SULLE CONTRORIFORME SCOLASTICHE ED UNIVERSITARIE
Il 1997 e il 1998 sono stati caratterizzati da una "overdose" di provvedimenti legislativi in materia di formazione scolastica ed universitaria.
Perché tanta premura da parte dei governo di "centrosinistra" per la scuola e per l’università ?
Perché sia il governo Prodi-D’alema-Bertinotti sia il governo D’alema-Cossutta-Cossiga hanno messo ai primi posti, tra i loro obiettivi programmatici, proprio la ristrutturazione del sistema formativo ?
Che significa e come si può inquadrare lo slogan Berlingueriano "la formazione per l’occupazione" ?
La risposte sono tutte quante nelle parole di industriali e politici che ad ogni occasione ripetono che la cosiddetta "mondializzazione dell’economia impone in tempi brevi all’Italia di adeguare l’ormai vecchio sistema formativo, di trasformare quest’ultimo in una leva fondamentale della - furiosa e selvaggia (ndr)- competititività attuale e futura".
Ecco svelato l’arcano ! La fregola (fretta) come si dice a Napoli di Berlinguer, Zecchino e company e la frenesia legislativa dei loro reggicoda nascono dal fatto che l’Italia, all’interno dell’Unione Europea, si appresta a competere su tutti i campi con l’America ed il Giappone per il dominio dei mercati e per la spartizione delle risorse dell’intero pianeta.
E’ in quest’ottica che va inquadrata l’intera politica economica e sociale del governo Prodi e del governo D’alema.
Risanare il debito pubblico ed il bilancio dello Stato per entrare nei ferrei parametri dell’Europa imperialista di Maastricht : ecco quale era il dogma centrale del programma dell’Ulivo, lo scopo ed insieme il motivo della sua esistenza.
Ed in nome del binomio Europa di Maastricht-risanamento finanziario si sta procedendo a grandissime falcate alla demolizione dello Stato Sociale ed alla cancellazione delle principali conquiste dei lavoratori e degli studenti in campo sanitario, assistenziale, previdenziale, scolastico, universitario, dei diritti in genere.
Lo Stato secondo il cosiddetto "principio di sussidiarietà" interviene solo laddove "il mercato" e i "privati" falliscono o meglio laddove non hanno interessi ad investire e trarre profitto.
Dunque i tagli continui degli ultimi decenni ai finanziamenti pubblici alla scuola, all’Università’, alla sanità, alla previdenza, alla ricerca pubbliche, ai diritti sindacali significano nello stesso tempo privatizzazione della scuola, dell’Università, della previdenza, della ricerca pubbliche, del mercato del lavoro, etc, etc.
Ma per competere questo non gli basta ! Hanno bisogno innanzitutto (o contemporaneamente) di flessibilità del mercato del lavoro !
Dietro questa parolina magica e sensuale si nasconde semplicemente l’esigenza di deregolamentare il mercato del lavoro, di svincolarlo da "lacci e laccioli", di liberarlo dalla "gabbia" dei diritti acquisiti e conquistati dai lavoratori ; si nasconde in ultima analisi la necessità di aumentare il profitto per le imprese diminuendo il costo del lavoro, di allargare le modalità di sfruttamento della manodopera. Precisamente a questo scopo serve l’accordo per il lavoro e il pacchetto Treu che introduce ed estende il lavoro in affitto, le gabbie salariali, il part-time, i contratti a termine, il lavoro di coppia, l’apprendistato e il salario d’ingresso, i lavori socialmente utili (che sono vero e proprio lavoro nero di Stato), i contratti di formazione-lavoro, i patti territoriali, i contratti d’area ossia tutta una serie infinita di lavori precari e supersfruttati. E non è un caso che alla religione e all’ossessione della flessibilità si siano piegati anche tutti coloro che stanno progettando la ristrutturazione del sistema formativo. Vogliono rendere il sistema formativo funzionale alla ristrutturazione contemporanea del mercato del lavoro e sottomettere l’istruzione agli interessi e alle leggi delle imprese del "libero" mercato del sistema capitalistico italiano del 2000. In questo campo la flessibilità prende il volto e il nome di autonomia scolastica ed universitaria, di flessibilità curriculare, crediti e capitale formativo, di competizione territoriale tra gli atenei e le scuole, di aziendalizzazione, di riforma dei cicli scolastici, di autonomia della ricerca e mobilità del personale e delle risorse umane. Quindi lo slogan "la formazione per l’occupazione", ben ripulito del suo involucro demagogico, si potrebbe riassumere nello slogan "la formazione flessibile, per l’occupazione flessibile per la competizione mondiale" !
Questo processo avanza, veloce, sotto i nostri occhi coperto da una coltre di fumo che ne ha nascosto in questi anni, e speriamo ancora per poco, il reale e nero contenuto.
Abbandoniamo le illusioni governative.
Lottiamo per un unico grande movimento studentesco per una scuola pubblica, gratuita e governata dagli studenti.
Studenti e lavoratori il lotta contro la privatizzazione di università e sanità
II POLICLINICO (NAPOLI)
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