Il progetto di legge a modifica dell'ordinanza del 2 novembre 1945, che il ministro J.L. Debré, ha fatto adottare dal Consiglio dei Ministri del 6 novembre 1996, è presentato dal potere come un tentativo di rendere applicabili le leggi Pasqua.
A questo aspetto puramente tecnico, si aggiunge quel che ci insegna la cronaca:
il modo in cui il Governo giudica la lotta dei Sans Papiers di S.Ambroise-S.Bernard
e dell'intero territorio francese, dà una vaga idea del suo vero desiderio
di agire sulle cause di questa rivolta.
Questa evocazione imbarazzata dell'attualità
permette al Governo di presentare il suo progetto come un'innovazione equilibrata,
caratterizzata da un sapiente dosaggio di fermezza e di libertà, e suscettibile
di rispondere alle principali rivendicazioni dei sans papiers. Una parte della stampa
ha fatto propria un po' troppo in fretta questa valutazione.
In realtà, il principio della legge Debré si propone di accentuare la precarità degli stranieri.
Non esita a limitare le libertà dei Francesi e degli stranieri in situazione regolare. Si sforza di rendere più difficile il ruolo del giudice in materia di espulsione. Infine, malgrado l'evidenza delle statistiche che dimostrano il contrario, mantiene e diffonde deliberamente l'assimilazione fra lavoro illegale e presenza in Francia di stranieri in situazioni irregolare.
Se è vero che il progetto prevede la regolarizzazione di alcuni giovani entrati in Francia fuori dalla procedura del ricongiungimento familiare, di stranieri in situazione irregolare da più di 15 anni, di coniugi di Francesi e di genitori di figli francesi, è anche vero che esso pone esplicitamente gli uni e gli altri nella precarietà. La soluzione trovata per rispondere al vuoto giuridico creato dalle leggi Pasqua, in particolare alla creazione di categorie di stranieri né espellibili né regolarizzabili, si fonda infatti sulla concessione di permessi di soggiorno provvisori il cui rinnovo non è mai certo.
In tutta evidenza, il governo non ha più il minimo interesse per l'integrazione, e questa nozione, per la prima volta dopo tanto tempo, scompare totalmente della relazione.
Ancora una volta, la lotta contro l'immigrazione clandestina si ritorce contro
le libertà individuali.
Già con le leggi Pasqua le libertà
individuali sono state calpestate in matiera di controlli di identità e di
matrimonio, ora il suo successore permette ai sindaci di rifiutare la concessione
di certificati di ospitalità ai Francesi e agli stranieri in situazione regolare
che non hanno precedentemente denunciato il termine di validità del visto.
Questa
innovazione, che invita alla delazione e può legittimarne altre, comporta
il fatto che i sindaci non potranno identificare i "colpevoli" senza averli,
in un modo o nell'altro, schedati. A partire da questo, non è immaginabile
che numerosi comuni comincino a tenere uno schedario di tutti i "richiendenti"
di certificati di ospitalità?
E che dire di questo curioso privilegio che, se il progetto venisse adottato, conferirebbe un carattere sospensivo al semplice appello formalizzato dal Pubblico Ministero contro la rimessa in libertà, decisa dal giudice di prima istanza, di uno straniero messo in custodia? Ciò significherebbe prolungare la privazione della libertà di un individuo già liberato dalla giustizia.
Anche la libertà di circolazione non esce rafforzata da questo progetto di legge, visto che si dispone che i veicoli circolanti sulle strade pubbliche, escluse le automobili individuali, potranno ormai subire "perquisizioni sommarie al fine di ricercare e constatare infrazioni relative all'ingresso e al soggiorno di stranieri in Francia" nella zona di 20 kilometri a partire dalla frontiera con gli Stati firmatari della Convenzione di Schengen. Anche se questi nuovi controlli implicano l'accordo con il magistrato, i poteri della polizia sui cittadini vengono estesi.
La stessa cosa accade per la possibilità che viene prevista per la polizia di entrare nei posti di lavoro, al fine di controllare l'identità dei lavoratori, in modo da verificare che non si tratti di lavoro illegale.
Anche se nelle mire del progetto di legge ci sono in teoria i soli impreditori,
si può temere per il suo vero uso. Il testo che permette alla polizia di
entrare negli laboratori figurava all'inizio nel progetto di legge del Ministro del
Lavoro per la lotta contro il lavoro nero. Questo trasferimento dimostra la volontà
del Governo di diffondere l'idea che esiste un legame fortissimo fra lavoro illegale
e presenza degli stranieri in Francia. Eppure il Governo sa benissimo che gli stranieri
rappresentano solo il 10% dei lavoratori in nero e che solo il 6% dei verbali in
materia di lavoro illegale mettono in causa stranieri.
Era necessario che il
Governo ribattezzasse il progetto del Ministro del Lavoro, esponendo gli stranieri
alla pubblica esecrazione e marginalizzandoli? Prima di essere adottato, si intitolava
"Progetto di legge relativo al rafforzamento della lotta contro il lavoro illegale"
; adesso si chiama" Progetto di legge relativo al rafforzamento della lotta
al lavoro clandestino", tutto un programma per chi conosce la connotazione
della clandestinità al giorno d'oggi.
Se il Ministro degli Interni ha sempre insistito sulle procedure di "esecuzione del rinvio alla frontiera" (J.L.Debré, 7 novembre 1996), il suo progetto non esita ora a proporre che il controllo del giudice sul mantenimento in custodia degli stranieri in via di allontanamento si eserciti 48 ore dopo l'inizio della custodia, in luogo delle attuali 24 ore. Sarà così possibile rimpatriare gli stranieri che oggi vengono rimessi in libertà, soprattutto da quando, e forse perché, la Corte Costituzionale ha autorizzato il giudice ad esaminare la legalità delle condizioni dell'interpellazione