nei contratti d’area, nei contratti di programma di distretto" (Patto Sociale 1999). "Il Governo intende favorire la ricerca di un accordo tra le parti sociali volto a sperimentare meccanismi contrattuali che finalizzino quote di riduzione di orario alla formazione dei lavoratori" (Patto Sociale 1999).

RICERCA E SVILUPPO TECNOLOGICO

"L’obiettivo di favorire un riposizionamento competitivo del sistema produttivo italiano non può prescindere da un necessario potenziamento degli interventi in favore della ricerca e sviluppo. Tale attività costituisce elemento fondamentale non solo per aggredire nuovi mercati, ma anche per consolidare una presenza qualificata delle imprese italiane in quei settori produttivi dove risulta più accentuata la competitività sui costi dovuti alla concorrenza internazionale per accrescere la possibilità di essere presenti nei settori a più elevate potenzialità di sviluppo" (DPEF). "L’incidenza delle risorse pubbliche destinate ad incentivare la ricerca e lo sviluppo risultano ancora insufficienti rispetto alla domanda delle imprese e ancora lontani dal livello che si può ritenere ottimale per una completa affermazione della centralità del ruolo dell’innovazione e della ricerca per lo sviluppo dell’apparato produttivo" (DPEF).

"Il nostro Paese investe in ricerca meno degli altri paesi avanzati e registra comunque scarsi investimenti da parte delle imprese. Si ribadisce, pertanto, l’importanza dell’obbiettivo di una crescita della spesa per le attività di ricerca coerente con gli indirizzi del Documento di programmazione economico-finanziaria.

Il Governo ritiene prioritario impegnarsi in una rigorosa selezione delle iniziative, attraverso l’introduzione di efficaci meccanismi per accrescere la qualità scientifico-tecnologica dei risultati e il conseguente impatto economico-occupazionale degli stessi.

Il Governo si impegna, inoltre a: razionalizzare il sistema pubblico della ricerca, riconsiderando i diversi soggetti istituzionali e distinguendone missione, ruolo, organizzazione. In tale contesto, il riordino degli enti di ricerca - con particolare riguardo al CNR e all’ENEA - favorirà azioni di apertura e interazione con le realtà produttive, dei servizi e delle diverse amministrazioni pubbliche e private, sia attraverso forme di mobilità del personale e di sostegno alla autonoma capacità imprenditoriale dei ricercatori, sia attraverso opportune forme di collaborazione direttamente ricollegate al territorio" (Patto Sociale 1999).

"Per fare in modo che la scienza, la tecnologia, la disponibilità di risorse umane qualificate possano costituire elemento decisivo per lo sviluppo, la competitività e la modernizzazione del Paese, occorre puntare ad una significativa qualificazione della domanda e dell’offerta di ricerca. In particolare il governo si impegna a:

1) attivare immediatamente gli organismi di coordinamento, programmazione e valutazione della politica nazionale della ricerca,

2) razionalizzare il sistema pubblico della ricerca,

3) rivedere, integrare e coordinare gli strumenti di intervento a sostegno della ricerca nei diversi settori economici,

4) favorire l’internazionalizzazione delle iniziative di ricerca imprenditoriali" (Patto Sociale 1999).

"Circa il Dottorato, curricolo oggi specificamente indirizzato alla ricerca e pertanto chiaramente differenziato dalla Scuola di specializzazione indirizzata a professioni, esso non deve essere orientato solo verso l’ambiente accademico, ma vanno potenziate le valenze del Dottorato orientate verso la ricerca applicata" (bozza Martinotti).